Intervista con michele tetro.

Creato il 24 marzo 2015 da Nickparisi

Oggi aggiungo un altro tassello alla mia inchiesta informale sul mondo del fantastico italiano.
L'ospite odierno è Michele Tetro,  giornalista, scrittore ma sopratutto esperto di Cinema ed autore di numerosi saggi sull'argomento. L'intervista odierna sarà infatti  abbastanza diversa dal solito. Con Michele adesso, parleremo sicuramente dei suoi lavori, delle sue imprescindibili Guide al Cinema ma anche di quel fenomeno mondiale che fu, per l'appunto, la Cinematografia di genere italiana. Nell' intervista si parlerà anche un poco di alcuni bei momenti e alcune belle iniziative  del fandom nostrano del passato.

Ringrazio Michele Tetro, per la stimolante chiacchierata e per la sua disponibilità.
Siamo quasi arrivati alla fine di questa prima versione del Mese della Fantascienza italiana, Nocturnia poi pubblicata questa intervista si prende qualche giorno di vacanza (torniamo il 2 aprile!) ma ripeterò presto l'esperienza e -in particolare, sul  Cinema italiano di genere e sul passato delle produzioni televisive italiane Nocturnia tornerà spesso, in futuro con una piccola sorpresa.
Nel frattempo, vi lascio in compagnia di questa bella intervista.
Come sempre vi auguro una buona lettura!
Nick: Benvenuto su Nocturnia, Michele è un piacere averti ospite del mio blog. Come prima domanda ti chiedo di raccontarci quali sono state le tue influenze sia letterarie che cinematografiche (mi sembra di aver letto da qualche parte che sia stata la visione di “2001: Odissea nello Spazio”) a contribuire alla tua passione nei confronti dello schermo d'argento. A parte il capolavoro kubrickiano quali sono stati i capisaldi della tua formazione? E ancora più in particolare cosa ti ha fatto scegliere il fantastico come tuo genere di elezione?
Michele Tetro:  Grazie per l’invito, Nicola, mi fa molto piacere. Dunque, cosa mi ha portato alla fantascienza e al fantastico? Nulla… erano già lì, quando sono nato. Della mia infanzia ricordo fin da subito astronavi, moduli Apollo appesi al soffitto, supereroi in costume. Sono davvero il prodotto della precocissima visione di “2001: Odissea nello Spazio”, avvenuta che avevo quattro anni, sono stato plasmato in quel cinema e in quella notte piovosa, ci sono uscito all’interno della tuta spaziale rossa di Dave Bowman, che ancora indosso. Sono cresciuto a pane e fantascienza da allora, diventando un devoto dei serial TV inglesi come Il Prigioniero, UFO e Spazio 1999, poi educato alla scuola Marvelliana dei supereroi (che ha tenuto Batman e Superman in sordina), fedelissimo appassionato di Emilio Salgari e Jack London (autori che rileggo ancora oggi di frequente), ho portato a termine la mia educazione filosofico-esistenziale grazie agli insegnamenti e alla lettura di H. P. Lovecraft e goduto di profondo divertimento grazie ai mondi fantastici di Robert E. Howard. Dalla “Grande Enciclopedia della Fantascienza” del 1980 ho appreso tutto quel che si doveva sapere sul genere, anzi sui generi (aggiungendovi Fantasy e Horror), trovando gli scrittori di riferimento in Stanislaw Lem, Arthur Clarke, Philip K. Dick e in tutti coloro che fecero uso della SF come strumento d’indagine filosofica-epistemologica. Quando è stato chiaro che non avrei potuto fare l’astronauta, a metà degli anni Ottanta ho avuto la deriva fondamentale cinematografica, che mi ha completamente assorbito e aperto allo studio di Kubrick, Kurosawa, Herzog, Tarkovskij, Weir (che mi hanno almeno una volta offerto straordinarie incursioni nel fantastico). Ho coltivato il culto dell’horror gotico inglese, con la Hammer e l’Amicus sopra tutti, mi sono cimentato nella regia cinematografica amatoriale in un periodo in cui si poteva avere ancora il controllo manuale di tutto (ripresa, montaggio, effetti speciali) e usare il computer non era nemmeno all’orizzonte. Ecco, le cose sono andate più o meno così… non ho scelto, sono stato scelto.

Arthur C. Clarke e Michele Tetro.


Nick: Il tema di questo giro d'interviste è il fantastico italiano, con te - in quanto esperto ed autore di numerosi saggi sull'argomento - nella prima parte di questa intervista vorrei soffermarmi sulla cinematografia italiana di genere. La nascita di tutto, almeno per quanto riguarda il gotico viene fatta datare, ufficialmente un po’ da tutti, col secondo dopoguerra. In particolare la data ufficialmente citata è il 1957 con il film "I Vampiri" di Riccardo Freda e Mario Bava. Da quel momento il nostro paese diventa uno dei maggiori produttori della cinematografia di genere mondiale (subito dopo USA e Inghilterra e prima di Spagna e Francia). Come mai proprio nel nostro paese si è verificato un humus così favorevole?
Michele Tetro:  Be’, mi avrebbe stupito il contrario, avevamo una tradizione gotica già di nostro, con miti, leggende, fascinazioni e anche nell’ambientazione italiana da parte di molti autori settecento-ottocenteschi il nostro Paese era molto gettonato. Giocando prevalentemente sulle atmosfere e non (ancora) sull’effettistica, era possibile realizzare notevolissime produzioni di tipo espressionista, a costi contenuti e grande resa visiva, basata più sull’alluso che sull’ostentato. Là dove non arrivava il budget suppliva l’immaginazione e la capacità artigianale di saper dare il massimo con il minimo. In Italia vigeva già la lezione cormaniana… ancora prima che Roger Corman la rendesse famosa. Autori e registi come Freda e Bava potevano costruire mondi interi usando un teatro di posa vuoto, due fumogeni e qualche roccia di cartone, il tutto al servizio di storie funzionanti e originali, addirittura in anticipo sui tempi. Pensiamo alla riuscitissima fusione di generi, fantascienza e horror, che entrambi suggellarono con il pregevolissimo “Caltiki, il Mostro Immortale” del 1959, addirittura lovecraftiano, in seguito con il seminale “Terrore nello Spazio”, a firma del solo Bava, o con esempi di fantasy-horror come “Ercole al centro della Terra” o SF-fantasy come “Il Gigante di Metropolis”. I generi erano malleabili, si sperimentava con coraggio e senza seguire le mode o business produttivi, di fatto invece creandole per il futuro.

Nick:  E invece, per quanto riguarda il cinema di fantascienza, quando e come possiamo determinarne l'inizio? Inoltre, è una mia sensazione o la fantascienza è stata meno frequentata dai cineasti italiani rispetto al gotico?
Michele Tetro:  Meno frequentata la fantascienza? Neanche tanto, anzi. Si sperimentavano un po’ tutti i generi con l’italian touch. Nata ufficialmente come parodia con “Totò nella Luna” nel 1958, che metteva alla berlina i viaggi spaziali e prendeva amabilmente in giro il classico “L’invasione degli Ultracorpi”, ma senza dimenticare le pellicole fantastiche del muto e alcune commedie fantascientifiche antecedenti, la fantascienza italiana cinematografica, pur nella sua povertà di mezzi, è parsa sin da subito innovativa. Il primo film serio fu “La Morte viene dallo Spazio” di Paolo Heusch, e già si puntava al disaster-movie (un meteorite in rotta di collisione con la Terra) poi ripreso anche oltreoceano negli anni Settanta e Novanta. E che dire della space opera? Certo, prima venivano gli americani ma subito dopo c’era Antonio Margheriti con la sua coloratissima serie della stazione Gamma Uno, di qualità tecnica addirittura competitiva come resa visiva a quella d’oltreoceano e non meno rilevante come qualità contenutistica (penso a certe sfumature psicologiche di “Space Men”, molto moderne). Parlare di cinema di serie B italiano a confronto coi prototipi americani mi è sempre sembrato un’assurdità, e per fortuna che oggi è in corso una rivalutazione di queste pellicole.
Nick:  Un po’ tutto il cinema di genere italiano (dall'horror al peplum, passando per lo spaghetti western) è stato un cinema fatto da grandi artigiani, gente che suppliva alle carenze economiche con una grande dose di creatività e che spesso anticipava tendenze oggi ancora vitali o creava veri e propri filoni. Stiamo parlando di cineasti come Mario Bava (che lasciò sorpreso il produttore Dino de Laurentiis quando gli restituì parte del budget assegnatogli per girare il film "Diabolik"); Lucio Fulci (con la sua personale estetica dell'horror ma anche con la sua leggendaria cattiveria nei confronti delle attrici che lavoravano con lui), Riccardo Freda, Fernando Di Leo, Antonio Margheriti, Camillo Mastrocinque, Elio Petri e molti altri. Quali sono stati secondo te i film più rappresentativi e perchè di questa cinematografia?
Michele Tetro:  In campo fantastico la lezione di Bava, Freda o Margheriti è sin troppo nota, come già rilevato: a indubbie qualità tecniche e artistiche al servizio della resa visiva, andava in parallelo la capacità di raccontare storie robuste, magari a volte non troppo originali, ma spesso senz’altro in grado di portare all’imitazione da parte di altri. Non apprezzo molto Fulci, nella sua modalità horror, giocata a scapito della coerenza narrativa e già troppo derivativo o al servizio delle mode, e Di Leo lo conosco molto poco, agendo lui al di fuori dei generi fantastici. Ma è indubbio che ciascuno abbia contribuito a rendere la nostra cinematografia di genere nota nel mondo, al di là delle recenti esternazioni tarantiniane che ne hanno suggellato una qualità già palese di per sé. Tra le firme più “autoriali”, per la fantascienza, ricordo “La Decima Vittima” di Elio Petri, che anticipa i cinegiornali satirici poi ripresi da Verhoeven per “Robocop” e “Starship Troopers”, il validissimo “L’Invenzione di Morel” di Emidio Greco, che avrebbe davvero potuto indicare una via espressiva della fantascienza italiana a venire…

Barbara Steele


Nick:  Un'altra delle invenzioni del nostro cinema gotico arriva grazie ad interpreti come Gianna Maria Canale o Barbara Steele, cioè la caratterizzazione della figura femminile non più come semplice vittima ma come mostro. Quanto è stata importante questa caratterizzazione ai fini dello sviluppo del cinema di genere mondiale?

Michele Tetro:  Ah, interessante annotazione, su cui non mi ero mai soffermato a pensare. Probabilmente è così, Barbara Steele soprattutto aveva un physique du role impareggiabile, in bilico tra innocenza e malignità, con forte propensione verso quest’ultima. Forse avrebbe preferito essere ricordata in opere più mainstream ma il caso l’ha voluta divenire un’icona del genere horror. E’ probabile che anche la Hammer abbia fatto tesoro di tale passaggio tra candore e perversione, tramutando le tipiche tremebonde eroine dal petto ansante in sensuali creature della notte… ancor più discinte.
Nick:  Ad un certo punto però tutto finisce, negli ultimi decenni in Italia praticamente si smettono di produrre film di genere. Quali ne sono stati, secondo te, i motivi? Perché non siamo stati più capaci di continuare una tradizione decennale?
Michele Tetro:  Negli anni Settanta-Ottanta è persa la motivazione di base a voler fare storie comunque originali, per quanto magari derivative in senso più generale. Un tempo si diceva “Fanno fantascienza cinematografica negli USA? Proviamo anche noi”, in seguito si disse “Fanno fantascienza cinematografica negli USA? Copiamo anche noi”. La rivoluzione operata da “Guerre Stellari” nel 1977 portò ad un’ondata di produzioni a basso costo italiane nel patetico tentativo di mettersi alla pari, però si era perlomeno attenti a non realizzare proprio un clone pedissequo dei film americani (pensiamo a Cozzi di “Star Crash” o a Lado di “L’Umanoide”, con tutti i limiti del caso). Ma subito dopo, già negli anni Ottanta, si perse ogni pretesa di originalità, sfornando pellicole spudoratamente copiate e realizzate alla meno peggio, di cui la cosa più spettacolare, di solito, erano i truffaldini poster cinematografici, che promettevano molto più di quel che in realtà venisse offerto. Oggi si tende a rivalutare anche queste produzioni, rimarcando la loro natura di quasi instant-movies di celebri blockbusters e lodando nuovamente l’artigianalità dei loro registi, però spesso si trattava davvero di pellicole di scarsissima qualità. Ai nostri giorni non abbiamo neppure più quelle, e evidentemente se ne sente la mancanza, a fronte della scomparsa quasi totale dei generi cinematografici più popolari a favore di un monocorde assestamento sulle mode più deleterie, televisive, di costume… non ci restano, come generi, che la solita commedia brillante o il solito dramma plumbeo, ben poca cosa a confronto con un passato senz’altro più poliedrico e variegato.
Nick:  Parliamo adesso della tua attività professionale. Mi sembra di aver letto da più parti che hai cominciato a pubblicare a tredici anni sull'allora versione italiana della rivista OMNI. Come sono andate le cose?
Michele Tetro:  Nel modo peggiore, direi. Successo immediato ed effimero, senza un’adeguata preparazione nel gestire la cosa. Parrà strano, ma sarebbe stato molto più preferibile un
cursus honorum in progressivo crescendo, piuttosto che la botta iniziale e poi l’essere costretto a ricominciare da zero. Mi ero intestardito, contro l’opinione di tutti (che prevedevano una dolorosa e molto probabile disillusione per me), a inviare dei racconti ad OMNI, allora rivista leader nel settore, semplicemente per ottenerne una valutazione. Scrissi una lettera un po’ provocatoria al direttore, il giornalista Gian Franco Venè, intimando di “non gettarli nel cestino perché scritti da un bambino”, e ottenni una risposta altrettanto secca, del tipo “sciocchezze, invia e ti sapremo dire!” Venni subito chiamato in redazione, penso anche per verificare da parte loro che davvero avessi scritto io quei racconti, e in capo ad un mese pubblicarono il mio primo testo, in un numero in cui le altre due firme erano Stanislaw Lem e Frank Herbert (non penso potrò mai ottenere di più dalla vita!). Ero definito “scrittore prodigio”, i media cominciarono a interessarsi a me, ci fu un tentativo di portarmi a “Domenica In” (non andò in porto ma venni citato in trasmissione) e a casa arrivò anche l’assegno (che in quanto minorenne non potevo intascare). A quei tempi frequentai anche la mia prima Convention di Fantascienza, e fu esaltante e imbarazzante allo stesso tempo constatare che tutti già mi conoscevano… e io non conoscevo ancora nessuno! OMNI si evolse in FUTURA, pubblicarono un altro mio racconto poi la rivista purtroppo cessò le pubblicazioni. E così, ho dovuto ricominciare da zero, con i concorsi, con le fanzine… Intanto però si allargava la cerchia di conoscenze. Con un minimo di esperienza in più in campo editoriale, le cose sarebbero forse state diverse e meglio gestite, ma a 13 anni non è che potessi fare più di tanto.


Nick:  Sei stato a lungo legato alla rivista amatoriale "Yorick", sia con articoli e saggi sia con i tuoi racconti. In seguito hai collaborato a numerose pubblicazioni, sia amatoriali come "Settimo Inchiostro", sia professionali come “L'Eternauta". Vorrei in particolare che tu ci parlassi di “Yorick”, una rivista importante per la diffusione del fantastico e che oggi, forse, non viene ricordata quanto meriterebbe.
Michele Tetro:  Indubbiamente, la cerchia di “Yorick” fu una fondamentale scuola di preparazione ed esperienza. La piccola Weird Tales italiana, come la definiva il suo fondatore Massimo Tassi, ha ospitato firme importanti per il Fantastico, tra le sue pagine, traducendo opere inedite di nomi celebri nel panorama fantastico-orrorifico e “allevando” futuri scrittori, illustratori e saggisti italiani, alcuni dei quali attivi ancora oggi (penso al mio fratello di sangue Pietro Guarriello, tra i giovani critici più ferrati in materia di autori come Lovecraft, Howard, Ashton Smith, ora anche editore). Io vi contribuii prevalentemente con critica cinematografica e con qualche racconto, tra cui un pastiche howardiano-salgariano in cui avviene l’incontro tra Conan e Sandokan, che apparve in volume. La rivista oggi non esce più ma “Yorick” è ancora attiva con mostre e manifestazioni varie sul territorio. Se ho potuto laurearmi con una tesi sull’opera fantastica di Robert E. Howard è anche merito di “Yorick”, indubbiamente. Chi volesse avvicinarsi al genere, dovrebbe cercare di mettere mano sulle pubblicazioni della craniuta testata “dell’essere o non essere”.
Nick:  La passione per la fantascienza e per le serie televisive ti porta nel 2005 a scrivere un’opera particolare, "L'occhio ardente di Mbatian", un romanzo omaggio a “Spazio: 1999”, in cui riprendi il personaggio di Tony Cellini, apparso nell’episodio "Il Dominio del Drago", una delle puntate più belle della prima stagione. Ci vuoi parlare di quel romanzo e dei motivi che ti portarono a scriverlo?
Michele Tetro:  La serie TV “Spazio 1999” ce l’ho ancora oggi nel cuore, e le devo molto della mia formazione. Avevo già scritto un paio di racconti ispirati al serial e pubblicati in rete, uno aveva anche vinto il concorso letterario indetto da “Moonbase ‘99”, il club italiano dedicato alle produzioni di Gerry Anderson. Proprio questo racconto, “Adagio”, fu la base su cui sviluppai il romanzo, che mi venne chiesto da Marco Vittorini, altro pilastro del fandom nostrano, per celebrare il Trentennale di “Spazio 1999”. Lo considero ancora oggi una delle cose migliori che abbia mai scritto, mi assorbì profondamente, cercai di recuperare le inimitabili atmosfere di quella serie, che trovavo molto lovecraftiana. E Lovecraft fu proprio una presenza fondamentale nel romanzo, più volte citato ed evocato. Non mi interessava tanto l’azione, quanto lo studio psicologico dei protagonisti, a fronte dell’ignoto. E’ venuto fuori qualcosa che è andato molto oltre le previsioni, senz’altro molto oltre la semplice fan-fiction. Mi piacerebbe riproporlo per l’editoria professionale, ora che è del tutto esaurito, e tradurlo in inglese, visto che se ne parla in molti forum anglofoni, che ne cercano appunto una versione nella loro lingua.
Nick:  So che l’attore Gianni Garko - che, ne "Il Dominio del Drago", interpretava proprio Tony Cellini - fu molto soddisfatto della caratterizzazione che ne facesti ne "L' occhio ardente di Mbatian". E' vero?
Michele Tetro:  Quella fu una cosa straordinaria. Avevo già consegnato le bozze per la stampa, e evidentemente i ragazzi del Club la inviarono a Gianni Garko senza dirmi nulla, dato che l’attore sarebbe stato ospite della successiva convention “Moonbound” da loro organizzata. Un giorno, mi trovai nella posta elettronica niente di meno che un’entusiastica prefazione a firma di Gianni stesso. Non potevo crederci! Gianni aveva trovato straordinario il romanzo, non solo la storia in sé, ma il tratteggio del personaggio che aveva interpretato, addirittura rilevandovi caratteristiche proprie della sua stessa personalità. Quando ci siamo conosciuti, alla Convention, ne parlammo molto. L’unica un po’ scontenta era sua moglie, mi disse che Gianni aveva passato tutto il tempo della loro vacanza a leggere il libro! Da allora siamo diventati amici e ci sentiamo ogni tanto, condividendo un’altra passione, quella del western (Garko divenne famoso interpretando la serie cinematografica incentrata sul pistolero Sartana).

Michele Tetro con l'attore Gianni Garko.


Nick:   Nel corso di questi ultimi anni hai curato diverse Guide al Cinema di genere (Fantascienza e Horror) per l'editore Odoya, in collaborazione con Roberto Chiavini e Gian Filippo Pizzo. Che procedure e che metodi di lavoro utilizzate per la composizione di queste Guide?
Michele Tetro:  Nel 1999 mi contattò Gian Filippo, che mi conosceva già come esperto di cinema di fantascienza, proponendomi di entrare a far parte di quella che sarebbe diventata, per i successivi 15 anni, la premiata ditta Pizzo-Chiavini-Tetro. Pubblicammo così, uno dietro l’altro, i due volumi di Il Grande Cinema di Fantascienza e Il Grande Cinema Fantasy per Gremese, composti di saggi (prevalentemente ad opera dei miei due colleghi) e schede critiche dei film (prevalentemente ad opera mia): in realtà lavori collegiali, con “intrusione” di tutti in ogni ambito specifico (un paio di saggi miei, alcune schede loro). Io e Roberto abbiamo collaborato così anche per Il Cinema dei Fumetti, sempre per Gremese. Poi tutti e tre abbiamo realizzato Contact! Tutti i Film su UFO e Alieni (Tedeschi Editore), composto di sole schede, e Mondi Paralleli-Storie di Fantascienza dal Libro al Film (Della Vigna), anche questo composto di schede comparative tra opera letteraria e produzione cinematografica, cui hanno collaborato come ospiti (come da nostra tradizione) anche diversi altri professionisti del fantastico, scrivendo alcune schede, in modo da variegare l’insieme. Tendenzialmente io sono il più enciclopedico dei tre (ho una regola, offrire sempre al lettore il 95% di quel che la materia richiede, proprio perché si sa che il 100% è virtualmente impossibile, qualcosa sfugge sempre), e spesso mi deve essere imposto un freno, ma nel gioco di tagli alle mie parti e di aggiunte in quelle dei miei due colleghi, per principio di vasi comunicanti, riusciamo ad ottenere l’optimum. Per la Guida al Cinema di Fantascienza (Odoya Editore) ci siamo spartiti tre macro-periodi storici, esaminandone ciascuno il suo (Pizzo le origini, io dagli anni Sessanta agli Ottanta, Chiavini fino ai giorni nostri). Infine, per la Guida alla Letteratura Horror e la Guida al Cinema Horror (quest’ultima di prossima pubblicazione) il trio si è impreziosito della collaborazione di Walter Catalano, diventando così un quartetto: ciascuno di noi ha scelto, per la trattazione, gli autori e i temi che si sentiva più vicino, analizzandoli secondo le proprie competenze e sensibilità (neppure avevamo, tra tutti, la stessa concezione di cosa fosse veramente l’horror). Alla fine, tutti contribuiscono a integrare nel caso il lavoro dei colleghi, e si cerca la definitiva coerenza di testo. Spesso scegliamo anche le immagini e le illustrazioni, perché teniamo particolarmente alla parte iconografica.
Nick: Fantascienza in Italia e Fantascienza italiana, due rapporti non sempre idilliaci. Secondo te perché?
Michele Tetro:  Eh, la domanda dei fuochi d’artificio… immagino ricorra spesso, rivolta agli altri miei colleghi che hai già intervistato. Cosa posso dirti, di nuovo? Basandomi sulla mia esperienza personale, confesso che alla mia primissima Convention nazionale pensavo di aver scoperto un nuovo mondo, in cui avrei voluto vivere per sempre. Ma subito, non c’è davvero voluto molto per comprenderlo, ecco che saltarono fuori situazioni che mi lasciarono sbigottito e amareggiato: prese di posizione ideologiche, politiche, appassionati di fantasy considerati di destra, appassionati di fantascienza considerati di sinistra… per me era follia. E poi giudizi poco lusinghieri sulla nostra stessa comunità di scrittori e lettori: la fantascienza italiana sarebbe stata non competitiva, carente sotto il versante scientifico, autoreferenziale, coltivata a lotti e orti non comunicanti, ghettizzata, presuntuosa, confusionaria, campanilistica, priva di una scuola comune che la identificasse e chi più ne ha più ne metta. Ci sarà pur del vero in tutto e magari anche un po’ di falso… Quel che è importante è che la fantascienza italiana, volenti o nolenti, ci sia sempre stata, e che continui ad esserci. Sento dire che scrittori e appassionati sono rimasti fermi a quarant’anni fa o più nelle loro preferenze di settore, ancorate quindi ai classici, e che non siano stati in gradi di adeguarsi ai nuovi tempi e alle nuove tendenze. Non sono affatto d’accordo, penso che semplicemente considerassero la fantascienza in una data maniera e che oggi non la ritrovino più nelle nuove generazioni di scrittori (io per primo con l’avvento del cyberpunk ho per anni quasi perso l’interesse per il mio genere preferito). Proprio le nuove leve di autori sono tra l’altro le prime ad avere difficoltà a capire (o a non volere affatto capire) cosa sia un genere e cosa comporti rapportarsi ad esso. Non sono contro alla fusione dei generi narrativi tanto di moda oggi, per carità… ma sono anche convinto che qualche regola di base debba essere rispettata. Scrivi o leggi fantascienza, sappi cosa sia la fantascienza. Ma è un discorso lungo e complicato, che va affrontato non “ a solo”.
Nick: Se dovessi consigliare un tuo lavoro a qualcuno che non ha mai letto qualcosa di tuo, quale opera sceglieresti? E cosa invece oggi non scriveresti più o comunque riscriveresti in maniera totalmente diversa?
Michele Tetro: Avrei consigliato naturalmente la narrativa, che invece è ancora prevalentemente nel mio cassetto… stando sulla saggistica penso che consiglierei il mio libro Conan il Barbaro, l’epica di John Milius (Falsopiano Editore), un esaustivo studio sul film omonimo, sulle sue tematiche, sul regista e l’autore. Si tratta dell’espansione di un capitolo della mia tesi di laurea, che mi è servita come base anche per Il Grande Cinema Fantasy di Gremese e innumerevoli articoli dedicati a Robert E. Howard. Poi le nostre Guide, senz’altro. Sulla seconda parte della tua domanda… ovviamente oggi riscriverei tutto, con i dovuti aggiornamenti.
Nick:  Quali sono I tuoi colleghi scrittori che segui con maggiore attenzione e interesse?
Michele Tetro:  Come ti ho detto, mi sto solo riavvicinando ora alla narrativa di fantascienza, dopo un lungo periodo di latitanza dal genere… devo capire un po’ meglio quali siano le tendenze oggi. Ho quindi un elenco di autori che voglio recuperare, tra i quali Troccoli, Spasaro e Viscusi, e anche molti che mi hanno inviato in lettura i loro testi per un giudizio. Ho il problema, come sai, di non essere per niente versato nelle nuove tecnologie, quindi già solo l’idea di leggermi un pdf (e non arrivo neppure a citare un e-book) mi pesa un po’. Questo fatto mi ha quindi lasciato molto indietro nella valutazione di autori anche miei amici, apparsi in rete o in pubblicazioni elettroniche varie. Mi rendo cono di essere un dinosauro sulla via dell’estinzione, che magari dovrebbe svegliarsi un po’ finchè è ancora in tempo… Ho comunque sempre seguito a suo tempo i nomi della “vecchia generazione”, Pestriniero, Catani, Aldani, Malaguti, il gruppo di autori legato alla Perseo Libri, di cui ho fatto parte anch’io con qualcosina, e poi anche quelli venuti dopo come Aresi, Tonani, Cola, eravamo spesso assieme in finale di concorso con le nostre opere! Mi rimetterò in carreggiata per gli ultimissimi… quando potrò adeguatamente controllare il mezzo che li veicola.

Pizzo - Tetro - Chiavini

Nick:  Programmi futuri, a cosa stai lavorando adesso e cosa dobbiamo aspettarci da Michele Tetro nel prossimo futuro?
Michele Tetro:  Stiamo realizzando, sempre il medesimo quartetto della “Guida alla Letteratura Horror”, l’inevitabile e conclusiva “Guida al Cinema Horror”, un tomo che ci sta facendo lavorare sodo e faticare altrettanto, che cronologicamente coprirà il periodo che va dal 1968 ad oggi, cioè l’avvento del New Horror cinematografico. Speriamo di poterci poi interessare anche al periodo classico precedente, con un ulteriore volume. Sarebbe stato improponibile, per vastità dell’argomento, un librone unico. A mia sola firma invece un’antologia di miei racconti di fantascienza, che devo revisionare, e soprattutto un romanzo weird-western cui tengo molto. Sto cercando editore per entrambi i progetti… Ci sarebbe pure un terzo lavoro, ma questo è ancora top secret.
Nick: Bene, Michele, è tutto. Ti ringrazio per la tua disponibilità, nel salutarti ti rivolgo la classica domanda finale di Nocturnia: esiste una domanda alla quale avresti risposto volentieri, una questione di cui avresti parlato senza problemi e che io invece non ti ho rivolto?
Michele Tetro:  Sono io che devo ringraziarti per l’opportunità offertami di fare parte della “band” di intervistati di “Nocturnia”. Una domanda che non mi hai rivolto? La diabolica “che cosa è per te la fantascienza?”, direi. O forse questa: “Ma non senti ogni tanto la nostalgia del pianeta Terra?” E la risposta sarebbe stata: “Non molto. C’è tutto un Universo là fuori”.
BIOGRAFIA DI MICHELE TETRO:
Michele Tetro è nato a Novara nel 1969. Nel 1972 la visione di 2001 Odissea nello Spazio lo avvicina alla Fantascienza. Il resto lo faranno numerose altri film e serie televisive a cui Tetro assiste nel corso del tempo. Ad appena 12 anni Tetro comincia a collaborare con la versione italiana della rivista OMNI a cui invia diversi racconti. Terminata quell' esperienza con la chiusura della rivista comincia a lavorare presso numerose riviste, sia amatoriali ( Yorick Fantasy Magazine e Settimo Inchiostro ) che professionali ( L' Eternauta; Futuro Europa, Hera e più recentemente Robot)
Attivissimo anche nel fandom, Tetro è stato spesso relatore a diverse convention.
Nel 1999 si laurea con una tesi su Robert E.Howard e comincia a lavorare come giornalista nella carta stampata che in reti televisive locali piemontesi. E' molto conosciuto anche per i numerosi saggi, manuali e guide al Cinema di genere ( molte delle quali realizzate assieme a Gian Filippo Pizzo e Roberto Chiavini ) che, sovente, ottengono il Premio Italia per la loro categoria.
Attualmente Michele Tetro vive e lavora ad Ivrea, per chi fosse interessato maggiori dati si trovano QUI

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