Intervista ad Alberto Casiraghi, editor di Pulcino Elefante

Creato il 06 luglio 2011 da Sulromanzo

Ho avuto la fortuna di conoscere, non personalmente, Alberto Casiraghi attraverso i suoi libri, editi dalla casa editrice di cui è il responsabile, Pulcino Elefante. Mi ha colpito la semplicità unita alla grande professionalità del suo lavoro e il fatto che ancora qualcuno si dedichi con passione all’editoria, nello specifico all’editoria rivolta al mondo della poesia, ricavandone successo e piacere personale. Ad Alberto Casiraghi, sperando un giorno di poter accettare il suo invito a godere di un piatto di legumi nella sua casa sul lago, al telefono gli ho rivolto alcune domande.
Da dove nasce l’idea di Pulcino Elefante?
Nasce sicuramente da un grande amore per la poesia e dal mondo caleidoscopico dell’arte, che proprio per la sua varietà offre diversi spunti e una certa libertà di scrittura. Si può dire che la mia sia stata una scommessa, fatta nell’ormai lontano 1982, ma che a distanza di tempo e alla quota di 8000 libri a oggi pubblicati, posso ben dire di aver vinto. Sono piccole scritture, impreziosite da illustrazioni, immagini grafiche e disegni, anche ritraenti piccole sculture, che talvolta omaggio agli autori sprovvisti di propri.
Nel mondo dell’editoria il suo lavoro viene molto apprezzato, rimane uno dei pochi se non l’unico a lavorare con i caratteri mobili. A cosa deve il soprannome di “editore panettiere” con cui è noto nel suo ambiente?
Il titolo di “editore panettiere” mi è stato dato dal più grande dei piccoli editori, il mio amico Vanni Scheiwiller. Attenzione, io ne vado molto fiero. Sarà dovuto al fatto che, come il panettiere, ogni giorno anch’io “sforno” il mio prodotto: un libro. Ricetta per la felicità. Non avrei mai immaginato che avrei potuto vivere la mia vita di arte e di poesia, che di norma non dà il pane, e poterne essere felice.
Qual è la sua ricetta per la felicità?
Di certo il fatto che non si vive di soldi. I soldi sono necessari ma l’energia che si ricava dalla creatività è più forte di quella che ci può venire dal denaro. 
Quale consiglio darebbe, a tutti noi, in questo momento di crisi?
La causa principale della crisi, per me, oggi è dovuta alla mancanza di idee. Quando manca il lavoro, come in questi tempi, il lavoro bisogna inventarselo, attingendo dalle proprie forze interiori, facendolo scaturire dalla creatività da cui possono nascere dei mestieri impensati. Mentre mi pare che tutti stiano lì ad aspettare un aiuto che venga da fuori. Altro danno dei nostri giorni è stato l’arricchimento degli anni precedenti che ha portato alla mancanza di solidarietà e all’impoverimento umano, prima che culturale. Quando ne ho l’occasione sposto sempre l’attenzione sui problemi attuali, come l’inquinamento ambientale. È possibile che nel torrente non ci siano più pesci? È chiaro che qualcosa non va!
Chi la conosce sa della sua amicizia con la poetessa Alda Merini, vuole consegnarci un’immagine di lei?
Con Alda ci vedevamo di solito il sabato, nella sua casa sui Navigli. Era una creatura straordinaria, prima ancora che una poetessa. Per me è stato un incontro molto speciale e ne ricorderò sempre la genialità.
Dottor Casiraghi, posso chiederle perché non usa la mail?
Non ne vedo l’utilità, pur non usandola sono comunque molto “ricercato”. La cosa mi è costata un rimprovero, durante una mia recente esposizione di libri a New York: ho risposto loro che in compenso so suonare il violino e me la sono cavata con una risata generale. Mi hanno perdonato.
A cosa sta lavorando attualmente?
Presso le librerie è già in vendita la mia ultima raccolta di aforismi che racconta un po’ la mia vita, dal titolo “Gli occhi non sanno tacere” per la casa editrice Interlinea di Novara con prefazione di Sebastiano Vassalli, recente ospite della manifestazione comasca “Il Parolario”.


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