Ho avuto il piacere di intervistare Antonio Lanzetta, scrittore che ha iniziato la sua carriera con la pubblicazione di “Ulthemar. La forgia della vita”, edito da GDS Editrice nel 2012. “Warrior. La vendetta del Guerriero” è il suo secondo romanzo, edito dalla casa editrice La Corte Editore nel 2014, all’interno della collana Labyrinth. Ho recensito questo volume circa quaranta giorni fa, definendolo un fantasy d’avventura che riesce a descrivere un mondo immaginario in cui sono presenti tecnologie avanzate. Qui trovate il link alla recensione: LINK
Parlaci dei tuoi interessi. Di norma, quanto tempo dedichi giornalmente alla scrittura? Qual è la tua giornata tipo?
Grazie per l’ospitalità! La scrittura è un processo creativo molto intimo. Il romanzo non è solo il prodotto finale dei sacrifici fatti, delle ore passate davanti al monitor mentre il mondo fuori dalla tua finestra va avanti, ma è anche un “prolungamento” di se stessi: sfogliare un libro è come leggere il diario dell’autore, ci sono sprazzi della personalità sparsi nelle pagine, pezzi dello stesso puzzle. Io cerco di coinvolgere le mie passioni nella scrittura, di utilizzarle come punti di forza, strumenti per stupire il lettore e incollarlo alla mia storia. Nella vita reale sono impiegato, dalle 8:00 alle 17:00, dal Lunedì al Venerdì, timbro il cartellino e siedo in giacca e cravatta, assorbito da scartoffie, clienti e problemi. La scrittura richiede tempo e passione, Moravia a tal proposito sosteneva che fosse necessario scrivere almeno tre ore al giorno. Non sempre ci riesco, ma quando lavoro a un romanzo e sono preso dalla storia, cerco di darmi costanza ed essere assorbito dalla trama. Solitamente scrivo nei weekend per poi revisionare durante la settimana, qualche ora prima del relax. Sono una persona normale, con tanti interessi che prova a far coesistere tra loro.
2. Mi piacerebbe che ci parlassi di com’è nata la tua passione per la scrittura e per il genere fantasy. Qual è stato il primo libro di genere fantasy che hai letto?
Terry Brooks ha segnato i miei gusti letterari, ho scoperto i suoi romanzi quando avevo dieci anni e per me resta il maestro indiscusso del fantasy commerciale: ha preso l’eredità di Tolkien e ne ha creato una saga che ha sicuramente molti difetti, ma anche il pregio d’aver tracciato i profili di personaggi indimenticabili. Terry Brooks però non è il solo. A differenza di molti miei colleghi autori che vivono in grandi città, non ho avuto la fortuna di frequentare caffè letterari o scuole di scrittura, eppure non mi sento inferiore a loro. Perché? Ho avuto i migliori maestri al mondo: Brooks, Heinlein, Gene Wolfe, Moorcock, George R.R. Martin e molti altri. Ho studiato i loro romanzi, li ho divorati, cercando di capire i meccanismi della loro scrittura, d’assorbire i contenuti di lezioni invisibili. Leggere tanto, leggere sempre: questo forse è il segreto per crescere e sperare un giorno d’essere considerato un bravo autore di genere.
3. Vorrei che ci parlassi di “Ulthemar. La forgia della Vita”, il tuo primo romanzo fantasy (edito nel 2012 da GDS edizioni) che ha anche vinto il concorso letterario “Nuove Chimere”. Come descriveresti brevemente la trama a una persona che non ha mai letto la quarta di copertina di Ulthemar?
Ulthemar è un fantasy con influenze sci-fi: ho preso gli elementi che contraddistinguono un mondo classico tolkeniano, con le sue razze e la sua morfologia, e vi ho applicato una variante fantascientifica. Spesso nella letteratura di genere siamo stati abituati alla lotta contro un “Signore Oscuro” che vuole dominare il mondo a casa di un’inesauribile sete di potere. Cosa può succedere se invece il nemico non è uno di noi, se non è un mago corrotto da un potere arcano o un tiranno sanguinario che gioisce a far impalare i contadini? Non voglio togliervi il gusto di “leggermi” ma in Ulthemar i personaggi dovranno confrontarsi con la certezza di non essere soli nell’universo.
Con la pubblicazione di Warrior, senti di essere migliorato e di aver cambiato qualcosa nel tuo modo di narrare rispetto alle opere passate? Quanto sono diversi i personaggi di Ulthemar e di Warrior?
Ulthemar è stato il mio primo e vero esperimento di scrittura “seria”: come tutti gli esordi ha sicuramente i suoi limiti, per certi aspetti può sembrare acerbo, per altri invece fa intravedere alcuni aspetti del mio stile, della mia creatività. Dai tempi di Ulthemar è cambiato tanto: ho plasmato il mio stile, ho capito che cosa volevo dire e come volevo farlo. Ho lavorato molto su me stesso, cercando di crescere, di tendere al massimo. Scrivere è come praticare uno sport agonistico: insegui un record, ti alleni ogni giorno sperando di rubare un secondo al cronometro. Non lo dici apertamente, ma sei ambizioso e le ambizioni non si limitano alla mera pubblicazione, ma al fatto d’emozionare i lettori, di lasciare loro qualcosa su cui riflettere una volta che avranno letto il tuo epilogo.
5. Darius è il personaggio principale di Warrior, un lanciere che ha perso l’amore e tutte le speranze durante la guerra contro l’Impero dell’Aquila. A chi ti sei ispirato per delineare il carattere di un personaggio tanto tormentato? Normalmente ti ispiri a qualcuno in particolare – ad esempio a un attore o alle persone che ti circondano – quando devi inventare i personaggi delle tue storie?
Una piccola curiosità sorge spontanea; pensi di somigliare caratterialmente a Darius o a qualche altro dei tuoi personaggi?
Ah! No, non credo d’assomigliare a nessuno dei miei personaggi. Sono forse prolungamenti del mio inconscio, frammenti del mio essere, ma non vedo me quando penso a loro. In realtà quando scrivi, ti senti vicino ai tuoi attori. Per tutta la durata della stesura non fai altro che sentire un legame, una sorta di connessione. Sembrerà assurdo, ma io mi sono avvicinato così tanto a loro da considerarli miei amici. Tutti, anche i cattivi.
6. Warrior non è un romanzo fantascientifico, tuttavia in alcune parti della storia è possibile leggere di come i protagonisti siano a conoscenza di macchine e attrezzi tecnologici quasi “futuristici”; è chiaro che il lettore non si trova di fronte al solito romanzo fantasy ambientato in un mondo parallelo che ci riporta ad un’atmosfera medioevale.
Per quale ragione hai voluto mescolare la fantascienza a quella che si era partita come una storia fantasy d’avventura? Hai mai scritto una storia fantascientifica?
Volevo scrivere un romanzo che parlasse del futuro. Ci sono domande che purtroppo non hanno risposta, un esempio? Cosa accadrà domani? L’immaginazione è un’arma, permette di trovare risposte, di modificare le variabili senza perdere contatto con la coerenza. Nessuno sa cosa può succedere sulla Terra tra qualche secolo, eppure può essere interessante provare a spiegarlo. Ipotizzare così che i continenti, così come noi li conosciamo, siano mutati. Pensare che la stessa umanità si sia evoluta e che dalle ceneri della nostra civiltà sia nato qualcosa di diverso. Il tempo è bastardo: cambia le persone, ma cancella anche i ricordi e ai quesiti che già avevamo se ne aggiungono degli altri.
A quale delle due parti fai più affidamento, in quanto scrittore e lettore? Credi che il fantasy possa continuare a essere uno dei generi più apprezzati e letti in libreria anche in futuro?
Io credo che gli autori debbano pensare a scrivere e basta, senza preoccuparsi del mercato. Scrivere le storie che uno sente nel cuore e che ha voglia di condividere. La strada per la pubblicazione è tremendamente lunga. Se il tuo romanzo esce in libreria, non è poi detto che questo sia letto o distribuito in modo tale da raggiungere potenziali lettori che non ti conoscono. I lettori sono in parte seriali, amano leggere le stesse cose, ma credo che per mantenere alta la soglia d’interesse si deve anche essere in grado di stupire e appassionare. L’originalità è tutto nel mestiere dello scrittore.
8. Il genere fantasy è spesso sottovalutato, soprattutto in Italia, perché molti credono che si tratti di un genere letterario dedicato ai ragazzi. Credi che questi pregiudizi da parte degli editori italiani e dei lettori possano cambiare? Secondo te perché in Italia il genere fantasy viene sottovalutato?
Più che questione di genere, credo che in Italia si legga poco e basta. La gente è troppo svogliata, siamo il fanalino di coda in tante cose, figuriamoci per la cultura. E pensare che i nostri autori hanno fatto la storia, un nome? Italo Calvino.
9. Hai altri progetti letterari nel cassetto? Se è sì, potresti dare una piccola anticipazione ai lettori di Fralerighe su quale sarà la tua prossima opera?
Mi sento ispirato e ho in cantiere un nuovo romanzo, una storia ambiziosa che vada dal thriller alla fantascienza, ma non posso dire di più per il momento. Partire dal tono elegiaco di “La Strada” di McCarthy, addentrarmi nelle atmosfere cyberpunk di Matrix e Blade Runner, appassionare con l’adrenalina di Hunger Games, l’oscurità di Stephen King, il tutto condito da sentimenti, passione e un’attenta caratterizzazione dei vari personaggi. L’impegno c’è tutto, vediamo che ne viene fuori.
Grazie per aver risposto alle nostre domande, lo staff di Fralerighe ti augura tanta fortuna per “Warrior. La vendetta del guerriero” e per i progetti futuri!
Biografia dell’Autore
Antonio Lanzetta è nato a Salerno il 12/02/1981, dove vive e lavora. Si è laureato presso l’Università degli Studi di Salerno ed è un appassionato di arti marziali, fantasy, sci-fi, giochi di ruolo e videogames. Fanboy di Star Wars, ha scoperto la letteratura fantasy all’età di dieci anni grazie a Terry Brooks. Ha pubblicato il romanzo “Ulthemar – La Forgia della Vita” con Editrice GDS nel 2012, dei racconti brevi “L’Orologio” (La Corte Editore), “L’ordalia di Joachim”(Edizioni Scudo) e “Le Ombre di Keidoran” (Albo n.4 – Scritture Aliene, EDS). Sempre nel 2012 si è classificato al primo posto nel concorso letterario nazionale, “Nuove Chimere”, con “Ulthemar – La Forgia della Vita” come miglior fantasy sperimentale.
“Warrior. La vendetta del guerriero” è il suo nuovo romanzo fantasy d’avventura, edito nel 2014 da La Corte Editore.
Sito web ufficiale dell’autore: antoniolanzetta.wordpress.com
Antonio Lanzetta e Laura Buffa