Intervista alla scrittrice Juliet Gael: conversando con l'autrice di "Romancing Miss Bronte"

Creato il 09 luglio 2012 da Lalenene @Irene_Marziali

Juliet Gael


Questo post avrebbe dovuto essere pubblicato nell'ambito delle "Bronte's Weeks" organizzate nei mesi passati da questo stesso blog; purtroppo però l'autrice alla quale abbiamo posto le nostre domande si trovava all'estero, dunque le è stato possibile avere le domande e rispondere solo al suo ritorno in Italia, poco tempo fa. Mi scuso quindi per il ritardo e spero che apprezzerete ugualmente l'intervista. Desidero ringraziare davvero di cuore Juliet Gael, autrice del libro "Romancing Miss Bronte" di cui abbiamo già parlato in unprecedente post, per la disponibilità e gentilezza che ci ha dimostrato accettando di fare quest'intervista. Ecco qualche informazione in più su di lei tratta dal sito ufficiale del suo romanzo sopracitato. Juliet Gael è cresciuta nel Kansas, dove si è laureata in letteratura francese. Successivamente ha preso la specializzazione in Studi sul Cinema alla University of Southern California di Los Angeles e in Letteratura inglese presso la University of California di Los Angeles. Ha vissuto quindici anni a Parigi, dedicandosi alla scrittura. Vive attualmente a Firenze. In questo momento Juliet sta lavorando a un nuovo romanzo, sulla vita di Mary Shelley, autrice di “Frankenstein.” Iniziamo con l'intervista! 1) Leggendo qualche cenno biografico che si può trovare sul suo sito dedicato a "Romancing Miss Bronte", ho notato che i suoi studi ed il suo lavoro a Parigi sono stati orientati verso il mondo del cinema. Quando e come è avvenuto il salto dalla sceneggiatura al romanzo? I took a Master’s Degree in French Literature, and after that degree I continued with university courses in English literature as well.  But as a reader I don’t limit myself to English or French literature.  I’ve read widely other national literature as well – Russian, Polish, South American.  At one point I considered doing a Doctorat in Comparitive Literature.  So novels and literature are the foundation of my education.  I have always considered myself first and foremost a storyteller; I love storytelling, whether in film or the written word.  When I was working as a screenwriter, I learned that screenplays really are not about the written word.  They’re a blueprint for the director to tell a story visually.  I wanted to tell my stories through the written word.  Ho conseguito un master in Letteratura Francese  e successivamente ho proseguito il mio percorso di laurea frequentando anche corsi di Letteratura Inglese. Come lettrice non mi sono limitata alla letteratura inglese o francese: ho letto anche molti libri di letteratura Russa, Polacca, Sud Americana. Ad un certo punto ho preso in considerazione di fare un Dottorato in Letteratura Comparata, così il romanzo e la letteratura in generale sono alla base della mia formazione. Ho sempre pensato a me stessa principalmente e primariamente come una narratrice. Mi piace moltissimo narrare storie, che lo faccia attraverso un film o la carta stampata. Lavorando come screenwriter ho imparato che le sceneggiature hanno in realtà poco a che fare con lo scritto: esse sono un modello attraverso il quale il regista può raccontare visivamente la storia. Io invece volevo narrare le mie storie attraverso la pagina scritta.  2) Un'altro aspetto che mi ha colpito è che i suoi studi si sono concentrati sulla letteratura francese, mentre nel suo romanzo "Romancing Miss Bronte" ci ha raccontato la vita e l'arte delle tre sorelle Bronte, pilastri fondamentali della letteratura inglese, dimostrando grande conoscenza del loro mondo e delle loro opere nonché grande passione. Ci racconta come il suo interesse si è spostato dalla Francia all'Inghilterra, e cosa apprezza maggiormente di questi due mondi letterari tanto distanti? (I answered this question above) ( Ho risposto a questa domanda in quella precedente)

Percy e Mary Shelley, Lord Byron citati da J. Gael

3)Nel suo romanzo "Romancing Miss Bronte" è ben presente il riserbo che Charlotte, Emily ed Anne avevano per la loro arte. Jane Austen aveva un campanellino nella porta del salottino dove scriveva i suoi romanzi che la avvertiva dell'arrivo di qualcuno in tempo perché potesse mettere via le sue pagine. Anche lei ha questa riservatezza per il suo lavoro e come spiega questo fenomeno comune a molte scrittrici,soprattutto del tempo ? I’m currently working on a novel about the lives of Mary Shelley, the author of Frankenstein, and her husband Percy Shelley, the great romantic poet.  Percy frequently complained about having to be sociable, to entertain ‘all the smiling faces’, and it’s a phenomenon that a writer like myself understands perfectly.  He was quite different from his friend Lord Byron, who wrote very rapidly and with great ease, and could spend the night drinking with his friends and get up the next afternoon and dash off another hundred lines of Don Juan.  Shelley, I believe, was much more sensitive to external sensations that might disturb him – he desired the company of only a few close friends, friends with whom he was perfectly at ease, and the last thing he wanted was to force himself to be sociable with people who might emotionally drain him.  One of the few books I’ve ever read about the writing process was “Being a Writer” by Dorothea Brande.  I came to writing the old fashioned way – by reading novels.  The only writing class I ever took was a screenwriting class, which is entirely different from writing novels.  Anyway, I came upon this book after I’d already been writing several years, and it validated my instinctual approach to writing.  It talked about what a writer needs to do to ‘get into the flow’ – how a writer needs to live their life in order to allow the brain to be creative.  The creative process requires tremendous emotional as well as mental energy, and a writer needs to learn how to preserve and create that energy.  That’s what this ‘reserve’ – ‘reserbo’ – is all about.  Attualmente sto lavorando su un nuovo romanzo basato sulla vita di Mary Shelley, l'autrice di Frankenstein, e suo marito Percy Shelley, i grande poeta romantico. Percy lamentava la necessità di doversi mostrare socievole ed intrattenere "tutte quei volti sorridenti": è questo un fenomeno che gli scrittori come me comprendono perfettamente. Egli (Percy) era un po' diverso dall'amico Lord Byron, che scriveva rapidamente e con enorme facilità, potendo così passare una nottata a bere con gli amici per poi svegliarsi il pomeriggio seguente e buttar giù un centinaio di righe del "Don Juan". Credo che Shelley fosse molto più sensibile alle sensazioni esteriori che potevano disturbarlo: apprezzava e desiderava la compagnia solo di pochi intimi amici con i quali era perfettamente a proprio agio. L'ultima cosa che voleva era forzare se stesso ad essere amichevole con persone che l'avrebbero potuto prosciugare emotivamente. Uno dei pochi libri che ho letto riguardo allo scrivere come processo è "Being a Writer" di Dorothea Brande. Mi sono avvicinata all'arte della scrittura alla vecchia maniera: leggendo romanzi. In ogni caso, sono giunta a questo libro dopo svariati anni come scrittrice ed esso ha così convalidato il mio istintivo approccio alla scrittura. Spiegava ciò che uno scrittore necessita per "entrare nel flusso" ( ovvero avere l'ispirazione) - come cioè uno scrittore deve vivere la propria vita per permettere alla propria mente di essere creativa. Il processo creativo richiede straordinaria energia emotiva e mentale, quindi uno scrittore deve imparare a preservare e creare tale energia. Questo è tutto ciò che significa e concerne il "riserbo" di cui parlavi.
4) Charlotte è posta al centro della narrazione del romanzo come protagonista nonché io narrante, e questo sebbene tutti i personaggi - gli altri membri della famiglia Bronte ed Arthur, ma in particolare le altre due sorelle - siano disegnati in modo preciso, efficace e direi profondo. La sua scelta è stata determinata da una particolare simpatia per Charlotte rispetto ad Emily ed Anne, dal fatto che sulla sua vita sono giunte a noi maggiori informazioni rispetto a quella delle altre due oppure perché riteneva che fosse un personaggio più semplice da approfondire caratterialmente e psicologicamente?

Charlotte Bronte

I don’t know if Charlotte was any easier to develop psychologically, but she had what is essential as a protagonist in a novel: conflict, both external and internal.  Anne’s life was much smaller than Charlotte’s, her desires less complicated.  Emily was inded a very mysterious character, but again, her life was very reclusive, and she was not engaged with the external world like Charoltte was.  Emily’s character could be a fascinating study if you wanted to write a more internal novel, and there has been some ‘fan fiction’ that has done that, but Romancing Miss Bronte is not that type of novel.  It tells a true story, and it’s up to me, the author, to fashion that story in such a way that the reader is continually engaged and turning the pages. Non so se Charlotte fosse più semplice da sviluppare psicologicamente, ma sicuramente possedeva le caratteristiche necessarie a divenire la protagonista di un romanzo: conflittualità interiore ed esteriore. La vita di Anna era molto più ridotta rispetto a quella di Charlotte ed i suoi desideri molto meno complessi. Emily era certo un personaggio molto misterioso ma, anche nel suo caso, la sua vita passò pressoché reclusa e non ebbe rapporti tanto frequenti con il mondo esterno, come invece ebbe Charlotte. Emily potrebbe essere affascinante come personaggio da studiare volendo scrivere un romanzo introspettivo e circoscritto - e ci sono tante fanfiction che hanno fatto questo - ma "Romancing Miss Bronte" non è quel tipo di romanzo. Racconta una storia vera e sta a me, autrice, rendere affascinante tale storia facendo sì che il lettori sia coinvolto in modo continuativo e spinto a scoprire sempre la pagina successiva. 5) Mi è piaciuta moltissimo l'analisi che ha fatto della relazione fra Charlotte ed Arthur; ho apprezzato molto come l'ha portata avanti e fatta evolvere nel corso della storia. E' stato particolarmente bello vedere come ha dato spazio non solo al genio ed all'interiorità emotiva di Charlotte ma anche alla descrizione del rapporto che lei aveva con il proprio corpo e con l'idea che esso appartenesse ad un marito dopo 37 anni di esclusivo possesso. Come è riuscita ad entrare così nel profondo della sua personalità da riuscire ad immaginare realisticamente la sua intimità ed il suo rapporto con Arthur?

Charlotte Bronte ed Arthur Bell Nicholls

First let me say that I’m very gratified that you appreciated the way I developed their relationship.  Again, one of the keys was conflict: Arthur begins as a very under-appreciated, even ridiculous figure, a man whom both Charlotte and her father consider beneath them.  He is her father’s curate, his assitant, and as we see Arthur’s growing love we know that her father will not settle for it.  Her father’s refusal to allow Arthur to ‘court’ his daughter, his outrageously unreasonable hatred for Arthur, is the obstacle that allows Arthur’s true nature, his goodness, reliability and dependability, his tenacity and loyalty, all wonderful qualities, to emerge.  If Charlotte’s father had not objected, she might not have seen what a truly good man he was, and how truly he loved her!  Of course I did a tremendous amount of research on the time period – I also read a lot of Charles Dickens! – in order to portray a curate in England in 1840 in an authentic manner.  Also, I believe that Charlotte truly found a very physical, sexual satisfaction with him – although we certainly don’t know the details!  But the way she behaved with him after their marriage suggest that they had a very real physical intimacy. Prima di tutto lasciami dire che mi gratifica molto sapere che hai apprezzato il modo in cui ho sviluppato la loro relazione. Ancora una volta la chiave di tutto è lo scontro: Arthur appare inizialmente come una figura sotto-apprezzata, addirittura ridicola, un uomo che sia Charlotte che suo padre considerano loro inferiore. Egli è il curato del padre di Charlotte, il suo assistente, e via via che vediamo crescere l'amore di Arthur sappiamo che il padre di lei non ne è affatto contento. Il rifiuto del padre di Charlotte di permettere ad Arthur di fare la corte alla ragazza, il suo oltraggioso ed irragionevole odio verso di lui, costituisce l'ostacolo che fa emergere la vera natura del giovane curato: la sua bontà, la sua affidabilità e fedeltà, la sua tenacia e lealtà...tutte le sue meravigliose qualità. Se il padre di Charlotte non si fosse opposto, ella avrebbe potuto non vedere mai che uomo davvero stupendo egli fosse e quanto egli sinceramente l'amasse! Ovviamente, ho fatto un enorme quantità di ricerche sul periodo in cui si svolge la storia - ho letto moltissimo Dickens! - per poter rappresentare fedelmente un curato inglese del 1840. Inoltre, credo che Charlotte trovasse una vera soddisfazione fisica con lui - anche se ovviamente non conosciamo i dettagli! Il modo in cui ella si comportò con lui dopo il matrimonio, comunque, ci suggerisce che abbiano avuto un'autentica intimità fisica. 6) Dal momento che prima di dedicarsi al romanzo storico ha scritto anche romanzi rosa contemporanei, in cosa trova che l'ambientazione storica rappresenti una difficoltà maggiore per uno scrittore, ed in particolare adattare la propria storia nella società ottocentesca inglese?

Illustrazione tratta da "Opere" di C. Dickens

I can only speak to my own experience as a writer of historical fiction.  I’m working with particularly demanding subjects, the Brontes and the Shelleys, because so much scholarship has been written about them, and so many readers have their own prejudices about their lives.  First of all, the drama in their lives appealed to me.  Their personal lives, and their lives as writers, were subjects I could identify with, even though they lived 200 years ago.  Yet, they had challenges that most contemporary women don’t have to deal with, such as the secrecy of their lives, how they concealed their ambitions from the men in their family, and the dominant patriarchal authority.  I found those conflicts fascinating precisely because they have disappeared from the lives of many contemporary women.  Dealing with literary icons, it was a terrific challenge to portray them in an accurate light, and at the same time allow myself the kind of creative freedom I need to write with passion.  I wrote the Bronte book with a strong flavor of the period; the Shelley book will be much more contemporary in its style. Posso parlare solo della mia personale esperienza come scrittrice di fiction storiche. Ho lavorato e lavoro su soggetti particolarmente impegnativi - le Bronte's e gli Shelley's - perché molto è stato scritto su di loro e molti lettori hanno i loro pregiudizi sulle loro vite. Prima di tutto, il drama presente nelle loro esistenze mi attraeva molto. La loro vita privata e quella di scrittori/scrittrici erano soggetti con i quali potevo identificarmi, anche se con 200 anni di distanza. Tuttavia avevano sfide con le quali la maggioranza delle donne moderne non devono cimentarsi come il mantenere segrete le loro identità, come nascondere le proprie ambizioni agli uomini di casa ed affrontare la predominante autorità patriarcale. Ho trovato questi conflitti affascinanti proprio perché sono spariti dalla vita di molte donne di oggi. Trattandosi di icone letterarie era una sfida terrificante rappresentarle sotto una luce accurata ed allo stesso tempo permettere a me stessa la libertà creativa di cui ho bisogno per scrivere con passione. Ho scritto "Romancing Miss Bronte" con gusto molto conforme a quello del periodo; la mia nuova opera incentrata sulla famiglia Shelley avrà uno stile molto più contemporaneo. 7) Sebbene senza alcuna pretesa, anche io sto provando a diventare una scrittrice, ed ho scritto un romanzo ambientato proprio nella stessa epoca di cui parlavamo. L'ostacolo più difficile che incontro nello scrivere è quello di inventare la storia e soprattutto i personaggi, caratterizzandoli in modo tanto efficace che diventino reali e tangibili. Come è riuscita, nei suoi precedenti romanzi, a superare questo problema? I immerse myself.  I start with reading biographies, of which I read dozens for the Brontes.  I read letters, journals, written by the Brontes as well as their contemporaries.  I have an instinct for the drama, and that’s what I’m looking for, subconsciously, when I read.  Historical fiction needs to be grounded in the period, and I read other novelists of the period – Dickens was very good for that – and books about the habits and customs of the time period to give you the details you need.  What they ate, how they drove around town, what their beds looked like.  I rely heavily on paintings and portraits of the period, to get a feel for dress and attitude, hair. But to bring the story alive, I rely on the rules I learned as a screenwrite: show, don’t tell.  If a character is timid – you need to portray him interacting with others,   behaving in a timid manner, not just say he’s timid. Character is revealed through what people say and what they do.  You have to recreate that.  

Juliet Gael

Mi immergo completamente. Inizio col leggere biografie - ne ho lette dozzine sulle Bronte. Ho letto lettere, diari scritti dalle Bronte come dai contemporanei. Ho un particolare istinto per il dramma e, anche se inconsciamente, è questo che cerco mentre leggo. Le fiction storiche hanno bisogno di basarsi sul periodo e per questo leggo altri romanzieri dell'epoca - Dickens è davvero ottimo per questo scopo - e libri che illustrano le abitudini ed i costumi dell'epoca così da ricevere i dettagli di cui necessito. Cosa mangiavano, come guidavano attraverso la città, come erano i loro letti. Mi affido molto ai quadri ed ai ritratti dell'epoca per avere un'idea dell'abbigliamento, delle acconciature, delle mode. Tuttavia per rendere viva la storia, faccio mia la regola che ho imparato come sceneggiatrice: mostra, non dire. Se un personaggio è timido devi mostrarlo quando egli ha a che fare con gli altri, facendolo comportare in modo timido, non semplicemente dicendo che è timido. Il carattere si rivela attraverso ciò che la gente dice e fa. Bisogna ricreare questo processo anche nella storia. Avendo apprezzato grandemente "Romancing Miss Bronte" ringraziamo di cuore Mrs Juliet Gael per aver regalato anche al pubblico italiano questo suo romanzo e siamo in attesa, come confido anche tutti coloro di voi che hanno letto il suo romanzo biografico di Charlotte Bronte, la sua prossima fatica incentrata sulla poetica coppia Mary e Percy Shelley. Spero che avrete trovate interessanti le nostre domande...ed altrettanto le risposte che l'autrice ha tanto accuratamente preparato. Con affetto, Irene

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