Intervista ad Alessandro De Vivo e Ivano Di Natale

Creato il 08 maggio 2014 da Af68 @AntonioFalcone1

Qualche giorno fa sono stato contattato dai giovani registi Alessandro De Vivo e Ivano Di Natale, i quali hanno sottoposto alla mia attenzione la loro ultima realizzazione, il cortometraggio The Escape. Dopo averlo visionato ed apprezzato, la curiosità mi ha spinto a ricercare un loro precedente corto, The Story of a Mother, ed in seguito a coinvolgerli nell’intervista che potete leggere di seguito, così da poter conoscere la loro attività e condividere il tutto con voi lettori. Un click col mouse qui e sarete collegati con la pagina Facebook di The Escape.
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Ivano Di Natale e Alessandro De Vivo

Alessandro, Ivano, una presentazione per i lettori di Sunset Boulevard, la vostra “nascita” cinematografica, in particolare la scelta di orientarvi sin dal debutto (il thriller psicologico Il Momento Giusto) verso il cinema di genere come modalità espressiva, ritenuto dominio esclusivo della cinematografia americana, ma che in realtà, in un passato neanche tanto lontano, ha avuto solide basi anche nel nostro paese (penso in particolare a Mario Bava, di cui quest’anno ricorre il centenario della nascita, fonte d’ispirazione per molti registi d’oltreoceano).

“Abbiamo cominciato diversi anni fa proprio con Il Momento Giusto, il nostro primissimo cortometraggio… Non c’è un motivo particolare per cui abbiamo scelto il cinema di genere, è una cosa che ci è sempre venuta in maniera piuttosto naturale. Il cinema di genere in Italia è stato grandissimo, ma dobbiamo cercare di guardare avanti nella speranza di riaprire un ciclo, qualcuno ci ha provato e pensiamo con ottimi risultati”.

Parliamo ora dei cortometraggi da voi scritti e diretti, che ho avuto modo di visionare, The Story of a Mother, 2010, e il recente The Escape, entrambi selezionati in vari festival, nazionali ed internazionali.
Il primo, che ha vinto il premio come Best Short al Roma Fantafestival 2012 e il Silver Award al California Film Awards dello stesso anno, è un fantasy, con sfumature horror, basato su un racconto (1847) di Hans Christian Andersen.
L’ho trovato molto coinvolgente, vuoi per le modalità di ripresa (i primi piani dei protagonisti, l’interazione con l’ambiente circostante), vuoi per la felice resa visiva offerta dalla fotografia di Andrea Paola, idonee entrambe a creare una valida atmosfera, onirica e fiabesca. Mi ha colpito ancora di più il secondo, uno sci-fi piacevolmente suggestivo, mi verrebbe da dire “nolaniano” nei suoi incastri fra passato e futuro ben resi dal valido montaggio, supportato anche in tal caso da una fotografia piuttosto curata (Antonio De Rosa), oltre che da uno sviluppo narrativo capace di suscitare curiosità ed inquietudine sin dalla prima inquadratura.

“Grazie per le belle parole. The Story of a Mother è stato il nostro primo cortometraggio “serio”, una produzione più importante e sicuramente con più mezzi rispetto ai nostri precedenti lavori.
Come dici è tratto da una storia di Andersen che ci sembrava perfetta da “convertire” in cortometraggio. Abbiamo girato in una settimana, poi è seguita una lunga fase di post produzione (tutto il corto è stato girato di giorno, mentre la storia è ambientata di notte). E’ un cortometraggio che, guardandolo oggi, dopo quattro anni, presenta sicuramente molte ingenuità, ma è normale… In ogni caso con The Story of a Mother ci siamo tolti davvero moltissime soddisfazioni e abbiamo partecipato a moltissimi festival favolosi (come il New York City Horror Film Festival 2010 e il Newport Beach Film Festival 2011), vincendo anche qualche premio. Per quanto riguarda The Escape… Beh … Grazie per il “nolaniano” ma è veramente troppo! E’ un’idea che avevamo da anni ed è un progetto che volevamo assolutamente realizzare, ci siamo riusciti, dopo vari problemi produttivi, e abbiamo girato ad Apice in provincia di Benevento, un paese abbandonato a causa del terremoto … Ci serviva una location post apocalittica e trovarla è stata una delle cose più difficili. Anche The Escape è stato presentato a vari festival nazionali ed internazionali, speriamo che ce ne siano altri al più presto”.

Riallacciandomi alla prima domanda, in un lasso di tempo che ritengo possa circoscriversi fra l’inizio degli anni’60 e la fine degli ’80, vi era ancora spazio nel nostro paese per un cinema di genere felicemente vario ed intuitivo, genuinamente popolare, sorretto da inventiva e “sana” artigianalità, spinte spesso entrambe dalla penuria di mezzi, capace di conferire innovativa connotazione ai vari generi. Nei due cortometraggi citati, ho notato una particolare integrazione, piuttosto fluida, non invasiva, fra una location naturale e gli effetti propri della CGI, sempre funzionali alla narrazione. Potrebbe essere questa la chiave di volta per apportare inedita creatività, unite ovviamente, come nel vostro caso, ad un valido copione come punto di partenza, pur in presenza di scarsi slanci produttivi e distributivi?

Angela De Matteo, protagonista di “The Story of a Mother”

“Come abbiamo detto prima, è vero, il cinema di genere un tempo era una realtà forte in Italia… Poi ci siamo “persi”. Non è una questione di CGI, al giorno d’oggi per certi aspetti davvero non se ne può fare a meno e, ovvio, deve sempre essere funzionale alla narrazione e in ogni caso una buona sceneggiatura viene sempre prima di tutto. Il problema è che in Italia non ci sono più produttori disposti ad investire in un certo tipo di cinema, basta vedere quali sono i film italiani che escono nelle sale. Nel cinema indipendente ci sono tantissimi ragazzi di talento che propongono con coraggio i loro progetti, le cose cambieranno veramente quando sarà data più voce in capitolo a queste persone e quando i produttori si decideranno a puntare non solo sempre sulle stesse cose.
Perché, ad esempio, un Dylan Dog viene fatto negli USA? E’ assurdo”.

Tornando a The Escape, per quanto la storia in esso delineata, pur nella brevità propria di un corto, esprima una sua compiutezza stilistica e narrativa (la cui interpretazione è anche affidata a delle tavole disegnate che scorrono sui titoli di coda), resta la sensazione, almeno è quanto da me avvertito dopo la visione, che meriterebbe un ulteriore sviluppo, magari un lungometraggio. Che ne dite, potrebbe rientrare, e questo è un mio sincero augurio, fra i vostri prossimi progetti?

Massimo De Matteo, protagonista di “The Escape”

The Escape nasce proprio come idea per un lungo, infatti l’idea era proprio quella di creare, più che un corto vero e proprio, una sorta di trailer lungo, un concept che ci potesse aprire delle porte.
Basta vedere quello che è successo con R’ha, un cortometraggio che ha avuto più di due milioni di visualizzazioni online e da cui, probabilmente, ora verrà tratto un film.
In ogni caso non siamo certo i primi a tentare questa strada, partire dal’indipendente per arrivare a fare qualcosa di più grande, molti ci sono riusciti e speriamo di avere anche noi la nostra occasione un giorno. Per il momento continueremo a promuovere The Escape ai festival e online”.


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