The Freak incontra SOLO, uno street artist romano che con le immagini dei supereroi esprime le sue emozioni.
Raccontaci, come hai iniziato la tua carriera d’artista? Quali sono stati finora i passaggi più importanti della tua crescita professionale?
Fin da piccolo, ho sempre disegnato. Ricordo un evento significativo della mia infanzia.
Mio cugino, da sempre molto bravo nel disegno, fece a mia madre un ritratto bellissimo per il suo compleanno. Lei lo mostrò orgogliosa a tutti gli invitati. Ero piccolo, ma ricordo di essermi ingelosito moltissimo. Così ho cominciato a disegnare anch’io assiduamente, quasi per compensare la sua bravura. Ho frequentato il liceo scientifico negli anni ’90, ed è stato lì che sono entrato in contatto con quella che fu, al tempo, l’esplosione dell’aerosol-art. All’epoca non sapevo nemmeno bene cosa fosse, né l’importanza che questo movimento aveva su scala mondiale. So solo che ne sono rimasto subito attratto. Scendevo in strada con i miei amici e disegnavo, quasi inconsapevolmente.
Col tempo però mi sono reso conto che il writing è un qualcosa legato soprattutto alle lettere ed al proprio nome e questo non era nelle mie corde. Sentivo il bisogno di fare qualcosa di diverso e più vicino alla mia indole, studiare più l’immagine che la lettera.
Dopo il liceo non sapevo che l’arte sarebbe stata il mio destino. Ho cambiato diverse facoltà, finché un giorno una mia amica non mi ha chiesto di accompagnarla all’Accademia delle Belle arti di Roma.
Entrato lì, sono stato travolto come da una sorta di colpo di fulmine. Il palazzo era bellissimo, era pieno di giovani. Si respirava creatività, libertà. Mi sono iscritto subito. Ho cominciato a dipingere su tela, ho avuto un approccio al soggetto figurativo e non più solo al lettering. L’Accademia mi ha dato un’impostazione molto classica.
Tuttavia, persisteva ancora un’insoddisfazione di fondo: mi mancava l’elemento della strada, del pubblico, del passante, del regalare qualcosa a tutti. Intorno al 2010 sono tornato in strada ed ho conosciuto Marta Gargiulo, diventata poi la mia curatrice. Ho messo il mio primo poster (di Tex Willer) sull’edicola storica di Piazza Trilussa. Ho capito che fare in strada quello che facevo su tela era quello che volevo veramente. L’arte pubblica era quella che più si avvicinava ai miei desideri.
Perchè proprio street art?
La street art ti permette di entrare in contatto con tutti, di regalare immediatamente quello che fai alle persone che la fruiscono. Significa dare qualcosa al passante che non ha tempo o modo di andare in una galleria d’arte.
La nostra missione, in un certo senso, è quella di portare l’arte nel posto dove trascorriamo la maggior parte delle nostre giornate: la strada. Si tratta di dare una riqualificazione estetica ai posti che viviamo e al tempo stesso lanciare dei messaggi che si rivelano immediati per forza di cose.
Qual è il significato del tuo nome d’arte?
Visto che la street art è diretta conseguenza dell’aerosol-art, ne è rimasta una traccia che sta proprio nel concetto di nome d’arte.
Di solito il nome d’arte di sceglie da giovanissimi, verso i 13 anni. A quell’età non si realizza che è un nome che porterai con te per tutta la vita. Il più delle volte si sceglie un nomignolo con cui magari si viene chiamati dai propri amici, oppure ancor più semplicemente una persona che muove i primi passi nel mondo dei graffiti sceglie di combinare le lettere che meglio gli riescono sul muro. È importante non scegliere un nome che già esiste per evitare di creare confusione.
Il nome Solo è nato per il suo suono, per le sue lettere, per quello che ricordava vagamente (Han Solo di guerre stellari). Poi si è consacrato e non l’ho più cambiato.
A dire il vero, più nelle interviste mi chiedevano “Perchè Solo?” più io capivo che questo nome aveva realmente un significato nella mia vita. Io non soffro nella dimensione di solitudine. Spesso sono costretto a stare da solo per motivi lavorativi. Mi trovo a passare notti intere a lavorare nel mio studio ed è sicuramente una dimensione che non disprezzo.
Tempo fa ho recensito alcune delle opere di Julian Beever. Tu a chi ti ispiri?
Diciamo che non c’è un artista in particolare a cui mi ispiro. Ovviamente leggo i fumetti da sempre. Ultimamente poi, sono stati prodotti molti film sui supereroi. Credo che tutti questi elementi inevitabilmente mi contaminino, infatti esprimo il mio pensiero proprio con i supereroi. Sicuramente anche artisti del passato hanno condizionato il mio lavoro e questo lo devo all’Accademia. Devo dire che Roma è una città molto ricca di street artists, molti dei quali sono miei coetanei. La nostra è una competitività genuina.
Cerco di non concentrarmi particolarmente su un artista, altrimenti il risultato sarebbe la sua copia. Diciamo che cerco di osservare tutto e di non ispirarmi a nessuno. Cerco di imparare da tutti, di captare tutto, e di rielaborarlo con il mio stile.
Ci sono possibilità in Italia per la crescita di questa forma d’arte? Hai lavorato anche all’estero?
Penso che in Italia ci siano moltissime possibilità per questa forma d’arte. Siamo un Paese molto ben educato ed avvezzo all’arte perchè ne siamo sempre stati circondati. Credo che in questo momento la storia dell’arte la stia facendo la street art che è una delle correnti più vive dei nostri tempi. In ogni caso, ho lavorato anche all’estero. Ho fatto una mostra a Parigi ed una a Praga. Ho dipinto un albergo ad Ibiza dove ogni stanza veniva decorata da un artista diverso.
Lo scorso dicembre, in occasione dell’Art Basel, sono stato a Miami, in particolare a wynwood, il quartiere dedicato alla street art per portare anche lì la mia arte. Non so se sia un bene o un male, ma questo lavoro è diventato la mia vita.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Sicuramente c’è quello di dipingere il più possibile. Il 2 maggio inauguro una mostra a Berlino, una doppia personale con me e Stefano Bolcato alla Pink Zeppelin Gallery. La primavera e l’estate sono un periodo molto florido per i festival di street art.
Ci sono molti progetti, cercherò di portare a termine più cose possibili.
È un peccato che le giornate durino solo 24 ore!
Intervista a cura di: Adriana Lagioia.