Note biografiche dell'autrice
Ciao Alexia, dopo la pubblicazione di Minonè uscito il tuo nuovo romanzo Io vedo dentro te, per Ciesse Edizioni. Com'è nata l'idea?L’idea del personaggio, e del riscatto che una condanna può provocare, risiede nel mio passato. Ho avuto la fortuna di avere un nonno meraviglioso, colpito da una malattia che appare agli occhi di chi non la conosce un fastidio superfluo. Ma io vedevo mio nonno soffrire in silenzio e cercare sempre il lato positivo della situazione. Ho visto persone e bambini colpiti dalla psoriasi in modo devastante e mi sono detta che una malattia dovrebbe portare con sé un dono. Da qui sono nati gli Xerosi. Il dono scelto però comportava doversi confrontare con la sociologia e la filosofia, interfacciarsi con il sistema giudiziario e le scelte che il sistema deve prendere sui rei. Scelte che comportano sempre un lato oscuro; perché se un condannato non confessa apertamente, le prove non potranno mai svelare tutta la verità, né cosa ha indotto un uomo a compiere determinati gesti. Non è stato facile, durante la stesura di questo romanzo, restare in disparte e valutare con gli occhi di un adolescente. Di me ci sono briciole, ma ho cercato di ampliare la prospettiva per permettere al lettore di farsi una sua idea personale e non imporre il mio pensiero.
Questa volta il protagonista è un adolescente. In cosa si distingue dai tuoi personaggi precedenti?Chris non è un eroe. O perlomeno non sa di esserlo. Ha molti difetti, tra cui l’incertezza e il dubbio, che però lo aiutano a osservare il mondo con diffidenza, riuscendo così a essere abbastanza obbiettivo.
In che modo dai vita ai tuoi personaggi?Prendono vita da soli, prendono forma nella mia testa, li vedo e li descrivo, senza calcare la mano perché non sopporto le letture che tolgono tutta la fantasia.
Cosa rappresenta per te la scrittura?È comunicazione, sono tracce indelebili nella vita. Da bambina venni premiata in classe per un tema e poi sgridata in famiglia. Avevo parlato di quanto soffrissi per la separazione e la cosa non piacque affatto. Da quel giorno mi bloccai, puntando sulla matematica. Per fortuna i “film” nella mia testa continuarono, fino a quando decisi (spinta dal marito) di metterli su carta. Sono più di dieci anni che scrivo ogni giorno, non posso più farne a meno.
Oltre a scrivere romanzi e racconti dai toni sci-fi sei anche editor e direttrice del webmagazine Fantasy Planet. Come riesci a coniugare tutte queste cose?La passione. Il poco tempo che ho lo sfrutto appieno. Coordino e programmo ogni cosa, non resto mai indietro. Gestisco le priorità. Con Fantasy Planet poi mi sono circondata di persone validissime, è grazie a loro che la rivista ha acquisito smalto.
Come nascono i tuoi personaggi? A chi o a cosa ti ispiri?Mi ispiro alla gente comune, ma per le fattezze non ho mai preso ispirazione da chi mi circonda. Attingo dalle emozioni, di solito nei miei personaggi do più spazio a cosa provano, e non a come sono. Credo che chiunque nasconda un dramma o delle doti nascoste. Il personaggio nasce dalla situazione, si plasma in base all’ambiente in cui vive. Agisce secondo la sua natura e seguendo la logica.
Quali sono gli autori che preferisci della letteratura italiana e straniera?Mi piace Camilleri, Manfredi, Vergnani, Evangelisti, ma se la cover mi attira, e la sinossi mi intriga, non leggo il nome. Adoro i romanzi storici, i Thriller e i fanta-thriller. Degli stranieri ho letto di tutto e di più, dalla Cornwell a Grisham. Mi piace molto Frank Schätzing, ma consiglio Ursula Le Guin e Fredric Brown, due pietre miliari. La lista però sarebbe lunghissima.
Un consiglio agli autori emergenti?Leggete!Consiglio di avere pazienza, perseveranza e tanta umiltà. Siamo tutti vittime dell’ego che si gonfia quando mettiamo la parola fine a un romanzo o un racconto e non ci rendiamo conto che quello è solo l’inizio. Dopo la fine della prima stesura inizia il vero lavoro dello scrittore. Ci vuole cura e dedizione. Non bisogna partire dalla convinzione che bisogna scrivere ciò che si vuole per non snaturarsi, perché se vuoi che gli altri ti leggano devi sforzarti di essere comprensibile e arrivare. Avere la supponenza che debbano essere i lettori a comprendere il tuo stile o le tue idiosincrasie è deleterio e inconcludente. Non devi mostrare al lettore quanto sei bravo a scrivere, ma devi farlo sognare(anche terrorizzarlo va bene) attraverso il tuo testo. Per comprendere quanto si possa sbagliare consiglio di mettere da parte la propria opera e scrivere altro, fare “ginnastica” con i racconti, e poi andare a rileggersi dopo un paio di mesi. Ci si renderà conto di quanto si è stati criptici e complicati. Confrontarsi con i propri errori e accettare le critiche è l’unico modo per migliorare.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?Sono alle prese con la stesura di due horror con Daniela Barisone e sono a metà di un romanzo distopico dalle venature molto dark. Ho tre antologie, in veste di curatore, che stanno per uscire.
(Intervista a cura di Maila Daniela Tritto)