Intervista a Sara Lorenzini

Creato il 11 marzo 2013 da Tiziana Zita @Cletterarie

Proprio emergente Sara Lorenzini non lo è, visto che questo è il suo secondo romanzo. E attenzione a chiamarla “giovane” perché su questo punto è suscettibile. Viviamo tempi in cui tutti sono giovani fino ai confini della mezza età e per un trentenne l’ingresso al mondo degli adulti è precluso, il che li costringe a restare nel limbo dei “giovani” ad oltranza.
Questa intervista è stata realizzata in occasione della presentazione del suo romanzo 45 mq, la misura di un sogno. Vedi il post precedente per saperne di più sul romanzo.

45 mq
sembra proprio una storia autobiografica. Lo è? Quanto lo è? Il nonno è morto lasciandoti 200 mila euro?
No, non sono stata fortunata come Neve, ma il fatto che possa sembrare un romanzo autobiografico per me è un complimento perché vuol dire che ho saputo costruire un personaggio molto verosimile. Io non sono nata nel paesello, ma a Roma, e sono andata via di casa due anni fa. Però se la gente mi identifica con la mia protagonista vuol dire che funziona. 

Mentre è alle prese col problema della casa, Neve, la tua protagonista, sbraita: “Cavolo, abbiamo trent’anni! Alla nostra età dovrebbe essere vietato dalla legge continuare a vivere come studenti fricchettoni. L’indipendenza dovrebbe essere un diritto e un dovere. Lo Stato dovrebbe regolamentare il mercato degli affitti, consentire l’occupazione di palazzi abbandonati, eliminare la burocrazia…”
Hai votato per Grillo?
Sono io che sembro Grillo con questa frase. La verità è che qui le cose sono molto difficili. Il problema della casa è molto sentito, in particolare da quelli della mia generazione. Trovo indecente che un bene primario come la casa non sia tutelato dallo Stato, ma solamente dal mercato. Il mio è un romanzo molto leggero, di intrattenimento, però è inevitabile, per costruire dei personaggi verosimili, caratterizzarli con queste problematiche. Neve trova difficile conquistare l’indipendenza perché oggi ti ritrovi a 38 anni a dividere stanze con sconosciuti o amici, come se ne avessi 20. Neve ha 30 anni, è una donna che lavora e non si sente più giovane.

Essendo nata nel 1981, sei quasi una nativa digitale e nel tuo romanzo c’è un ampio uso di tecnologie della comunicazione: internet, facebook, sms, Gtalk e così via. Inoltre Neve è una drogata degli acquisti online. So che tu lavori sul web. Come vedi l’evoluzione digitale, anche in rapporto alla scrittura? Quante ore passi davanti a un computer?
Passo moltissime ore davanti a un computer, non le conto. Nel romanzo c’è molto questa dimensione virtuale, legata agli acquisti sul web. Neve, quando viene lasciata dal suo fidanzato, sente un vuoto indicibile che deve colmare in qualche modo e le scatta una compulsione per gli acquisti online. Dai gruppi di acquisto ai Grupon, comincia ad arredare la casa che ancora non ha, entrando in un circolo vizioso. L’agenzia di viaggi è un luogo emblematico per raccontare questa difficoltà che i consumi online creano alle realtà tradizionali. Chiaramente questo è un discorso che si può estendere anche all’editoria, così come all’industria discografica, forse la prima ad essere colpita. Da scrittrice posso dire che è il web è una risorsa. Lo è per la promozione, per la comunicazione, è un’occasione di confronto con i propri lettori: nessuno è più così distante o irraggiungibile. Io cerco di separare le cose: se lavoro su dei siti web sto su un computer, mentre per scrivere le mie cose più creative uso il mio piccolo Mac che non è contaminato da tutte le distrazioni che può offrire la rete.

Tiziana Zita e Sara Lorenzini

Sempre per rimanere in tema, c’è una frase che mi ha colpito. E’ quando la protagonista dice che prima o poi: “I contenuti web smetteranno di essere solo gratuiti e l’utente finale farà pace con l’idea che anche dietro allo schermo c’è gente che lavora, mentre le realtà tradizionali avranno già chiuso i battenti, e io sarò finita sotto un ponte con un muto impossibile da pagare”. Ad esempio 45 mq esiste anche in ebook?
Sì, c’è anche in ebook e io ne sono molto contenta perché è un tipo di fruizione che sta crescendo e poi l’ebook consente anche di abbattere i costi dei libri e quindi è un’occasione per arrivare a più gente.

Com’è andata la tua prima esperienza da scrittrice?
Io credo che la scrittura sia un lavoro creativo, ma soprattutto artigianale, quindi posso dire che sto imparando. Non si finisce mai. Se nel primo romanzo l’editing era stato molto più presente, ad esempio mi hanno aiutato a differenziare le quattro protagoniste che nella mia prima versione si somigliavano tanto, in questo sono molto orgogliosa di dire che l’editing è stato relativo. Penso che la scrittura sia veramente un mestiere e che s’impara.

Quando è nata la tua vocazione letteraria?
Per me scrivere è una cosa naturale, nel senso che l’ho sempre fatto. Ho cominciato in piena crisi mistica da prima Comunione. Ho scritto il primo romanzo a mano su un diario segreto a nove anni e ho chiesto una macchina da scrivere a Natale. Quando ne è arrivata una giocattolo ci sono rimasta malissimo come quando chiedi Barbie e arriva Cicciobello. Poi alla Befana i miei genitori si sono fatti perdonare ed è arrivata la mia prima Olivetti. Per me è sempre stato un gioco e un modo di comunicare. Ho sempre scritto… molti racconti, ho partecipato a vari concorsi letterari, anche di poesia e poi la vita ha preso il sopravvento: il lavoro in una redazione televisiva è stato talmente coinvolgente che ha ispirato il mio primo romanzo Diario semiserio di una redattrice a progetto che è il libro che io avrei voluto leggere quando stavo all’università perché svela il dietro le quinte della televisione e di un mestiere che molto spesso è idealizzato, così come lo è tutto il mondo dello spettacolo.

Quali sono i tuoi scrittori di riferimento? Quelli che ti hanno influenzata, o comunque che ami e che ti piace leggere?
Sono una lettrice onnivora. Cerco di leggere tanto di tutto. Mischio i contemporanei italiani ai classici. I miei scrittori preferiti sono numerosi. Paul Auster per esempio è uno scrittore che amo molto e in generale i nord americani, o gli scrittori israeliani come Tammuz. Tra gli italiani posso citare Andrea Bajani che è uno dei miei preferiti.

Nel tuo romanzo la ricerca della casa è una metafora della crescita personale e una metafora sentimentale.
L’ho costruito come una parabola dell’amore al contrario. L’amore quando lo perdi e fino a che non lo ritrovi. Devi imparare ad amare te stessa per cui la ricerca della casa è una grande metafora in questo senso. C’è un richiamo ai colpi di fulmine, o al fatto che le donne passano una fase con la sindrome da crocerossina “io ti cambierò” e invece l’amore vero è quello che tu non devi cambiare. Come per la casa non ci vuole così tanta fantasia quando ne vedi mille e poi trovi quella giusta.

Quanto tempo ci hai messo per scriverlo?
Ci ho messo un anno. Io penso moltissimo prima di mettermi a scrivere e comincio solo quando so come va a finire. La prima versione del romanzo l’ho fatta leggere a mia madre che è la mia lettrice affidabile e che mi ha detto: “Non va bene. Ma che è ‘sta roba? Ricomincia da capo”. Lei è spietata perché è una grandissima lettrice ed è l’unica persona che può essere del tutto sincera perché gli amici magari un po’ si censurano per non offendere la mia sensibilità. Per cui l’estate sono partita per il Molise e mi sono messa a ripensare la struttura del romanzo, così è andato tutto più liscio. Poi c’è voluto molto tempo per avere una risposta dall’editore. Non è mai scontato. Magari per il primo romanzo puoi avere un po’ di fortuna, ma un secondo romanzo è veramente una conquista.

Fare lo scrittrice ha cambiato la tua vita? Hai preso una casa di 200 mq con vista sul Colosseo?
Io con questo romanzo ho misurato quanto ci hanno ingannato col mito della svolta tra reality show e quiz televisivi, per cui uno pensa che a un certo punto qualcosa cambierà e l’universo ti sorriderà. Il mito della svolta ha fregato la nostra generazione. Non è vero, la svolta non esiste. E’ un falso mito e i successi si devono costruire con tempo, pazienza, impegno, onestà intellettuale. Stiamo aspettando tutti l’occasione, la proposta e invece non ti regala niente nessuno. La mia vita non è cambiata, o lo è quanto sarebbe cambiata comunque nell’arco di qualche anno. In realtà non basta scrivere un romanzo, nemmeno con la Mondadori. Non basta un evento fortunato a cambiare la vita.


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