Intervista allo scrittore Antonio Crasto

Creato il 13 febbraio 2015 da Isabelje60754 @IsabelJE60754

Antonio Crasto, nato a Mogoro (OR) il 1/7/1944 e residente a Cagliari, si è laureato in Fisica all’Università di Torino e poi specializzato in geofisica e fisica dell’atmosfera. Attualmente è ufficiale (Colonnello) geofisico in pensione del Servizio Meteorologico dell’Aeronautica Militare. Appassionato di antiche civiltà, astronomia e fotografia, da oltre 20 anni è accanito studioso della civiltà egizia. Esperto di calendari e cronologia egizia, ha messo a punto una nuova definizione del calendario religioso egizio e definito una nuova cronologia lunga (Manetone / Crasto). Autore dei saggi sull’antico Egitto: Hassaleh - L'occhio di Horus. Manetone aveva ragione!, Dendera. La sacra terra della dea, I Mitanni alla corte dei faraoni, libri dei quali si possono leggere gli indici e alcune note sul sito www.ugiat-antoniocrasto.it. Oggi è gradito ospite della nostra rubrica interviste.

D1. Quando e perché è nato il suo interesse per l’Antico Egitto?
Da sempre appassionato delle antiche civiltà, da circa 20 anni ho indirizzato le mie letture e i miei studi verso la civiltà egizia. Ho così avuto modo di verificare che esistevano due problematiche importanti: la definizione del calendario religioso e la sua relazione col calendario civile e la determinazione della cronologia egizia.
Ho elaborato così due ipotesi controcorrente. Ho ipotizzato che il calendario religioso non sia stato inaugurato in coincidenza col capodanno di un anno civile, ma in coincidenza della levata eliaca di Sirio col Solstizio d’Estate. Per quanto riguarda la seconda problematica ho considerato una cronologia lunga, basata sui dati di Manetone (Africano), successione temporale che porta a considerare l’inizio della I dinastia intorno al 3850 a.C., invece del 3100 a.C. circa, così come ipotizzato dalle cronologie cortissime convenzionali.
 

Piramidi egizie

D2. Perché ancora oggi l’Antico Egitto suscita un notevole interesse anche fra i non addetti a i lavori?
Esistono, a mio parere, alcune forme di interesse. In primis c’è lo stupore per la meraviglia dei monumenti egizi, quindi, man mano che si entra nelle conoscenze della civiltà egizia, ci si accorge della grandezza della cultura egizia e di come, molto probabilmente, lì si trovano le radici della civiltà occidentale.
Lo studio porta a individuare vari campi di ricerca, stimolando così l’interesse e il desiderio di ricerca.
D3. Ritiene meritata la fama del faraone Amenophi IV (Akhenaton), morto quasi 3500 anni fa?

La figura del sovrano Amenhotep IV/Akhenaton presenta così tanti aspetti ancora misteriosi, che hanno contribuito a renderlo uno dei personaggi più studiati, amati e criticati.
Possiamo ricordare:
- il nuovo culto del dio solare Aton-Ra, quasi in contrapposizione al culto del dio Amon di Waset/Tebe;
- il fatto che egli si dichiarò unico intermediario fra Aton-Ra e il popolo egizio;
- la damnatio memoriae decretata, negli ultimi anni del suo regno, verso il dio Amon;
- il cambio di stile artistico, caratterizzato, anche per quanto riguarda la famiglia reale, da scene di vita familiare;
- la misteriosa rappresentazione della sua immagine e quella dei personaggi della sua famiglia, che ha fatto ipotizzare, da un lato, una grave malattia deformante e, dall’altro, il desiderio di apparire androgino (maschio e femmina), come il Creatore.

D4. L’egittologo Arthur Weigall definì Akhenaton un romantico, dotato di tutte le virtù ed isolato in un mondo troppo duro. Cosa ne pensa?
Ritengo errata questa ipotesi. Ho studiato il periodo di Amenhotep III e Amenhotep IV/Akhenaton e sono arrivato alla conclusione che quanto fatto sia stato dettato da motivi pratici di sopravvivenza della dinastia. Mi spiego: ritengo che l’attività eruttiva e quindi esplosiva del vulcano dell’isola delle Cicladi, Thera (attuale Santorini), abbia innescato varie problematiche naturali e sanitarie. Penso che siano corrispondenti al vero le dieci piaghe descritte nella Bibbia e che queste circostanze naturali di grande pericolo abbiano provocato una gravissima emergenza sanitaria, forse di peste bubbonica.
Trovano così giustificazione:
- il desiderio di tornare al vecchio culto solare dell’Era del Toro, il dio Ra-Horakhty, desiderio nato dall’idea che in qualche modo il Creatore non avesse gradito il cambio di divinità solare e l’introduzione del dio Amon agli inizi dell’Era dell’Ariete;
- la scarsità di eredi maschi di Amenhotep III;
- lo spostamento della reggia di Amenhotep III e del coreggente Amenhotep IV dalla città di Waset/Tebe al sito di Malqata nel deserto occidentale, (luogo tradizionalmente dedicato alle necropoli e ai templi funerari), spostamento che può essere visto come una quarantena per salvare la dinastia;
- la creazione di una nuova capitale, Akhetaton, nell’anno quinto di coreggenza, nel tentativo di raddoppiare le linee dinastiche e la possibilità di sopravvivenza dei sovrani e dei suoi eredi.
 

Busto di Akhenaton

Gli aspetti che portano Arthur Weigall a immaginare un carattere romantico di Akhenaton sono, a mio parere, dovuti a un’anomala situazione familiare, tenuta nascosta per Ragion di Stato.
Ritengo al riguardo che i figli di Amenhotep III non fossero figli della Gran Sposa Reale Tiye (come scritto nei documenti), ma della seconda sposa, la giovane principessa di Mitanni, Gilu Heba/Nefertiti, cugina in primo grado di Tiye e sposata nel 10° anno di regno. Questa disponibilità a concedere alla cugina i propri figli fruttò a Nefertiti la stima e la riconoscenza del re. Nel 30° anno di regno Amenhotep III, in occasione del 1° giubileo, nominò coreggenti Gilu Heba/Nefertiti e sua figlia Amenhotep IV. Ritengo infatti che Amenhotep IV fosse la figlia più grande di Amenhotep III e Nefertiti e per Ragion di Stato sia stata trasformata segretamente in un giovane ragazzo, cosa facilitata dalla sua giovane età (circa 14 anni).
La coppia madre e figlia non poteva che manifestarsi in modo particolare. Il re donna Akhenaton lasciò gli aspetti militari e amministrativi alla madre e all’enigmatico Ay, quasi sicuramente Yuia, il padre della regina madre Tiye. Akhenaton si dedicò sostanzialmente alla religione e all’arte e si fece rappresentare in famiglia negli atteggiamenti di una madre piuttosto che in quelli ieratici di un sovrano.
D5. É radicata convinzione tra gli egittofili che la compilazione del Salmo biblico 104 sia stata fortemente influenzata dal testo, appartenente ad Akhenaton, dell'Inno ad Aton. È andata veramente in questo modo?
Al riguardo ritengo che il Mosè dell’Esodo fosse il visir Ra-mose di Amenhotep III e Amenhotep IV. La sua splendida tomba nella Valle dei Nobili fu lasciata incompiuta ed è certo che Ramose non vi fu mai sepolto né seguì Akhenaton nella nuova capitale.
Ramose/Mosè sarebbe vissuto quindi a corte e avrebbe vissuto le traversie del regno e gli aspetti della nuova religione. È molto probabile che fosse a conoscenza dell’Inno ad Aton, scritto forse nei primi anni di coreggenza.
Una volta effettuato l’Esodo, Mosè si ispirò alla nuova religione egizia, definendo un culto monoteistico, l’unico che gli avrebbe consentito un contatto diretto col Creatore e l’istituzione di un forte potere teocratico.
C’è ancora da considerare che, come sembra capirsi dagli scritti di Manetone, i sacerdoti coinvolti nel culto dell’Aton abbiano preferito, dopo l’uccisione di Akhenaton e Nefertiti, seguire Mosè e il suo popolo, piuttosto che rinnegare il loro credo. Ritengo inoltre probabile che questi religiosi egizi abbiano costituito proprio il gruppo di sacerdoti che aiutarono Mosè a costruire la nuova religione.
 

Akhenaton e Nefertiti

D6. Nefertiti, la sposa di Akhenaton, è diventata il simbolo della bellezza della donna egizia. Ma è opportuno ricordarla solo per il suo aspetto gradevole?
È impossibile negare la bellezza di Nefertiti, visto che il suo nome egizio significa la bella è arrivata e che le sue molte rappresentazioni sembrano confermare il suo bell’aspetto fisico.
Ritengo però che Nefertiti sia stata, per quanto già detto, una sposa, una madre, una regina e alla fine una sovrana di notevole spessore politico. Fu quasi sicuramente lei e lo zio Yuia/Ay a ispirare la politica durante il difficile periodo amarniano. Le difficoltà dovute all’emergenza sanitaria non le consentirono di portare aiuto al fraterno popolo dei Mitanni e agli altri popoli fedeli all’Egitto, che furono travolti dalla potenza emergente degli Hittiti.
D7. Gli antichi Egizi furono politeisti, con la eccezione del periodo amarniano. Vuole presentare brevemente le principali divinità dell’Antico Egitto?
Penso che il politeismo egizio sia molto particolare. I miei studi, sulla cosmogonia e la quasi dimenticata religione stellare egizia, mi hanno suggerito un’interpretazione differente rispetto a quella comunemente accettata.
Non si deve parlare di tanti dèi posti allo stesso divello, ma della personificazione e divinizzazione di manifestazioni del Creatore.
Erodoto ci dice che gli Egizi ebbero inizialmente 8 dèi principali e che questo gruppo fu in un secondo tempo portato a 12. Quindi si ebbero variazioni in questo ultimo gruppo.
Occorre dunque considerare varie fasi della cosmogonia. Il Creatore non fu personificato, ma visto in un Oceano Primordiale, in cui nacquero o furono creati gli elementi primordiali, le leggi fisiche e otto entità, maschili e femminili, a due a due contrapposte (Ogdoade).
La manifestazione della Creazione si ebbe con la formazione delle aggregazioni stellari, in coincidenza col predominio delle entità femminili (rappresentate da donne con testa di serpente) e grazie all’aggregazione delle particelle elementari secondo le leggi fisiche e l’armonia cosmica.
Gli Egizi personificarono e divinizzarono gli astri del Sistema solare. Visto che essi volavano alti nel cielo, furono considerati dei falchi/ horus, individuati da degli attributi.
Abbiamo così:
- il Sole (femminile)/energia gravitazionale fu considerato un pianeta oggi scomparso (X) e associato alla divinità Horus l’antico, di cui gli occhi sarebbero stati della dea Hathor e dell’ultimo suo figlio Sah;
- il Sole (maschile), figlio dell’energia gravitazionale Horus l’antico /Hathor, fu associato a Ra-Horakhty (il falco dal doppio orizzonte), di cui gli occhi sarebbero stati della dea Sekhmet e della dea Bastet, mentre l’armonia del Sistema solare sarebbe stata personificata dalla dea Maat;
- il pianeta Mercurio fu associato alla divinità Horus il giovane e alla divinità Sobek, in virtù della sua doppia valenza (mattina e sera);
- la Terra fu associata al dio Geb (non un horus in quanto la Terra non era vista volare in Cielo);
- il pianeta Giove fu associato alla divinità Atum/Min-Horus che conosce il mistero;
- il pianeta Saturno fu associato alla divinità Phtah-Horus il Toro.
Questa situazione fu modificata dall’arrivo di un pianeta estraneo al Sistema solare o proveniente dalla sua periferia.
In breve il pianeta, associato al serpente Apophis, si scontrò col pianeta X e il suo satellite, causando le seguenti variazioni:
- la crosta del pianeta X esplose e formò la Fascia degli Asteroidi, associata alla nuova dea del cielo Nut;
- il nucleo del pianeta X si spostò verso il centro del Sistema solare ed entrò in una nuova orbita solare, diventando il pianeta Venere, associato alla Fenice;
- il satellite di X si spostò verso il Centro del Sistema solare ed entrò in una nuova orbita terrestre, diventando la Luna, associata al dio Thoth (dio delle scienze);
- il pianeta estraneo fu rallentato ed entrò in un’orbita solare fra quella dell’ex pianeta X e quella della Terra, diventando il pianeta Marte, associato al dio Montu.
 

Divinità egizie

Delle vecchie otto divinità (Horus l’antico/Hathor, Sah, Ra-Horakhty, Horus il giovane, Sobek, Geb, Atum/Min e Phtah) furono considerate morte Horus l’Antico/Hathor e Sah e trasfigurate rispettivamente nelle stelle alfa delle costellazioni del Cane Maggiore (Sirio) e di Orione (Betelgeuse).
Alle sei divinità restanti si aggiunsero così le nuove quattro divinità: Nut (la Fenice), Thoth e Montu, alle quali bisogna aggiungere le due divinità trasfigurate Hathor e Sah.
All’inizio dell’Età faraonica si sentì il bisogno di creare una nuova religione, che fosse un’allegoria del Diluvio Universale, un collante dell’Egitto unificato e contenesse un aspetto morale, che la vecchia religione non aveva.
Fu così creato il mito di Osiride/Egitto, fatto uccidere dal fratello Seth, ma in realtà affogato dall’inondazione del Mediterraneo e del Nilo.
 
L’Egitto allagato fu il regno di Seth, ma miracolosamente Osiride, morto e mummificato, generò un individuo di sesso maschile (Horus), figlio della sorella e sposa (Iside), la quale lo partorì e allevò nei canneti del Delta.
Una volta diventato adulto, Horus (figlio di Iside) contese il regno del Delta allo zio usurpatore e, una volta prosciugato l’intero Egitto, pretese di governare sull’intero Egitto unificato, lasciando a Seth il regno delle zone desertiche.
Le nuove divinità portarono a nuove associazioni pianeti-dèi:
- Osiride, come divinità morta e trasfigurata, fu associata a Sah e alla costellazione di Orione, ma anche alla Luna, in virtù del Crescente lunare di 14 giorni, quante furono le parti in cui fu smembrata la sua mummia;
- Iside, come dea madre, fu associata ad Hathor e alla costellazione del Cane Maggiore (Sirio);
- Horus, figlio di Iside, fu associato a Venere, in quanto rappresentava la rinascita dell’Egitto.
Questa complicata situazione fu in parte distorta dai vari Centri sacerdotali che vollero vedere la nascita degli dèi sulla Terra su un’isola primordiale, coincidente con la zona del loro Centro sacerdotale: Heliopoli, Menphy, Hermopolis, Tebe.
Furono create altre divinità, spesso con valenza cittadina, e in alcuni casi furono riutilizzati i nomi delle precedenti divinità stellari, come nel caso del dio di Menphy (Phtah) e del dio di Waset/Tebe (Amon).
D8. Gli antichi Egizi quanta importanza davano allo studio e alla cultura?
Lo studio e la cultura non erano un diritto riconosciuto per tutti. Il popolo era analfabeta, mentre lo studio era riservato ai personaggi della Casa reale, ai nobili e ai sacerdoti.
D9. Ha creato l’interessantissimo sito web «Antico Egitto», molto apprezzato dagli egittofili e dagli addetti ai lavori. Quali sono le sue finalità?
Ho creato il sito sia per diffondere in modo semplice e gratuito le mie conoscenze e le mie scoperte sia per pubblicizzare i miei lavori (libri e articoli).
D10. In questo momento a cosa sta lavorando e quali sono i suoi programmi per il futuro?
Non ho al momento un lavoro particolare da segnalare. Continuo a studiare e faccio conoscere i miei lavori con conferenze e interventi su facebook, dove ho creato e gestisco l’apprezzato gruppo, HASSALEH – L’OCCHIO DI HORUS.
Insieme con l’editore del mio ultimo saggio stiamo portando avanti una collaborazione con alcune organizzazioni egiziane, consistente nel far conoscere l’antico Egitto tramite viaggi, traduzioni di libri e articoli.
Giampiero Lovelli 
Versión española

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