“Ascolto/ ma non parlo./ Comunico con la penna/ non con la voce./ Creo mondi irreali/ su istanti reali./ Descrivo il dolore/ perché la felicità la vivo./ Le sillabe sono note/ da sistemare sul pentagramma./ La mia migliore amica è sempre/ la Notte./ Amara la condanna/ d’esser poeta.” (Marina Lovato – Al di là dell’infinito)
Il poeta è descritto come un’anima incompresa, un essere solitario, condannato a vivere della sua passione. E allora abbiamo chiesto a Marina di descrivercela questa passione, di spiegarci questi suoi sentimenti trasmessi in poesia e di parlarci un po’ di sé. Ne esce un quadro piacevole, fresco, interessante, ricco di potenzialità, così come lo è la sua giovane vita. Amo in maniera particolare parlare di giovani coi giovani, scusate il gioco di parole, del loro “potere” di cambiare il mondo, al quale molto spesso non si dà credito, ed invece bisognerebbe coltivare come il più prezioso dei beni. Comunione di emozioni e sorprese che ancora riserva la vita, da ripetere all’infinito.
C.B.: Benvenuta Marina, e grazie per essere qui con noi. Tu hai avuto, nella tua giovane vita, molti riconoscimenti, molte menzioni d’onore e poesie pubblicate in diverse antologie. Ma a quale di questi “successi” sei maggiormente legata?
C.B.: La tua silloge, Al di là dell’infinito, è dedicata a tua madre. Quanto ha contato la tua famiglia nella tua “vocazione” di poetessa?
Marina Lovato: I miei genitori sono stati i miei primi lettori; mi hanno sempre sostenuta nelle scelte che ho fatto e mi hanno permesso di conseguire la Laurea in Lettere Moderne all’Università di Padova.
C.B.: Quali sono i modelli ai quali ti ispiri, Marina?
Marina Lovato: Nella raccolta di poesie “Al di là dell’infinito” i modelli ai quali mi sono ispirata sono stati Giovanni Pascoli e Giacomo Leopardi.
Marina Lovato: Sono proprio quei suoni, che riescono a superare il silenzio dell’anima, che fanno nascere poesia. L’onomatopea diventa, inoltre, uno strumento per portare il lettore all’interno dell’opera.
C.B.: “Solo con il corvino come meta/ è la figura del maledetto poeta.”. Si legge nella tua poesia “Il segreto del poeta”. Questa frase mi ha molto colpita. Vuoi parlarcene?
Marina Lovato: Per il poeta scrivere è un bisogno interiore che trova pace solamente quando si fissa sul foglio bianco. Il segreto del poeta non è altro che la capacità di porsi interrogativi esistenziali, rispetto alle persone comuni che si mostrano indifferenti. Ed è questo il motivo per cui egli si sente solo e maledetto.
C.B.: Marina, tu non sei solo poetessa. Il 27 settembre è uscito un tuo libro, nella collana delle biografie della Irda Edizioni. Vuoi parlarci di quest’opera?
C.B.: Come ha reagito il tuo paese, Arzignano, al tuo successo?
Marina Lovato: Alcune persone, soprattutto parenti e amici più stretti, mi seguivano già da anni e hanno condiviso con me la gioia di queste pubblicazioni; per altri, invece, i miei libri sono stati una piacevolissima scoperta.
C.B.: Che programmi hai per il futuro?
Marina Lovato: Per quanto riguarda i miei studi a ottobre inizierò la Laurea Magistrale in Linguistica all’Università di Padova. In merito alle mie pubblicazioni, vi anticipo che le opere verranno presentate, nei prossimi mesi, nelle biblioteche e librerie della provincia (Vicenza).
Ringraziamo Marina per essere stata con noi, e le facciamo un grosso in bocca al lupo per tutto!
Written by Cristina Biolcati