Intervista con Enea Leone, seconda parte

Creato il 01 marzo 2012 da Empedocle70

A proposito di composizione per chitarra, Berlioz disse che comporre per chitarra classica era difficile perché per farlo bisognava essere innanzitutto chitarristi, questa frase è stata spesso usata come una giustificazione per l’esiguità del repertorio di chitarra classica rispetto ad altri strumenti come il pianoforte e il violino. Allo stesso tempo è stata sempre più “messa in crisi” dal crescente interesse che la chitarra (vuoi classica, acustica, elettrica, midi) riscuote nella musica contemporanea. Lei quanto ritiene che ci sia di veritiero ancora nella frase di Berlioz?Non vedo perché dobbiamo tirare in ballo Berlioz per giustificare la nostra mancanza di curiosità o il nostro cronico complesso di inferiorità rispetto agli altri strumenti.Se prendiamo in considerazione il nostro repertorio ottocentesco, in realtà non vedo una quantità esigua di brani ma un repertorio in parte ancora da scoprire.Basterebbe avere curiosità e coraggio per cercare e proporre brani meno conosciuti.Per quanto riguarda poi il Novecento e i tempi nostri, c’è un infinità di possibili scelte per tutti i gusti e per tutte le tendenze.Invece di lamentarsi bisogna darsi da fare. In conclusione potrei affermare di essere soddisfatto del repertorio per chitarra e molto curioso di conoscerlo fino all’ultima pagina!
Ho, a volte, la sensazione che nella nostra epoca la storia della musica scorra senza un particolare interesse per il suo decorso cronologico, nella nostra discoteca-biblioteca musicale il prima e il dopo, il passato e il futuro diventano elementi intercambiabili, questo non può comportare il rischio per un interprete e per un compositore di una visione uniforme? Di una “globalizzazione” musicale?
Penso che questa sia un “dilemma” più per un compositore.Da sempre negli anni si è usato fare riferimenti a musica passata sviluppandola e mutandola a proprio volontà e quindi una sorta di “globalizzazione” è sempre esistita.
Qual è il ruolo dell’Errore nella sua visione musicale? Dove per errore intendo un procedimento erroneo, un’irregolarità nel normale funzionamento di un meccanismo, una discontinuità su una superficie altrimenti uniforme che può portare a nuovi sviluppi e inattese sorprese...
Se si può chiamare “errore” direi che la poca coscienza nell'affrontare la musica potrebbe essere chiamata cosi.Nel caso dello studio chitarristico ritengo la poca coscienza e la poca attenzione nell'uso della mano destra,spesso la totale casualità addirittura dell'uso delle dita, un errore che ho spesso riscontrato nello studio dei ragazzi.continua domanihttp://feeds.feedburner.com/ChitarraEDintorni

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