Intervista a Paolo Fiorino

Creato il 14 settembre 2014 da Af68 @AntonioFalcone1

“(…) Non era il successo che voleva- sarebbe stato un orto artificiale che lo avrebbe chiuso in una vita non sua- ma piccole, innocenti sortite nella favola antica che nutre il mondo, dove prendono forma, e la mantengono, incantesimi eterni”. Così si chiude il libro autobiografico Piccole fughe (Pieffe, ’95), scritto da Paolo Fiorino insieme a Isabella Serra, e queste parole mi ritornano in mente ogni volta che ho modo di chiacchierare con l’attore calabrese (Palmi, 1938), conosciuto qualche anno addietro, rimanendone piacevolmente affascinato.
La suddetta fascinazione prendeva piede non solo per la notevole biografia artistica, ma anche, e in particolar modo, per le sue qualità di uomo profondamente sensibile, dedito alla famiglia, che, fra sacrifici e caparbietà, è riuscito ad intrecciare la propria vita con un percorso cinematografico, ed artistico in generale, emozionante e ricco di soddisfazioni, certo ben lungi dal definirsi del tutto compiuto, anzi sempre in divenire, fra nuove idee e progetti da realizzare. Qualche giorno fa ho ricevuto una sua telefonata e dopo i saluti eccolo dirmi sornione: “Ma lo sa che a dicembre festeggio i cinquant’anni di matrimonio? E tutti con la stessa donna …”
Da qui è partita l’intervista che potete leggere di seguito, una chiacchierata sul citato anniversario, i recenti lavori cinematografici e l’immancabile domanda finale relativa ai progetti futuri.

Allora sig. Fiorino, mi diceva che è ormai prossimo a festeggiare le nozze d’oro, un traguardo certo importante, che arriva a distanza di circa sei anni da un altro rilevante anniversario, coincidente nel fluire temporale, quello relativo alla sua carriera.
Cosa hanno rappresentato per lei in tale lasso di tempo, certo denso di mutazioni nell’ambito sociale e del costume, il rapporto di coppia, la famiglia e quanto hanno influito nell’ambito della sua attività artistica?

Paolo Fiorino

“Sì, il prossimo 30 dicembre ricorreranno cinquant’anni di matrimonio …
Certo non è stato facile conciliare gli affetti familiari con il lavoro dell’attore, i mutamenti sociali e di costume da lei accennati vi sono stati e numerosi, in particolare fra gli anni ’50 e ’70, per non parlare dei vari eventi scandalistici che puntualmente caratterizzano il mondo dello spettacolo, spesso a scopo pubblicitario, ma per quanto mi riguarda ne sono stato sempre alla larga.
Le faccio un esempio forse banale, ma se un amico o un collega mi chiama alle 9 di sera per invitarmi alle solite feste dico che ho già un impegno e alle 10 vado a dormire … Ho voluto mettere in atto delle scelte ben precise, in particolare riguardo il teatro, che mi ha sempre affascinato: l’esperienza teatrale può garantire il grande successo ma ti rende anche girovago portandoti lontano dalla famiglia, che come lei ben sa ho sempre scelto di collocare al primo posto: mia moglie, i nostri figli ed ora i nipoti…”

Parliamo del suo recente impegno cinematografico, ancora una volta è stato chiamato da Pupi Avati sul set, per il suo nuovo film Un ragazzo d’oro (in uscita il prossimo 18 settembre), che vede nel cast Sharon Stone, Riccardo Scamarcio, Cristiana Capotondi e Giovanna Ralli. Ecco, mi soffermerei in particolare su quest’ultima attrice, con la quale, se non ricordo male, ha girato un film, fra le migliori interpreti del nostro cinema, ma negli ultimi tempi, tranne qualche felice eccezione (Il pranzo della domenica, Immaturi), forse un po’ trascurata, almeno rimanendo nell’ambito del grande schermo.

Paolo Fiorino e Pupi Avati

“Ricorda bene, ho conosciuto Giovanna Ralli sul set del film Le cameriere di Carlo Ludovico Bragaglia, nel 1959… Rivedersi ora a distanza di tempo, nuovamente sulla scena insieme … Sì, è stato un incontro molto emozionante per ambedue, poi quando ho tirato fuori dal mio archivio fotografico una foto di scena del film citato, lei mi ha abbracciato dicendomi te l’avevo detto che avresti fatto una grande carriera. Certo, concordo, una delle nostre migliori interpreti, ma che vuole, forse non tutti i registi sono come Pupi Avati, che riescono a valorizzare e dare spazio anche ad attori provenienti da trascorse ma sempre rilevanti esperienze cinematografiche, offrendo ruoli a loro consoni, mettendo da parte le scelte del casting”.

Classica domanda finale, che le rivolgo con sincero interesse, considerando la sua attività sempre alla ricerca di nuovi stimoli: progetti per il futuro?

Rammenta qualche anno fa quando ci siamo incontrati a Reggio Calabria?
Le parlai di un mio sogno nel cassetto, anzi oramai nel cassettone visto che è un’idea accarezzata da un po’ di anni: mi piacerebbe che dal libro autobiografico Piccole fughe (Pieffe, ’95), scritto insieme a Isabella Serra, e dal quale è stato già tratto un cortometraggio, Attimi di fuga, 2007, per la regia di Umberto Innocenzi, venisse derivata una fiction. Ripeto, tutto è pronto, sceneggiatura, cast, in parte, casa di produzione, e poi non dimentichiamo l’intenzione di girarla tra Palmi e Reggio Calabria, i luoghi che mi videro bambino e ai quali sono intimamente legato. Che dire? Speriamo bene, ho proposto il progetto alla Rai, ma se non hai santi, o diavoli, in Paradiso …”


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