Intervista all’Editore Carlo Santi

Creato il 07 ottobre 2014 da Ciessedizioni

A cura del Blog Letterario 'Lande Incantate'

Fonte: Lande incantate

L’Editore Carlo Santi ha risposto alle domande postegli dalla redazione del Blog Letterario “Lande incantate” pubblicato in un post curiosamente intitolato: “Manuale di sopravvivenza alla Giungla Editoriale, la parola alla Ciesse Edizioni”. Titolo azzeccatissimo se si pensa al variegato, quanto impossibile, mondo dell’editoria italiana.

Riportiamo di seguito l’intervista integrale e ringraziamo il giovanissimo ma super attivo Mattia Insolia, redattore dell’articolo.


Il sogno nel cassetto della Ciesse Edizioni è diventare grandi e noi non possiamo far altro che augurar loro di crescere quanto più possibile. Assumendo che, per diventare grandi, la Ciesse voglia intendere crescere in numero di copie vendute, crescere nella capillarizzazione del proprio mercato, crescere come un alberello che si trova a dover fare i conti con imponenti querce che fanno trapassare appena qualche raggio di luce attraverso le loro chiome fitte.

E sì, perché la Ciesse Edizioni deve crescere solo sotto questi punti di vista, indubbiamente non necessita di crescere sotto altri aspetti perché si dimostra più matura e aperta di certe altre case editrici già belle e famose. I consigli datici dalla Ciesse sono molto utili, utili perché ci fanno capire senza troppi giri di parole – cosa rara, come potrete notare dalle altre interviste fatte – di cosa ha bisogno un’opera per essere quantomeno appetibile a una casa editrice degna di tale nome e quali qualità servono a uno scrittore per attirare l’attenzione di cui necessita.

Una casa editrice piccola, la Ciesse Edizioni, che però sa mettersi in gioco e in mostra in un modo particolare che mira al contenuto tagliando i fronzoli che paiono annebbiare la vista di molti editori. Una casa editrice aperta al dialogo e soprattutto ai giovani esordienti, una casa editrice che merita d’essere inserita nella lista delle papabili per una speranza di pubblicazione.

  • Descriva la Ciesse Edizioni in poche parole.

La Ciesse Edizioni è una piccola casa editrice che si è posta l’obiettivo di pubblicare opere di qualità.

  • Quando è nata la Ciesse Edizioni? Per opera di quanti e quanti la gestiscono oggi?

Nata nel 2010 per volere di cinque amici scrittori, inizialmente per pubblicare solo i nostri libri. Poi a qualcuno di noi è venuta l’idea di aprirci a qualche altro autore di qualità e ne è nata la Ciesse Edizioni di oggi, piccola ma che si fa notare comunque. Purtroppo per la strada si sono persi tre dei cinque “fondatori”, ma sempre cinque sono gli attuali collaboratori della nostra redazione, più un’impiegata amministrativa e un grafico che collabora saltuariamente.

  • Quali sono i traguardi raggiunti?

Beh, principalmente il traguardo raggiunto è la qualità di molte delle nostre opere e autori. Per carità, non tutti i nostri titoli sono delle opere d’arte del secolo, ma alcuni si distinguono in modo particolare e non farebbero brutta figura ad apparire nei cataloghi di case editrici anche molto più blasonate della nostra. Il nostro obiettivo rimane quello: buone opere e, se possibile, altrettanto buoni autori.

  • Di quale genere vi occupate principalmente? Perchè?

Narrativa molta, poesia e saggistica solo in qualche occasione. A noi piacciono i romanzi articolati e complessi, niente racconti, niente romanzi brevi, solo roba tosta perché un lettore deve immergersi nella storia e immedesimarsi nei personaggi. Per fare ciò, deve passare più di qualche giorno con gli occhi incollati al libro e non solo per poche ore.

  • Nella disputa letteraria del ventunesimo secolo, da che parte si schiera la Ciesse Edizioni? Digitale o cartaceo?

Digitale e cartaceo, senza precludere uno rispetto all’altro. Noi pubblichiamo tutto nelle due versioni, anche le poesie. Entrambi sono mercati che vanno considerati. Il cartaceo oggi fa da padrone, ma il digitale sta prendendo sempre più piede, se un editore non entra in questa mentalità rischia di scomparire nel giro di qualche anno. Purtroppo la legge italiana non recepisce l’eBook come prodotto editoriale, bensì come fosse un software (anche dal punto fiscale), per cui il cartaceo è l’unico prodotto editoriale che, allo stato attuale, determina lo status giuridico di “opera letteraria” che andrà registrata e depositata legalmente presso le Biblioteche Nazionali. Il solo eBook non basta per far sì che un’opera esista. Questo lo dico per quegli editori (e autori) che pubblicano solo in digitale. È conveniente, non ha grandi costi economici, ma non è un prodotto editoriale giuridicamente riconosciuto tale.

  • Siete alla caccia di chi e che cosa, in particolare?

Qui devo ripetermi: cerchiamo opere e autori di qualità. Non sempre troviamo uno o l’altro oppure entrambi, ma è questo il nostro unico obiettivo. E ripeto ancora: opere complesse, complete, che facciano riflettere il lettore.

  • Nella valutazione di un testo che viene sottoposto alla Vostra attenzione per una possibile pubblicazione, cosa guardate immediatamente?

Se un autore si presenta bene è già quasi sicuro che sa scrivere altrettanto bene. Molti autori non sanno presentarsi o lo fanno in modo goffo e assurdo. Cosa mai avranno scritto costoro? Per questo la lettera di presentazione è importante, a noi serve capire chi è l’autore e quali obiettivi si pone prima di passare successivamente all’opera. Io firmo il contratto con l’autore, non con l’opera. Un libro bellissimo con un autore egocentrico e arrogante, non mi interessa nemmeno un po’. Altresì, un autore sconosciuto che vuole essere presente in tutte le librerie del mondo con il suo libro altrettanto sconosciuto, mi interessa ancora meno. Da qui la selezione diventa automatica, praticamente tagliamo così il 70% dei manoscritti che ci arrivano. Io, in tutte le librerie del mondo, non ci arrivo nemmeno con i miei di libri, figuriamoci se ci riesco con il suo.

  • In Italia il mestiere dello scrittore sembra un sogno irrealizzabile, qualche consiglio ai coraggiosi che non demordono?

In Italia ci sono più scrittori che lettori, a noi arrivano circa mille manoscritti al mese e raramente è roba leggibile. Il sogno diventa irrealizzabile quando si scrive il niente, il nulla e il volgare. Purtroppo ci lasciamo condizionare dalla TV e dalla fame di gloria, oggi sono di moda il sesso sfrenato e il sadomaso, ieri era il momento topico dei vampiri, con annessi demoni e licantropi. Molti scrivono di zombi nel momento che in TV c’è la serie evento sui morti viventi, e via così. Ogni autore, se ritiene di percorrere la via della scrittura, deve sentirsi dentro quel che vuole far leggere agli altri e redigere l’opera con capacità cognitiva, prima di tutto scrivendo bene e poi narrando una storia credibile, anche se di fantasia. Scrivere è più difficile di leggere, se uno legge tanto non significa che debba per forza saper scrivere, ma se uno non ha mai letto un libro in vita sua, è matematico che non saprà scrivere. Quindi il consiglio sta nel leggere tanto, avere l’idea giusta e originale e scrivere impegnandosi come fosse una questione di vita o di morte. Poi faccia la giusta gavetta, parta dal basso e, con umiltà, si faccia apprezzare dal lettore. Mi viene da ridere quando vedo arrivare nella nostra posta elettronica un manoscritto di uno sconosciuto che, oltre a noi, ha mandato il testo a Mondadori, Rizzoli, Giunti, Feltrinelli, Einaudi. A parte che la cosa appare bizzarra, Ciesse e Mondadori sono case editrici leggermente diverse per fisionomia tecnica, ma è assurdo pensare che Mondadori ti pubblichi solo perché gli hai mandato il manoscritto. E non è nemmeno vero che se un autore è famoso è tutto più semplice. Aldo Busi è uno scrittore sopraffino e noto, eppure non vende come Fabio Volo che, parliamoci chiaro, non scrive certo meglio di Busi, anzi.

  • Accettate anche romanzi incompleti? Magari anche solo pochi capitoli attraverso cui possiate valutare il potenziale di un romanzo? E se sì, nel caso in cui il lavoro pervenuto sia qualcosa su cui puntare in futuro, accompagnate l’autore passo per passo fino all’ultima pagina?

Il nostro metodo di selezione va per gradi. Un autore deve prima presentarci il suo progetto editoriale, qualche capitolo, spiegarci il perché dovremmo interessarci a lui e alla sua opera e quali obiettivi si pone. Se il progetto incontra il nostro interesse chiediamo sempre l’opera completa. Io non punto su nessuno se l’opera non è ben congegnata, non faccio il coautore dell’autore, bensì l’editore. La legge sul diritto d’autore è chiara: la proprietà intellettuale dell’opera spetta all’autore, per cui chi “accompagna” troppo rischia di diventare automaticamente il coautore per diritto. Una volta selezionata l’opera l’autore viene affiancato da uno dei nostri editor, assieme dovranno migliorare il testo fino a farlo diventare un’opera pubblicabile, un prodotto editoriale professionale. L’editor deve saper guidare l’autore, non sovrastarlo o riscrivere per lui il testo, altrimenti si rischia quello che ho precisato sopra. E qui si entra nella terza fase: non tutti gli autori “gradiscono” l’editing, a quel punto io non pubblico quell’autore e recedo dal contratto. È una casistica nemmeno tanto rara.

  • Il ricorso a case editrici compiacenti, che pubblicano qualsiasi testo purchè pagati, è un’erbaccia dura a morire che dilaga in ogni ramo dell’editoria. Cosa direste a chi, scoraggiato dai rifiuti, tenta quella strada?

Se un testo è buono, prima o poi un editore lo si trova. Chi si scoraggia dei rifiuti e si affida a un editore a pagamento non fa un buon servizio a se stesso e nemmeno alla letteratura italiana. Purtroppo è l’egocentrismo che fa pagare un autore per farsi pubblicare e, basandosi su questo ampio fenomeno, le case editrici a pagamento sono sempre più aggressive. Sono contrario all’EAP (editoria a pagamento), ma è un fenomeno che continua a infliggere danni alla letteratura indipendentemente.

  • Spuntano come funghi siti web che propongono il self-publishing con l’aiuto di una piattaforma sociale che dia agli scrittori visibilità immediata. Pensate sia il modo giusto di scalare la vetta?

Io ho una filosofia: lo scrittore scrive, l’editore edita. Un prodotto letterario deve avere un editore, altrimenti è un far da sé, un autoprodotto che non ha ricevuto alcun filtro o una qualsivoglia selezione. Tutto si può fare, ci mancherebbe altro, ma la professionalità si vede anche attraverso queste piccole cose. Poi ognuno faccia quel che crede, ma non lamentiamoci se la letteratura italiana è scadente.

  • Avete concorsi o eventi in programma nel prossimo futuro? Qualcosa da segnalare?

Credo ci siano anche troppi concorsi, il più delle volte servono a gran poco e solo agli organizzatori per farsi pagare la quota di iscrizione. L’unico nostro programma è sopravvivere nel panorama letterario italiano, il che non è poco. Per farlo, sappiamo bene che dobbiamo differenziarci offrendo sempre più opere di maggior spessore letterario. Su questo si basa tutto il nostro impegno.

  • La Ciesse Edizioni ha un sogno nel cassetto?

Diventare grandi.


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