Nel tuo racconto dal titolo Circolo vizioso. Un veterinario in crisi. Vengono sviscerati diversi conflitti sociali e una crisi di mezza età all’interno di una crisi economica e sociale. Un bell’intreccio che offre diversi spunti di riflessione: che cosa ti ha ispirato e dove sta la soluzione?
L’ispirazione viene da episodi di vita vissuta, magari non personalmente, spunti presi dalle chiacchiere del Bar sotto casa, in cui ti ritrovi a discutere di politica e di economia con gente che sì e no conosci, ma che ha diverse opinioni, diversa estrazione sociale dalla tua. In questo sono molto favorito dal quartiere in cui abito, un quartiere periferico, un tempo oasi di pace e tranquillità, oggi diventato il regno di disoccupati, sottoccupati, extracomunitari e immigrati da paesi dell’est Europa. Il punto di ritrovo è sempre lo stesso: il Bar Trieste, un bar che esisteva 100 fa e che esiste oggi, il cui proprietario è sempre lo stesso, fin da quando ero ragazzo, e al quale sembra che il tempo non passi mai. Ma passa e muta la clientela che lo frequenta. Uno scrittore che si mette lì e ascolta i discorsi della gente prende spunto per un sacco di storie, più o meno comiche, più o meno tragiche. Ognuno che ascolti può diventare potenzialmente un personaggio dei tuoi romanzi o dei tuoi racconti.
Una ricetta per superare le crisi che ci attanagliano, soprattutto la crisi economica e sociale, io non la ho, dovrebbero averla i politici, dovrebbe tirarla fuori dal cappello a cilindro chi ci governa. E invece abbiamo assistito per oltre due mesi a un ignobile balletto politico, che non ha fatto altro che far perdere ancora tempo e denaro al nostro povero paese. Non dico che siamo sull’orlo del collasso, ma poco ci manca! Speriamo nel lavoro del nuovo premier, finalmente nominato giusto in questi giorni.
“Capisco che qualsiasi privazione o cambiamento risulta da te inaccettabile” viene detto al personaggio del tuo racconto. Come ci si può adattare a un cambiamento forzato?
Basta riprendere in mano la propria vita con semplicità e umiltà. Non tutti ne sono capaci, e l’esempio del racconto era incisivo. Come si fa a rinunciare agli agi e alle comodità che ci siamo creati, ma a cui forse abbiamo abituato i nostri cari, la nostra famiglia? Si teme il giudizio più degli altri che di noi stessi. Io nel mio piccolo non mi sono fatto mancare mai niente, ma non ho mai voluto esagerare. E ho abituato i miei figli ad accontentarsi di una vita semplice, che non vuol dire misera, vuol dire saper gioire delle piccole cose che quotidianamente la vita ci offre. Non è importante un diamante o un gioiello, è importante uno sguardo d’intesa, una manifestazione d’affetto. Se ti sai accontentare delle piccole gioie, saprai superare ogni difficoltà nella vita.
La professione del tuo personaggio è uguale alla tua, potevi forse fare una scelta diversa: è un racconto autobiografico?
In parte, ma in linea di massima direi di no. Non ho uno studio sotto casa, ma lavoro alle dipendenze della Azienda Sanitaria, pertanto ho uno stipendio sicuro e, anche se la vita è sempre più cara, posso affermare che me la cavo bene. Ma sento le lamentele di molti colleghi liberi professionisti, gente che veramente, ormai, senza l’aiuto extra delle famiglie di origine, difficilmente ci “cava le gambe”.
Sei veterinario ma scrivi libri noir. Io a Londra ho divorato e apprezzato i libri di Gerald Durrel. Che cosa potrebbe insegnarci il mondo animale in tempo di crisi?
Molto bene, io ho divorato i libri di James Herriot, che narra le vicende di un veterinario nella campagna inglese degli anni ’50, ’60. Dal mondo animale possiamo trarre grandi insegnamenti. I nostri animali domestici sanno amarci senza chiedere nulla in cambio, se non l’acqua e il cibo. E quindi, come dicevo sopra, ci insegnano la semplicità, il loro modo di vivere tranquilli, senza preoccupazioni per il domani. Certo, noi come uomini moderni non possiamo vivere come loro, altrimenti ritorneremmo alla preistoria, ma ritornare un tantino a ritmi più naturali e meno caotici non sarebbe male per nessuno.
Ho apprezzato il progetto lanciato da Emanuele Properzi e Alessandro Vizzino e mi ci sono buttato a capofitto. In mezza giornata ho buttato giù il racconto e lo ho inviato.
Lo rifaresti?
Sicuramente. E’ stata una bella esperienza partecipare a un lavoro collaborativo, tanto che ho accettato di partecipare anche a un’altra antologia, che tratta però di storie di animali, cani e gatti.
Come sei arrivato alla scrittura e cosa rappresenta nella tua vita?
Sono approdato alla scrittura creativa a 50 anni, un po’ per gioco, un po’ perché la scrittura mi aveva sempre appassionato e un po’ per prendere le distanze dal mio lavoro di medico veterinario, che per un ventennio aveva assorbito tutte le mie risorse e le mie energie. Per me la scrittura è un passatempo, ma anche una passione, sicuramente non la considero un lucro o una professione alternativa a quella che svolgo da sempre.
Cosa hai pubblicato e perché?
Ho iniziato a scrivere a puntate le avventure di una Poliziotta appassionata di cani in un blog da me creato. Qualcuno mi ha seguito e sono stato
La protagonista dei tuoi romanzi è la Commissario di Polizia Caterina Ruggeri: vuoi presentarcela?
Volevo un personaggio che rispecchiasse un po’ il mio modello ideale di donna: Caterina è semplice e indipendente, amante degli animali, un tipo all’apparenza tutto d’un pezzo ma che sotto la scorza sa vivere i suoi sentimenti. Una persona che non si tira indietro di fronte ai pericoli, coraggiosa e buona d’animo, paladina della giustizia, ma che non fa pesare a nessuno il fatto di essere tale. Via via, nella lettura delle sue avventure, scopriamo la sensibilità della Dottoressa Ruggeri, scopriamo i suoi pregi e i suoi difetti, scopriamo che dietro una facciata burbera, dietro un carattere all’apparenza scorbutico, è una persona capace di amare, di provare sentimenti veri e di vivere la vita di tutti i giorni, con le sue difficoltà, le sue gioie e i suoi dolori. Un personaggio, insomma, che non si può non amare.
Caterina viene da una famiglia segnata da alcuni drammi, la morte di un fratellino in un incidente domestico e il suicidio del padre. Per allontanarsi da quest’ambiente e vivere una vita che abbia un significato, entra giovanissima in Polizia, fa valere le sue doti e ben presto si ritrova a dirigere le Unità Cinofile della Polizia di Stato. L’ulteriore passo sarà quello di laurearsi in giurisprudenza, specializzarsi in criminologia e ottenere l’avanzamento di grado a Commissario. In tutto questo le sarà sempre vicino il suo compagno, l’amore della sua vita, Stefano, Medico Veterinario, sassofonista, scrittore,e alla fine padre della stupenda bambina che avranno insieme. Insomma, un personaggio eclettico, completo, che mancherà al lettore quando sarà arrivato alla conclusione del romanzo. I miei seguaci mi incontrano per strada e mi chiedono di sbrigarmi a uscire con la nuova avventura, in quanto sono ansiosi di seguire le vicende della simpatica Commissaria.
Cosa pensi dell’editoria italiana?
Che è una baraonda. A parte la crisi del settore, non vedo grossi sbocchi per gli autori esordienti. Puoi scrivere bene quanto vuoi, ma una grande casa editrice non ti pubblicherà mai, neanche prenderà in considerazione i tuoi manoscritti, a meno che non abbia le conoscenze giuste o sia già un personaggio pubblico, dello sport o dello spettacolo, che anche se non sa scrivere venderà comunque. Rimangono le case editrici a pagamento (e metto nel calderone anche quelle che non si fanno pagare per la pubblicazione, ma che poi ti obbligano moralmente ad acquistare un centinaio di copie del tuo libro) e l’autopubblicazione. Io ho provato le une e l’altra, e dirò che non ho tratto buona esperienza da nessuna delle due. Attualmente ho imparato a trasformare i miei scritti in e-book formato Kindle e caricarli su Amazon per la vendita. In brevissimo tempo ho già realizzato un discreto numero di vendite. Direi che forse questa è la migliore esperienza.
È difficile essere scrittori nella nostra epoca e nel nostro paese?
Non è difficile essere scrittori, tutti possono scrivere, tutti possono pubblicare. E’ più difficile essere bravi scrittori, avere qualcosa da dire che interessi una larga fascia di popolazione, trasmettere le proprie emozioni e i propri sentimenti usando le parole. Questo non è da tutti, in questo riescono solo in pochi. Che io ci riesca o no non mi è dato saperlo, lasciamolo dire ai lettori.
Immagina di vivere in un luogo ameno e isolato dal mondo dove puoi portare solo quattro libri (non tuoi): cosa scegli?
“Il fu Mattia Pascal” di Pirandello, “Il vecchio e il mare” di Hemingway, “Creature grandi e piccole” di James Herriot e “Il nome della rosa” di Umberto Eco.
Sei pronto, come scrittore, per un’editoria unicamente digitale?
Direi proprio di sì, ed è una cosa che mi entusiasma.