Intervista ad Andrea Bouchard

Da Infanziadelbambino

La seconda intervista l’ho fatta ad Andrea Bouchard, finalista al premio Bancarellino con Magica Amicizia.
Lo incontro in un bar di Piazza della Repubblica, lui è seduto ad un tavolino e sta aspettadno che inizi la giornata…

Mi avvicino, mi presento, lui si alza e mi ritrovo davanti un uomo alto, di bell’aspetto, ma che incute un po’ di timore, ok niente panico mi dico, ma sono già agitata.
Gli spiego chi sono e gli dico che vorrei fargli una piccola intervista per il mio sito, lui sorride e io un po’ mi tranquillizzo, ha un sorriso rassicurante. Vicino a lui c’è Federica che cura le pr per Andrea Bouchard e che mi chiede se mando anche a lei una copia dell’articolo. Non ci sono problemi rispondo, ok allora cominciamo.

D: Come cambia il modo di scrivere quando il pubblico di riferimento è composto da giovani adulti? E quali sono, secondo lei, gli ingredienti fondamentali per catturare la loro attenzione?
R: Salani editrice, non mette l’età sui libri, per non schematizzare troppo, perché sarebbe sbagliato.
Io non mi prefiggo un’età, scrivere è comunicare è pura espressività e sarebbe riduttivo schematizzare. I bambini vanno rispettati nella loro fragilità, vanno rassicurati. Leggere di nazismo e campi di concentramento alle elementari mi fa arrabbiare perché i bambini non sanno maneggiare quel problema, è un tema troppo forte.
Per gli adolescenti è diverso, hanno la capacità e la voglia di scoprire il mondo. Il linguaggio deva essere adattato al lettore. Si può parlare di problemi complessi con un linguaggio semplice
Chi scrive deve immaginare il loro mondo.
Non mi piace della nostra società che siamo a compartimenti stagni, i bambini con i bambini, gli adulti con gli adulti e gli anziani con gli anziani. Ho visto all’estero mamme e figlie andare a ballare insieme, qui non succede.
Manca nella nostra società la capacità di essere adulti e adolescenti. Gli adulti non sono capaci di essere adolescenti
.

Seconda domanda: La trama del romanzo, pare avere dei tratti piuttosto forti. Come hai conciliato questo aspetto con l’età dei tuoi lettori?
La risposta arriva subito: Il libro è per giovani adolescenti tra i 9 e i 12 anni, tratta temi forti, affronta temi sociali (lo sfruttamento) però è giocoso, è ironico. Parla di una società che ha perso il valore delle cose.
Descrive anche un archetipo di società legata alla natura. Con un linguaggio leggero porpone un’idea che sarebbe necessario ristabilire, come un rinnovato amore per la Terra
.

Terza domanda: Si ha la tendenza a pensare che i giovani di oggi leggano poco e che siano molto più attratti da altre forme di comunicazione. Forse è solo un luogo comune, cosa ne pensa?
Secondo me è vero che leggono poco, però dopo il fenomeno Harry Potter il settore è cresciuto ed è quello che ha sentito meno la crisi.
Ho notato che dove le scuole fanno un buon lavoro i bambini leggono. I libri non sono noiosi se il lavoro alle spalle è fatto con cura e con cognizione di causa
.

Ultima domanda, Cosa spera di aver trasmesso a chi ha letto il suo libro?
Non mi sono posto degli obiettivi, secondo me un artista non se ne deve porre. Ci vuole equilibrio. A me non piacciono i libri con piccole morali, Pinocchio non mi paice. L’arte non deve avere un fine pedagogico.
Voglio trasmettere le cose non in modo moralistico, vorrei aprire strade nuove, allargare la mente e il cuore
.

E mentre dice questa ultima frase vedo i suoi occhi che si illuminano, è una frase che ha molta importanza per lui e la trasmette facendomi sentire questa importanza che mi colpisce tanto che senza pensare ribatto “Bella questa frase!” e la sottolineo 2 volte sul foglio che ho davanti.

Questa l’intervista ad Andrea Bouchard. Ma lui chi è?
Bouchard è cresciuto a Milano, in periferia. Oggi vive a Roma e prima di fare il maestro elementare ha fatto tantissimi lavori. Il cameriere, il baby sitter, il moto taxi, il correttore di bozze, il clown, il musicista di strada e il trampoliere.

Sulla sua pagina web ho trovato questa frase molto simpatica, sul mestriere del trampoliere, che riporto

Quando lo dico ai bambini mi guardano le caviglie per vedere se ho i trampoli addosso perché sono alto quasi due metri.
 
Da qui anche la mia agitazione.
Ok sto per andarmene perché arrivano delle ragazze a chiedere l’autografo, lui le guarda e dice “due minuti!” Loro aspettano, e io vedo che la loro vitalità coinvolge anche lui, gli mettono allegria. Io lo saluto e così lui si dedica agli autografi. Chiedo a Federica che è stata tutto il tempo con noi se può farmi una foto con Andrea mentre firma gli autografi. Sono contagiata dalla sua allegria e nella foto si vede.

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