Intervista a Roberta Borsani

Creato il 26 luglio 2011 da Paolo Franchini

Nome: Roberta
Cognome: Borsani
Ultimo lavoro: Persuasori di morte

Vai avanti tu, dai. Descriviti come preferisci.

Un sottilissimo filo di ferro. Ho spaventose oscillazioni, ma non mi spezzo. Almeno, finora è andata così.

Ti va di raccontarci il tuo ultimo lavoro?

Comincio dal titolo, Persuasore di morte era chiamato un filosofo del III secolo, Egesia: insegnava ai suoi giovani discepoli che la morte era da preferire alla vita. Lo faceva così bene che alcuni di loro si suicidarono e le autorità dovettero intervenire di forza, impedendo a Egesia di insegnare. Nel mio romanzo un gruppo di insospettabili, coordinati da un misterioso Principe, giocano il “Grande Gioco”, che consiste appunto nel mettere un individuo (la vittima, “il topo”) in condizioni così disperate da non lasciargli altra via d’uscita  che il suicidio. I giocatori quindi scommettono, puntando cifre molto consistenti, sul suo suicidio. L’ultimo “topo”, quello  su cui si stanno accanendo, è un giovane prete accusato di omicidio.

Quando hai iniziato a scrivere, sapevi già che – prima o poi – ti saresti imbattuta in un romanzo come questo?

Difficile rispondere. Sapevo che mi sarei interrogata sul Male, quello vero, che, come il Bene vero, è sostanzialmente gratuito e perciò misterioso, inspiegabile. Quella del Male è una gratuità perversa, perché il Male è la scimmiottatura del Bene. Il Gioco di cui racconto nasce dal guardare malato di chi gode nel vedere l’Uomo umiliato. Di chi desidera immaginarlo facilmente manovrabile, come una marionetta, muovendone i fili. Purtroppo quello sguardo è penetrato in profondità nella nostra cultura..
 
Hai mai ballato sotto la pioggia?

Sì, un sacco di volte.
 
Esiste un libro che avresti voluto scrivere tu?

Ne esistono tanti, ma il primo che mi viene in mente è Dolci le tue parole di Nancy Richler. L’ho letto alcuni anni fa. mi è rimasto nel cuore, come capita di rado. Troppi libri si leggono e si dimenticano, perché c’è troppa uniformità in giro, l’originalità non viene premiata.
 
La tua canzone preferita è…?

Comfortably numb (dei Pink Floyd, n.d.r.).
 
Che rapporto hai con la televisione?

Posso stare senza.
 
E con il cinema?

Ottimo. Adoro in particolare Bergman. Ma anche film meno impegnati, purché evocativi, poetici o sottilmente inquietanti. 
Hai mai parlato al telefono per più di due ore?

Sì, spesso, mandando su tutte le furie mio marito. Ma io continuo. Di solito parlo di scuola.
 
Ti piacciono i proverbi? Ne usi uno più spesso?

A dire il vero non li amo affatto e non li uso.
 
Hai tre righe per dire quello che vuoi a chi vuoi tu. Ti va di usarle?

Appassionati lettori, sognatori di tutto il mondo, avventuratevi per un giorno fuori dai solchi tracciati dalla grande editoria, date un’occhiata alla piccola, dove si lavora ancora con passione e amore per i libri. Potreste stupirvi. E’ un po’ come quando si lascia l’autostrada intasata e si scoprono scenari mozzafiato sconosciuti. Chi ha gusti aziendali segua pure le mete consigliate dalle agenzie di viaggio, voi osate fare diversamente. 

Ti sei mai rapata i capelli a zero?

Quasi a zero, quando facevo le medie. 
Se potessi cambiare una cosa (ma una soltanto) del tuo ultimo lavoro, che cosa sceglieresti? Il titolo? L’immagine di copertina? Altro?

La mia foto!
 
Quando scrivi, hai un lettore di riferimento oppure scrivi solo per te stessa?

In prima stesura, per me stessa. Poi comincio a chiedermi tormentosamente: ma è interessante? appassiona? Non vorrei mai che un lettore finisse a forza un mio romanzo, al contrario mi piacerebbe che si sentisse dispiaciuto per averlo finito. E’ un sogno.
 
Tra due ore si parte per un viaggio su Marte, sei pronta? Scegli tre oggetti da portare con te e un aggettivo per descrivere l’umanità ai marziani.

Il Vangelo di Giovanni, l’album The dark side of the moon dei Pink Floyd e lo spazzolino da denti. Porterei anche i Canti di Leopardi, ma visto che ho il vincolo di tre, farò appello alla memoria.

Gli esseri umani? Imprevedibili! (Cari marziani, non date mai completamente le spalle, ce n’è sempre qualcuno, tra gli uomini, che nasconde qualcosa nella tasca. Però sapranno anche stupirvi, come credo nessun altro nella Galassia).

La cosa che più ti annoia, quella che più ti diverte e quella che più non sopporti.

Mi annoiano le conversazioni mondane (preferisco lavorare). Mi diverte viaggiare e andare a scoprire le cose piccole, che i forzati del turismo intercontinentale ignorano. Detesto l’arroganza (davanti alla quale divento arrogante).

Stai già lavorando al tuo prossimo libro? Se sì, ci regali un’anticipazione?

Sto sistemando un saggio sul femminile, indagato attraverso il simbolismo della fiaba. Ho scritto un breve romanzo che ha come tema l’amore coniugale, ma è tutto da rivedere. Ho inziato un romanzo ambientato nel 1938, che ha per protagonisti cinque adolescenti. Si vedrà. Il difficile non è scrivere, ma quello che viene dopo.
 
Prima di salutarci, l’ultima domanda è tua. Chiediti quello che vuoi, ma ricorda anche di risponderti.

Continuerà la Bellezza a salvare il mondo?

Solo se qualcuno, nel mondo, continuerà a salvare la Bellezza.


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