Intervista di Alessia Mocci a Roberto Lirussi ed al suo Dalla Svastica alla Bibbia

Creato il 15 luglio 2013 da Alessiamocci

Nella storia i vari popoli sono sempre stati identificati e riconosciuti come portatori di particolari tratti, somatici o di abbigliamento. Per il caso ebraico ciò avviene per le loro usanze culinarie o rituali, la circoncisione, culto religioso esclusivista. Tra di loro si pensa: ”Noi, corretti” e “gli altri” immorali e deviati. Forse anche questo aspetto ha origini mesopotamiche.”

Dalla Svastica alla Bibbia” è il secondo saggio storico di  Roberto Lirussi, edito nel giugno 2013 dalla casa editrice Edizioni DrawUp per la collana editoriale “Oubliette”.

Il primo saggio dell’autore, “La regalità calò dal cielo”, edito nel settembre del 2012 dalla casa editrice Edizioni Segno, ha sbancato la classifica di vendite su Ibs lo scorso maggio riuscendo a posizionarsi nella top ten subito dopo autori di fama internazionale.

L’interesse sempre più crescente verso il passato, ma soprattutto verso la verità, decreta un passaggio storico di notevole importanza grazie a coloro che continuano una lotta contro la storia ufficiale che ormai ha i giorni contati.

C’è bisogno di una revisione seria di ciò che conosciamo e Roberto Lirussi è un vero attivista in questo. Lo ringraziamo e vi lasciamo alla breve intervista realizzata per conoscere meglio la sua ultima pubblicazione. Buona lettura!

A.M.: “Dalla Svastica alla Bibbia” è un saggio storico che prende ad esame un periodo specifico della storia della civiltà umana, potresti raccontarci quando nasce la tua passione per il mondo antico?

Roberto Lirussi: Innanzitutto grazie a Te, Alessia ed alle Edizioni DrawUp per darmi la possibilità di esprimere i miei pensieri con questa intervista. I temi trattati nel libro che DrawUp  ha pubblicato, “Dalla Svastica alla Bibbia – Nascita ed evoluzione di etnie e religioni” sono: Mesopotamia-Proto-Sumeri-Akkadi-Assiri-Babilonesi-Aramei-Caldei. Mi fermo al periodo di Hammurabi (che “non” ha scritto il primo codice di leggi), circa nel 1500 a.C.  Ho scavato nei meandri dei periodi più bui della storia dell’uomo, quando cominciò a civilizzarsi, unendosi in tribù, poi in clan, per poi aggregarsi nelle prime città. Oltre a questo mi interessa la Storia di quella che io chiamo “antropologia religiosa”. Non vi è mai stata una etnia od un popolo completamente ateo, come mai? Si trovano, invece, analogie quasi tra tutte le religioni, e come lo si spiega se gli stessi fatti vengono tramandati da popoli distanti tra di loro nel tempo e nello spazio? Ho deciso di iniziare a studiare all’Università come Operatore dei beni culturali. Ulteriore interesse l’arte e la miniatura islamica, che porterà poi a concludere il libro. Vi si spiega che non fu Allah o Maometto a proibire la raffigurazione degli esseri viventi, ad esempio. Il frutto di questi studi è raccolto ne “Dalla Svastica alla Bibbia”, quindi non pongo ipotesi fantascientifiche ma mi baso su dati certi, storici. Prima di pubblicare questa raccolta di saggi, ho dato alla stampa il thriller storico religioso “La Regalità calò dal cielo”, nel quale, con il fine di mandare un messaggio di pace in questo periodo di scontri religiosi, cerco di spingere, nel mio piccolissimo al dialogo tra confessioni. I fatti narrati sono reali, accaduti addirittura a Gemona del Friuli, frazione Taboga, ove io risiedo, o derivano sempre dai miei studi universitari e li ho intrecciati in un canovaccio di eventi ove insieme alla storia non mancano crimini, rituali, terrorismo, misteri, segreti, tavolette d’argilla sumeriche, ed ha la caratteristica di fare un ritorno ogni certo numero di capitoli al passato, all’impero degli Hittiti, alle Crociate, alla II° Guerra mondiale. Vi sono accenni, poi, fissati sul territorio, come il cimitero ebraico di S. Daniele e l’Abbazia delle Suore Clarisse di Moggio udinese con la loro fornitissima biblioteca. Insomma, chi l’ha letto mi ha riferito quasi sempre la stessa frase: “Volevo fermarmi ma mi dicevo -ancora una pagina-, quindi, suspande assicurata.”. Con “La Regalità calò dal cielo”, da esordiente, a 48 anni ho avuto la soddisfazione di fare ben due settimane in classifica in mezzo a nomi che mi fanno rabbrividire quali, Carrisi, Wilbur Smith, Patricia Cromwell, Saviano, Stephen King.

A.M.: Il saggio, dalla sua uscita, è stato chiacchierato per quella che si pensa sia la provocazione del titolo. Perché hai scelto un titolo così provocatorio?

Roberto Lirussi: Lo “swastica” (maschile) o svastica è un simbolo magico-religioso costituito da una croce a quattro bracci uguali, terminanti in un segmento ad angolo retto (per questo chiamata anche croce uncinata o gammata, dato che sembra il frutto dell’unione di quattro gamma greche scritte maiuscole: Γ). Il suo nome deriva dal sanscrito SU-AS che significa “bene” “essere”, nel senso di salute e di fortuna.
Tale simbolo ha origini molto antiche ed è connesso con il culto del sole, del quale, infatti, riproduce il moto (apparente) rotatorio. Il sole, con il passaggio dal giorno alla notte e viceversa e l’alternarsi delle stagioni, ha condizionato la vita dell’uomo, fin dalla sua comparsa sulla terra ed, in particolare, dopo il passaggio dal nomadismo alla sedentarietà, quando esso influiva sulle coltivazioni e sulla maggior parte delle attività svolte dagli umani. Per questo, fin da tempi antichissimi, è sempre stato adorato come una divinità e l’uomo ha sempre cercato di rappresentare il suo moto. La svastica deriva da rappresentazioni primitive del sole, quali il cerchio, vuoto o con croce inscritta, dai quali si è arrivati ad avere un cerchio con una croce uncinata e le successive raffigurazioni, fino alla spirale ed alla triscele, o triskell che è una svastica priva di un uncino. Tutte queste rappresentazioni rendono il movimento rotatorio dell’astro.
Esistono diverse rappresentazioni del motivo della svastica (tre), anche se tutte derivano da quella semplice, rivolta a destra od a sinistra e si differenziano soltanto nella raffigurazione dei bracci (ad andamento retto, curvo, meandroide, con uncini rivolti esternamente o internamente alla figura, con apici agli stessi o con figure umane sedute). Il segno compare, primariamente, a quanto sappiamo finora, grazie ai dati archeologici, nella zona mesopotamica ed in quella egeo-cipro-anatolica, a partire dal IV millennio a.C. In particolare, in Mesopotamia compare su un cinturone frammentario da una tomba di Koban, su una moneta e su un frammento ceramico da Mussian Tepe (Turchia -Armenia) e su un rilievo iraniano. Sempre dall’area mesopotamica ci sono giunte notizie sull’osservazione di astri, nei quali gli uomini dell’epoca (3000/2000 a.C.) credettero di riconoscere la forma di una svastica. Molti sono stati gli usi di questo simbolo da parte di movimenti che lo avevano assunto come “loro” manifesto. “Dalla Svastica alla Bibbia” NON  ha alcun riferimento con il Nazismo.

A.M.: Parlare di antico passato, secondo te, potrà indicarci la verità soprattutto in questa era che, grazie ad internet, permette la condivisione delle informazioni?

Roberto Lirussi: In questo periodo in cui è estremamente facile comunicare ed abbiamo a disposizione tecnologie fino a poco tempo fa impensabili, io ho voluto proprio indagare su due elementi di cui tanto si parla e poco si sa: il Libro più importante della storia, la Sacra Bibbia, e gli Ebrei che, come la storia narra sono sempre e da sempre al centro di contrasti, successi, tragedie. Quello che è successo dal 500 a.C. in poi è abbastanza conosciuto, quindi io nel libro mi fermo all’età “assiale” così venne definita, in quanto in questo periodo sono comparsi in svariati luoghi della terra diversi “saggi”, uomini che, da Zoroastro, a Buddha, ai Profeti biblici, hanno contribuito a guardare ad un aspetto forse sinora accantonato: la metafisica, ed a considerare l’uomo come individuo e non come parte di una “massa”.

A.M.: È in corso una gara di racconto breve e poesia che mette in palio tre copie del tuo saggio. Quand’è la scadenza?

Roberto Lirussi: La gara letteraria di racconto breve e poesia “Dalla svastica alla bibbia” scadrà il prossimo 25 luglio. Invito, innanzitutto, tutti i lettori di questa intervista a partecipare alla gara, infatti non c’è nessuna tassa d’iscrizione da pagare. Si partecipa liberamente e con opere sia edite sia inedite. La giuria, di cui farò parte, dopo aver eletto una rosa dei finalisti decreterà i tre fortunati che riceveranno a casa una copia del mio ultimo saggio. Dunque vi aspetto numerosi!

A.M.: Una curiosità… hai sempre pubblicato saggi storici oppure ti sei cimentato in qualche altro genere letterario?

Roberto Lirussi: Mi succede spesso di scrivere poesia e racconti brevi sui quali argomenti ho due gruppi su facebook. Non mi sento chiuso nel dover scrivere di storia, ma ad esempio, lavorando la notte, rientro verso le 04:00, e questo è un momento magico per la poesia, quindi, quasi casualmente, mi cimento anche in questo sublime metodo espressivo (a livello elementare, evidentemente…). Mi piace anche il “racconto breve” e mi sto esercitando a scriverne diversi, credo di avere una vena che mi porta a tale struttura letteraria. Ultima cosa ho in stesura due romanzi che crescono parallelamente, mi piacerebbe scrivere un mini-saggio sulla Papirologia. Punto. Ah, e poi mi devo laureare.

A.M.: Come ti trovi con la casa editrice Edizioni DrawUp?

Roberto Lirussi: Per ora a livello di editing e grafica ottimamente, anche grazie a Te, Alessia, che sei una mente eccelsa. Ora viene un altro momento fondamentale per il libro, cioè, la distribuzione, forse una delle 4 colonne che sostengono un libro di successo.

A.M.: Ci sono delle novità in arrivo? Puoi anticiparci qualcosa?

Roberto Lirussi: Seguitemi e lo saprete! Però, devo togliermi un sassolino dalla scarpa, in quanto la tua ultima domanda mi dà l’occasione di farlo. Vari editori mi hanno proposto di modificare tratti più o meno brevi del primo libro “La regalità calò dal cielo”, evidentemente per vendere di più, ma io mi sono sempre rifiutato di farlo. Un Libro è come un figlio: si può correggere, ma NON cambiare.

A.M.: Salutaci con una citazione…

Roberto Lirussi: A questo punto la citazione di Guglielmo d’Orange giunge a puntino: “Non è necessaria la vittoria per portare sempre alta la propria bandiera“. Il mio obiettivo non è “insegnare”, come qualcuno potrebbe aver dedotto, ma comunicare conoscenza, quando mi vengono poste delle domande e mi si guarda negli occhi aspettando risposte io ho già raggiunto il mio obiettivo e sono sicuro che “Dalla Svastica alla Bibbia” porrà molti interrogativi ma darà anche molte risposte a chi vuole sapere. Grazie e un grande abbraccio a tutti.

A.M.: Roberto ti ringrazio non solo per questa intervista ma per l’importantissimo impegno che hai preso nella vita: sapere la verità!

Written by Alessia Mocci

Addetta Stampa (alessia.mocci@hotmail.it)

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