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Intervista di Carina Spurio a Davide Rondoni ed al suo Cinque donne e un’onda edito da Ianieri Edizioni

Creato il 27 novembre 2015 da Alessiamocci

Ritrovo Davide Rondoni dopo qualche anno dalla prima intervista dentro una prospettiva di parole pensate per il palcoscenico, per assicurare all’artificio poetico -che per secoli è stato prevalentemente orale- una sceneggiatura. Amo le cose complicate. Sarà per questo che amo la poesia: difficile da comprendere ma impossibile da imitare.

È un rompicapo macchinoso. È un silenzio pieno di parole scheggiate che verso dopo verso lascia un suono indelebile. Un giorno la ami e l’altro la odi. È una strega. Ti ammalia non appena la fissi negli occhi. Tra allegorie, sinestesie ed allitterazioni, si mostra senza pudori, si dona con tutta se stessa come una donna innamorata. A volte scompare come per paura di essere tradita. Quando ritorna non ti dice che ti appartiene, ti tiene sospesa su un filo tagliente. Ti fa scoppiare il cervello. Ti possiede e poi ti abbandona. Oggi è amore. Domani indifferenza.

Eppure dopo ogni sua sparizione, vale la pena di aspettarla. In fondo non vuole te, vuole le tue mani per arrivare ad esistere. Coloro che hanno continuato ad aspettarla sono riusciti a creare un nuovo mondo ridando vita ad attimi persi, a momenti disperati, ad attese mai accadute, a cose finite e mai iniziate, a cose che si possono dire solo ad un verso. Ma c’è chi ha fatto di più, catapultando il lettore all’interno di vicende inesorabili e reali: attraverso monologhi sospesi tra teatro e poesia con ‘Cinque donne e un’onda’, il suo nuovo libro di poesie, Davide Rondoni ha restituito la parola in versi ad alcune donne che per diversi motivi hanno fatto la storia del nostro Paese e delle quali racconta, partendo dalla bellezza sanguinosa di Caterina Sforza, a quella di Giulia Gonzaga considerata la più bella donna d’Europa, e alla bellezza della vedova più famosa del teatro: Ghertruda, madre di Amleto, fino alla giovane e famosa Elisabetta Sirani, pittrice bolognese e di quelle commoventi di Eluana Englaro e Vittoria Colonna Marchesa di Pescara. Non manca, un omaggio ad una sconosciuta, un “canzoniere sbranato” …

C.S.: Lei ha da dare molto alla Poesia, una Poesia che sembra appartenere al mondo, ma appartiene soprattutto a lei perché da lei trova origine: ‘Cinque donne e un’onda’ in quanto tempo ha realizzato questo libro?

Davide Rondoni: Oddio, non so se ho da dare molto. Offro quel che posso. Che è quasi nulla… Il libro è nato in molto tempo, raccoglie cose edite e inedite di un arco di quasi dieci anni…

C.S.: Può raccontare ai nostri lettori perché ha scelto questo titolo?

Davide Rondoni: È un libro omaggio a figure di donne e a una donna dagli occhi d’onda.

C.S.: La scala ideale che sale al cielo ha spesso antiche origini e motivazioni inconsce: da dove è nata l’idea di raggiungere queste donne con dei pioli fatti di sillabe?

Davide Rondoni: La poesia è l’unica lingua adeguata per parlare di certe cose, specialmente del segreto di nobiltà e d’amore e di dramma che si agita in figure come queste. Sono donne sui cui sono state scritte pagine da storici, biografi etc… Ma un poeta – che non sa fare il biografo e lo storico -  parla di qualcosa che a loro sfugge e che lega queste figure a tutti.

C.S.: Arrivata al capitolo dedicato ad Eluana Englaro sono stata travolta da un silenzio assordante, come se solo leggendo potessi disturbare un dolore privato di un caso davvero complesso. È una questione troppo personale decidere di recidere una ‘vita non vita’…

Davide Rondoni: … È stata una ragazza importante. Sul suo corpo invisibile l’Italia intera si è inquietata interrogata divisa… È stata fatta morire per decreto presidenziale e questo segna uno dei punti più bassi per una civiltà che dice di amare la vita. Ho scritto quel testo piangendo.

C.S.: L’originalità del suo libro definito ‘forte e strano’ nella scheda del catalogo Ianieri Edizioni è che lei racconta il Teatro con le sembianze della Poesia. La Poesia, in questo caso, non restituisce la voce a se stessa ma racconta: portarla in scena potrebbe voler dire ridare la vita a chi l’ha perduta troppo presto e in circostanze drammatiche…

Davide Rondoni: Sì, la poesia fa anche questo. Del resto, Eliot, Grand drammaturgo e poeta diceva che il teatro è una forma della poesia, e Shakespeare scriveva in versi e poesia è la grande tragedia greca. La poesia che dà voce solo a se stessa è ’merda’ come diceva Rimbaud.

C.S.: Qual è il messaggio che ha voluto dare ai suoi lettori con questo libro?

Davide Rondoni: Nessun messaggio. Ho condiviso uno sguardo meravigliato, innamorato, inquietato di fronte a queste figure che sono nel midollo della nostra storia.

C.S.: Lei ha la straordinaria capacità di condurre il non visto nel visto. Quanta sensibilità ci vuole per dare vita alle proprie illuminazioni su carta, oppure, al contrario, quanto coraggio?

Davide Rondoni: Ci vuole umiltà e arte. Ed entrambe richiedono esercizio. Se ho qualche talento, non sarebbe nulla senza un esercizio che segna le ore e i giorni, il cuore, gli occhi, le scelte della vita.

C.S.: Tra passato e futuro quanto è cambiato il suo modo di fare poesia?

Davide Rondoni: Non sta a me dirlo. Cerco sempre di concentrarmi sull’essenziale. Non mi interessa fare oggetti carini di arredamento. La poesia è luogo in cui ci si gioca la vita.

C.S.: Cosa sta scrivendo Davide Rondoni in questo periodo?

Davide Rondoni: Un romanzo sulla presunta figura che ha ispirato il mito di don Giovanni, un libro di poesie, un saggio intervento sull’insegnamento della letteratura a scuola e uno sulla traduzione.

C.S.: Ci piacerebbe che lei salutasse i nostri lettori con un passo di ‘Cinque donne e un’onda’.

Davide Rondoni: Un passo? Aprite a caso il libro, scegliete voi e se vi parla leggetelo.

Davide Rondoni (Forlì, 1964) è poeta e scrittore. Ha pubblicato numerose raccolte di poesia come Il bar del tempo (Guanda, 1999), Avrebbe amato chiunque (Guanda, 2003), Apocalisse amore (Mondadori, 2008) e Si tira avanti solo con lo schianto (WhiteFly, 2013).

È tradotto in vari paesi in volume e rivista ed è presente nelle più importanti antologie. Ha fondato e dirige il Centro di poesia contemporanea dell’Università di Bologna e la rivista «clanDestino». In prosa ha pubblicato Gesù, un racconto sempre nuovo (Piemme, 2013), Hermann (Rizzoli, 2010), L’amore non è giusto (CartaCanta, 2013), Se tu fossi qui (San Paolo Editore, Premio Andersen 2015), E se brucia anche il cielo (Frassinelli, 2015) e diversi saggi tra cui Il fuoco della poesia (Rizzoli, 2008), Contro la letteratura (Saggiatore, 2011) e Nell’arte vivendo (Marietti, 2012).

Written by Carina Spurio


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