La band After Crash si è formata nel 2005 dalla collaborazione di Francesco Cassino e Nicola Nesi.
Il progetto mira ad una ricerca e sperimentazione di suoni costanti e sempre nuovi senza limiti o compulsioni. La produzione di questo progetto riguarda una vasta gamma di interessi come la musica acustica, elettronica/sperimentale, orchestrale, colonne sonore e musica per eventi.
Il progetto non è esclusivamente musicale, ma è solo la base di una gran maggiore esperienza; si ispira all’amicizia, ai pensieri, alla filosofia e a tutto ciò che rende la vita degna di essere vissuta.
Noi di Oubliette Magazine abbiamo voluto intervistare la band per conoscerli un po’ di più attraverso le loro parole.
B.A.: Ciao, grazie per avermi concesso questa intervista! Inizio chiedendovi, come nasce il vostro progetto?
After Crash: Il progetto nasce all’epoca del liceo, entrambi già suonavamo ma eravamo impegnati in progetti diversi. Io suonavo la batteria in un gruppo punk hardcore, e Nicola il basso in un progetto cross-over/funky. Ci piace però sancire la nascita simbolica del progetto nel momento in cui Nicola mi prestò ‘OK COMPUTER’ dei Radiohead, in un pomeriggio invernale di inizio 2005 nella cantina in cui suonavamo, cantina dal sapore di piscio, punk e gauloises rosse.
B.A.: Perché avete scelto questo nome per il vostro gruppo?
B.A.: Quali sono le band che hanno maggiormente influenzato il vostro sound?
After Crash: After Crash si basa soprattutto su influenze non musicali fra cui: il formaggio Asiago, la filosofia iperuranica di Platone, il tacchino con chips, il doppiatore Luca Ward e l’emblematica figura di inizio ’900 Gustavo Rol. Di musicale citiamo sicuramente I Radiohead, tutta la club culture degli ultimi 20 anni, I Boards Of Canada, Telefon Tel Aviv, Lucio Battisti, il Trio Lescano, Brad Melhdau, Morricone e la musica da film in generale.
B.A.: Come nasce la vostra collaborazione con il Collettivo HMCF?
B.A.: Quant’è importante il rapporto con internet per un artista?
After Crash: Al giorno d’oggi è fondamentale. Le cose sono ovviamente cambiate tantissimo, anche rispetto a solo 10 anni fa. A meno che tu non sia una super star, oggi se suoni e vuoi farti conoscere, devi saper: suonare, produrti, essere imprenditore di te stesso, stare dietro alle questioni organizzative, a quelle burocratiche, a quelle economiche, mail, scadenze, marketing e tutte quelle cose orrende che non c’entrano niente con la musica. Ma pare che le cose vadano così, quindi per come la vivo io, bisogna imparare le regole del gioco se ci si vuole provare.
B.A.: Quali sono i brani a cui siete più legati?
After Crash: In generale diciamo che per noi ogni singolo pezzo è il frutto di tante idee, tanta fatica, tanti ragionamenti e tanti discorsi, quindi è naturale provare nei confronti di ciò che creiamo e seguiamo passo per passo (dal concepimento, la scrittura, alla produzione) un sentimento forte. Dietro ogni pezzo inoltre c’è sempre una storia particolare, ed è questo che ci rende molto legati a loro. Detto questo, probabilmente le canzoni del primo disco però, “The Westbourne Terrace EP”, rimangono per noi molto speciali, soprattutto da un punto di vista affettivo.
After Crash: Siamo stati selezionati per la settima edizione del Robot Festival che si terrà ad ottobre a Bologna. Avremo l’onore di condividere il palco con artisti che abbiamo sempre ammirato e a cui ci siamo spesso ispirati. Stiamo anche lavorando a delle musiche per diversi progetti, fra cui un cortometraggio realizzato da dei ragazzi di Bologna e due cortometraggi di registi inglesi che usciranno nei prossimi mesi. Oltre a questo abbiamo vari remix in cantiere, e stiamo lavorando agli arrangiamenti per il disco di un cantautore italiano , al secolo Gaetano Nicoletti. Progetto in cui crediamo molto.
B.A.: Per concludere, c’è qualcosa che vorreste dire ai vostri fans?
After Crash: Per parafrasare una celebre frase dell’ Eugenio Montale di ‘Ossi di seppia’: “Make it rain on my bitches, make it rain”.
Written by Bernadette Amante
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