Ciao, grazie a te per aver l’opportunità di parlare delle mie opere.Allora… ho 41 anni, sono separato con una figlia, e attualmente sono impegnato. Vivo tra Lodi e Torino (in quanto la mia compagna abita a settimo torinese), lavoro presso gli ospedali del nord Italia come manutentore di impianti di sterilizzazione, e naturalmente ho la passione per la scrittura e la lettura.
Il diploma di perito elettronico e l’impiego come tecnico per l’assistenza di impianti di sterilizzazione. Quando si accende in te la scintilla della scrittura?
Mentre stavo leggendo “On writing”, l’autobiografia di Stephen King, nella quale il Maestro, oltre a raccontare la sua vita in modo del tutto originale, spiega e invoglia il lettore a provare l’arte della scrittura. E forse non è un caso se, dopo averlo letto tutto, ho scritto il mio primo racconto.
Possiamo affermare che la tua sia una vera e propria venerazione per Stephen King. Lo definiresti, quindi, tua “Musa”?
Come ho già detto, è lui che mi ha aiutato a far emergere una passione che probabilmente era solo sepolta nel mio inconscio. Ma a parte questo, prima di comprare “On writing”, avevo già letto molti dei suoi romanzi. Però il termine “Musa” non mi piace, preferirei chiamarlo “Maestro”.
Quale libro riposa sul tuo comodino?
In questo momento, “Polvere alla polvere” di Brian Freeman.
Il titolo di un romanzo che non rileggeresti, uno dal quale non ti separeresti e quello che ti ha cambiato la vita.
Ma… guarda… non c’è un romanzo che non rileggerei, perché bene o male tutti hanno sempre qualcosa da insegnare, c’è sempre da imparare qualcosa. Tra quelli che nonmi separerei, posso citare sicuramente “Misery” e quello che mi ha cambiato la vita è senza dubbio “On writing”.
Nel 2007, partecipi al concorso letterario “Premio Logos II EDIZIONE” con il racconto “Il castello” che viene inserito in un’antologia. Cosa ricordi di questa esperienza?
Grande entusiasmo, soddisfazione, adrenalina. Una serie di emozioni che mi hanno spinto a continuare con la scrittura.
Nel 2008, pubblichi anche la raccolta noir “Poche storie”, pubblicato poi in seconda edizione, nel 2014. Perché il noir?
Mi permetto di dire che il mio non è un noir convenzionale, in quanto il mio stile di scrittura racchiude tre generi ben conosciuti: il noir, il thriller, e l’horror.Ad essere sincero, la scelta del noir non è stata razionale, ma bensì solo dopo aver scritto i primi racconti mi sono identificato in quel tipo di genere letterario.
Nel 2014 esordisci con il romanzo “La setta delle tre erre”. Cosa troveranno i lettori al suo interno?
Tanti colpi di scena che emergono da una storia in bilico tra realtà e fantasia, condita dalle credenze più o meno vere che aleggiano da secoli sulla città di Torino: sette sataniche, magia bianca e magia nera.
Quali tematiche affronti?
Non posso svelare troppo, mi limito a dire che si parla di credenze popolari, religiose e non, eventi paranormali a cui non tutti credono.
Quale messaggio vuoi trasmettere?
Solitamente siamo avvolti dagli schemi mentali, ma ci sono vicissitudini che ci fanno uscire da tali schemi, che lo si voglia o no. Succede quando si entra nel mondo del reale e del surreale, del razionale e dell’irrazionale.
Qual è stato l’input per “La setta delle tre erre”?
E’ nato tutto per caso. Avevo iniziato a scrivere una storia che doveva essere un semplice racconto, poi mi sono reso conto in seguito che lo sviluppo era adatto ad un romanzo. La “setta” è nata solamente a metà stesura, nel momento in cui avevo creato i personaggi adatti a quel tipo di narrazione.
Hai qualche altro progetto in cantiere?
Per il momento ho solo tante idee, accantonate e ben custodite.
È stato un piacere ospitarti nel mio blog. In bocca al lupo!
Crepi il lupo e lunga vita al lupo !E’ stato un piacere anche per me. Ciao a tutti.Grazie.
Per seguire Stefano STEFANO UGGE'