Intervista a Omar Gatti

Creato il 20 dicembre 2013 da Rivista Fralerighe @RivFralerighe

Da Fralerighe Crime n. 10

AT: Ciao Omar. Una volta tanto sarai tu a rispondere alle domande…

OG: Ciao Aniello. Già, la cosa è parecchio strana.

AT: Questa intervista è particolare anche per un altro motivo: sei un nostro collaboratore, e in questo numero ci sono anche pezzi tuoi. Che dici, siamo a rischio di conflitto d’interessi?

OG: Direi che il mio conflitto d’interessi sia l’ultimo dei problemi, in questo momento.

AT: Com’è e come non è, ormai la frittata è fatta. Direi di cominciare.

OG: Vai, sono pronto.

1) AT: A quanto pare, nonostante tutto oggi ci sono ancora persone che non sanno chi è l’illustre Omar Gatti. Scandaloso, non trovi? Scherzi a parte, presentati ai nostri lettori.

OG: Come ha già detto Aniello, mi chiamo Omar Gatti, classe 1985 e sono il curatore di un blog, Noir Italiano, che si occupa del poliziesco italiano. Inoltre scribacchio romanzi. Insomma, mi tengo impegnato.

2) AT: Prima ancora di essere scrittore sei il curatore di un blog che riscuote un certo successo, Noir Italiano. Che ci dici al riguardo? Com’è nata l’idea per il blog? Quanto tempo dedichi al progetto ogni giorno? Hai qualche aneddoto da raccontarci?

OG: Il blog è nato dal fatto che, volendo essere scrittore, dovevo far “conoscere il mio nome”. Ma, ho pensato, nessuno sente il bisogno di un altro sito personale di un tizio sconosciuto. Per cui ho creato un blog che parlasse degli altri (quelli che, a dirla tutta, sono i miei concorrenti). Ho iniziato senza grandi pretese e ora mi conoscono tutti. Sono davvero felice di questo progetto.

3) AT: Requiem per la Ligera non è il primo libro che pubblichi. Che ci dici dei precedenti? 

OG:  Sono stati degli onesti esperimenti prima di trovare la giusta via da percorrere.

4) AT: Passiamo al “nostro” romanzo. Com’è nata l’idea?

OG: Volevo raccontare la storia della Ligera milanese che, a parte le canzoni della Vanoni e di Nanni Svampa, non aveva mai avuto visibilità. Avevo voglia di parlare della mala milanese, di raccontare il suo modo di pensare e di vivere, decisamente romantico e poco sanguinario.

5) AT: Leggendo si ha l’impressione di una realtà storica davvero ben ricostruita; e anche i meccanismi interni della Ligera risultano credibili. Come ti sei documentato?

OG: Innanzitutto ho chiesto a mio papà (classe ’46) di raccontarmi quegli anni. La fame, la semplicità e la voglia di riscatto. Poi ho letto molti libri sulla Milano del secondo dopoguerra, ho girato per i Navigli e ho letto le interviste dei banditi dell’epoca. Poi ho mescolato tutto e ho messo dentro i classici canoni della vita lombarda: la trippa, il risotto alla milanese, l’articolo davanti ai nomi (io sarei  l’Omar, per esempio).

6) AT: Quanto tempo ci hai messo a scrivere questo romanzo? E quanto tempo è passato dall’inizio della prima stesura alla pubbli-cazione?

OG: Per trovare il giusto binario ho impiegato parecchi mesi. Scrivevo un capitolo e poi lo cancellavo, insoddisfatto. Quando ho trovato il giusto quid, ho impiegato una settimana a scrivere il tutto, in un delirio creativo che ha occupato ogni minuto libero.

7) AT: Quale aspetto della scrittura ti ha dato più problemi? E quale, invece, più soddisfazioni?

OG: Il problema non è tanto la scrittura, quanto il non avere idee, quello sì che ti demoralizza. La soddisfazione più bella invece è stata una mail di complimenti del grande Loriano Macchiavelli.

8) AT: Che ci dici riguardo la tua esperienza con La Ponga Edizioni?



OG: Sono contentissimo. Valerio e Marcello sono giovani, hanno talento, idee, fame. Sono onestissimi e pagano il giusto. Ah, e non m’hanno mai chiesto un euro, anche quando ci troviamo, la birra la pagano sempre loro.

9) AT: C’è qualcos’altro che vuoi dirci riguardo il tuo romanzo?

OG: Non amo parlare dei romanzi. Vanno letti e basta.

10) AT: Che tipo di scrittore sei? Metodico e lineare o caotico e vulcanico? Le tue condizioni perfette per scrivere?

OG: Io, in ogni aspetto della vita, sono disorganizzato, caotico, disordinato, compulsivo. Inizio mille progetti e ne finisco uno, non ho uno schema, non seguo nessuna via. Faccio le cose quando mi va di farle. Non sopporterei le scalette.

11) AT: Parlando degli altri scrittori: pro e contro dei “giallisti” italiani in generale (dove per giallisti intendiamo tutti gli scrittori di romanzi criminali)? 

OG: Sono troppo esterofili e poco umili. Io, prima di pubblicare, ho scritto sei romanzi che non vedranno mai la luce. Bisogna saper accettare il fatto di non essere all’altezza della pubblicazione. Un pro, invece, viene dal fatto che l’Italia è un paese problematico, per cui di roba da raccontare se ne trova sempre!

12) AT: Progetti per il futuro?

OG: Percorrere il mio terzo cammino di Santiago, però in bici.

AT: L’intervista finisce qui. Se hai altro da dire, dillo ora o taci per sempre. Ciao!

OG: Saluto tutti e v’invito a leggere. Un vecchio saggio diceva: “il sapere rende liberi”.

Omar Gatti e Aniello Troiano



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