Walter Trono è uno di quei disegnatori in rapidissima (e meritatissima) ascesa nel mondo delle nuvole parlanti. Diplomatosi appena sei anni fa presso la Scuola Internazionale di Comics, ha realizzato fumetti per la Star Comics (The Secret, Davvero, Legion 75) e per l'Editoriale Aurea (Alice Dark), prima di entrare nel team di autori di autori di Dragonero (SBE). Per quest'ultima serie ha pubblicato lo scorso anno la storia breve Il racconto del cacciatore (in appendice a Dragonero #14) per poi dedicarsi alla recente storia doppia dalle tinte forti L'uomo delle foreste e Sangue chiama sangue (Dragonero #22 e 23) su testi di Luca Enoch.
Dopo aver avuto la fortuna di incontrarlo dal vivo, l'abbiamo raggiunto via mail, ponendogli alcune domande e venendo a conoscenza dei retroscena del suo lavoro.
Ciao Walter. Innanzitutto, benvenuto tra gli Audaci. Partiamo dall’esperienza su Davvero: che valore ha avuto nel tuo percorso fumettistico?
Ciao ragazzi, grazie per aver voluto testare la mia “audacia” con questa intervista! Davvero è un’esperienza che ha significato molto sotto l’aspetto professionale e tanto di più sotto quello umano. Lavorare con Paola Barbato, Matteo Bussola e tutta la setta di professionisti e fumettisti maledetti che ha dato vita all’universo "davveriano" è un ricordo così pieno di dettagli e colori che sarebbe complicato descriverlo in poche righe. Dopo quattro anni siamo tutti ancora molto uniti, a Lucca ogni autunno siamo di nuovo assieme.
Davvero racconta di formazione, del passaggio dalla giovinezza alla maturità; così è stato per me avendo realizzato l’albo n.1 Cambiamenti (Star Comics), il fumetto che più di tutti ha contribuito alla mia crescita professionale fino a quel momento, prima dell’ingresso in Bonelli. Ho lavorato su sceneggiatura di Paola Barbato, 96 pagine profondamente intimiste, disegnandola in 4 mesi e mezzo. Alla fine ero devastato, ma “davvero” migliorato!
Terminato il percorso sul fumetto ideato da Paola Barbato, vieni reclutato in Bonelli. Come è avvenuto l'ingresso nel team di Dragonero?
Il primo contatto è avvenuto via mail: Luca Enoch e Stefano Vietti mi scrissero dopo aver letto il quarto episodio di Legion 75 (Star Comics) disegnato da me, qualche mese prima; mi proposero di fare alcune test pages per una nuova serie fantasy che avrebbe dovuto essere pubblicata l’anno successivo. Erano i primi mesi del 2012, io ero a lavoro su Davvero, ma decisi lo stesso di trascorrere l’estate a disegnare gli studi del personaggio e le tavole di prova per Dragonero. Un paio di mesi dopo, ero nel team e al lavoro sulla mia prima storia per Sergio Bonelli Editore.Come si svolge il rapporto di collaborazione con lo scrittore per realizzare un albo? Come vi dividete i compiti, e come ti sei trovato a lavorare con Luca Enoch?
Lavorare con Enoch, fin dall’inizio, è stata un’esperienza ottima. Ha una scrittura “disegnata” benissimo!Essendo anche un disegnatore, il suo modo di scrivere permette di rappresentare graficamente le tavole con più facilità. Alle volte allega immagini di riferimento che aiutano creazione e inventiva di ambienti e personaggi.
Confrontando Davvero e Dragonero, le avventure incentrate sulle emozioni di Martina sembrano lontane anni luce dall'Eròndar di Ian Aranill: a cosa ritieni sia dovuta la forte evoluzione del tuo tratto (anche a livello tecnico)?
Ogni storia commissionatami richiedeva un tipo di disegno che si adattasse al racconto. Le illustrazioni realistiche, quasi cinematografiche, di Davvero non erano adatte all’universo erondariano per il quale sto prediligendo un segno pieno, molto dettagliato e “barocco”. I disegni sono realistici ma decorati in modo da funzionare per il genere fantasy. L’evoluzione, dopo quasi 200 tavole, era d’obbligo.In Davvero avevo un archivio di foto dei protagonisti e delle ambientazioni che dovevo utilizzare per rappresentare Milano e i personaggi (ispirati tutti a persone esistenti) nella maniera più realistica e emozionale che potessi.
Attualmente, uso qualsiasi mezzo a mia disposizione per lavorare: mi ispiro ad altri fumettisti per il tratto e lo storytelling, a volte uso statuette e action-figure per la tridimensionalità, spesso mimo allo specchio espressioni e movimenti. In più attingo a un massiccio archivio di immagini a tema medievale che Enoch e Vietti hanno preparato per i disegnatori della serie.
Qual è l’aspetto della tua professione di disegnatore che ti piace maggiormente?
Sapere che, terminato un disegno, dovrà essercene sempre uno nuovo da fare. Sotto l’aspetto tecnico dico l’inchiostrazione, il mio punto di forza.Pensi, un giorno, di poterti cimentare, come autore completo, in una storia tutta tua?
Verrà il momento, di questo sono sicuro, ma molto più in là nel tempo. Sono un disegnatore professionista ma un lettore molto meno allenato. Dovrò leggere tanto e per tanto tempo prima di poter provare a cimentarmi su un lavoro autoriale.Cosa c'è sul tuo comodino? Leggi fumetti attualmente?
Sul mio comodino, mentre leggete, ci sono in ordine sparso: un pacchetto di fazzoletti vuoto, una confezione di Augmentin come cura per la tonsillite, l’albo n.343 di Dylan Dog (Nel Fumo della Battaglia) e l’albo autoconclusivo Dogma di Editoriale Cosmo.Su quale testata italiana e/o straniera ti piacerebbe lavorare prima o poi?
Sarò sincero, immaginarmi tra 15 anni ancora in forze su Dragonero mi piacerebbe molto, avrei l’esperienza dei professionisti di oggi che hanno cominciato su DYD, Tex o Zagor quando io ero bambino.Mi piacerebbe però cimentarmi su un Dylan Dog Color Fest oppure disegnare una storia d’avventura o erotica per il mercato francese (Delcourt o Glénat).
Ultima domanda: cosa consiglieresti a un giovane che volesse intraprendere la carriera di fumettista?
Ringraziamo Walter per la disponibilità e gentilezza e vi diamo appuntamento al prossimo viaggio nel mondo delle nuvole parlanti.
A cura di Giuseppe "Giuppo" Lamola e Rolando Veloci