Enzo Gaudiosi
di Annalisa Palumbo
Il 29 gennaio 2013 è stato emanato dal Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Corrado Passera l’Atto di indirizzo per la definizione del Piano nazionale per lo sviluppo aeroportuale. Nei prossimi giorni l’atto verrà adottato tramite apposito decreto del Presidente della Repubblica, previa intesa all’interno della Conferenza permanente Stato-Regioni.
I 112 aeroporti operativi sul piano nazionale, sono stati riclassificati per un riordino organico del settore aeroportuale, in base a diversi criteri come la rilevanza strategica a livello UE e la continuità territoriale. Gli aeroporti di interesse nazionale, secondo il Ministro Passera, ammontano a un totale di 31 strutture, e fra queste non figura lo scalo di Perugia, ex Aeroporto Sant’Egidio. Le 31 strutture godranno del mantenimento della concessione nazionale, e della soluzione delle criticità relative al rilascio della concessione in gestione totale, ove essa sia mancante. E le altre? Lo chiediamo al Segretario Generale Regionale del Sindacato Ugl, Enzo Gaudiosi:
Segretario Gaudiosi, Ugl, quali sono le sue valutazioni in merito alla decisione del Ministro Passera di dichiarare lo scalo umbro estraneo all’interesse nazionale?
Lasciare fuori lo scalo umbro dall’interesse nazionale è un grave errore di valutazione che si ripercuoterà sul benessere di tutta la Regione. Va considerato che l’Umbria, grazie al Piano nazionale per lo sviluppo aeroportuale, rimarrà l’unica Regione priva di siti aeroportuali di interesse nazionale, e dunque priva di qualsiasi aiuto economico statale. Va ricordato che gli scali che non sono stati inseriti nell’elenco dei 31 privilegiati dovranno essere invece trasferiti alle Regioni competenti, che ne valuteranno la diversa destinazione d’uso e/o la possibilità di chiusura. L’Atto di indirizzo, inoltre, non prevede la realizzazione di nuovi scali.
Quali conseguenze avrà questa decisione sullo sviluppo del territorio regionale?
La Regione Umbria è un territorio già poverissimo a livello di infrastrutture, ferrovie ed autostrade, e questa esclusione avrà gravi conseguenze sull’economia, sui lavoratori e sul turismo. L’aeroporto di Perugia-Assisi è una piccola realtà, ma fondamentale per la vita del territorio. Con il declassamento e il trasferimento delle spese dallo Stato alla Regione, non è detto che si riuscirà a salvare l’azienda, e se la Giunta Regionale dovesse riuscire a trovare i fondi, questi sarebbero inevitabilmente sottratti ad altri settori vitali per la popolazione umbra. La redistribuzione delle risorse potrebbe comportare gravi conseguenze in un equilibrio già precario a causa dei tagli effettuati nell’ultimo anno e della spending review.
L’argomento verrà strumentalizzato in campagna elettorale o per una volta ci sarà un’attenzione reale ai problemi che lei ha precedentemente illustrato?
Purtroppo ci troviamo in una situazione in cui tutto diventa oggetto di campagna elettorale, ed a farne le spese sono sempre gli stessi. La strumentalizzazione politica e mediatica di una vicenda chiave nello sviluppo del settore turistico umbro si tradurrà in una attenzione sommaria e di parte nei confronti degli interessi dei cittadini. E mentre nei palazzi si pensa a come tirare l’acqua al proprio mulino, il personale aeroportuale e i fruitori dello scalo sono lasciati in balia degli eventi. Serve un fronte unito di tutti gli schieramenti politici umbri in quanto questa vicenda va al di la dell’interesse di partito, ma tocca nel profondo molti aspetti della vita regionale.
I fondi che sono stati destinati all’aeroporto di Perugia-Assisi nel 2011, in occasione del 150° Anniversario dell’Unità d’Italia sono soldi persi? Che fine farà lo scalo umbro?
I 40 milioni di euro destinati all’accrescimento e al potenziamento dello scalo umbro da parte del governo Berlusconi cadranno nel vuoto, visto il provvedimento del Ministro Passera. A cosa è servito potenziare uno scalo se la Regione non potrà farsi carico, o lo farà con estrema difficoltà, delle spese di gestione che servono a mantenere in piedi una tale struttura? L’aeroporto di Perugia rischia di creare un buco mangiasoldi nel bilancio regionale, se non si troveranno misure alternative per il suo mantenimento, come la parziale privatizzazione o le quotazioni in borsa.