Nome: Nicola
Cognome: Pezzoli
Ultimo lavoro: Quattro soli a motore
zioscriba.blogspot.it
Hai carta bianca: descriviti come preferisci.
Mi considero un romanziere, anche se per fortuna nasco umorista. Nelle cose che scrivo e in quelle che amo leggere si piange abbastanza ma si ride sempre molto: per me il Tragicomico non è un ramo opzionale o accessorio della narrativa, è LA narrativa! E al solo pensiero di poter annoiare un lettore con periodi cervellotici, contorti o barbosi, mi sparerei.
Ti va di raccontarci il tuo ultimo lavoro?
Non ho difficoltà a definirlo il migliore di tutti i miei (e ne ho scritti, modestamente, di davvero belli). Nell’eterna disputa fra scrittura e trama, io sto tutta la vita dalla parte della Scrittura. Ma qui le abbiamo entrambe, felicemente alleate a dar vita a un romanzo di formazione a tinte noir davvero magnifico (è sempre la mia smisurata modestia, a parlare). Da un lato originale e divertentissimo, dall’altro pieno di segreti, di enigmi e di misteri, e molto, molto toccante.
Quando hai iniziato a scrivere, sapevi già che – prima o poi – ti saresti imbattuto in un romanzo come questo?
Direi proprio di sì. Anche se magari non lo progettavo concretamente, lo sentivo crescere in me. È il mio preferito, forse perché raccontato con la voce di quel bambino che non ho mai smesso (e mai smetterò) di essere.
Hai mai ballato sotto la pioggia?
Mi fai venire in mente una bella canzone degli A-Ha, intitolata Here I Stand And Face The Rain… L’ho fatto, ma in un contesto meno poetico di quanto vorrei: adolescenza liceale, stadio di San Siro, un Inter-Colonia sotto il diluvio, e danze esultanti al gol di Franco Causio. Ma soprattutto l’incredibile spettacolo dell’arbitro-saltimbanco francese Wurtz, scatenato in scivolate, spaccate, pantomime, gesti da attore consumato. Lui sì che ballava sotto la pioggia. Valse la pena pagare il biglietto solo per seguire le evoluzioni clownesche di quell’ispiratissimo piccoletto in casacca nera (esaltato dalla pioggia, dal fango, dallo stadio pieno), vederlo tallonare Rummenigge e il difensore che cercava di ostacolarlo, e poi zompare letteralmente in testa a quest’ultimo (come un personaggio da cartone animato) per fischiargli un fallo direttamente nel timpano. Una serata indimenticabile. Il mito di Wurtz mi sarebbe crollato miseramente tempo dopo, in occasione di uno Juventus-Verona a porte chiuse, quando alla fine il grande Elkjaer-Larsen fece, per protesta, il famoso gesto della manina che firma un assegno…
Esiste un libro che avresti voluto scrivere tu?
La risposta giusta è: il prossimo che scriverò. Non per spacconeria, ma perché ogni vero scrittore ha una voce che è solo sua, e non invidia quelle degli altri. Se invece la tua domanda è quali sono le opere davanti a cui mi inginocchio tremando di Ammirazione, allora ti dico che sono tantissime, e fra queste (chiedendo scusa agli Autori che dimenticherò per pura fretta e distrazione): Cecità di Saramago, La zia Julia e lo scribacchino di Vargas Llosa, Fiaba a New York di Donleavy, La strada di McCarthy, Molto forte, incredibilmente vicino di Safran Foer, Il progetto Lazarus di Hemon, Un giorno questo dolore ti sarà utile di Cameron, Il giovane Holden di Salinger, La sottile linea scura di Lansdale, Pianura in fiamme di Rulfo, Le Correzioni di Franzen, Lolita di Nabokov, La versione di Barney di Richler, L’informazione di Amis, La vita davanti a sé di Gary, più l’opera completa di Paul Auster, e (quasi) tutti i libri di gente come Philip Roth, Charles Bukowski, Michel Houellebecq…
Troppe me ne piacciono, non saprei da dove cominciare. Vabbè, te ne butto lì una: Never Let Me Down Again dei Depeche Mode. Ma i cd che ascolto più spesso ultimamente sono Baby dei Tribes, Love dei Cult e No fuel left for the pilgrims dei D.A.D.
Che rapporto hai con la televisione?
Qualche film (senza pubblicità), qualche partita di calcio (possibilmente senza commentatori che disturbano) e qualche documentario sulla natura. Il resto non riesco a sopportarlo, quindi lo evito. Provo una pena infinita per quelle case con la tv accesa 24 ore su 24.
E con il cinema?
Ne sono innamoratissimo. Insieme ai romanzi, i film sono le cose che mi appassionano di più. Un nome? Adoro Woody Allen. Sogno di vivere in un posto con un bel cinemino sotto casa (che non sia un dannato multisala, col cartellone zeppo di insulsaggini e le sale bombardate da oltraggiosa pubblicità rimbambente). Dalle mie parti i piccolini li hanno chiusi quasi tutti. Così devo accontentarmi di quelli all’aperto, al mare. Ma anche gustarsi un film belli comodi a casa, e senza idioti maleducati che fanno casino, coglioncelli che anticipano le battute, vecchiette che si chiariscono parti oscure della trama a voce altissima (“No, quella non xè la cugina del Duca, xè un labrador!”) checché se ne dica, è bellissimo.
Hai mai parlato al telefono per più di due ore?
Per la telefonia nutro un odio viscerale, totale. (Mentre amo con tutto me stesso la posta elettronica, la sua silenziosa discrezione.) Ma confesso che per amore, e per amicizia, qualche telefonata interminabile l’ho fatta pure io…
Ti piacciono i proverbi? Ne usi uno più spesso?
Più che altro mi piace capovolgerli, storpiarli, sbeffeggiarli, smontarli e rimontarli e centrifugarli attraverso le mie battutozze zioscribesche. Alcuni saranno anche saggi, ma la maggior parte sono sciocchi, banali, stucchevoli. In generale non sono un amante delle tradizioni popolari: c’è gente convinta che se una cosa è stata detta o fatta prima da altri sia sicuramente giusto e doveroso tramandarla. Senza chiedersi se magari quegli altri là di prima non fossero degli stupidi, dei violenti, dei superstiziosi, dei coglioni… Bisognerebbe pensare cose nuove. La testa serve (servirebbe) per quello.
Hai tre righe per dire quello che vuoi a chi vuoi tu. Ti va di usarle?
Sicuro che si possa? Il mondo, e l’Italia in particolare, vanno verso il più terrorizzante periodo di oscurantismo, censura, intimidazione, persecuzione delle idee che ci sia mai stato nella storia. La Libertà d’Espressione viene ogni giorno più minacciata dai prepotenti, dai permalosi, dai violenti, dai fanatici, dai ricchi mafiosi, dagli arroganti, dai bigotti, dai disonesti, dai poteri pelosi, schiacciata fra l’incudine di destra dei reazionari castigamatti e il martello di sinistra dei capoclasse imbecillotti del politically correct… Il caso Rushdie non ha insegnato nulla a chi era troppo stupido, o troppo in malafede, per imparare.
Ti sei mai rapato i capelli a zero?
I miei capelli hanno conosciuto di tutto: a zero, lunghissimi, permanentati (in quinta liceo), i colpi di sole… Sono sempre stato un irrequieto del look.
Sono in fase di luna di miele: ogni tanto do un bacino alla copertina.
Quando scrivi, hai un lettore di riferimento oppure scrivi solo per te stesso?
Riassumendo quanto ho detto nella presentazione del libro sul mio blog, avevo una voglia matta di leggere un romanzo come Quattro soli a motore, così me lo sono scritto da solo. Quindi possiamo dire che come lettore di riferimento per il me stesso scrittore, io sono di certo il primo. Però penso anche ad altri. Per esempio i più affezionati lettori del mio blog. Il loro parere, il loro apprezzamento mi interessa tantissimo. Sempre di più. Scrivo per regalare a loro il Piacere di leggere. Anche perché, poi, le cose che queste rare e preziose persone dicono di me e del mio scrivere mi commuovono, mi confortano, mi incoraggiano.
Tra due ore si parte per un viaggio su Marte: scegli tre oggetti da portare con te e un aggettivo per descrivere l’umanità ai marziani.
Presto farò una presentazione moderata dal mitico blogger Il Grande Marziano. Ne approfitterò per chiedere a lui qualche dritta sull’equipaggiamento più consigliabile… Quanto agli abitanti di Marte in generale, credo che l’umanità la conoscano già fin troppo bene: per questo la evitano.
Un solo aggettivo per l’umanità? Forse non basta. La trovo stupida. Infinitamente stupida. E anche fondamentalmente cattiva. Fra i singoli si possono incontrare meravigliose eccezioni, ma come collettività… Come disse Ionesco: “Elle me fait HORREUR”.
La cosa che più ti annoia, quella che più ti diverte e quella che più non sopporti.
Mi annoiano gli artisti senza talento, e i troppi comici che non fanno ridere. Mi divertono tutti i giochi tranne i moderni videogames. Mentre per ciò che non sopporto è una bella lotta: banalità, conformismo, ipocrisia, bigottaggine, fanatismo, imbecillità, ignoranza, omofobia, disonestà, violenza, prepotenza, permalosità, furbizia, superficialità, pecoronismo, malafede… e poi la pubblicità, i telegiornali, il cosiddetto gossip, i reality, le baracconate come elezioni di miss e talent show, il trionfo dei mediocri raccomandati, la stitichezza sentimentale, il famiglismo rincagnato pseudocristiano, e, dulcis in fundo, i personaggetti televisivi che pubblicano libri e poi usurpano quel poco spazio promozionale che dovrebbe essere degli Scrittori.
Stai già lavorando al tuo prossimo libro? Se sì, ci regali un’anticipazione?
Chiedermi se sto scrivendo è come chiedermi se sto respirando… Sono già agli ultimi ritocchi del mio ennesimo romanzo. Sarà una storia basata su tre diversi mondi. Il primo è quello della pubblicità. Il secondo è quello dei clochard. Il terzo per il momento non ho intenzione di rivelarlo, perché è il mio asso nella manica… Poi via con un altro.
Prima di salutarci, l’ultima domanda è tua. Chiediti quello che vuoi, ma ricorda anche di risponderti.
“Sei d’accordo col tuo collega scrittore Paolo Zardi, quando dice che i libri sono davvero le cose più importanti del mondo, anche se molti, poveretti, non lo sanno?”
“Sì”.