É bello parlare con gli autori, secondo noi. Hanno sempre qualche dettaglio da raccontarci sulle loro storie, qualcosa da regalarci delle loro vite, normali, e di un pezzo dei loro sogni. Oggi ospitiamo Nicola Piovesan autore di L’ombra del destino, un libro che ci è piaciuto molto e che pensiamo debba farsi conoscere. Per conoscere un libro si può partire anche da un’intervista ed è ciò che speriamo succeda a voi dopo aver letto di Nicola e della sua passione.
Bella domanda. Ufficialmente la mia professione resta quella del farmacista; per mille motivi, primo tra tutti perché rappresenta la fonte che permette di vivere degnamente a me e alla mia famiglia. Scrivere, così come scattare fotografie, girare cortometraggi o elaborare tele artistiche, rappresenta per ora solo una grande passione che, detta in tutta sincerità, mi gratifica molto più che indossare il camice bianco dietro un bancone di farmacia. Mi piace sognare di veder invertite le parti in un futuro non troppo lontano. Scrittore a tempo pieno e farmacista a tempo perso… non sarebbe male.
Guardando il tuo sito si può leggere una breve biografia. Dici che per anni hai scritto su un giornale di sport locale. Da dove è nata l’idea di scrivere?
Scrivere non è un’idea che viene. E’ qualcosa che hai dentro. Fin da piccolo scrivevo brevi racconti e inventavo piccoli giornali sportivi in cui narravo le imprese, per esempio, della squadra dilettantistica di calcio dove giocava mio fratello: riempivo settimanalmente fogli di carta con commenti, disegni delle fasi salienti della partita e addirittura l’articolo di fondo del direttore, che ovviamente ero sempre io. In età universitaria si è poi presentata l’occasione di scrivere per un giornale “vero”. SPORT è un quotidiano sportivo vicentino, allora diretto da Gianmauro Anni, una grandissima firma a livello nazionale. Quindi mi sono messo a disposizione, ho compreso l’ambiente giornalistico, ho imparato a fare interviste, a impostare un articolo e per tre anni ho riempito pagine intere con i miei pezzi. E’ stata un’esperienza positiva e che mi ha fatto crescere.
E quando hai sentito il bisogno di passare dalle poche battute di un articolo a un intero libro?
Ho iniziato presto. Sempre nel periodo di studi all’università ho scritto il mio primo libro. Raccontavo le avventure di un gruppo di giovani ragazzi, tra cui il sottoscritto, che avevano stretto un’amicizia irripetibile, condividendo i loro piccoli-grandi problemi adolescenziali in maniera unica, talvolta grottesca e vantavano una fantozziana capacità di mettersi nei guai. Con il matrimonio, e soprattutto dopo l’arrivo dei miei tre figli, ho invece trovato l’estro per scrivere storie per bambini prima e romanzi per ragazzi poi. Ma, sinceramente, non ho mai pensato alla pubblicazione, conservando i testi solo per loro. Vedremo, forse un giorno ci ripenserò.
Parlando di libri, da dove è arrivata l’ispirazione per L’ombra del destino?
Ascoltando racconti di persone a me molto care. Ho la fortuna di conoscere amici e amiche che conducono una vita straordinaria, molto diversa dalla mia e spesso amano confidarsi con me, raccontando qualcosa che esula dal mio piccolo mondo. E così, a cena con una di loro, una sera, colpito dalla narrazione di alcune vicende realmente accadute e apparentemente prive di spiegazione, è scoccata la scintilla. Da lì sono partito, aggiungendo tanta fantasia a quei pochi dati oggettivi.
Qualcuno della famiglia ti ha aiutato o ti ha ispirato nella stesura del libro?
Ispirato no, stimolato sì. Ho fatto leggere la prima bozza al mio primogenito Simone, allora diciassettenne e appassionato divoratore di libri. Gli ho chiesto un parere critico, come lui sa essere spesso con me. Quando, dopo qualche giorno, me lo sono visto balzare in camera con gli occhi che brillavano, ho capito che gli era piaciuto. Mi ha praticamente obbligato a richiedere la pubblicazione a una casa editrice. A quel punto ho coinvolto anche mia moglie, la quale si è prestata a farmi da editor in prima battuta, correggendomi alcuni vizi di forma. Alla fine, sotto i loro incoraggiamenti, mi sono lanciato.
I personaggi che hai descritto prendono spunto da persone reali o li hai inventati di sana pianta?
Credo sia normale, quando si scrive un romanzo, prendere a modello soggetti che esistono nella realtà per plasmare i propri personaggi. Tutti i protagonisti del libro hanno nel proprio DNA qualcosa che proviene da persone con cui ho, oppure ho avuto, a che fare nella mia vita. Magari da qualcuno ho ricalcato esclusivamente una peculiarità fisica mentre da qualche altro un atteggiamento caratteriale, modificando poi le personalità degli “attori” a mio piacimento. Il bello di scrivere un romanzo è anche questo: decidere col proprio estro quali azioni far compiere ad un determinato personaggio, coinvolgerlo o meno nell’intrigo, renderlo buono o cattivo, innocente o colpevole.
Una buona fetta della vicenda si svolge in Africa e parli molto delle vicende politiche del continente. Come mai tutta questa attenzione e minuzia di particolari per quei particolari eventi?
Come dicevo prima, ho la fortuna di avere amicizie importanti che hanno girato il mondo e che svolgono attività inimmaginabili. Una cara amica è stata nei luoghi narrati nel libro, provando sulla propria pelle esperienze drammatiche che mi ha raccontato con partecipazione profonda e, una volta conosciute le mie intenzioni, mi ha concesso di riportarle nel romanzo. Non è facile essere precisi nel descrivere certi eventi; ancora adesso sono convinto di non averlo fatto come invece avrei desiderato, nonostante mi sia prodigato nell’ottenere ulteriori informazioni studiando e approfondendo la complicata storia di quelle regioni africane.
La descrizione dell’ONU e di come agisce è minuziosa e ben fatta in tutto il libro. Sono descrizioni reali o hai immaginato cosa volesse dire lavorare in quel settore?
Anche in questo caso non sono sufficienti gli articoli pubblicati su internet per capire. Certo, da un punto di vista storico, per farsi un’idea di come agiscono le Nazioni Unite e su quali principi si sono svolti gli interventi dell’ONU in Africa nel periodo del genocidio in Ruanda c’è molto su cui indagare nella rete. Ma per entrare nei dettagli di quelli che sono i sentimenti della popolazione e sforzarmi di comprendere cosa sia realmente accaduto in quel tragico periodo, ancora una volta mi sono affidato ai racconti di chi per l’ONU ha collaborato lavorando in quei luoghi, intervistando i superstiti, impegnandosi a dare un personale apporto. Se proprio vogliamo svelare un segreto, la figura della protagonista Alessia, nella descrizione storica che riguarda il suo periodo in Africa, corrisponde per buona parte a verità.
Tu vivi a Vicenza, ma hai deciso di ambientare L’ombra del destino a Cuneo (oltre che in giro per il mondo). Come mai? Hai qualche rapporto con quella città?
Sono sincero. Ho una persona amica anche a Cuneo, ma la scelta della città è stata per certi versi casuale. In questo libro ho volontariamente deciso di staccare la mente da tutto ciò che mi circonda nella quotidianità. Quindi ho evitato appositamente di mettere la città in cui vivo al centro degli eventi e, per ovvi motivi, non ho nominato altre località dove si sono svolti alcuni episodi da cui ho preso spunti significativi. Al tempo stesso ho però fatto in modo che la città di Alessia avesse caratteristiche avvicinabili alla mia: non troppo grande e con una adeguata cultura sportiva per avvalorare le doti giornalistiche di Vincenzo, concittadino della protagonista e molto legato alla stessa, cronista e appassionato della plurititolata squadra di volley cuneese. Insomma, anche un po’ di autobiografia, relativa al mio passato di giornalista.
I luoghi che hai nominato nel libro (Pechino, Africa, Parigi, USA) sono destinazioni che hai già visitato o sono nella tua lista dei desideri?
Purtroppo non ho viaggiato così tanto. Ancora una volta, però, mi sono rifatto ai racconti di coloro che, in quelle località, vivono o hanno vissuto momenti importanti della loro esistenza privata o professionale. Diciamo che ho visto quei luoghi attraverso i loro occhi. E’ facile intuire che tutte le scelte geografiche del libro hanno un loro significato e non nascono dal caso.
Hai già in mente una nuova avvincente trama?
Idee ne ho tante e scrivere continua a piacermi. Sto quindi già lavorando ad un nuovo romanzo. Niente sequel o prequel del primo, come in molti mi hanno chiesto. Un nuovo giallo, con protagonisti diversi e ambientato in altri luoghi. Non posso ovviamente anticipare nulla sulla trama.
Un’ultima curiosità: tra il lavoro di farmacista e la famiglia, quando trovi il tempo per scrivere?
A volte me lo chiedo anch’io. Non volendo sacrificare nulla alla famiglia e non potendo, ovviamente, abbandonare la mia professione, cerco di sfruttare ogni ritaglio del mio tempo libero: di notte, durante le pause pranzo… Ho fatto anche in modo che i momenti più pesanti da gestire della mia attività di farmacista, i turni di notte, diventassero, al contrario, quelli più costruttivi. Nella solitudine della notte, in molte occasioni, trovo la concentrazione necessaria per dare il meglio della mia attività di scrittore.
L’ ombra del destino è disponibile sulla libreria ibs qui.