“Diciotto anni, Simone, li ha compiuti, d’estate, verso la fine dell’anno scolastico e, dopo qualche mese, ha preso la patente. Apparentemente, sembra che si sia lasciato alle spalle, quello che gli è successo durante l’anno ed il suo modo di essere timido, impacciato, chiuso. È cambiato, non legge più testi religiosi, non gliene frega più niente della morale, ha abbandonato in un angolo il suo librone di storia che si portava sempre dietro.”
“Il viaggio di Simone” è suddiviso in tre capitoli fondamenti: “Il punto di partenza: Perché si soffre?”, “Lo spostamento: Perché si sogna?” ed “Il punto di arrivo: Perché si riflette?”, suddivisi ognuno in sotto capitoli.
Evan Jung è stato molto disponibile nel rispondere ad alcune curiosità sulla sua recente pubblicazione e sulla sua vita. Buona Lettura!
A.M.: “Il viaggio di Simone” è un titolo parlante, infatti, il tuo romanzo racconta del viaggio del protagonista. Come nasce Simone?
Evan Jung: Simone nasce nel 1987. È un personaggio che mi era venuto in mente ai tempi della scuola media superiore. Già, allora, infatti, avendo una sincera passione per lo scrivere, anche se in modo non continuativo, scrivevo a penna su alcuni quaderni, ma anche, a volte, su fogli sparsi con una vecchia macchina da scrivere, riflessioni, poesie ed altro ed avevo abbozzato un racconto che, come suo protagonista principale, aveva appunto Simone e, nel Saggio che ho scritto, è rimasto tale quale, così come è descritto nelle sue caratteristiche fisiche, in particolare. Inoltre, pure il Simone di allora, in base alle mie intenzioni, doveva compiere un viaggio anche se avrebbe dovuto essere uno spostamento fisico vero e proprio, da un luogo ad un altro, e non uno ‘spostamento logico-creativo’ così come ho spiegato nell’introduzione al mio Saggio. Infine, il Simone di allora aveva in più il cognome che, col tempo, ho deciso di eliminare, anche se davvero mi piaceva, per evitare delle palesi omonimie. Riguardo alla genesi del libro è, quindi, se vogliamo, un qualche cosa di radicato, nella mia aspirazione adolescenziale a diventare uno scrittore e, almeno dal punto di vista della sua redazione formale, per il fatto che in esso sono contenute riflessioni, racconti brevi o favole, ma anche poesie è rimasto in linea con quanto mi piaceva scrivere già una volta. Già durante la scuola media superiore ero, quindi, consapevole del fatto che, un giorno, in qualche modo, avrei scritto almeno un libro nella mia vita e così è avvenuto, dopo, se vogliamo, anni e anni di rimando della sua realizzazione ad un periodo futuro e, comunque, dell’averlo ora finalmente scritto, ne sono, adesso, veramente lieto.
A.M.: L’introduzione recita: “Il punto di partenza è la condizione di sofferenza in cui colui che si sposta per vivere bene non vuole più permanere. Il punto d’arrivo è la condizione di felicità che colui che si sposta per vivere bene vuole raggiungere.” Ritieni che questo assioma sia valido per ogni individuo?
A.M.: Nel primo capitolo de “Il viaggio di Simone” tratti con ampiezza il sentimento della sofferenza. Potresti riassumerci in poche parole il percorso logico che hai utilizzato?
Evan Jung: Nel Saggio ho preso in considerazione il caso specifico della condizione di sofferenza di Simone, personaggio di fantasia, che, se vogliamo, rappresenta un riferimento utile, nel contesto più generale di tutto il saggio, per la condizione di sofferenza di qualunque altro individuo. In particolare, ho voluto analizzare la sua condizione di sofferenza da diversi punti di vista. Il protagonista del libro è, infatti, psicologicamente sofferente per vari motivi e, comunque, ciascuno di essi, non solo rappresenta una diversa causa della medesima, ma anche un suo elemento causale correlato a tutti gli altri e conseguente al precedente in un più generale quadro unitario di sofferenza. In primo luogo, infatti, la sofferenza di Simone è motivata da una sua morte interiore, dovuta a circostanze che gli impediscono d’avere vitalità dentro di sé. La non vitalità lo porta ad un’auto-esclusione dalle relazioni sociali da cui consegue, in secondo luogo, una sofferenza motivata dal sentirsi soli. Il sentirsi soli lo porta ad un atteggiamento di giudizio nei confronti delle altre persone perché non partecipando alle loro attività, non riesce a comprenderli e, di conseguenza, li giudica negativamente. Così, in terzo luogo, Simone soffre perché continua a rimanere distaccato dalla vita sociale in quanto giudica. Il giudicare lo porta poi ad un atteggiamento di giudizio nei suoi stessi confronti perché si rende conto che, in qualche modo, deve cercare di uscire dal suo isolamento. Tuttavia, giudicandosi, rifiuta se stesso completamente ed assume un comportamento totalmente opposto a quello che ha sempre tenuto e ciò lo porta a diventare violento. La violenza è, in quarto luogo, per Simone un altro motivo di sofferenza ed è, a questo punto, che Simone raggiunge il limite massimo della sua sofferenza che sfocia in una vera e propria depressione.
A.M.: Quale pensi sia la percentuale della tua vita inserita nel romanzo?
A.M.: Com’è il tuo rapporto con la poesia?
Evan Jung: A me, personalmente, piace la poesia. Tuttavia, pur scrivendo, talvolta, qualche lirica, e non escludendo che possa decidere di scrivere un libro di poesie, ammetto di non potermi definire un vero e proprio appassionato del genere. Piuttosto, pratico una lettura saltuaria, ma attenta di testi poetici quando mi capita di trovarne in libri che, comunque, sono di altro genere rispetto a quello poetico oppure quando li trovo inseriti in pagine web che consulto con la navigazione in internet. Detto ciò, aggiungo che la poesia può essere per me fonte di emozione al pari di un bel racconto, anche se, sicuramente, preferisco la lettura di un testo poetico quando quest’ultimo è centrato sul tema dell’amore, della gioia per la vita, del coraggio, della bellezza estetica, della forza spirituale, della serenità e dell’introspezione interiore.
A.M.: Com’è il tuo rapporto con il mondo di internet?
Evan Jung: Sicuramente, consiste in un rapporto intenso perché sono sempre stato un assiduo navigatore del Web, fin dai primi anni di minor diffusione del servizio internet e posso affermare di aver completamente sostituito, da qualche anno a questa parte, la televisione con la navigazione in internet e con la costante frequentazione di un social network come FaceBook, sul quale ho la mia pagina di riferimento.
A.M.: Qual è l’ultimo libro che hai letto? E l’ultimo film che hai visto?
Evan Jung: L’ultimo libro che ho letto è “Il Manoscritto ritrovato ad Accra” di Paulo Coelho. L’ultimo film che ho visto è invece “The Giver – Il mondo di Jonas”.
A.M.: Hai delle novità per i restanti mesi del 2014?
A.M.: Come ti trovi con la casa editrice Rupe Mutevole Edizioni? La consiglieresti?
Evan Jung: Bene. Fin dall’inizio, ho avuto un piacevole e professionale rapporto di collaborazione reciproca, secondo i termini del contratto sottoscritto da entrambe le parti, con i referenti della Casa editrice Rupe Mutevole e, in particolare, con la signora Maria Cristina Del Torchio, sempre pronta e cortese a rispondere e ad assolvere a tutte le mie richieste. Sono, quindi, contento di aver scelto Rupe Mutevole come casa editrice per la valutazione e pubblicazione de “Il Viaggio di Simone” e colgo l’occasione per suggerirla a tutti coloro che sono in cerca di una società seria e professionale per la pubblicazione di una loro opera letteraria inedita.
A.M.: Salutaci con una citazione…
Evan Jung: “Che tragedia da ridere questo nostro soffrire! Si nasce per vivere e si vive per morire!” (Ettore Petrolini)
Per pubblicare con Rupe Mutevole Edizioni invia un’e-mail (info@rupemutevole.it) alla redazione inviando il tuo inedito, se vuoi pubblicare nella collana “Trasfigurazioni” con la collaborazione di Oubliette Magazine invia ad: alessia.mocci@hotmail.it
Written by Alessia Mocci
Addetta Stampa (alessia.mocci@hotmail.it)
Info
Sito Rupe Mutevole Edizioni
Facebook Rupe Mutevole Edizioni
ACQUISTA