Prima di iniziare l’intervista, è necessario presentarvi al meglio l’ospite di questo mese.
– Innanzitutto, grazie per essere qui con noi. È un onore per la nostra rivista ospitare un artista del suo livello. Iniziamo con qualche domanda di rito: chi è Paolo Barbieri? Com’è nata la sua passione per l’illustrazione e com’è riuscito a farsi conoscere da un’importante casa editrice come Mondadori?
- Quali sono le tecniche artistiche, gli strumenti e i programmi che preferisce utilizzare per realizzare i suoi lavori?
P: Io ho lavorato con pennelli, fogli, tele e acrilici fino al 2005. Poi sono passato al computer e alla pittura digitale.
Disegno con una tavoletta grafica (Wacom Intuos 4), e utilizzo soprattutto Photoshop, e la sua gamma infinita e versatile di pennelli.
– Oggigiorno la parola “arte” è fonte di diverse reazioni e discussioni per molti aspiranti illustratori, fumettisti e designer. C’è chi crede fermamente che per diventare un artista professionista sia necessario perfezionare lo stile e la tecnica e c’è chi crede ancora che l’arte sia un “dono innato”; infine, c’è chi crede che al giorno d’oggi per un artista sia necessario conoscere i programmi al PC per modificare e correggere i propri lavori e c’è chi crede fortemente che l’arte vera e propria sia quella rappresentata su carta o/e su tela (attraverso i vecchi metodi, con l’utilizzo dell’inchiostro, delle matite e dei colori). Qual è la sua opinione a riguardo? Cos’è per lei l’ “arte”?
P: La verità si trova nel mezzo. Il talento insito nel DNA è necessario, ma questo dono di natura va allenato, con grande costanza e sacrificio. La capacità di disegnare anatomie credibili o sguardi convincenti, non nasce dal caso, ma solo attraverso infiniti disegni ed esercizi. Per quanto riguarda arte tradizionale vs arte digitale, credo che la cosa più importante sia il significato e la forza del disegno. Il supporto è soltanto un mezzo attraverso il quale i colori danno forma a figure e paesaggi. Certo, con l’arte tradizionale abbiamo il quadro, con il dipinto che assume un valore unico. Nell’arte digitale, il dipinto originale non esiste, e al suo posto c’è un file, spesso a livelli, celato dentro a vari hard disk. Indubbiamente l’arte digitale consente di correggere il disegno all’infinito, senza danneggiare il supporto o la vivacità dei colori, e questo, per un professionista, è importantissimo, in quanto spesso le richieste degli art director vanno in questa direzione. Per concludere l’arte è tutto quello che riesce a creare emozioni, in questo caso attraverso un disegno, un libro illustrato, o un semplice schizzo.
- Adesso parliamo del suo primo libro. I nostri lettori sono curiosi di sapere qualcosa riguardo la stesura di “Favole degli Dei”, edito dalla casa editrice Mondadori: com’è nata l’idea di voler scrivere questo libro? Perché ha scelto di ambientare la sua storia nel mondo Classico e quale personaggio le è rimasto particolarmente impresso?
P: – Come dicevo prima, il mio primo libro illustrato è stato Creature del Mondo Emerso. Favole degli Dei è stato il mio primo libro da autore completo, avendone realizzato illustrazioni e testi. L’idea è nata in modo piuttosto casuale.
Dopo vari “esperimenti” con alcune copertine, ho deciso di realizzare un guerriero seguendo quella direzione artistica. Terminato il disegno, ho “compreso” quanto quel personaggio potesse tramutarsi in Ares, il dio greco della guerra. Quell’interpretazione piuttosto particolare mi piacque a tal punto che a breve distanza realizzai Afrodite e Medusa. Al trio di personaggi aggiunsi dei testi, scritti di mio pugno e ovviamente ispirati alla mitologia greca, e proposi il tutto a Mondadori. Il progetto entusiasmò tutti, e io mi misi all’opera per creare il phanteon delle creature leggendarie contenute in Favole degli Dei. Il mondo della mitologia mi ha affascinato fin da piccolo, soprattutto grazie a film come Scontro di Titani (1981), e a tutte le opere incorniciate dalle splendide creature animate del genio di Ray Harryhausen. Di tutti i personaggi sono particolarmente affezionato ad Ares e Afrodite (i primi nati), Persefone, Ade, Poseidone e Artemide.
P: – Questo progetto mi è stato proposto dalla casa editrice (Mondadori), e io ho accettato immediatamente. Non mi ricordo esattamente la mia espressione di quel momento, ma sicuramente l’emozione è stata enorme: confrontarmi con Dante e il suo “meraviglioso” Inferno, e poter reinterpretare una delle opere letterarie più importanti della storia umana. Indubbiamente una grande responsabilità, ma come ho detto, ho sempre cercato di migliorarmi e non potevo che accettare una sfida simile.
- È stato influenzato dallo stile e dalla tecnica di qualche artista in particolare? C’è un illustratore o/e un fumettista suo contemporaneo che ammira e che segue sempre e volentieri?
P: – Io sono cresciuto e maturato attraverso lo studio di opere di grandissimi illustratori e pittori: Frazetta, Michael Whelan, Alan Lee, Brian Froud, Giger, Brom, Luis Royo, Rodney Matthews, Chris Foss, John Howe. Ho trovato di grande ispirazione le loro meravigliose illustrazioni, e continuo a seguire le opere di molti di loro attraverso siti, blog e social network.
Grazie a Paolo Barbieri per aver risposto alle nostre domande!
Se volete guardare altre sue illustrazioni, potete visitare il suo sito ufficiale: http://www.paolobarbieriart.com
Paolo Barbieri e Laura Buffa