Intervista ad Alessandro Noseda

Creato il 19 ottobre 2013 da Miriam Mastrovito @miriammas
Alessandro Noseda è nato a Como più o meno mezzo secolo fa, ma poi la vita l’ha portato in lungo ed in largo per “lo Stivale” facendogli conoscere persone, luoghi e storie che popolano i suoi racconti.
Ha cominciato a leggere e scrivere a sei anni (in prima elementare, come tutti) e da allora non ha più smesso (come molti). Ama la sua famiglia con l’onnipresente Pinscher, la lettura, la vela, la montagna, i viaggi e – soprattutto – frequentare i pochi buoni veri amici di sempre.
Ama pure i noir, specie se “latini” (Boccignone, Gatti, Gori, Izzo, Marino, Sacheri, Vichi). Alessandro ne parla così: “Nel quotidiano siamo costretti in schemi precostituiti, rigidi, ripetitivi, mentre quando ci si dedica a un noir si può dare sfogo a tutte le fantasie, anche a quelle inconfessabili. Unici limiti, il buon gusto e la qualità della scrittura.”
Benvenuto nel mio salottino letterario. Come di consueto, cominciamo con le presentazioni. Chi è e perché scrive Alessandro Noseda?
Grazie per l’ospitalità. È un piacere. E grazie per lo spazio che dai a me e ai “colleghi” esordienti nelle tue pagine. È davvero rara!  
«Scrivo per vivere, sgobbo per campare» ho letto da qualche parte. È un po’ quello che capita a me. Ho un lavoro che mi dà buone soddisfazioni, mi consente di mantenere decorosamente la famiglia, ma che – evidentemente - non mi gratifica in toto. Aggiungi a ciò che dormo poco…    
Quando e come ha avuto origine la tua passione per il noir?
In realtà, ora ti farò ridere, è iniziata con i «Gialli dei ragazzi» Mondadori. Te li ricordi? I Pimlico Boys?  Insomma, mi sono appassionato adolescente al genere poliziesco, poi alle storie di spionaggio, infine ai noir veri e propri, che mixano spesso - a mio avviso - il meglio del filone. 

La trilogia di Luca Mariani. Com’è nata l’idea?
In un periodo difficile della mia vita ho cominciato a soffrire d’insonnia. Per riempire le ore notturne  leggevo molto. Ad un certo punto ho sentito l’esigenza di scrivere una storia che non parlasse del classico investigatore dedito a Bacco, tabacco e Venere, con un brutto divorzio alle spalle e tanti scheletri nell’armadio.  Luca è una persona normale, che ha scelto di servire lo Stato perché ci crede davvero. Un idealista? Un sognatore? Un illuso? Sicuro. Ma ce ne fossero di persone reali come lui!

Ti sei ispirato a qualche persona reale per la caratterizzazione del tuo protagonista o è solo un parto della tua fantasia?
Sì e no. Mi spiego meglio. Tutti i personaggi che racconto nascono dalla vita quotidiana. Sono un buon osservatore. Prendo ciò che mi colpisce e lo metto insieme, esattamente come in cucina,  sperando che il risultato finale sia meglio dei singoli ingredienti. 


La storia si svolge essenzialmente a Napoli. Quale il tuo legame con questa città? Ne hai una conoscenza diretta o hai dovuto documentarti diversamente per rendere tanto credibile l’ambientazione?
Sono stato a Napoli per lavoro ed ho scoperto un luogo di cui non ci si può non innamorare. Non è solo la bellezza di panorami, strade, vicoli, monumenti, è il clima che si respira. Credo che sia una di quelle città difficili da raccontare, per sapori, profumi, sensazioni. I napoletani, poi, sono fantastici: calorosi, aperti, ospitali e sempre con la battuta pronta. 

Quali sono state le maggiori difficoltà incontrate nella stesura della romanzo?
Non sono un professionista, come sai, ma un appassionato autodidatta e non “domino la tecnica”. Magari hai l’idea, i personaggi, la storia, ma se non hai “mestiere” è difficile trasformare un bozzetto in un quadro. Non è stato semplice tradurre nero su bianco le idee che si affastellavano in testa e ancor di più procedere alla revisione, seguendo le indicazioni dell’Editor. Come in ogni lavoro, anche qui non ci si improvvisa. Più facile a dirsi che a farsi. 

Come anticipato nello stesso titolo, questo è il primo capitolo di una trilogia che ruota intorno al personaggio di  Luca Mariani. Puoi già anticiparci qualcosa sui capitoli successivi?
Volentieri! Nel secondo capitolo Luca è comandato a Trieste, altra città affascinante con la sua aria mittel-europea, dove collabora alle indagini coordinate dalla P.M. Giulia Martini. Tutto parte da un’inspiegabile moria di pesci presa sottogamba dal Procuratore Capo della Repubblica, un retrogrado borioso maschilista che affida il caso alla sostituto considerandolo routinario. Invece…
Nel terzo, Giulia e Luca, nonostante gli ammonimenti trasversali che ricevono, continuano a scoperchiare pentole bollenti. Ci credono e vanno fino in fondo. Qui mi sono ispirato ad un uomo che ho sempre ammirato, Paolo Borsellino. “Chi non ha paura muore una volta sola.”     
A chi e perché consiglieresti la lettura del tuo libro?
A chi apprezza i romanzi brevi e predilige la sostanza alla forma. La mia scrittura è asciutta, diretta, forse un po’ pulp. Non ci giro intorno, non uso due frasi per dire ciò che sta in una. Per trascorrere qualche ora con la testa lontano dal quotidiano condividendo emozioni, atmosfere, stati d’animo e, perché no, alcuni spunti di riflessione.


Cosa puoi raccontarci a proposito della tua esperienza editoriale? Hai scelto intenzionalmente di pubblicare nel solo formato Ebook o hai semplicemente colto un’opportunità che ti si è presentata?

Da noi si legge pochissimo. Con una battuta, sono più gli scrittori dei lettori! Io, come molti, scrivo per soddisfare una mia personale esigenza. Poi ho raccolto la sfida di chi mi ha letto e mi ha detto: “Perché non lo pubblichi?”. Neppure fosse facile trovare un Editore disposto a rischiare su un perfetto sconosciuto! Devo tutto a Omar Gatti, curatore del blog “Noir Italiano”, che mi ha presentato a La Ponga Edizioni. L’Editore, molto seriamente, ha letto il romanzo, gli è piaciuto ed ha deciso di pubblicarlo, senza chiedermi un centesimo. Al suo buon cuore, se lo vorrà e se ci sarà un certo riscontro di pubblico, pubblicare anche l’edizione cartacea. (Potevo tirarmela e dire che era una scelta ecologista?)  

Che tipo di lettore sei? Ci sono degli autoriai quali ti ispiri o che rappresentano per te un modello di riferimento?

Sono onnivoro, leggo di tutto. Di solito sono libri consigliati da amici di cui mi fido. Il passaparola funziona eccome! Mi piacciono ancor di più i libri in cui il precedente lettore ha sottolineato un passo, una frase, una parola. Chissà cosa l'ha colpito/a in questo punto… È un confronto a distanza, anche perché spesso non sai chi sia l’autore di quel tratto a matita.  Modelli? Ne ho tanti. Amo i latini e in particolare Bianchi, Boccignone, Carofiglio, Gatti, Gori, Izzo (cui la Trilogia fa evidente omaggio), Marino, Nicolini, Pasini, Sacheri, Sciascia, Tevini, Vichi… in stretto ordine alfabetico per non far torto a nessuno!  

Escludendo la trilogia, hai altri progetti letterari in cantiere?
Ho scritto altri due romanzi, cambiando genere (nel senso che le protagoniste sono donne! Ho provato a mettermi nei panni di due giovani investigatrici): “Lo stilista”, noir ambientato a Torino e “La verità vera”, che è più un legal thriller, a Firenze. Usciranno sempre per La Ponga Edizioni, penso la prossima primavera.
E per saperne di più...
Leggi la mia recensione de
La trilogia di Luca Mariani. Parte 1

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