Intervista con Claudio Cosentino, scenografo di Dracula 3D [prima parte]

Creato il 10 ottobre 2011 da Soloparolesparse

Claudio Cosentino è uno di quei personaggi che lavorano dietro le quinte del mondo del cinema, anzi lui le quinte le costruisce proprio perchè fa lo scenografo.
Ha all’attivo un sacco di roba interessante, ha lavorato su film con Franco Nero, Alessandro Haber, Bruno Mattei, poi un sacco di roba horror di quella che molti considerano di serie B ma che a me fa impazzire (e non ho dubbi lui si sia divertito un sacco).
E ancora fiction Rai e parecchia pubblicità.
Poi l’occasione di lavorare sul set di Dracula 3D di Dario Argento.

Ho avuto modo di intervistare Claudio e ne è venuto fuori un lungo racconto che parla delle difficoltà del cinema, della chiusura dell’ambiente lavorativo e soprattutto rivela un sacco di curiosità impredibili riguardo la lavorazione di Dracula 3D.
La chiacchierata si è dilungata un po’, così la troverete spezzettata in 3 post diversi e consecutivi. Non perdetevene nemmeno uno spicchio, anche perchè sono tre post pieni zeppi di foto assolutamente inedite ed esclusive scattate sul set di Dracula 3D.
(Vi ricordo che le foto, come ogni contenuto di questo blog, sono rilasciate con Licenza Creative Commons, il che nello specifico vuol dire che potete prenderle e usarle liberamente a patto che mettiate un link al post da cui le avete prese: cioè questo!)

1. Come sei diventato scenografo. Sogno di bambino o per caso?

Rincorro un sogno di bambino mai cresciuto ancora oggi, un sogno che durerà una vita come tutte le passioni o i grandi amori. Sono cresciuto in un piccolo paese di Calabria “San Vito sullo Jonio” grazie al talento di mio padre per la pittura già a 5 anni imbrattavo tele, un giorno vidi i grandi fondali ch’egli stava realizzando per una opera religiosa della pasqua “la passione di cristo” restai impressionato, erano bellissimi ed evocativi… avevo l’impressione di poterci entrare dentro tanto erano grandi quanto io piccolino, ero affascinato dall’effetto prospettico e dai colori. Ecco quella è stata la scintilla che ha condizionato tutta la mia vita, scelsi liceo artistico, accademia di belle arti, scuola di scenografia con Antonio Capuano adesso regista di fama. Una volta finiti gli studi nel 1988 a Catanzaro capì ben presto che per quanto bella la Calabria non offriva niente di quello che cercavo. Presa la prima di una lunga serie di delusioni decisi a malincuore di “emigrare” lasciavo la mia casa, i miei affetti, dei posti meravigliosi che fino ad allora mi avevano ispirato. Ma partivo carico di sogni e buoni propositi e tanta voglia di imparare, passarono molti anni e malgrado i sacrifici non riuscivo ancora ad esprimermi. Adesso quì dovrei parlarti della crisi del nostro cinema, di come sia oggi “lobbyzzato”da incompetenti che con tutto hanno a che fare meno che con l’industria audiovisiva, faccendieri, imbroglioni, organizzatori e registi inventati e autoproclamati, che credono di arricchirsi trovando l’allocco finanziatore che siano finanziamenti statali o privati. Insomma una lista interminabile…. ma questo rispecchia l’andamento di tutta l’Italia, un paese vecchio dove i giovani passano la vita a fare praticantato per poi ritrovarsi anch’essi vecchi.
Ti racconto un aneddoto. Su un film recente un collega più anziano ed illustre che aveva fatto il cinema quando c’era il cinema, mi disse che io ero preparato, perché sapevo disegnare, progettare al computer, conoscevo le nuove tecnologie, riuscivo a formare e dirigere una squadra di costruttori, a gestire il budget, ecc… e non si spiegava come mai io ancora a 45 anni non avessi firmato film di successo, N.B.(film di successo sarebbero quelli che vincono i premi) Oggi se vuoi rincorre un sogno in Italia e non provieni dalla “casta”ho capito che devi essere preparato e competente ma attenzione a non evidenziarlo troppo, disponibile, servile, umile, devi proporre ma non troppo per non urtare la “sensibile genialità”di chi stà pensando alla soluzione, insomma consiglio di prendere anche una laurea in psicologia prima. Malgrado questo deludente quadro, ho continuato a studiare, questa è una professione in evoluzione, ieri c’era la matita, oggi anche il computer, ho passato molto tempo della mia vita a studiare, a prepararmi prima di cercare di esprimermi al massimo delle mie capacità, mi sono impadronito delle nuove tecnologie, ciò mi è costato molto tempo e sacrifici economici, perché avevo le spese di mantenimento e nessuno che mi aiutasse. Oggi però sono pronto ma è vero che ho già 45 anni…
Ti esprimo una condizione comunque familiare a molti altri giovani talenti frustrati da un sistema poco meritocratico. Una volta era più facile, non c’era la crisi e tutta questa concorrenza. Gli anni della dolce vita, di cinecittà, l’Italia era diventata un polo importante della cinematografia internazionale, gli scenografi italiani erano pochi, richiestissimi e molti film da girare per il cinema, adesso soffriamo una condizione miserabile, di accattonaggio artistico, senza più un futuro per i giovani, purtroppo non vedo attualmente all’orizzonte nessuna soluzione, la crisi del cinema è un sintomo grave, che deve indurre a riflettere ad una malattia culturale che noi giovani ci apprestiamo a ricevere in eredità, saremo capaci di risollevarci?

2. Come intendi il lavoro di scenografo. Più arte o artigianato?

É entrambi, un artista è anche un artigiano, l’espressione artistica si completa con una conoscenza profonda dei mezzi e dei materiali necessari per esprimersi, noi scenografi disegniamo le scene, poi ci viene chiesto una proiezione dei costi, quindi dobbiamo conoscere i materiali per la realizzazione, i tempi, il personale occorrente.

(Alle 11.30 la seconda parte dell’intervista a Claudio Cosentino)





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