Intervista di Giuseppe Giulio a Katherine Goh: da New York a Londra, la sua fotografia e la sua vita

Creato il 24 febbraio 2013 da Alessiamocci

Da secoli che la fotografia si avvale di uomini e di donne appassionati di questo interesse che da qualche tempo sta avvicinando le organizzazioni internazionali e i giovani a riscoprire valori, rimossi dal tempo e dal quotidiano.

Oggi come non mai l’arte di immortalare un oggetto oppure una persona o addirittura un luogo diventa inedito e soprattutto evocativo, molti degli appassionati hanno delle muse altri invece seguono la scia del mondo che li circonda, come se fossero dei Peter Pan alla ricerca dell’isola che non c’è.

La fotografia oggi è diventata non solo una passione ma anche una limpida rappresentazione di ciò che siamo e di quello che veramente vorremmo essere, spogliarci della banalità e delle frivolezze, lasciandoci trasportare da persone e luoghi rimasti fermi all’occhio del fotografo e della macchina che riesce a concedere tutto ciò.

Immagini bianche e nere, colorate, qualsiasi sia la scelta professionale, ogni foto racchiude un codice, che solo chi davvero ama questo interesse, riesce a cogliere.

Katherine Goh artista e fotografa nata il 16 gennaio è una delle nostre nuove ed inedite protagoniste femminili del 2013.

Una ragazza giovane e viandante come il tempo e le sue foto che a pieno descrivono ciò che il mondo significa per lei, senza mai tralasciare la sua Singapore, la sua città natale.

Immagini che evocano varie sfaccettature della vita, dalla realtà alla fantasia, dalle emozioni forti a quelle deboli, insomma un ingegno fotografico che davvero pochi riescono a trasmettere attraverso un immagine.

I suoi lavori sono stati pubblicati in molte riviste in giro per il mondo, tra queste: UK Based Digital Photographer magazine e Sony World Photography  Awards 2009. Ed ora anche noi di Oubliette Magazine avremo il piacere di chiacchierarci un po’.

G.G.:  Lo scatto, che più ti incanta s’intitola A Parisian Piggyback, e concordo con te, perché credo che rappresenti al meglio, ciò che sei e soprattutto il tuo stile, cosi fresco e allo stesso tempo semplice nei particolari.  Che cosa significa per te questa foto?

Katherine Goh: Rimane ancora uno dei miei preferiti. Sono particolarmente legata perché è stato uno dei primi scatti che ho fatto, con la macchina fotografica reflex, acquistata in occasione del mio viaggio a Parigi. Ed allora non sapevo nemmeno usarla correttamente…

G.G.: Cosa pensi dell’Amore?

Katherine Goh: L’amore per me è come un giro sulle montagne russe, ti fa sentire le stelle, l’eccitazione ma a volte fa paura, ma non smetto di sognare il vero amore, come la coppia, protagonista della foto, spensierata, giovane, innocente e pura.

G.G.: Hai dichiarato recentemente che: Uzbekistan è una nazione stupenda con delle persone accoglienti e disponibili. Un’indimenticabile esperienza da rivivere, se si presenterà l’occasione. Perché questa nazione?

Katherine Goh: Amo viaggiare e soprattutto amo fotografare viaggiando. Ho letto di questa nazione su un giornale locale, e subito mi ha affascinato, che purtroppo rimane ancora sconosciuta a molte persone nel mondo.

G.G.: Perché la scelta di fotografare un piccolo bambino con una pistola?

Katherine Goh: La foto con il bambino che mantiene la pistola giocattolo, fu scattata proprio durante il primo giorno in Uzbekistan. Stavo facendo colazione in un piccolo ristorante della zona, e quel bambino, mi guardava da lontano con occhi curiosi. La mia guida Uzbeka mi disse che era un ragazzo Tagiko. A differenza di molti altri gruppi minoritari in Uzbekistan, i Tagiki sono riconosciuti dalla comunità locale come degli Indigeni, senza fissa dimora . Questo scatto rappresenta proprio un’anima innocente vittima dei conflitti inter-etnici e delle discriminazioni.

G.G.: La tua avventura fotografica ha avuto inizio nel 2005 nel quartiere di Manhattan.  Che cosa rappresenta per te New York?

Katherine Goh: In un certo senso, rappresenta la rinascita. Stavo attraversando un periodo difficile nella mia vita, davvero buio. Cosi decisi di fuggire da questa spiacevole situazione, per rifugiarmi nella grande mela.

G.G: My London Eye è un inedita introspettiva fotografica sullo stile di vita londinese, in bianco e in nero. Puoi parlarci di questa collezione?

Katherine Goh: Ho un debole per Londra. Ci sono stata svariate volte e ancora oggi, riesce a stupirmi. La raccolta  racconta la mia prospettiva londinese, la città attraverso i miei occhi. Trovo la bellezza nel banale, è questo il motivo per cui amo, molto, la fotografia di strada, C’è sempre qualcosa che accade da qualche parte. Ancora non riesco a ottenere abbastanza da Londra.

Un avventura iniziata nel luglio del  2005 nel quartiere di Manhattan. Oggi approda sulle pagine di Oubliette una donna che ha trasformato un viaggio negli Stati Uniti come l’inizio di una esperienza, che ha condotto la nostra ospite a diventare una delle ambasciatrice della fotografia nel mondo. Una futura icona per la nuova generazione e soprattutto portatrice di grandi messaggi che vanno dall’amore all’odio, dalla vita alla morte fino ad arrivare al nocciolo stesso della vita.

Written by Giuseppe Giulio


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