“Invece eccomi, sono io, un giovane ragazzo dal timbro molto delicato, forse per questo viene definito androgino. Non mi piace strafare quando canto, mi piace essere il più pulito e lineare possibile. È il mio gusto musicale che coincide anche con il mio stile.”
Una curiosità sana, un’inventiva che brama alla mutevolezza per la ricerca di una forma adatta, di uno spazio interiore che possa riflettere il suo Io pulito e lineare.
Luca Vismara, in arte Lucas, vive a Stoccolma da qualche giorno, ha recentemente vinto una borsa di studio Erasmus di sei mesi per la Svezia. Il suo progetto comprende il perfezionamento della lingua, lo studio universitario ed il farsi conoscere come artista nel Nord Europa.
Nel dicembre 2013 esce l’EP “In My Arms” ed è istantaneamente un successo nel mondo della pop/dance. Infatti Lucas, sin dal primo giorno, raggiunge la 29° posizione su Itunes. Non si aspettava questa grande conferma da parte del pubblico, anche se negli anni è riuscito a collezionare numerosi premi in campo musicale.
Ora Lucas è a Stoccolma, carico dal web, forte grazie ai tantissimi fans che lo sostengono ogni giorno sui social network. L’obiettivo è realizzare un album di qualità che possa soddisfare la sua sete di comunicazione creativa.
A.M.: La tua carriera inizia da giovane, avevi infatti solo otto anni al tuo primo traguardo, un concorso per giovani aspiranti autori. Pensi di esser stato influenzato dal passato canoro di tua madre, Viviana Stucchi, vincitrice dello Zecchino D’oro nel 1964 con la canzone “Il pulcino ballerino”?
A.M.: Venerdì 6 dicembre 2013 è uscito il tuo EP “In My Arms”, e fin da subito ha travolto con i consensi, infatti ha debuttato al 29° posto su Itunes. Una gradita conferma?
Lucas: Devo essere sincero, non me l’aspettavo. Ci speravo ovviamente, ma mai avrei pensato di poter arrivare così in alto senza avere alle spalle un’etichetta discografica. È stata una grandissima soddisfazione che ha premiato tutta la fatica e l’impegno che ci ho messo per realizzare questo prodotto.
A.M.: Raccontaci della collaborazione con il rapper scandinavo Chris Baco.
A.M.: Oltre alla passione per la musica, hai un’altra dote su cui vorrei mettere l’accento: la tua predisposizione per le lingue straniere.
Lucas: Ad oggi sono fiero delle mie sei lingue parlate: italiano, inglese, francese, tedesco, norvegese e svedese. Alcune sono realmente fluenti, altre meno, in ogni caso continuo a tenerle allenate e a studiarle. Non saprei dire come nasce questa mia predisposizione. Io ho sempre cercato di imparare più lingue possibili anche grazie ai miei genitori che mi hanno permesso di viaggiare moltissimo in tutto il mondo sin dai primi anni di vita. Mi è costata tantissima fatica, lo ammetto, però è una grande soddisfazione riuscire a capire mentalità e cultura delle persone attraverso il linguaggio. Sono anni che ho smesso di guardare la TV con i nostri dannosissimi doppiaggi. Siamo uno dei pochi paesi al mondo ad averli e questo ci rende uno degli stati più arretrati in Europa e di conseguenza meno aperti mentalmente ad accogliere “l’altro”.
A.M.: Questa tua passione ti porta alla scelta di trasferirti in Svezia.
A.M.: Nello stile, ti definiresti androgino?
Lucas: Se per “stile” si intende il timbro di voce, direi di sì e la cosa non mi dispiace, mi rende riconoscibile. Mi diverto molto quando mi fanno questa osservazione perché ho incontrato molte persone che non capivano se “In My Arms” la cantasse una donna o un ragazzino. Invece eccomi, sono io, un giovane ragazzo dal timbro molto delicato, forse per questo viene definito androgino. Non mi piace strafare quando canto, mi piace essere il più pulito e lineare possibile. È il mio gusto musicale che coincide anche con il mio stile.
A.M.: Curiosità: conosci la canzone “Into My Arms” di Nick Cave?
A.M.: Com’è il rapporto con Marco Evans, il tuo produttore?
Lucas: Marco è prima ancora di essere il mio produttore artistico è un mio caro amico. L’ho conosciuto tramite amici la primavera scorsa e da subito c’è stato un grande feeling sia umano che artistico. Sapendo ormai dell’ufficialità della mia partenza per la Svezia, a maggio 2013 ci siamo chiusi subito in studio per cercare di cerare una canzone dal sound dance/pop tipico di questo paese e così una notte è nata “In My Arms”. Da qualche mese ho iniziato, e ora interrotto per ovvi motivi, a studiare canto con lui, ma sicuramente riprenderò appena tornato. Mi piacerebbe molto tornare a lavorare con lui perché penso ci sia davvero un rapporto artistico speciale e innovativo per un paese come l’Italia e potrebbero nascere parecchie cose interessanti. Certo, per un’artista emergente e indipendente come me non è facile però trovare i soldi necessari per una produzione di qualità. Se non avessi avuto l’aiuto dei miei genitori non sarebbe nato nulla di tutto ciò. Vedremo in questi mesi…
A.M.: A chi dedichi il progetto “In My Arms”?
Lucas: “In My Arms” è una canzone autobiografica e la persona alla quale è dedicata lo sa. Ho anche appena fatto un tatuaggio scritto proprio con la grafia di questa persona. Addirittura nella versione in italiana del pezzo, intitolata “Di Me, Di Te” viene esplicitamente indicato il nome e cognome di questa persona. Detto ciò è una canzone nella quale chiunque può rispecchiarsi. Dedico “In My Arms” a tutte quelle persone che credono nell’amore e che non si arrendono davanti agli ostacoli. A tutte quelle persone che lottano per far capire alla persona che amano o per la quale nutrono un sentimento importante, anche amicizia, perché no, che ci saranno sempre. A tutti quelli che non capiscono che ci sono persone che darebbero la propria vita per poterli far star bene. A tutti coloro che potrebbero avere tutto da alcune persone, ma che per non si sa quale motivo scelgono di proseguire per la propria strada senza di loro.
A.M.: Che cosa desidera Lucas?
A.M.: Salutaci con una citazione…
Lucas: Scrivo testi riguardanti esperienze di vita vissute senza vergogna perché non ho paura di dire al mondo la mia verità, di parlare della mia realtà che poi potrebbe essere quella di molte altre persone. Insomma, non ho paura di parlare perché come afferma saggiamente lo scrittore Aldo Busi, del quale sono un accanito seguace e lettore: “Il criminale non è colui che dice le cose, ma colui che le tace”. E io continuerò a dirle, e soprattutto a cantarle.
A.M.: Grazie Lucas, hai scelto davvero una bellissima citazione per salutarci. Ti auguro di trascorrere questi sei mesi nel migliore dei modi e di poter collaborare con la cantante svedese Agnes.
Alessia Mocci
Addetta Stampa
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