Intervista a veronica piras

Creato il 18 luglio 2014 da Linda Bertasi @lindabertasi

Ciao Veronica, benvenuta nel mio blog. Raccontaci qualcosa di te.
Ciao Linda, innanzitutto grazie di avermi ospitata nel tuo blog. Allora…partiamo! Ho 29 anni e inseguo da tempo il desiderio di scrivere romanzi e mi pento di non essermi cimentata prima. Infatti "Il Convento di Saint-Matthieu" ho iniziato ad abbozzarlo nel 2012 e l’ho portato a termine l’anno scorso, tra un esame universitario e l’altro. Il mio carattere camaleontico mi porta ad interessarmi a tante cose, anche molto diverse fra loro. Se per esempio questo primo romanzo rientra nel genere thriller con sfumature horror, ora invece sono alle prese con un romance. Mi piace leggere storie romantiche tanto quanto quelle da brivido con scene raccapriccianti, adoro i cimiteri tanto quanto adoro il sole e i colori, ascolto musica R&B ma anche classica, guardo film thriller e horror ma non disdegno le commedie romantiche. Ti confesso che queste sfumature del mio carattere disorientano anche me, ma spero che i miei lettori apprezzino il cambiamento di rotta che sto intraprendendo con questo mio secondo romanzo, che se tutto va bene uscirà ad agosto. Però per fortuna il mio umore non è così altalenante come i miei gusti!
La specializzazione in Informazione e Sistemi Editoriali, la laurea in Lingue e Comunicazione e la professione di giornalista pubblicista. Dove trovi il tempo per scrivere?
Ora che ho chiuso definitivamente con l’università trovo molto più tempo per scrivere. Lavoro part-time e le ore rimanenti le dedico tutte al mio romanzo. Mi piacerebbe poter vivere di sola scrittura, ma penso che questo sia appunto il sogno di tutti gli scrittori. Ovviamente soltanto chi vende milioni di copie può permettersi di passare il resto della vita a picchiettare sulla tastiera e basta.
Sei anche un’appassionata lettrice. Scegli tre libri dai quali non ti separeresti mai.
In primis il capolavoro di zio Steve, come chiamo io Stephen King. Sto parlando di "IT", quel pagliaccio terrificante che mi ha tolto il sonno per anni. Un altro bellissimo, forse per il fatto che richiama l’infanzia e la fantasia fervida, è "La Storia Infinita" di M.Ende. Sono un po’ in crisi per il terzo, sempre per il discorso che mi piace leggere di tutto. Direi quindi "Le avventure di Gordon Pym", di E.A.Poe.
In corso di studi, hai presentato una tesi sul self-publishing. Parlacene.
Solitamente per il lavoro di tesi si sceglie un argomento che rispecchi le nostre passioni, proprio perché ci devi dedicare un bel po’ di mesi quindi come minimo la tua ricerca ti deve entusiasmare. Poiché ero e sono tuttora alle prese col self-publishing, ho unito l’utile al dilettevole. È stato molto soddisfacente quando durante la discussione ho parlato del mio romanzo e dell’esperimento di autopubblicazione su Amazon, mostrando i dati ottenuti tramite la pubblicità virale al fine di scatenare il passaparola attorno al titolo.
Sei anche appassionata di antropologia. Raccontaci di questa tua predilezione.
Per la mia tesi di laurea triennale invece ho scelto un argomento di antropologia molto interessante. Avete presente il tarantismo pugliese, con tanto di ballo della taranta? Ecco, forse non tutti sanno che questo rituale ha origini antiche ed era una sorta di fenomeno di isteria collettiva che prendeva vita quando qualcuno manifestava la paura di essere stato punto dal ragno. In realtà la pizzicata, ovvero la persona punta, era turbata psicologicamente. La comunità si metteva all’opera per aiutarla, organizzando una sorta di rituale che prevede diversi elementi tra cui anche un ballo esorcistico. Stessa cosa in Sardegna ma con elementi differenti, a cominciare dal nome del ragno che in questo caso è chiamato s’argia. Io ho spiegato il parallelismo fra questi due fenomeni antropologici. Ma più che passione per l’antropologia direi che la mia scelta è dovuta all’interesse per questo argomento in particolare.
Il tuo romanzo d’esordio è “Il convento di Saint-Matthieu”. Cosa troveranno i lettori al suo interno?
È un romanzo che racchiude al suo interno diversi elementi. Parto dalla realtà storica del 1939 per arrivare poi a dipingere un’atmosfera cupa e claustrale, quella di un convento francese arroccato, dove il fuggitivo tedesco Aaron chiederà ricovero e dove resterà intrappolato a causa di circostanze avverse. Da questo momento in poi, gioco con la contaminazione letteraria: elementi thriller e horror sfociano nel fantasy gotico.  

Quale messaggio hai voluto trasmettere con questo romanzo?
Ho voluto inviare diversi messaggi al lettore ma quello principale è un invito a non dimenticare il passato, che come il mare riporta sempre indietro i suoi oggetti. I misfatti lontani nel tempo potrebbero avere ripercussioni negative nel presente. Certo non nei termini fantasiosi che racconto nel romanzo, ma comunque altrettanto feroci.
Qual è stato l’input per “Il convento di Saint-Matthieu”?
Lo spunto è nato da un’esercitazione universitaria. Ci era stato chiesto dal professore di ideare il concept di un videogioco e da lì mi è balenata in mente l’idea di raccontare una storia tutta mia.
Quali tematiche affronti nel tuo romanzo?
La lotta interiore del protagonista, giovane disertore dell’esercito nazista, che decide di andare controcorrente rischiando la vita e lasciando i suoi affetti in Germania. Molto spesso le apparenze ingannano e purtroppo non sempre vince il bene, ma l’amore può e deve essere il catalizzatore che aumenta la velocità di reazione per riportare l’equilibrio e accendere la speranza.
Hai qualche altro progetto in cantiere?
Come ho già accennato, il secondo romanzo è un romance. Vediamo cosa ne verrà fuori. Prevedo di pubblicarlo su Amazon ad agosto.
E’ stato un piacere ospitarti nel mio blog. In bocca al lupo!
Grazie, crepi il lupo. E complimenti per il tuo blog!
Per seguire Veronica     ROMANZO: IL CONVENTO DI SAINT-MATTHIEU

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