Intervista a Rita Francese

Creato il 20 ottobre 2013 da Valeria Polverino @missvalesbooks
Buonasera Booklover!

E' passato un altro weekend e spero per voi sia trascorso nel migliore dei modi. A me è andato alla grande: ho staccato un po' la spina e ho recuperato qualche ora di sonno, oltre ad essermi dedicata un po' di tempo.Ho intervistato Rita Francese, autrice del libro La madre di Ettore, edito dalla casa editrice I libri della Leda. Prima di riportare l'intervista credo sia opportuno introdurvi l'opera: Ettore è un ragazzo speciale: è bello, alto un metro e ottantacinque, pesa oltre cento chili ed è affetto da gravi problemi psichiatrici che lo rendono pericoloso come una bomba inesplosa. Conduce azioni distruttrici rapido e veloce come un terrorista, diventando col passare del tempo sempre meno gestibile. Questo libro racconta l'esperienza paradossale del mondo psichiatrico vista attraverso gli occhi della madre di Ettore. È una donna proveniente da una famiglia agiata e che ha condotto un'esistenza apparentemente perfetta, finché la vita non le ha dato per figlio un gigante irragionevole. Con il sorriso sulle labbra che la contraddistingue, la madre di Ettore si inerpica verso la scoperta di un mondo sconosciuto, fatto di sofferenze e di solitudine, ma anche di solidarietà e di affetto, che muta profondamente il suo modo di pensare e di essere. È una donna instancabile, tranne inevitabili sfinimenti, sempre pronta a fronteggiare dalla mattina alla sera la furia e l’imprevedibilità di Ettore, i medici, le infermiere, la burocrazia, le strade e le piazze con i passanti, i malati che inevitabilmente incontra nei corridoi degli ospedali, ciascuno con le proprie manifestazioni di follia. Magicamente, la madre di Ettore riesce a mantenersi decorosamente elegante, a pulire e rivestire Ettore che non è autonomo nemmeno in bagno, dove talvolta combina pasticci spaventosi con gli escrementi, a lavorare e a occuparsi del secondogenito e del marito, senza quasi mai sentirsi avvilita. Titolo LA MADRE DI ETTORE  
Autore RITA FRANCESE 
ISBN 9788897005315 
Editore I Libri della Leda 
Pagine 160 
Prezzo € 13,00

"Il dolore della perdita di un figlio è il più grande che si possa provare. Averlo vicino e doverlo perdere perché non si è in grado di badare a lui è una sofferenza ancora maggiore. So quale sarà il suo destino e non posso fare nulla per evitarlo. È una morsa continua allo stomaco. Non mi lascia, non mi lascia."


D. Quando ha deciso di mettere su carta la sua esperienza? R. In realtà il libro non è stato scritto con lo scopo di pubblicarlo: è nato per fermare su carta tutte le cose incredibili che stavo vivendo insieme alla mia famiglia e a tante altre persone che abbiamo incontrato lungo questo percorso, nella speranza di riuscire a guardarle con il distacco del cronista. L'ho poi dato da leggere alle persone più vicine. E' stato un utile strumento di comunicazione. Se una persona non è abituata a condividere il suo dolore non è facile per gli altri capire in quale difficoltà si possa trovare. Anche mia madre, che era molto anziana, rimase profondamente colpita dalla lettura del libro e mi disse: "L'ho letto tre volte, è molto bello. Ma è veramente tutto vero?"D. È stato difficile tirare fuori quello che ha tenuto dentro per tutti questi anni? R.Non è stato difficile scrivere il libro. Poiché è stato scritto in tempo reale è stato, al contrario, una valvola di sfogo. La difficoltà maggiore è parlarne. Io, come le madri di tutti i ragazzi "speciali" con esigenze molto speciali, cerco di tirare avanti mettendo un bel coperchio su di una pentola che bolle violentemente e cerco di tenerlo chiuso con tutte le mie forze, per evitare che lo sgomento mi assalga. Parlarne vuol dire scoperchiare la pentola e sottoporsi ad un mare tumultuoso di emozioni e di stress che è difficile reggere. Nonostante ciò è importante farlo, per far comprendere che le malattie psichiatriche non sono solo di chi nasce "speciale", ma purtroppo un accidente che può capitare a tutti. Chiunque può finire in questo vortice: un Imprenditore, un Grande Medico, un Professore Ordinario, un Magistrato. Quando capita è troppo tardi e il malcapitato di turno si accorge che nessuno lo aiuta e tutti lo rifuggono, che tutti pensano che è una cosa che a loro non capiterà e che è capitata a lui e che quindi sono fatti suoi, poverino. Ha commentato uno dei miei lettori "E' come trovarsi ad una festa ma essere invisibili per tutti gli altri, o andare all'anagrafe ma non essere censiti. " (Francesco Sbordone), avere una malattia psichiatrica vuol dire trasformarsi in un cittadino di serie B.D. Come si spiega il successo del suo libro? R. Risponderò attraverso i commenti dei miei lettori.Il libro è scritto con "equilibrio, senza cedere all'autocommiserazione e, ancor meno, a sterili polemiche, ma con il sottinteso timore per il futuro di un figlio teneramente amato." (Giudizio di una lettrice).Ho adottato uno linguaggio molto semplice, accessibile a chiunque, "con un pizzico di ironia che ha reso l'intero racconto molto scorrevole e appassionante" (commento di un lettore). Come ha scritto un mio ex-studente nel suo bellissimo commento: "Attorno ad Ettore è forte la FAMIGLIA, dove anche la figura del Padre è silenziosamente presente sempre e comunque sia come Marito che come Padre, sostegno e riferimento autentico. Su questa Famiglia risplende LUMINOSO Ettore, che nonostante le sue difficoltà AMA mamma e papà in maniera Viscerale, AMA la vita, con questo suo Amore salva la Mamma. Ettore ci fa capire quanto questo mondo sia vissuto in maniera errata da tutti noi, che spesso ci leghiamo a miti, beni materiali e futilità, Ettore ci trasmette il vero senso della vita. " Proprio questo è il segreto del libro: nonostante le vicende siano drammatiche e talvolta grottesche, La madre di Ettore sorride sempre e riesce a trasmettere tutte le sue emozioni. Un lettore ha scritto: "Dopo averlo letto mi sento più sereno". La cosa che più colpisce è che questo libro trasuda di emozioni intense e di amore familiare, ma la famiglia non è concentrata su se stessa poiché La madre di Ettore si apre nel suo percorso di crescita personale, osservando e provando a capire anche tutti quelli che incontra, malati, medici, operatori sanitari. "di ottima famiglia, bella, gioielli, vestiti delle migliori marche, pellicce, viaggi, la casa al mare con piscina.... laurea 110 e lode, amici tutti 110 e lode...." (p. 54 - 55), impara a conoscere insieme ai lettori che al mondo esiste "altro". Il tutto si può riassumere nel commento di un lettore che condensa quello che hanno detto tutti gli altri: "l'ho letto tutto d'un fiato ed allo stesso tempo volevo che non finisse mai." D. Come si spiega l'affetto che é venuto fuori da questa esperienza dolorosa? R. La cosa più bella che ho fatto nella mia vita è stato pubblicare questo libro. Mi sono sentita circondata di affetto al di là di ogni mia immaginazione. E' stato molto importante il web che mi ha consentito di portare avanti il dialogo con i miei lettori, soprattutto con i tanti che non conoscevo. La figura di Ettore (nome di mio figlio nell'opera letteraria)  intenerisce molto: è un bel ragazzone, forte e dolce che si infuria all'improvviso. Non si può non volergli bene e parteggiare per lui. Forse tutti ogni tanto vorrebbero avere la possibilità di combinare i suoi disastri. E' un po' come l'Incredibile Hulk, è un personaggio che riesce simpatico, solo che Ettore non è di fantasia, è reale. La mamma di Ettore gli corre dietro come se vivesse in un regime bellico e, utilizzando tutte le sue competenze, cerca continuamente di evitare che si faccia male qualcuno. I commenti più belli sono venuti dai miei ex-studenti, giovani laureati in Informatica che lavorano sparsi per l'Italia. Uno di loro mi ha scritto: "Durante il periodo universitario ho avuto modo di apprezzare la sua disponibilità, il suo modo di porsi nei nostri confronti (probabilmente non ho mai conosciuto la Rita spietata e superficiale che più di una volta racconta nel suo libro) e mi resi subito conto di quanto fosse una persona stupenda. Bhe questo libro mi ha dato modo di capire che persona eccezionale sia, dotata di una forza di volontà credo ai limiti del possibile umano, con una incredibile capacità introspettiva. " Un altro commento: " Son sicuro che Lei non è un'anima vuota, anzi credo con il coraggio a due mani, il coraggio che solo una mamma può avere, affronta la vita sempre con il sorriso, quello che ricordo, che da oggi avrà un valore ancor più grande. La lezione più importante che mi ha dato, me l'ha data oggi, dopo anni lontano dai banchi dell'università."Non so, forse tutti parteggiano per questa sorridente signora che con dignità ed ironia affronta a testa alta le sfide più terribili, incluso i terribili pasticci che suo figlio combina con gli escrementi.D. Come si spiega il suo coraggio che l'ha portata ad affrontare e mettere su carta la sua esperienza? R. Non credo di essere particolarmente coraggiosa. Semplicemente non ne potevo più. Se un'amica mi chiamava dovevo sempre giustificarmi perché non potevo andare a teatro o al ristorante. I miei lettori sanno perché. Anche in ufficio, dovevo sempre dire non posso fare, non posso andare. Dovevo dare continuamente spiegazioni. E' come se adesso avessi messo una maglietta con scritto su "Madre di Ettore" e non ho più bisogno di aggiungere altro. Un altro aspetto importante che mi ha spinto è la completa ignoranza delle persone riguardo a questi problemi. Come un'inviata dall'inferno ho attraversato insieme al lettore reparti psichiatrici, centri di riabilitazione, trascorrendo anche le nottate con Ettore in questi posti da incubo. Per quanto riguarda il coraggio con cui ho affrontato l'esperienza, è semplicemente il coraggio di una madre. Non si può abbandonare un figlio ad un destino così terribile, ad un futuro peggiore del peggiore incubo. In ogni caso, non ho affrontato tutto da sola.D. Ci sono stati momenti di sconforto? R. Moltissimi. Quando "Ettore" ha iniziato ad abbattere i mobili e la mia casa si è ridotta ad un cumulo di macerie avrei voluto non essere mai nata. Non possedevo più nemmeno una tazzina di caffè. Fortunatamente, c'era mio marito. Come dico nel mio libro: "Per questo è importante essere in due: quando uno ha perso le speranze, l'altro trova l'energia per sollevare entrambi, o, almeno, per noi fino ad oggi è stato così."D. Dove ha trovato quella lucidità nel raccontare la sua esperienza senza lasciarsi prendere dall'emotività?R. Il distacco è stato per me terapeutico, se mi fossi lasciata andare ad autocommiserazione e piagnistei non avrei trovato dalla scrittura nessun beneficio.  Credo che davanti a delle cose orrende, quali la strage dei migranti a cui stiamo assistendo in questi giorni o l'olocausto non ci sia bisogno di scagliarsi con ira, ma basta una semplice fotografia della realtà per suscitare una grande indignazione. Non c'è alcun bisogno di aggiungere invettive o di polemizzare.  La nuda cronaca di cosa avviene durante una giornata dei pazienti psichiatrici e dei ragazzi abbandonati è più che sufficiente. Un pizzico di ironia rende la lettura più leggera, senza sminuirne il significato, e cattura un pubblico più vasto. La mia speranza è di arrivare a coloro che sono del tutto ignari dei pericoli che corrono per sé e i propri familiari. Chissà che qualcosa possa cambiare, non bisogna mai disperare.Ringrazio Rita Francese per la disponibilità e per il tempo che mi ha dedicato. Ho letto La madre di Ettore questa estate: è un libro che rapisce, mi sono sentita sin da subito catapultata nel mondo di Ettore, nel suo peregrinare da ospedale in ospedale alla ricerca di risposte certe o di un luogo adatto ai ragazzi "speciali" come lui. E' bellissimo in cui viene descritto il rapporto tra Ettore e la Madre, mi ha suscitato infinita tenerezza. Davvero quando finisci la sua lettura ti senti una persona migliore.

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