Intervista a stefano procopio

Creato il 15 agosto 2010 da Alessandraz @RedazioneDiario
Cari lettori,
dopo un pò di tempo dall'ultima intervista ritorno proponendovi un nuovo autore esordiente: Stefano Procopio. Mi scuso per l'assenza ma sono stata completamente assorbita dall'altro mio blog per tante cose.
L'angolo dell'esordiente presenta l'autore: QUI
Ciao Stefano, benvenuto nel mio blog Italian Emerging Writers. Ti va di presentarti ai lettori?
S: Eccoci. Questa è una domanda capace di stroncarti la carriera sul nascere =). Ovviamente sto scherzando: sono Stefano Procopio, un altro piccolo fungo spuntato nel magico mondo della letteratura. 21 anni, fiorentino di nascita ma con sangue emiliano. Oltre ad avere la passione per la scrittura sono anche un grande amante del cinema che tra l'altro sto studiando: teoria a Bologna e pratica qui a Firenze. Ma per capire davvero che tipo sono vi rimando alla biografia riportata sul retro del mio libro, non si può sbagliare ;)
Sei un autore molto giovane che coltiva molti interessi. Quando è nata la tua passione per la scrittura?
S: Se faccio uno sforzo di memoria, torno a sei anni, quando frequentavo la prima elementare e avevo appena imparato a leggere. Ricordo che per abbreviare i tempi di un evento che attendevo con particolare impazienza cercavo di distrarmi inventando e scrivendo storie che qualcuno dei miei compagni si divertiva poi a leggere. Tutto è cominciato da lì, e la mia passione è stata coltivata lungo gli anni della mia esistenza. Un buon merito lo hanno però anche i miei maestri che oltre ad insegnare la grammatica in modo corretto sapevano anche stimolare la fantasia con temi (all'epoca li chiamavano "testi narrativi") molto particolari.
Hai un processo creativo particolare? Cosa fai mentre scrivi?
S: Non ho un processo creativo particolare, ma forse per alcuni può essere curioso. Diciamo che mi vengono delle idee, semplici soggetti, e a queste idee do un periodo di prova. Io sono un ragazzo il cui stato emotivo varia continuamente, perciò è difficile che una di queste idee mi appassioni allo stesso modo dopo anche solo due settimane. Di quelle che "sopravvivono" comincio subito a studiare trama, risvolti, approfittandone magari per arricchire un po' la mia cultura se in alcuni ambiti mi rendo conto che servono conoscenze specifiche. Alcune di queste idee diventano racconti per concorsi, altri invece progetti per romanzi futuri che tengo in archivio. Quando scrivo ho bisogno di assoluta concentrazione, perché voglio immedesimarmi a fondo in ciò che sto facendo, calarmi nel mondo da me creato, vivere ciò che vivono i miei personaggi. Spesso metto su un po' di musica d'atmosfera per fluidificarmi la stesura. In quanto amante del cinema e aspirante regista, infatti, ho una vastissima collezione di colonne sonore ordinata non per autore, ma per genere. Mi basta scegliere quello che fa al caso mio e lasciarmi andare. La musica fa il resto.
Quando si è concretizzata nel tuo primo romanzo L'ira del cielo pubblicato da sassoscritto? Ce ne vuoi parlare?
S: Presente il supereroe che immagini di essere quando sei bambino? Quando diventi grande questa figura viene a mancare e spesso accade che te ne dimentichi. Nel mio caso invece l'eroe, che avrebbe poi preso il nome di Raekow, non è morto, ma si è separato da me, è diventato una figura completamente distaccata della quale mi occupavo nella mia fantasia. Presto poi sono arrivate altre esigenze, le tipiche necessarie per costruire il "viaggio dell'eroe" - termine gratuitamente estratto dal testo di Chris Vogler. Mi riferisco alla costruzione psicologica e fisica degli alleati, del cattivo, dei risvolti, dell'ambientazione, del viaggio, tutte cose che sono state perfezionate col tempo. Devo essere onesto: non ricordo il momento esatto in cui mi sono fermato a pensare a tutto questo. E' una cosa inconscia che mi occupava già alle elementari, non ricordo come tutto è nato. E' però quando ho cominciato a considerare la mia passione per la scrittura in modo serio, e in particolare quando ho vinto il mio primo concorso (Mario Conti - XXV edizione) che ho deciso di raccogliere tutte le piccole idee sparse nell'arco di questi anni e stendere un filo logico che le legasse. In un certo senso potrei dire che "L'Ira del Cielo" fa parte di me, è come un prolungamento del mio DNA. :)
Non a caso viene precisato anche nella mia umoristica presentazione sul retro.
Come mai hai scelto proprio il genere fantasy? E cosa ne pensi del panorama fantasy in Italia?
S: In realtà non ho scelto il fantasy (è il fantasy che ha scelto me – scusate, la smetto). A parte gli scherzi, non ho mai seguito granché la scena fantasy, e tuttora non mi considero uno scrittore fantasy. Non sto dicendo che "L'Ira del Cielo" non risponda a questo genere, attenzione, dico che è stato un caso. Mi piace scrivere di tutto, prediligo però le storie di mistero e l'horror, forse per l'influenza di zio Steve (Stephen King) o per i numerosi film del genere che ho visto. Per quanto riguarda l'ambiente fantasy italiano, ammetto che ho cominciato ad osservarlo solo quando mi ci sono ritrovato anch'io, e perciò non credo di poter dare un'opinione concreta. In questi ultimi tempi ho letto dei lavori davvero notevoli, uno tra l'altro di due miei compaesani, tuttavia mi pare che l'editoria italiana sia più interessata a scommettere su noi giovani, magari con idee buone ma con uno stile totalmente da perfezionare, piuttosto che su gente che lo meriterebbe davvero.
Questo tuo primo romanzo non è solo un romanzo fantasy ma anche una storia di formazione in cui vediamo i protagonisti imbarcarsi in un avventuroso viaggio per ritrovare l'assassino del loro padre ma anche di loro stessi. Come mai questa scelta?
S: Prima dicevo che mi occupo solo di storie che superano il "periodo di prova". Questa idea, non solo ha superato il test con ottimi risultati, ma mi ha assillato per praticamente metà della vita. Ho scritto la prima versione del libro tra i nove e i dieci anni, e come è comprensibile faceva ridere i polli. L'ho riscritta altre quattro volte, modificandone di volta in volta gli espedienti narrativi. L'ultima versione l'ho scritta a diciannove anni: finalmente aveva una forma che mi soddisfacesse. Ne vorrei approfittare però per chiarire quel "romanzo di formazione" che pare generare molti fraintendimenti o addirittura discordanze. I miei personaggi, o almeno i tre protagonisti iniziali, sono ragazzini orfani che hanno vissuto in una catapecchia fino al giorno in cui ha inizio la narrazione. Ora, molto spesso ci si trova di fronte a eroi ragazzini con un atteggiamento molto maturo per la loro età che gli permette di emergere rispetto agli altri. Io volevo però che i miei personaggi di quindici anni fossero esattamente come normali quindicenni: nel loro caso, superficiali, materialisti non diversi dagli altri ma convinti di esserlo. In questo modo non ho fatto altro che immaginare tre elementi del genere (quattro se consideriamo la ragazza che entra in scena più tardi) catapultati in un viaggio stile caccia-al-tesoro per i vari continenti e studiare la loro evoluzione psicologica. Volevo essere il più realistico possibile, a costo di renderli odiosi.
C'è qualcosa di autobiografico nel libro? Ti rispecchi in qualche tuo personaggio?
S: Sì e no. Di autobiografico c'è poco. Anzi, spesso ciò che dicono i miei protagonisti o le forti emozioni che provano sono la testimonianza di persone davvero speciali con le quali ho avuto la fortuna di parlare... Allo stesso tempo però TUTTI, dico, TUTTI i personaggi, compreso l'antagonista, hanno qualcosa di me (tranne quelli femminili, magari, per motivi anatomici più che altro ;)). Sono i lati nascosti della mia personalità che ho estremizzato nella loro costruzione. C'è da dire che in tutti i forum ai quali mi sono iscritto, ho scelto come nickname "Raekow" che è il nome di uno dei protagonisti, quello che un po' più di importanza. E' inesatto dire che mi rispecchio in lui, ma certo è che è diventato, con gli anni, il mio idolo...
Ti va di raccontarci la tua esperienza di pubblicazione?
S: E' in realtà la classica storia dell'esordiente che pubblica. Una volta finito di scrivere il libro, prima di tutto mi sono occupato di trovare qualche persona esperta che me lo correggesse e valutasse. Per fortuna avevo a chi rivolgermi. Dopodiché ho mandato il manoscritto a diverse case editrici. Ho valutato i vari contratti che mi erano stati offerti, ritentato, aspettato, riflettuto, fatto un giro di telefonate, e poi ho scelto la Sassoscritto, con la quale è nato un buon rapporto di amicizia.
Cosa ne pensi del panorama editoriale legato agli scrittori esordienti in Italia?
S: Come dicevo prima, gli esordienti sono messi allo sbando più per l'età che per l'effettiva qualità dell'opera. E' un peccato, perché molti di questi ragazzi avrebbero davvero possibilità di diventare dei grandi scrittori, se solo qualcuno si occupasse di migliorarli. Con questa manovra tra l'altro vengono danneggiati anche coloro che davvero hanno qualcosa da offrire. Spero di non apparire incoerente o addirittura presuntuoso dicendo questo, non è mia intenzione, anche perché sono esattamente sulla stessa barca. Per quel che mi riguarda credo che le cose si siano evolute in modo positivo anche visto che piccoli successi li ho già raggiunti, ma so di avere ancora molto da imparare.
Quali sono i tuoi progetti futuri?
S: Spero di poter dare un seguito al mio libro. In quest'ultimo periodo sto approfondendo un altro soggetto che spero possa diventare il mio prossimo romanzo. Inoltre a partire dall'anno prossimo comincerò l'attività con l'associazione Campo Lungo dedicata al cinema indipendente. Mi impegnerò ad emergere in almeno uno dei campi.
Hai blog o siti dove possiamo seguirti?
S: A parte Facebook? =)
www.iradelcielo.splinder.com
blog che per ora ho aperto, ma che comincerò a riempire in modo serio solo tra un po'. Altrimenti c'è il mio account su youtube, Bloodiel, ancora un po' spoglio, dove vi invito tutti a vedere il booktrailer del libro.
Questa era l'ultima domanda vuoi aggiungere qualcosa prima di salutarci?
S: CIAO MAMMA!

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