Ringrazio di cuore i due autori per essersi prestati di buon grado al mio terzo grado.
Come sempre auguro a tutti voi buona lettura e spero che l'intervista sia di vostro gradimento.
Italo Bonera.
Nick: Ciao, benvenuti su Nocturnia, grazie per aver accettato di rispondere a questa intervista. Per cominciare, ti chiedo di parlarci un po’ di te e dei tuoi inizi.Italo Bonera: Innanzi tutto, grazie a te Nick di ospitarci gentilmente sul tuo blog.
Per risponderti, scrivere mi è sempre stato naturale, ma la mia vera passione è la lettura, insieme alla fotografia. Grazie all’ insistenza di Paolo e di alcuni amici mi sono convinto, anche un po’ controvoglia, ad affrontare la produzione di narrativa. Mi considero un lettore cui capita ogni tanto di scrivere, e visto che ogni tanto ottengo riscontri positivi, continuo a provarci.
Nick: Italo, in particolare cosa ti ha avvicinato alla fantascienza?
Italo Bonera : La curiosità per le imprese spaziali. Quelle immagini confuse che arrivavano sul televisore in bianco e nero direttamente dal Cosmo avevano per me bambino un fascino evocativo che nessuna fiaba poteva suscitare, perché quella era *realtà*, “meraviglia del possibile”. Da lì, il salto agli Urania dalla copertina bianca col cerchio rosso, comprati a pacchi nelle bancarelle dell’usato.
Nick: Italo, quali sono stati gli scrittori che ti hanno formato come lettore prima ancora che come scrittore? Naturalmente puoi citare anche film, serie televisive, fumetti e quant'altro ti venga in mente.
Italo Bonera: Quando ho iniziato a scrivere, la fantascienza era solo una delle tante suggestioni narrative che già avevo frequentato. Per cui posso citare molto alla rinfusa un gran minestrone di opere e autori. Blade Runner, Spazio 1999, Asimov e la Trilogia, i racconti di Brown, ma anche molto noir di Leo Malet, Andrè Hèléna, Ross Macdonald, Giorgio Scerbanenco e altri. E poi Massimo Carlotto, Alan D. Altieri, Valerio Evangelisti, Charles Bukowski, Philip Roth, i fumetti di Manara, Moebius, Pazienza, le strisce di Jeff Hawke su Alter Linus, e l’elenco potrebbe continuare.
Nick: Italo, nel 2004 il tuo racconto “American Dream” vince il Premio Fredic Brown: che sensazione ti ha dato la vittoria? E più in generale cosa pensi dei premi letterari?
Italo Bonera: Quel premio è giunto inaspettato, un riconoscimento ricevuto mentre ancora “Ph0xGen!” era in gestazione. E' servito molto, perché in quel periodo pensavo di lasciar perdere la scrittura. Il premio invece mi ha stimolato a proseguire. Ecco, questa funzione dei premi letterari, essere incitamento agli scrittori e occasione di pubblicazione, è importantissima. I premi riservati ai romanzi già in libreria li conosco poco.
Paolo Frusca.
Nick: L'anno di svolta è però il 2006, quando Italo Bonera e Paolo Frusca scrivono il romanzo ucronico “Ph0xGen!”: com'è nata l'idea di uno scenario così inusuale?
Paolo Frusca: Nasce da una feroce discussione fra me e Bonera sui massimi sistemi. Su cosa si sarebbe dovuto fare per cambiarli. Che poi un poliziotto grasso e pigro potesse essere la soluzione ai problemi del Mondo ci parve allora una naturale conseguenza di quella discussione… Oh, per informazione: quando abbiamo cominciato avevamo solo il poliziotto austroungarico sovrappeso e il cecchino italiano. Tutto il resto, dal segreto, al finale, alla trama, è stato creato, masticato, faticosamente, in corso d’opera.
Nick: Come vi dividevate il lavoro voi due?
Paolo Frusca: Io (Frusca) incasinavo le questioni, perdevo i file, scrivevo sbagliando formattazione e punteggiatura e aggiornavo scene che avevamo appena deciso di buttare via. Lui (Bonera) ordinava tutto meticolosamente, formattava word come un Michelangelo della Microsoft, raccoglieva e utilizzava informazioni dalla Rete come lavorasse per la NSA. Non mi sono stupito che non abbia più voluto scrivere con me…
Italo Bonera: Non è proprio andata così… È vero però che il processo è stato molto disorganico, uno proponeva una situazione, una bozza di capitolo o un’idea, e l’altro, se restava colpito, l’ampliava e passava la palla per ulteriori rifiniture o tagli. Abbiamo lavorato a distanza, io a Brescia e Paolo a Vienna, incontrandoci solo un paio di volte per decidere insieme i punti più critici.
Nick: Vi svelo un segreto: mentre leggevo “Ph0xGen!” immaginavo il vostro protagonista, il sicario, con le fattezze di Lee Harvey Oswald più che sotto quelle di Gavrilo Princip. Voi per lui e per gli altri personaggi vi siete ispirati a qualche figura storica in particolare?
Paolo Frusca: La tua idea di Oswald è azzeccatissima come immagine. Era anche la nostra. Princip è forse più assimilabile al complice serbo che Oswald incontra al Caffè prima dell’attentato. Avevamo anche pensato di inserire il termine KFJ (!) nel libro, che era l’acronimo col quale i viennesi di inizio secolo, l’altro, chiamavano Francesco Giuseppe… Ma la figura storica alla quale ci siamo ispirati, per dir così, maggiormente, è Josef da Passau… che figura di alto prelato…! Se il suo Kaiser non gli avesse chiesto il sacrificio di sigillarsi a Gaming, chissà, forse avrebbe anche potuto diventare Papa…
Paolo Frusca: Dall’ adattamento a fumetti ci aspettiamo molte soddisfazioni, e speriamo che veda la luce. Il disegnatore, Angelo Bussacchini, è un vero Maestro, con esperienze notevoli anche oltralpe; Christian Bisin ha compiuto una magia eccezionale per condensare in 130 tavole un romanzo di oltre 500.000 battute senza che nulla venisse perso. Inoltre, abbiamo ancora la speranza di ripubblicare il romanzo in una nuova edizione da libreria.
Nick: Nel 2013 arriva invece il romanzo completamente scritto da Italo, “Io Non Sono Come Voi”, una commistione tra thriller, critica sociale e fantascienza. Come nasce questa commissione di generi? E cosa pensi della sperimentazione in scrittura?
Italo Bonera: Non credo che fondere generi diversi sia sperimentazione, ormai è una modalità assodata, è normale, fa parte anche del linguaggio cinematografico. Anche a me è venuto spontaneo. Ormai è difficile qualificare i romanzi per genere (thriller, fantascienza, noir…). Mi piace il fatto che si pubblichino (per esempio) Cormac Mc Carthy piuttosto che Avoledo o il primo romanzo di Faber senza la necessità di indicare al lettore che si sta proponendo “fantascienza” o “western”.
Nick: Hai deciso di non dare nome al tuo protagonista, come mai? E poi è vero che ti sei ispirato ad un fatto di cronaca realmente successo?
Italo Bonera: “Non puoi non dare un nome al protagonista!”, mi ha detto qualcuno mentre ancora il romanzo era in gestazione. Forse è una regola non scritta da rispettare, non saprei. Fatto sta che all’inizio il nome mancava solo perché non ne trovavo uno soddisfacente. Andando avanti nella storia mi sono accorto che ciò poteva essere una caratteristica funzionale: lui è chiunque, tutti e nessuno, ci si può identificare, oppure lo si può rifiutare. Mi sembra che il risultato sia accettabile.
Il fatto di cronaca sì, c’è stato effettivamente, lo spunto per l’incipit è partito da un articolo giornalistico in cui si dava conto dell’evasione rocambolesca di un detenuto che si era finto in stato comatoso, ed aveva approfittato di un trasporto da una struttura carceraria a un ospedale per sopraffare le guardie e fuggire, durante la sosta in autogrill. Ho immaginato di essere io, al posto dell’ergastolano, e lì è nato l’incipit: “Vegeto.”
Nick: Abbiamo detto che “Io Non Sono Come Voi” contiene molta critica sociale, ad esempio è presente una dittatura futura, la Totaldemocrazia, che tu dipingi quasi come se la Mediocrità Umana si fosse fatta Sistema. Ma nel romanzo, salvo poche eccezioni, descrivi anche molto degrado umano, sociale ed urbano. Nel romanzo quanto hai trasportato dell'attuale situazione politico-sociale italiana nella Milano e nella Brescia del 2059 da te descritte? E sopratutto quanto ti ha influenzato il rapporto con Brescia nella stesura delle pagine dedicate alla tua città?
Italo Bonera: Giuste osservazioni le tue: la “Totaldemocrazia” non è un potere che obbliga e opprime: si auto sostiene grazie alla mediocrità e all’ ignavia di “un popolo storicamente incapace di dissentire”. Ho preso il nostro vivere quotidiano e l’ho estrapolato, immaginandolo nel futuro. Dove ci porterà l’abitudine ai piccoli soprusi? Soprusi minimi, come multare un immigrato che siede sui gradini di un monumento, oppure eliminare le panchine da una piazza perché vi si siedono gli indesiderabili - due episodi questi presi dalla cronaca della mia città. In un museo della mia città è esposto un bellissimo gruppo scultoreo ottocentesco che rappresenta l’emigrante: una madre e un figlio, esausti, carichi di disperazione, seduti su una panchina: gli italiani d’allora. La statua, nata per un parco, doveva essere visibile a tutti. Oggi è nascosta in un museo poco frequentato.
Nick: Il romanzo è stato pubblicato con un certo successo da Gargoyle, però prima che accadesse tu stesso mi hai raccontato di alcuni problemi e di alcuni rifiuti che hai incontrato tra gli editori per via del genere e della sua collocazione. Ce ne vuoi parlare?
Italo Bonera: Sono stati una cinquantina gli editori a cui mi sono proposto, dopo la nomination al premio Urania. Ognuno chiede materiale diverso: solo pochi vogliono l’intero romanzo: alcuni hanno bisogno del cartaceo, altri chiedono il file in .doc o .rtf, alcuni richiedono cartelle standard da 1800 battute, altri cartelle da 2000 battute, stampato su un lato, oppure su entrambi, rilegato, non rilegato… Poi c’è chi vuole solo le prime trenta cartelle; altri, due capitoli a scelta; altri, un capitolo e la sinossi da due cartelle; oppure una sinossi e basta, ma su una sola cartella… I più non rispondono, e chi lo fa dice “il genere non fa parte della nostra linea editoriale”. Credo sia una formula standard per dire che non interessa, o che non piace, o che nemmeno l’hanno guardato. Da tre editori ho avuto riscontro, Gargoyle è uno di questi. Penso di aver avuto molta fortuna.
Nick: Più in generale, Italo quale credi che sia lo stato di salute della narrativa di fantascienza nel nostro paese? E quali ritieni siano le difficoltà che uno scrittore di fantascienza subisce nel nostro paese?
Italo Bonera: La fantascienza italiana ha poco mercato, e in anni di crisi nera già questo dice tutto delle difficoltà che affrontano gli autori. Ma a me pare che la narrativa di fantascienza tutta - non solo quella italiana - abbia ormai perso da decenni la capacità di suscitare quel “sense of wonder” che ha caratterizzato gli anni d’oro. Il Duemila, anno simbolico, è passato senza portare il progresso entusiasmante che si sperava: l’energia illimitata della fusione nucleare, il benessere per tutti, i robot che lavorano al posto degli uomini… Però non c’è stato nemmeno l’olocausto nucleare che la Guerra Fredda faceva temere. Oggi si fatica a immaginare un futuro, luminoso o pessimistico che sia: guardando in avanti vediamo una nebbia grigia. La produzione della narrativa di fantascienza rispecchia questa situazione. Secondo gli scrittori visionari, le macchine, nel futuro, ci avrebbero liberato dalla schiavitù del lavoro, lasciando agli uomini il tempo per lo svago e l’accrescimento personale. Erano ottimisti, quegli scrittori, anche perché vivevano gli anni delle splendide Utopie, oggi rattrappite insieme all’idea di progresso, soppiantato dallo sviluppo. E così, le macchine, oltre al lavoro, hanno sottratto agli uomini il reddito, confluito nei profitti di chi le controlla.
Nick: Italo, quali sono gli scrittori tuoi colleghi che segui con maggiore attenzione ed interesse?
Italo Bonera: Tra gli italiani mi piacciono molto Altieri, Avoledo, Carlotto, Evangelisti, ma lasciami dire che sono *maestri*, non colleghi…
Nick: Sia “Ph0xGen!” che “Io Non Sono Come Voi” sono arrivati in finale al Premio Urania e poi hanno ottenuto una loro pubblicazione. Cosa che non sempre avviene coi finalisti di quel premio. Che cosa ha significato per te raggiungere tali traguardi?
Italo Bonera: Sono state due grandissime soddisfazioni. “Io Non Sono Come Voi” non sarebbe mai nato se non avessi avuto alle spalle la (inaspettata) pubblicazione del primo romanzo, perché allora la scrittura non aveva per me un ruolo importante. Oggi mi lamento di avere troppo poco tempo per scrivere.
Nick: Progetti futuri: a cosa state lavorando e cosa ci dobbiamo aspettare da voi due nel prossimo futuro?
Italo Bonera e Paolo Frusca: Salvo imprevisti, contiamo pubblicare presto un’antologia di racconti ambientati in un futuro omogeneo. Uscirà sia in e-book che in cartaceo, è un lavoro che pensiamo apprezzabile.
Italo sta lavorando anche alla trama di un romanzo che per ora è solo abbozzato, e stavolta la vicenda si svolgerà nel passato recente - ma è ancora presto per parlarne.
Paolo vorrebbe avere il tempo di scrivere la sceneggiatura per un ipotetico film su “Cartavelina” Sindelar, mitico calciatore austriaco degli anni trenta. Ma il tempo è proprio quello che gli manca.
Poi abbiamo in mente di riprendere a scrivere insieme! Sarà un libro di cucina per uomini che odiano la cucina. Per via del mercato, sai.
Bisogna pur mangiare.