Da tempo l’editore Adelphi sta pubblicando l’opera di Giorgio Manganelli. È entusiasmante scoprire veri e propri tesori letterari che danno la misura di quello che è stato il Manganelli autore. Di quanto è stata debitrice la nostra cultura nei confronti del “Manga”?
Penso che la cultura, e non solo la cultura italiana, sia fortemente debitrice nei confronti del “Manga”. Debitrice di un nuovo modo di fare “letteratura”, inventando linguaggi e rendendo visibile e concreto ciò che “non esiste”.
La capacità di Manganelli di trasformare il pensiero in realtà e la realtà in pensiero è certamente unica e inimitabile
Nella sua attività di autore, Manganelli considerava predominante il ruolo di narratore o quello di saggista? Oppure i due ruoli si confondevano?
Manganelli non è mai stato un “narratore” nel senso che normalmente si dà a questa parola, come, allo stesso modo, non è mai stato “saggista” nel senso tradizionale del termine. Le sue opere “narrative” sono saggi e i suoi “saggi”, sono delle vere e proprie opere narrative. I due ruoli si confondono? Forse, semplicemente, Manganelli ha creato, come è suo costume, un ruolo assolutamente inedito. Peccato che si sia dimenticato di inventarne anche la definizione o, quanto meno, il nome.
Quali sono stati i rapporti di Manganelli con il mondo editoriale e con il mondo del giornalismo?
I rapporti fra Manganelli e il mondo editoriale sono stati strettissimi, anche se al momento praticamente sconosciuti. E' intenzione della casa editrice Adelphi di proporre un testo che investighi finalmente i rapporti fra Manganelli e l’editoria e l’importanza che Manganelli ha avuto nel panorama editoriale italiano. La mole del materiale raccolto fino ad ora è assolutamente impressionante. Con il giornalismo Manganelli ebbe sempre un rapporto da par suo, un rapporto da “fuori dal coro”. Amava il giornalismo solo ed esclusivamente perché gli permetteva di fare quello che amava di più: scrivere senza regole e condizionamenti. Nel momento in cui questi presupposti cadevano, cambiava testata.
Giorgio Manganelli ha assunto posizioni autonome e affascinanti per quanto riguarda la critica letteraria (penso a Il rumore sottile della prosa o a La letteratura come menzogna). Che cosa rappresentava per lui la letteratura? Quanto spazio occupava nella sua vita?
La letteratura occupava, nella vita di Manganelli, una posizione di primissimo piano. Di difesa verso un mondo, quello delle emozioni, che lo turbava profondamente. Avrebbe potuto vivere senza rapporti umani, mai senza letteratura. C’è una foto di Manganelli, bellissima ed estremamente significativa: Manganelli ha circa tre anni, seduto su di un muretto, vestito da femminuccia (la madre si intestardì a vestirlo così fino a circa 6 anni, e Manganelli non è mai stato un “bel” bambino), ma con in mano quello che lui chiamava “la mia muraglia cinese”, un libro, la sua difesa contro il mondo.
Quali sono stati gli autori che considerava importanti per la sua formazione? Quali, invece, quelli che seguiva tra i suoi contemporanei?
Gli autori fondamentali per la sua formazione sono stati, da una parte, gli autori inglesi, dall’altra gli autori italiani del ‘600. Da Yeats a Daniello Bartoli. Come si vede Manganelli non si smentisce mai... Fra i suoi contemporanei... era tanto intellettualmente onesto da amare opere ben riuscite di autori che non gli piacevano e da bacchettare opere non riuscite di autori che adorava. Forse è proprio questa onestà che ora manca nella cultura italiana. Il valore della cultura al di là e al di sopra di tutti gli altri valori, amicizia compresa.
Lei è la creatrice e curatrice del “centro studi Giorgio Manganelli” (http://manganelli.altervista.org). Ce ne vuole parlare?
Purtroppo qui cominciano “le dolenti note”. Il centro studi Giorgio Manganelli, nato per far conoscere l’opera di questo grande, permettere agli studiosi e agli studenti di fruire di inediti, carte private, appunti e altre amenità, oltre a permettere a chi ancora non lo conosceva, di entrare in contatto con lui e con la sua “scrittura” anche attraverso eventi che possono sembrare opinabili, fino ad ora è stato portato avanti con le mie sole forze, anche economiche. Ora le forze, anche per motivi familiari, si sono ridotte all’osso. Non vorrei veramente essere costretta a lasciar perdere. So bene che la nostra mentalità ci porta a pensare: “Deve pensarci il pubblico”, ma noi ben sappiamo che il pubblico è in altre faccende affaccendato, e quindi, forse varrebbe la pena che il privato si mettesse in gioco personalmente. Allego un appello (*) uscito su vari blog circa un anno fa. Un silenzio assordante come risposta, hanno risposto in 6. Che Manganelli fosse veramente un sognatore?
(*) Cari amici
Nell'anno appena trascorso, il 2010, cadeva l’anniversario dei vent’anni dalla morte di Giorgio Manganelli, scrittore, giornalista e quant’altro, nonché mio padre.
Ma essendo mio padre un personaggio fuori dalle regole possiamo autonomamente decidere che l'anniversario va dal 28 maggio 2010, data della morte, al 28 maggio 2011, oppure, meglio ancora, possiamo decretare che Manganelli non ha bisogno di una ricorrenza per essere
s-commemorato.
Quindi mi piacerebbe organizzare degli eventi vuoi per ricordarlo, vuoi per farlo conoscere a chi ancora non lo conosce. Il mio sogno è sempre stato quello di “snicchiarlo” (chissà se questa espressione gli sarebbe piaciuta), cioè di toglierlo da quella “nicchia” in cui è stato messo sia per la sua obiettiva difficoltà, sia per la sua indubbia “scomodità”.
Alcuni eventi hanno già visto la luce. A Roma, il 5 Maggio 2010, presso la Casa delle Letterature in Piazza dell’Orologio, è stato inaugurato il Secondo Cantiere Manganelli, che comprendeva un mostra di disegni ispirati a “Centuria”, varie presentazioni di libri in uscita, un dibattito, e un documentario assolutamente inedito.
A Milano, il 9 Maggio sempre del 2010, presso l’Istituto ciechi di Via Vivaio, è stata messa in scena, naturalmente nel Teatro rigorosamente al buio, l’ “Intervista a Dio”, e credetemi, un teatro “di parola” come quello di mio padre raggiunge, in un simile ambiente, una suggestione assolutamente irripetibile.
L'11 novembre a Pavia, il Centro Manoscritti e l'Università gli hanno dedicato una giornata di studi con l'intervento di studiosi, appassionati e quant'altro. Il primo numero di “Autografo” di prossima uscita sarà dedicato agli atti di questo convegno.
Il 15 Novembre 2010 una serata conviviale all'hotel Ala d'Oro di Lugo di Romagna, ha “festeggiato” il compleanno del Manga.
Il 2 Dicembre 2010, a Milano, città dove mio padre è nato e che sembra averlo dimenticato, è stata aperta una mostra fotografica che ripercorre la vita di mio padre attraverso immagini originali dell'epoca (e che ora desidererei far girare).
Altri eventi sono in fieri, ci sto lavorando, credetemi con difficoltà difficilmente immaginabili. A molti ho dovuto rinunciare per mancanza di fondi.
Il sito (www.manganelli.altervista.org) è in stato messo in linea e comprende tutte le informazioni, in tempo reale, utili e indispensabili per gli estimatori di mio padre, che sono molto più di quelli che credevo.
Il 17 febbraio 2011 alla Biblioteca Classense di Ravenna verrà inaugurata la mostra dei disegni per “Centuria” di Paolo della Bella e una esposizione di tutte le prime edizioni dei libri di mio padre e di tutti, o a quasi, il libri di mio padre tradotti in lingua straniera.
Vi chiederete, allora, il perché di questa mia lettera, solo per informarvi di tutti questi eventi?… Purtroppo no.
Tutto questo sarà il canto del cigno del centro studi che da tempo cerco di mettere in piedi.
Chi ha già avuto modo di contattarmi sa bene che non mi sono mai tirata indietro, mi ha trovata sempre disponibile a rispondere alle più svariate domande, a fare e inviare fotocopie, copie di cd e dvd, a reperire e inviare copie di libri ormai esauriti da tempo e quant’altro fosse utile e necessario…
Tutto questo a opera di un Centro studi che non è mai nato. Mi sovviene un aforisma di mio padre che forse non ho mai capito bene come ora: “E’ incredibile il numero di cose che ha fatto gente che non è mai nata!”. Ovviamente il Centro Studi non è mai nato, ma io sì, e di tutto mi sono fatta carico in prima persona. E, credetemi, vorrei continuare a farlo.
Ma… la gestione economica è divenuta insostenibile… e la cultura, oggi come oggi non è certo sostenuta dal pubblico, anzi… come mi disse una volta mio padre, tra il serio e il faceto: “Vuoi fare cultura?… bene, fai pure, ma ricordati che sarai punita”.
Bene, la mia punizione sarebbe abbandonare questa mia creatura, lasciar perdere, smettere di studiare le carte di mio padre, di cercare, negli archivi più disparati, cenni del suo passaggio. Smettere di dare tutto il sostegno possibile, e anche quello impossibile, a giovani che su mio padre volessero laurearsi, e sono molti di più di quanti si creda, o solamente avere notizie, parlarne, confrontarsi… Smettere di cercare nelle varie emeroteche, redazioni di giornali e quant’altro per reperire articoli e scritti, a volte fondamentali, di mio padre, che altrimenti cadrebbero nell’oblio. Smettere di cercare, acquistare e sbobinare cassette (che credetemi, hanno un prezzo proibitivo) della Rai che contengono interventi di mio padre, interventi di cui non esistono dattiloscritti. Molti degli ultimi libri pubblicati di mio padre sono nati così. Tutte cose che hanno un costo, che comportano, oltre al tempo e alla passione, (e… il tempo si trova e la passione non manca), anche delle spese vive: posta, viaggi, telefono, e altro che non sto a elencarvi, che io, da sola, non sono in grado più di sostenere.
Non cerco donazioni, né grandi cifre, lungi da me l’idea, come qualcuno ha insinuato, che io voglia speculare sul nome di mio padre, ma solo che gli amici, gli estimatori di mio padre, secondo le loro possibilità, partecipino a questo lavoro, che, ne sono convinta, sarà poi una ricchezza, culturale e di vita, per tutti.
So perfettamente che la maggior parte di voi è formata da giovani e da studenti, ma il mare è fatto di piccole gocce. Se chi vuole, senza nessun impegno né obbligo, partecipasse, secondo le sue possibilità, forse potremmo, tutti insieme, far sì che questo sogno non restasse un sogno, ma diventasse una realtà, potremmo fare in modo che questo visionario autore, di cui molti di noi sentono la mancanza, rimanesse vivo e vitale. Sapeste quante volte, di fronte ad accadimenti attuali, mi sono chiesta: “Chissà cosa avrebbe detto”, per poi scoprire che, magari trenta anni prima, lui “l’aveva già detto”.
Quindi, per concludere, quello che chiedo è che gli amici, secondo le loro possibilità, partecipino, anche economicamente, alla nascita di questo centro studi che sarà poi a disposizione di tutti.
Rimane inteso che sarà tutto documentato e che i soci “benemeriti” di ora godranno poi di facilitazioni e benefici. Uno dei miei “sogni” è quello di un raduno di manganelliani, dove poter parlare, confrontarsi, visionare testi introvabili o addirittura inediti, vedere filmati, che sono una vera rarità (forse nemmeno la Rai si ricorda di averli fatti) ascoltare registrazioni e quant’altro ci venisse in mente.
Se tutto questo vi piace e vi interessa, se pensate che ne valga la pena e che sia un peccato che il lavoro svolto finora vada perso, fatevi sentire e ripartiremo.
A presto, spero.
Lietta Manganelli. 349 7789466
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