Silvio Sosio è, ed è sempre stato appassionato di fantascienza e web. Fin da piccolo è stato cresciuto a "pane e scienza" e questa propensione si è tradotta, in età adulta, in una passione reale per quanto vi è di tecnologico e scientifico. Tuttavia è nel campo editoriale che ha potuto realizzare le sue idee. Presidente di Delos Digital e curatore della rivista Robot e della collana Odissea Fantascienza, ha scritto anche un piccolo numero di racconti, uno dei quali, Ketama, ha vinto il premio Courmayeur nel 1996.
- Hai mantenuto negli anni un ruolo di spicco e, direi, di ispiratore delle tendenze nella letteratura di genere fantasy e fantascientifico. Il lavoro che hai svolto come direttore editoriale ha aperto la strada a molti autori, anche italiani, che forse sarebbero passati inosservati in un panorama più vasto. Concordi con questa affermazione?
- Quanto è difficile il ruolo di direttore? Quante soddisfazioni regala e quante difficoltà sei costretto ad affrontare?
Una delle cose più difficili per me è rifiutare. Cerchi sempre di dare motivazioni costruttive, anche se talvolta è difficile; mi immagino sempre dall'altra parte autori che hanno messo nello scritto tante speranze. Ma ovviamente la scrittura richiede un processo di maturazione, e a volte semplicemente non l'hai ancora percorso. Le soddisfazioni le hai, al contrario, quando scopri un nuovo autore che trovi davvero valido.
- Autori emergenti in Italia. Come li vedi e cosa ne pensi? Ci sono buone Penne all'orizzonte?
Io trovo di sì. Attorno alla nostra casa editrice, soprattutto grazie a Franco Forte che è un vero trascinatore, si è creata una sorta di scuola di scrittori che crescono, si incoraggiano a vicenda, si mettono alla prova, e arrivano. È lo spirito giusto. In Italia si ha spesso un po' il mito romantico dello scrittore solitario che si chiude nel suo studio e tira fuori un capolavoro, ma la realtà è diversa. A scrivere si impara anche confrontandosi e facendosi giudicare, e spesso è dura, per cui l'incoraggiamento reciproco è fondamentale.
- È di questi giorni la notizia che ha portato alcuni scienziati a realizzare il raggio traente realizzato per Star Trek, credi che molte profezie della fantascienza potranno avverarsi?
La fantascienza non fa profezie. A volte le fa, ma capita semplicemente cercando di immaginare futuri coerenti e realistici. Si estrapola dal presente per poter osservare cosa accadrebbe in futuro se certe tendenze attuali venissero estremizzate.
Tuttavia, è vero che la fantascienza ispira. Tanti scienziati sono diventati tali perché appassionati di fantascienza; per esempio, Samantha Cristoforetti è passata dalle letture di Asimov e dai telefilm di Star Trek alla fisica e all'aeronautica, fino ad arrivare a essere la prima astronauta italiana, e il primo essere umano a indossare un'uniforme di Star Trek nello spazio.
Non mi stupirei, quindi, se chi cerca di realizzare il raggio traente di Star Trek fosse stato ispirato nella sua ricerca proprio da Star Trek.
Credo che questa domanda possa essere posta per qualunque tecnologia, dalla ruota all'energia atomica. Il discriminante non sta nella tecnologia, ma in come viene usata.
Al momento abbiamo in tasca affarini da cento grammi coi quali possiamo accedere praticamente a tutto il sapere universale. Poi magari li usiamo per guardare foto di gatti.
- Come vedi lo scrittore come figura professionale? È possibile?
Se per professionale intendi che vive solo coi proventi della scrittura certamente no, non in Italia. Sta diventando più difficile anche in altri paesi. Sia perché la gente legge meno, ma anche perché scrive di più, è più facile pubblicare, e il numero di scrittori che vende un numero sufficiente a guadagnarsi da vivere si sta restringendo, anche in USA o in UK.
Per motivi simili la stessa cosa è già accaduta nella musica, e sono convinto che stia per accadere, tra qualche anno, anche nel cinema.
- Cosa ne pensi del panorama editoriale italiano?
Come in molti altri rami stiamo andando verso la progressiva monopolizzazione del mercato da parte di pochi grossi operatori, che diventano sempre più grossi. I piccoli editori hanno sempre più difficoltà in libreria, le librerie diventano sempre più parte di una catena produttiva la cui filiera è tutta nelle stesse mani. I grossi editori devono diventare ancora più grossi per reggere l'impatto dei gruppi stranieri e degli over the top del digitale (Google, Amazon, Apple) che pretendono di dettare legge. Da qui la fusione Mondadori-Rizzoli Libri, che non sarà certo l'ultima a cui assisteremo.
Un'altra fusione secondo me è più preoccupante, quella tra PDE e Messaggerie Libri. PDE è stata per decenni il distributore dei piccoli editori; dopo questa fusione sembra difficile immaginare che i piccoli editori avranno le stesse opportunità di arrivare in libreria. Cosa che già diventa più difficile ogni giorno.
Be', soprattutto faccio il mio vero lavoro, quello di sviluppatore web.
Ogni volta che mi fanno questa domanda rispondo nello stesso modo: continuare a fare quello che faccio. Perché penso che la costanza sia la meta più difficile da raggiungere, la più faticosa, ma anche alla fine quella che dà più soddisfazione. E lo dico con alle spalle ventidue anni di Delos Science Fiction, diciotto di Fantascienza.com, 36 numeri di Robot, dodici anni di Associazione Delos Books, e quasi mille ebook Delos Digital pubblicati.
Grazie, a presto!
S*