Intervista a Nero Press Edizioni

Creato il 06 maggio 2013 da Visionnaire @escrivere

Venerdì 03. maggio ha avuto luogo il secondo appuntamento con le interviste alle case editrici NON a pagamento. Tra le 21:30 e le 23:00 abbiamo avuto il piacere di intervistare Daniele Picciuti e Laura Platamone, direttori di Nero Press Edizioni. Sono contenta di poter dire che sono stati in tanti a partecipare al nostro evento su facebook e tante sono state le domande fatte ai due intervistati. Anche questa volta abbiamo avuto bisogno di più tempo di quello previsto e ringraziamo i direttori di Nero Press Edizioni per averci permesso di continuare ancora per un po’, in modo da dare spazio ai nostri amici per intervenire.

Come ho fatto la scorsa volta, anche qui troverete prima le domande fatte da noi di È scrivere e di seguito quelle dei partecipanti.

 1. Sul vostro sito abbiamo notato che avete pubblicato alcuni autori piuttosto noti nel nostro ambiente, come Arona o Vergnani, e antologie create dai racconti selezionati durante i vostri concorsi. Gli esordienti però li troviamo solo o soprattutto in queste ultime. Con il Premio John Polidori, vedremo presto più romanzi di autori esordienti nel catalogo delle vostre pubblicazioni?

Daniele: il Premio Polidori nasce soprattutto per dare risalto al genere horror di matrice italiana, per questo abbiamo inserito la sezione “romanzi editi”. Vuole essere la risposta italiana al Bram Stoker Award. La sezione racconti invece nasce soprattutto per lanciare emergenti in un’antologia Nero Press che, ci auguriamo, possa perdurare nel tempo come un appuntamento annuale, “ritornante”. E non è da escludere che, tra gli autori che verranno selezionati, non arrivino in redazione romanzi interessanti ai fini di una pubblicazione.

Laura: l’idea di dare spazio agli emergenti che lo meritano è sempre stata nei nostri obiettivi, ma una casa editrice appena nata deve fare i conti con tante variabili e se vuole sopravvivere pianificare bene ogni uscita. Le antologie e i concorsi diventano il modo per creare una sorta di fucina dei talenti, un circolo virtuoso di autori capaci di costruire belle storie. Arriverà il momento (e non credo manchi molto!) in cui questo lavoro di “affiliazione” darà i suoi frutti. Ma non posso negare che all’inizio della nostra attività avere un Arona o un Vergnani che ci sono venuti a cercare è stato certo motivo di lusinga. Se nomi del loro calibro scelgono un piccolo editore, sconosciuto e appena nato, vuol dire che ci hanno visto del buono.

2. Organizzate spesso contest letterari, soprattutto su Nerocafè, il vostro forum. Oltre a Minuti Contati, avete ancora in corso – anche se ormai quasi concluso – Nero Estasi e soprattutto il nuovissimo Premio John Polidori per la letteratura horror. Di solito non fate pagare nessuna quota di partecipazione, perché invece questa volta sì (20 €/romanzo e 10€ e poi 5€ /racconto)?

Daniele: è vero, in genere tutti i nostri concorsi sono gratuiti. Il Polidori fa eccezione per diverse ragioni. La prima è che, tramite la partecipazione al Polidori, l’autore viene associato a Nero Cafè, il che comunque ha dei benefici (invio gratuito di due numeri del magazine Knife e sconti sui libri Nero Press e iniziative Nero Cafè). La seconda – ma è un riflesso della prima – è che stampare più copie della rivista da distribuire ai nuovi soci comporta comunque un costo aggiuntivo che in qualche modo dobbiamo coprire. C’è poi da considerare che abbiamo messo in palio un montepremi, anche se modesto – ma d’altronde non potevamo di più per non rischiare di rimetterci – per il vincitore della sezione romanzi. Tirando le somme, credo che le quote di partecipazione offrano, in cambio, comunque più di quanto offra la maggior parte dei concorsi a pagamento che si trovano in giro.

Laura: Daniele ha risposto in maniera più che esauriente alla domanda, spiegando bene il nostro punto di vista. Ci abbiamo pensato a lungo prima di decidere di mettere una quota di partecipazione per il Premio Polidori ma alla fine ci è sembrata una soluzione valida e che può essere sicuramente accettabile – a conti fatti – per tutti coloro che vorranno partecipare. La cifra diventa davvero simbolica se si pensa ai vantaggi della tessera associativa.

3. Sempre riguardo al Premio John Polidori, ma anche in generale, durante la valutazione di un manoscritto che vi è stato inviato, oltre alla pessima scrittura, quali sono i motivi che vi portano a scartare un lavoro prima ancora di leggerlo tutto?

Daniele: è veramente dura arrivare a leggere fino in fondo una manoscritto scritto male (sembra un gioco di parole). Quanto ai racconti e ai romanzi in gara, questi – come in tutti i concorsi – vengono comunque letti per intero. Anche se pessimi, la lettura è dovuta. Diversamente, per ciò che arriva in redazione, chiediamo l’invio di una sinossi e dei primi due capitoli, e non è un caso. Se la sinossi è convincente, originale e i capitoli son scritti bene, chiediamo l’invio di tutta l’opera. Ma se la sinossi è banale e i capitoli scritti in modo pessimo, li cestiniamo subito. Ci siamo dati una linea che è la qualità – almeno secondo i nostri canoni, non pretendiamo di avere le chiavi del sapere assoluto – perciò quello che pubblicheremo dev’essere davvero convincente.

Laura: La soluzione adottata per l’invio manoscritti (sinossi + 2 capitoli) di certo ci permette di valutare la bontà di un’opera senza sprecare risorse di tempo e persone nella lettura. Forse qualcuno potrebbe obiettare che non è possibile valutare un romanzo se non lo si legge per intero ma, da editor, posso dire che questo non è affatto vero. A una persona che sappia fare il suo mestiere (editor appunto!) bastano anche meno di dieci pagine per capire se un’opera valga la pensa di essere letta fino in fondo. I criteri su cui si basa questa valutazione possono essere di diversi tipi e riguardare lo stile dell’autore, l’intreccio della trama, la coerenza coi generi della CE ma in ogni caso serve molto meno che una lettura integrale a rendersi conto di quanto valga un scritto.

4. Quanto conta una buona presentazione nell’invio dell’opera?

Daniele: conta abbastanza. Anche la sinossi dev’essere scritta con criterio. C’è stata una volta in cui abbiamo ricevuto una sinossi chilometrica e ultradettagliata. Altre volte ci arrivano quattro righe da cui non si capisce assolutamente nulla. Ragazzi, una sinossi dev’essere lunga mezza pagina, deve racchiudere gli elementi più importanti, dev’essere accattivante ma non deve “nascondere le cose per creare un effetto sorpresa” all’editore. Se c’è un colpo di scena alla fine, diteci qual è. Ah, possibilmente, evitateci le “americanate”. Prediligiamo senza dubbio – anche non escludiamo nulla a priori – storie ambientate in Italia.

Laura: La sinossi è il biglietto da visita dell’opera, e pertanto deve essere semplice e chiara ma contenere tutti gli elementi di snodo della storia. In caso contrario sarà difficile rintracciare la qualità dell’opera così come lo sarebbe rintracciare voi stessi da un bigliettino senza nome e numero di telefono. Purtroppo, come capita in fin troppi aspetti che riguardano l’editoria italiana e il settore degli emergenti, si fa confusione tra le cose. La sinossi non è una recensione, non è una relazione, non è nemmeno la famigerata “quarta” è un documento di presentazione interno che deve rispondere a certe regole. Nella sinossi non ha alcun senso fare i vaghi sul finale o giocare di suspance con gli elementi, lì bisogna dire tutto. E magari dirlo in italiano corretto!

5. Quanto è importante per Nero Press il curriculum letterario di un autore che vuole pubblicare con voi?

Daniele: ha la sua importanza ma non è fondamentale. Certo è che se un autore ha già pubblicato con alcuni editori free – leggasi non a pagamento – vuol dire che è stato accuratamente selezionato (a meno che non sia un editore free ma che pubblica anche schifezze, e ce ne sono) ed è già un buon biglietto da visita. Poi, ormai siamo nell’ambiente da tempo, abbiamo letto moltissimi racconti tramite i vari concorsi, perciò molti autori bravi sappiamo già come scrivono. Questo non significa che se un autore ha pubblicato a pagamento o si è autopubblicato viene scartato a priori. Noi leggiamo tutto comunque.

Laura: Daniele è sempre così diplomatico… la verità è che per quanto si voglia andare oltre le pregresse esperienze di un autore, queste stanno lì ed è difficile non buttarci l’occhio. Positive o negative che siano, un loro peso ce l’hanno. Se uno ha pubblicato a pagamanto uno, due, tre titoli e poi ci contatta non credo di basarmi su un pregiudizio se dico che quasi di certo non avrà le qualità che noi cerchiamo. Si tratta di affinità elettive. La qualità vuole qualità. E se uno è uno scrittore di qualità non scenderà mai a compromessi. D’altra parte se, come ci è capitato veniamo contatti da autori che hanno lunghe esperienze e pubblicazioni serie è inevitabile l’occhio di riguardo. Credo che sia umano, in fondo noi gestiamo un’attività che non dico debba arricchirci ma almeno non farci rimettere. Ferma la qualità delle opere, gli autori vanno selezionati inevitabilmente anche per la loro spendibilità sul mercato.

6. Pubblicate sia in cartaceo che in formato ebook, anche se quest’ultimi sono meno presenti. È prevista l’uscita in formato ebook anche dei libri già pubblicati?

Daniele: assolutamente sì. Siamo un po’ lenti su questo fronte perché a star dietro a tutto diventiamo matti, ma già c’è in progetto un ebook per Exilium – L’Inferno di Dante.

Laura: Ci pensiamo già da un po’ e i primi ebook scaricabili gratuitamente dal nostro sito sono dei primi esperimenti per confrontarci con le tecniche di produzione del digitale, che sono diverse da quelle del cartaceo. Insomma, stiamo studiando perché anche nel campo del digitale non ci accontenteremo di fare degli ebook, ma vogliamo che siano belli e di qualità.

7. Avete contatti diretti con librerie in quasi tutta Italia. Come funziona la distribuzione?

Daniele: non funziona. Almeno per i piccoli editori. Ci sono distributori, certo, ma ci siamo resi conto che è molto meglio tenere contatti con le librerie, con c/deposito e invii diretti, piuttosto che affidare un grosso quantitativo di copie a un distributore che magari le tiene ferme in magazzino. Nero Press ha aderito all’ODEI – Osservatorio Degli Editori Indipendenti – un organismo che unisce oltre settanta piccoli editori che hanno deciso di ribellarsi a questo modo di fare distribuzione in Italia. Il monopolio dei grandi gruppi editoriali sta schiacciando la piccola editoria. Ci sono molti progetti in corso e ci auguriamo che qualcosa possa essere cambiato.

Laura: La distribuzione è un nodo dolente perché il monopolio dei grandi gruppi rende molto difficile l’accesso in libreria, i distributori nazionali ignorano le piccole realtà e in ogni caso pretendono percentuali sui prezzi che rendono vano qualunque utile sulla vendita delle copie, almeno finché si viaggia su piccoli numeri. A questo punto meglio far da sé, coinvolgere le librerie che spesso sono più disponibili di quello che si possa credere. E fare fiere, tante fiere, perché il contatto col pubblico per un piccolo editore è importantissimo. Chi ci conosce per fiere e apprezza i nostri libri poi continua a seguirci e cercarci per altre pubblicazioni e questo crea un rapporto di fiducia che è davvero appagante per chi investe tante risorse ed energie nel fare libri.

8. In che modo curate l’aspetto grafico dei vostri libri? Vi rivolgete a grafici professionisti o vi avvalete di personale interno alla CE?

Daniele: nascendo come Associazione Culturale, tutte le attività di Nero Cafè – ivi comprese quelle della casa editrice – sono svolte gratuitamente dai soci. Almeno per ora. Confidiamo in una crescita che possa consentirci di pagare chi svolge il proprio lavoro – ivi compreso il povero Presidente!
Scherzi a parte, le cover de L’Autunno di Montebuio e Per Ironia della Morte sono della bravissima Ilaria Tuti. Quelle di Exilium, Minuti Contati e I Racconti del Laboratorio nascono da un’elaborazione grafica di Laura Platamone, che cura anche Knife e l’impaginazione di tutti i nostri testi. Vorrei menzionare qui anche il lavoro della terza “testa” dell’idra Nero Cafè, Marco Battaglia, che attualmente si occupa dell’ufficio diritti, delle traduzioni – insieme al bravo Francesco G. Lo Polito – e della preselezione dei manoscritti. La sua voce si fa sentire anche nella scelta delle nostre copertine.

Laura: Riguardo alle questioni tecniche spesso sono io a fare da guida e supervisore alle risorse che come ha detto Daniele prestano il loro contributo in forma gratuita. Nessuno è obbligato a farlo e quando lo fa riceve i crediti dell’opera che ha curato, come grafico, redattore, editor o traduttore. La squadra di Nero Press ha la fortuna di basarsi su una forte comunione di intenti e siamo consapevoli che la fatica che stiamo facendo in questo momento sarà ripagata. O almeno me lo auguro visto che mentre il presidente fa facile ironia (vedi sopra) io mi ammazzo a fare lo schiavo editoriale!

9. Come impostate la promozione dei vostri autori?

Daniele: a parte la routinaria promozione via social network, inviamo i libri a noti blog e – quando possibile – testate giornalistiche, per avere delle recensioni. E poi ci sono le fiere. Quest’anno abbiamo partecipato a tutte le fiere più importanti: Pisa Book Festival, Buk di Modena, a breve il Salone di Torino, più altre più piccole. Ogni volta proponiamo agli autori di presenziare alle presentazioni in queste fiere, che racchiudono un grosso bacino di lettori potenzialmente interessati ad acquistare libri. Certo, l’impegno c’è, non lo nego. Ma ci piace così.

Laura: La promozione corre su due livelli, quello virtuale, fatto di recensioni, pagine, mi piace, interviste ecc, e quello reale fatto di presentazioni, fiere, reading. Noi non ci risparmiamo né nell’uno né nell’altro senso. Con l’Autunno di Montebuio siamo riusciti ad arrivare anche a testate nazionali come La Stampa e Oggi. Questo impegno, su tutti i fronti, richiede molte risorse ma sembra dare i suoi frutti.

10. Come descrivereste l’editoria a pagamento?

Daniele: davvero mi fai questa domanda? No, dai… non faccio altro che scontrarmi con gente ottusa che si spaccia per editore e invece è uno stampatore. L’EAP è il Male assoluto dell’editoria. No, forse non assoluto, ma uno dei Mali più importanti. Come un Virus che va debellato ma che invece è recedivo. Dico che non è il Male assoluto perché ce ne sono anche altri, che non si vedono. Ma di questo faccio parlare Laura, che ha tutte le carte in regola per spiegarvelo.

Laura: Colgo la palla al balzo perché io sull’argomento sono ferratissima! L’editoria a pagamento è una delle tante facce della mala editoria, è un male, ha ragione Daniele, senza mezzi termini. Un libro edito a pagamento (o stampato come suggerisce il boss) non ha alcun motivo di essere. Non vale la pena leggerlo né tanto meno acquistarlo. Dentro non può esserci nulla di buono perché la sua esistenza non è retta dal principio fondante dell’editoria secondo il quale un editore CREDE in un’opera e INVESTE su un autore. Ma resta il fatto che siamo in un periodo in cui sull’EAP si è detto di tutto o quasi, le sue malefatte sono quindi note e se ci caschi sei proprio un allocco o uno che forse, sotto sotto, se lo merita pure. Esistono però mali diversi, mali trasformisti, mali che non sono EAP ma hanno saputo inventare altri modi per fare di una condotta editoriale poco chiara un business. Ecco, questi sono forse ancora più pericolosi perché agli occhi della comunità dei fruitori sembrano puliti, innocenti. E che sono dei furfanti lo capisci solo dopo. Quando magari hai già firmato un contratto. Io li chiamo editoruncoli.

Bene e ora passiamo alle domande fatte dai partecipanti!

Alla domanda sugli ebook, Visionnaire ha aggiunto questa:

Intendete usare drm nei vostri ebook?

Laura: Anche se ancora non abbiamo affrontato apertamente la decisione in redazione per quanto mi riguarda (e alla fine sono sempre io a decidere muahuahauha) la nostra posizione sarà quella di non usare DRM. Trovo che uno dei pregi dell’ebook sia proprio l’estrema facilità di essere veicolati “nell’etere”. Forse non proteggerli consentirà a qualcuno di leggere gratis uno dei nostri libri, ma in ogni caso sarà sempre un contatto innescato tra un lettore e una casa editrice. Non ci avremo guadagnato quell’euro ma avremo fatto conoscere il nostro nome a chi prima non lo conosceva. E poi anche un 13enne sarebbe capace di bypassare un DRM quindi perché complicargli (e complicarci) la vita?

RIguardo, invece, la domanda sull’editoria a pagamento, Guerino chiede ancora:

Daniele accennava al Male Assoluto dell’editoria, prima di correggersi. Quali sono gli altri male che affliggono questo campo secondo voi?

Daniele: La negligenza o l’incapacità nel pubblicare un buon libro. E intendo qualcosa che non sia impaginato in modo grossolano con Word – che non è impossibile ma anche quello bisogna saperlo fare – magari usare un programma di impaginazione professionale, che limi gli spazi tra le parole, non castri i trattini di a capo. Le copertine, queste sconosciute. Ho visto cover fatte con il Paint. Quarte di copertina con il testo sfocato. E poi, forse la cosa più importante, l’editing. Revisionare un testo all’autore… ci sono editori NO EAP che non lo fanno. Quindi tanto di cappello che non fanno pagare chi pubblicano ma… COSA pubblicano? Refusi, errori in quantità.

Arriva poi da Vittoria una domanda sui generi pubblicati dalla Nero Press Edizioni:

Pubblichereste un genere che va di moda (paranormal romance o simili) anche se non vi piace/non ci credete? Sapendo che può contare su un certo bacino d’utenza?

Laura: NO. // E non mi dilungo perché con Daniele abbiamo discusso spesso della cosa e mi sono sempre mostrata irremovibile. Lui ora dirà che se l’horror è preponderante, le atmosfere molto cupe, il romance velato…. La mia risposta resta NO.

Daniele: SI. // Abbiamo i fuori collana, quindi non mettiamo limiti alla provvidenza. Una cosa è certa: se ci manderete un paranormal romance difficilmente lo pubblicheremo, se però sarà pieno di atmosfere cupe e goticismi vari, saprete che in redazione creerete il panico.

Barbara prende la palla alla balzo:

Domanda provocatoria che non vuole essere offensiva: ma se pubblicate solo generi che vi piacciono non rischiate di lasciare fuori tutto il resto del mondo? Ad una CE non si chiede di andare un po’ oltre?

Laura: Generi che ci piacciono? Io prima di conoscere questa manica di matti scrivevo storie d’amore!

Daniele: In realtà non è esatto. A me piacciono molto anche il fantasy e la fantascienza, per dire, ma non li trattiamo. A meno che non abbiano contaminazioni che ne facciano un weird. Abbiamo scelto di trattare un genere di nicchia perché fin dalla nascita, come semplice blog, è sempre stato così. Non è da escludere che col tempo decideremo di aprirci ad altro, ma al momento questa è la linea che percorriamo.

Luca invece vuole sapere qualcosa in più sulla distribuzione della casa editrice:

Avete parlato di distribuzione basata sul contatto con le librerie. Ma in concreto, quali sono le tirature per il romanzo di un esordiente?

Laura: Tra le 100 e le 200 copie, e si va in ristampa ad esaurimento. Sono poche ma consentono di bilanciare costi e ricavi. Noi siamo attivi da meno di un anno e ad oggi tutti i nostri testi sono andati in ristampa almeno una volta o sono sul punto di farlo. Può sembrare poco ma per noi è già un risultato rilevante.

Le domande non sono finite, ne sono state fatte ancora molte e di interessanti. Io mi fermo qua e per il resto vi lascio il link all’evento, dove potete leggere l’intera intervista, i commenti e le domande di tutti i presenti: Intervista su facebook a Nero Press Edizioni.

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