Una piccola casa editrice siciliana a caccia di talenti, VerbaVolant, scopre Alessandro Di Sorbo, gli dà un divano dove far riposare la sua fantasia cavalcante e un armadio dove tenere chiusi i mostri che sbucavano dai cassetti della sua scrivania di serio ingegnere informatico. Di Sorbo inizia il suo iter nel mondo dell’illustrazione e dimostra fin dalle prime pubblicazioni un tratto delicato e un’attenzione alla costruzione dell’immagine legata all’immaginario d’oltralpe.
Di Sorbo è sofisticato e fresco, una contraddizione che non poteva suscitare l’attenzione.
• Il tuo ultimo progetto è un libro “da parati”: Il mare chiuso è l’apripista dell’ultima collana editoriale della casa editrice VerbaVolant. Il libro si dispiega, ma non viene sfogliato, si apre in un modo e si chiude in un altro. Assieme alle parole di Alessio Di Simone hai disteso un libro e chiuso il mare, ti piacciono le cose fatte “al contrario”?Mi piacciono le cose fatte in maniera non convenzionale. In tutti i campi, dalla musica alla letteratura, i miei artisti preferiti sono tra quelli che coraggiosamente si avventurano per strade mai battute, a tracciare percorsi per quelli che verranno dopo. La ricerca e l’originalità sono, per me, componenti fondamentali della voce di ogni artista.Il mare chiuso è stata una sfida: concepire un libro su un unico foglio tipografico che potesse essere incorniciato e appeso a parete come una stampa d’autore. Ho cercato di immaginare un’opera che avesse senso solo in questa veste: l’idea di partire dal “mare chiuso” per finire in “mare aperto” ci è sembrata perfetta.
• Sempre con Alessio Di Simone hai raccontato un Mostro nell’armadio. Chi è l’orco cattivo che spaventa la tua generazione di giovani illustratori?Le bollette? Scherzi a parte, forse la cosa che spaventa di più in Italia è restare “giovani illustratori” a vita, senza riuscire a ottenere i giusti riconoscimenti (anche economici, ovviamente). O peggio ancora, essere costretti ad abbandonare questa carriera o relegarla a poco più di un hobby, in cambio di un lavoro che permetta di pagarsi da vivere. Molti illustratori sono riusciti ad affermarsi come professionisti in Italia solo dopo aver ottenuto successo all’estero. Il mostro nell’armadio è stato il nostro primo albo illustrato. Ho lavorato e rilavorato molto su ogni tavola: avevo tante cose da dimostrare e tantissime ingenuità e insicurezze che temevo venissero fuori. Trovare un equilibro è stato molto faticoso, ma aprire quell’armadio mi ha costretto ad affrontare le mie paure da illustratore in erba. È stato un po’ come quando da bambino spalancavo l’armadio con coraggio per dimostrare a me stesso che non c’era nessun mostro lì dentro… o almeno non era lì tutto il tempo.
Link di riferimento: www.alessandrodisorbo.blogspot.it
Rossana Calbi
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