“Ivana era stralunata, i suoi occhi arrossati dal sonno, dai fumogeni e dalla stanchezza avevano solo uno squarcio di azzurro, buttò via la coperta color sabbia di lana infeltrita, che puzzava di muffa e di rancido, si stiracchiò ben bene e si alzò dalla branda con la rete troppo molle, che faceva affondare qualunque cosa dovesse reggere”. Cap. VXIII, Parte seconda.
A metà fra il romanzo edonistico ed il romanzo onirico, dove il mistero e il dubbio accompagnano il lettore fino alla fine. “Il problema di Ivana” narra la storia di Andrea Torreggiani, un giovane dirigente milanese che si trova a dover lavorare per un’azienda in crisi, e a fronteggiare l’ingrato compito di effettuare un cospicuo taglio del personale. Andrea è scrittore per passione, condannato a vivere una quotidiana frustrazione derivata dal fatto di non essere superficiale nella vita.
Un amico lo invita a trascorrere qualche giorno nella sua casa di Cetona, appunto nelle valli senesi, e Andrea approfitta di questo “scorcio di tranquillità” per terminare il suo libro. Un’immagine lo inquieta, una visione che ha avuto e che potrebbe risolvere il problema di Ivana. I personaggi, descritti con eleganza, “servono” ad Andrea per sentirsi vivo e proprio qui, a Cetona, incontrerà l’amore vero quanto impossibile per Laura.
Abbiamo chiesto a Ciro di parlarci un po’ di sé, e lui ha acconsentito con molta disponibilità. Ha accettato di chiarire alcune curiosità che, dopo la lettura del suo libro, inevitabilmente prendono vita.
Ciro Pinto: Innanzitutto, grazie Cristina dell’intervista! Beh sai che in ogni personaggio c’è sempre qualcosa di chi lo tratteggia. Ed è così anche in questo caso, Andrea ha la mia inquietudine, la mia eterna ricerca di risposte.
C.B.: Cetona e Milano. La tranquillità (anche se apparente) del borgo, contrapposta alla crisi economica, alla disoccupazione e al caos della città. Quanto importante è per te cercare di mantenere sempre un equilibrio fra due aspetti che sono agli antipodi, ma che insieme concedono di “respirare”? E mi riferisco anche al fatto che tu hai sempre lavorato nel settore bancario, ma che ora sei approdato alla tua passione, alla scrittura.
Ciro Pinto: Molto importante! Riuscire a vivere le diverse dimensioni della vita arricchisce e fortifica. Io, per mia indole e attitudine, sono un’umanista, eppure ho navigato tra calcoli e formule finanziarie, rivestendo ruoli dirigenziali. È stata una grande avventura come lo è la mia attuale esperienza nella narrativa.
C.B.: Quando ho letto il tuo romanzo, mi sono fatta una domanda. Comemai, Andrea Torreggiani, personaggio complesso e dalla grande capacità introspettiva, ha soltanto 35 anni? Io lo avrei immaginato di un’età più matura, con più bagaglio di vita alle spalle.
C.B.: Tu hai il potere, attraverso la ricerca di particolari, di “portare con te” il lettore sulla scena. Perché proprio Cetona, e come è nata l’idea di scegliere questo paese come sfondo al tuo libro?
Ciro Pinto: Grazie Cristina del potere che mi riconosci. Cetona è un borgo sospeso tra Medioevo e Rinascimento, tra le dolci colline senesi, dove davvero il tempo sembra assecondare i ritmi lenti della riflessione. L’idea mi è venuta dopo aver visitato il borgo per la prima volta. La struttura della piazza, i sentieri che s’inerpicano su per le colline e la Rocca mi sono sembrati il contesto ideale per la ricerca dell’immagine medievale che tanto tormenta il protagonista.
C.B.: I personaggi secondari fanno da specchio al protagonista, ad Andrea, quasi se, tramite essi, egli acquisisse una coscienza. Le donne sono come un grande mosaico che, ognuna a suo modo, vanno a comporre la figura della donna ideale. A quale di questi personaggi sei maggiormente affezionato?
Ciro Pinto: Ivana, sicuramente. Rappresenta tutto quello che noi spesso vorremmo fare, eppure non riusciamo a portare avanti, persi tra mille calcoli e paure. E Leonardo. È il genitore che vorrei essere. Saldo e fermo nella fiducia assoluta nei figli e nei principi che ha loro inculcato.
C.B.: Ciro, sei indubbiamente uno scrittore versatile. So che negli ultimi tempi ti occupi anche di poesia. Hai vinto diversi concorsi, hai avuto dei riconoscimenti e le tue poesie sono state pubblicate in diverse antologie. Passare dal romanzo alla poesia è un po’ come compendiare le emozioni. Ciò che era “diluito” nel tempo, ora è immediato. Come mai questo passaggio?
Ciro Pinto: Bella domanda. Il romanzo per me rimane assolutamente l’esperienza più coinvolgente, l’attività creativa che più mi gratifica. Scrivo da due anni, ho iniziato con i racconti e ancora ne scrivo: mi affascina la possibilità di tratteggiare contesti ed emozioni nello spazio di poche battute. La poesia è una terra sconfinata in cui mi sto addentrando da pochi mesi. Ho iniziato in modo strumentale, approfittavo dell’immediatezza di espressione e delle sue potenzialità di suggestione per esercitare la scrittura evocativa. Poi ha cominciato a conquistarmi. Alla fine, devo dire che l’adrenalina e la tensione emotiva che dà la costruzione di un romanzo non hanno eguali.
C.B.: Ma la Remington, la vecchia macchina da scrivere, protagonista silente e presenza fondamentale nel libro, tu ce l’hai veramente?
Ciro Pinto: Sì, davvero. È in soffitta, a casa di mia madre. Ci battevo ogni tanto qualche storia, da ragazzo. Poi lasciai perdere, fagocitato dalle emozioni e dalle sfide della vita reale.
C.B.: “Nella famiglia l’anima trova ristoro e il cuore s’appaga” (Ciro Pinto). Il tuo romanzo è dedicato a tua moglie e a tuo figlio. Immagino che anche nel ruolo di scrittore la famiglia rappresenti per te un sostegno fondamentale?
Ciro Pinto: Sicuramente! La famiglia è l’alveolo caldo dove rifugiarsi. È il laboratorio delle nostre idee e la fucina che forgia gli animi. Il piccolo mondo dove impariamo a relazionarci da piccoli e dove troviamo mille risorse e mille motivazioni per vivere la nostra vita.
C.B.: Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Ciro Pinto: Tantissimi. A volte penso di essere più impegnato che al lavoro. Sto curando la pubblicazione del mio secondo romanzo: L’uomo che correva vicino al mare (titolo non ancora definitivo), ho appena chiuso il contratto con una casa editrice. Sto revisionando il mio terzo romanzo: Gli occhiali di Sara e scrivendo insieme a una scrittrice il quarto: Subway. Vorrei pubblicare la mia prima silloge. Ho una serie di racconti su Storie Brevi della Feltrinelli, alcuni pubblicati e altri approvati ma in attesa di pubblicazione. E ho da seguire l’esito di alcuni concorsi dove sono presente con poesie, racconti e con Il problema di Ivana. Grazie Cristina per l’opportunità di questa intervista, per le belle domande e grazie a Oubliette Magazine!
C.B.: Grazie per essere stato con noi, Ciro. In bocca al lupo per tutto e speriamo di risentirci presto.
Ciro Pinto: Grazie a te, Cristina, per l’opportunità di questa intervista, per le belle domande e grazie ad Oubliette Magazine!
Written by Cristina Biolcati
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