Intervista a una futura mamma

Da Psytornello @psytornello

Come promesso, nel post di oggi incontriamo una futura mamma. Si tratta di Chiara, una donna di quasi 34 anni, libera professionista, in attesa della sua prima bimba. Nel momento in cui le rivolgo le mie domande, è giunta alla 36esima settimana.

Chiara, ci descriveresti le emozioni che hai provato quando hai scoperto di essere incinta?

Il primo impatto è stato un po’ traumatico. Da quando abbiamo smesso “di porre limiti alla provvidenza” sapevo che sarei potuta restare incinta, ma dentro di me speravo non proprio subito, in fondo si sa che può non essere una cosa immediata, tante coppie hanno difficoltà e devono attendere a lungo. La prima impressione è quindi stata di spiazzzante sorpresa, e mi sentivo impreparata nonostante già da tempo mi stessi concentrando sul fatto che soprattutto certe cose è bene non rimandarle a domani se le si può fare già oggi. Dopo la prima mezzora di lacrime, dubbi e paure, è però scattato un meccanismo difensivo, in cui l’ansia per il futuro è stata soppiantata da un maggior ottimismo, da una fiducia quasi incosciente nel fatto che comunque sarebbe andata bene. Il giorno dopo la notizia mi sentivo bene, avrei già avuto voglia di dirlo a qualcuno ed è come se nel mio cervello si fosse premuto un pulsante: accetto la sfida, e alla fine riesco a viverla serenamente. Credo comunque di non aver realizzato subito e fino in fondo cosa stesse veramente avvenendo. Da una parte oscillavo tra la tendenza, tipica del mio carattere, di organizzarmi i prossimi mesi e pormi domande su domande, e la tendenza a non pensare affatto, vivendo alla giornata. In ogni caso la notizia della gravidanza ha iniziato a farmi vedere tante cose, me compresa, sotto una luce diversa, a farmi scattare meccanismi mentali molto diversi da quelli che avevo fino a poco tempo prima.

In questi mesi che rapporto hai avuto con il tuo corpo che cambiava?

Buono, ho vissuto i cambiamenti con curiosità; prima pensavo che accettare certe modifiche fisiche per me sarebbe stato molto pesante, poi le ho viste come normali. La pancetta invece di sembrarmi goffa diventava simpatica, e poi ti rendi conto che tutti te la vezzeggiano. C’è anche da dire che grossi cambiamenti, a parte la pancia, non ne ho avuti e fisicamente sono sempre stata bene.

Quando e in che modo è iniziata la “relazione” con la tua bambina? Intendo dire, quando hai cominciato a sentire che c’era davvero un esserino che si muoveva dentro di te?

Piuttosto tardi, direi, prima me ne rendevo conto fino a un certo punto, era come se non realizzassi fino in fondo che lì dentro c’era una creatura viva e non solo un’immagine ecografica. Alla prima ecografia mi sembrava di vedere il bambino di un’altra, o un film, e a 4 mesi e mezzo, quando ho sentito i primi movimenti, mi sembravano ancora tanto simili a quelli di stomaco e intestino durante la digestione. In seguito, aumentando la frequenza, la forza e la precisione dei suoi movimenti, ho iniziato a sentire un maggior contatto; quando bussava le rispondevo picchiettando anch’io, quando le veniva il singhiozzo mi sembrava di avercelo io, e poi la pancia iniziava a lievitare. Via via che cresceva ho iniziato a scegliere cibi sempre più sani e vari, a farle sentire musica, a massaggiarla prima di dormire, mi stavo rendendo conto che c’era sul serio!

Da quando sei incinta, è cambiato qualcosa nel rapporto con i tuoi genitori?

No, cerco ancora adesso di tenere sotto controllo un’eventuale ingerenza nella mia vita, li coinvolgo ma fino a un certo punto, forse per paura che mi condizionino o possano intromettersi troppo. In fondo è una cosa mia, la farò a modo mio. Non sempre provo piacere per la loro presenza. In quest’ottica credo non sia cambiato molto rispetto a prima, e oltre che “mamma” mi sento ancora “figlia”, una figlia ma in cerca di emancipazione e autoaffermazione. Di sicura ho paura che possano ripetere da nonni le stesse cose che non mi sono andate a genio durante la mia di infanzia, e questo a volte mi rende un po’ scontrosa o ingiustamente aggressiva nei loro riguardi.

C’è stato un momento difficile a livello fisico o psicologico nella tua gravidanza? Se sì quando e per quale motivo?

Francamente in questo momento non me ne vengono in mente; di sicuro non a livello fisico; forse prima di entrare in maternità mi pesava un po’ il lavoro, il relativo contatto col pubblico, la fretta. Adesso che sono a casa posso concentrarmi più liberamente sulla bambina, con più rilassatezza, e cercando di fregarmene un po’ di più dell’incertezza economica legata a un’attività in proprio. Beh, negli ultimi mesi ho spesso avuto voglia di piangere, ma la cosa non mi ha infastidito, sentivo che era solo un’ipersensibilità dovuta agli ormoni, e le emozioni possono anche essere positive.

E’ cambiato qualcosa nel rapporto con il tuo partner?

Non direi, anche perché quello che forsennatamente desiderava un figlio era lui, e il fatto di vederlo felice per la gravidanza ha contribuito a mantener sereni me e il rapporto tra me e lui. A volte ho un po’ paura che si senta tagliato fuori perché lui certe sensazioni non può provarle, e penso sia bene comunque cercare di coinvolgerlo. Avvicinandosi la data del parto mi rendo conto che sarebbe bene goderci un po’ più di tempo soli io e lui, perché dopo sarà difficile. Quello che temo di più è che il rapporto possa cambiare dopo, anche se penso che entro una certa misura sia inevitabile.

Ti è capitato di fantasticare sulla tua bambina, su come sarà? Se sì, cosa immagini?

Ho sempre preferito non immaginare troppo, per non farmi aspettative: non la voglio immaginare bella perché potrebbe essere un ranocchietto gonfio per il travaglio, non voglio immaginarmela come la classica bambina d’oro, perché in certi momenti potrebbe logorarmi i nervi, ecc… Preferisco vedere direttamente la realtà quando sarà, o immaginare come puo’ essere ora nella pancia. Non so invece quante volte posso averla sognata, due volte di sicuro, nel sogno più remoto la vedevo entrare e uscire dalla pancia come un normale pacco  che può andare e venire, nel secondo l’ho vista mentre l’attaccavo al seno. Le cose che immagino a volte sono più che altro pratiche, come dovrò medicare il cordone ombelicale, come dovrò lavarla senza che mi caschi per terra, come farò a consolarla se piange, come va fissato il seggiolino per auto, ecc…

Il momento del parto si avvicina…cosa provi a così breve distanza da questo evento?

Un po’ paura e al tempo stesso di curiosità. Sono abbastanza fiduciosa nel fatto di potercela fare. Mi spiace però accorgermi che provo anche tanta nostalgia nel pensare che non ce l’avrò più nella pancia, come se morisse la bambina a cui mi sono affezionata e ne nascesse un’altra; è come se volessi trattenerla ancora un po’, e come se dopo averla partorita avessi paura di non riconoscerla più. Di sicuro penso che potrei avere un po’ di nostalgia per questi nove mesi passati così in fretta e, fortunatamente, così indolore.

In bocca al lupo Chiara e grazie mille per aver condiviso con noi le tue emozioni!!

A questa intervista aggiungo le mie congratulazioni perché nel frattempo Chiara ha dato alla luce la sua splendida bimba…auguri di buona vita a tutte e due e al felicissimo papà!


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