Da secoli che la fotografia si avvale di uomini e di donne appassionati di questo interesse che da qualche tempo sta avvicinando le organizzazioni internazionali e i giovani a riscoprire valori, rimossi dal tempo e dal quotidiano.
La fotografia oggi è diventata non solo una passione ma anche una limpida rappresentazione di ciò che siamo e di quello che veramente vorremmo essere, spogliarci della banalità e delle frivolezze, lasciandoci trasportare da persone e luoghi rimasti fermi all’occhio del fotografo e della macchina che riesce a concedere tutto ciò.
Immagini bianche e nere, colorate, qualsiasi sia la scelta professionale, ogni foto racchiude un codice, che solo chi davvero ama questo interesse, riesce a cogliere.
Katherine Goh artista e fotografa nata il 16 gennaio è una delle nostre nuove ed inedite protagoniste femminili del 2013.
Una ragazza giovane e viandante come il tempo e le sue foto che a pieno descrivono ciò che il mondo significa per lei, senza mai tralasciare la sua Singapore, la sua città natale.
I suoi lavori sono stati pubblicati in molte riviste in giro per il mondo, tra queste: UK Based Digital Photographer magazine e Sony World Photography Awards 2009. Ed ora anche noi di Oubliette Magazine avremo il piacere di chiacchierarci un po’.
G.G.: Lo scatto, che più ti incanta s’intitola A Parisian Piggyback, e concordo con te, perché credo che rappresenti al meglio, ciò che sei e soprattutto il tuo stile, cosi fresco e allo stesso tempo semplice nei particolari. Che cosa significa per te questa foto?
G.G.: Cosa pensi dell’Amore?
Katherine Goh: L’amore per me è come un giro sulle montagne russe, ti fa sentire le stelle, l’eccitazione ma a volte fa paura, ma non smetto di sognare il vero amore, come la coppia, protagonista della foto, spensierata, giovane, innocente e pura.
G.G.: Hai dichiarato recentemente che: Uzbekistan è una nazione stupenda con delle persone accoglienti e disponibili. Un’indimenticabile esperienza da rivivere, se si presenterà l’occasione. Perché questa nazione?
Katherine Goh: Amo viaggiare e soprattutto amo fotografare viaggiando. Ho letto di questa nazione su un giornale locale, e subito mi ha affascinato, che purtroppo rimane ancora sconosciuta a molte persone nel mondo.
Katherine Goh: La foto con il bambino che mantiene la pistola giocattolo, fu scattata proprio durante il primo giorno in Uzbekistan. Stavo facendo colazione in un piccolo ristorante della zona, e quel bambino, mi guardava da lontano con occhi curiosi. La mia guida Uzbeka mi disse che era un ragazzo Tagiko. A differenza di molti altri gruppi minoritari in Uzbekistan, i Tagiki sono riconosciuti dalla comunità locale come degli Indigeni, senza fissa dimora . Questo scatto rappresenta proprio un’anima innocente vittima dei conflitti inter-etnici e delle discriminazioni.
Katherine Goh: In un certo senso, rappresenta la rinascita. Stavo attraversando un periodo difficile nella mia vita, davvero buio. Cosi decisi di fuggire da questa spiacevole situazione, per rifugiarmi nella grande mela.
G.G: My London Eye è un inedita introspettiva fotografica sullo stile di vita londinese, in bianco e in nero. Puoi parlarci di questa collezione?
Un avventura iniziata nel luglio del 2005 nel quartiere di Manhattan. Oggi approda sulle pagine di Oubliette una donna che ha trasformato un viaggio negli Stati Uniti come l’inizio di una esperienza, che ha condotto la nostra ospite a diventare una delle ambasciatrice della fotografia nel mondo. Una futura icona per la nuova generazione e soprattutto portatrice di grandi messaggi che vanno dall’amore all’odio, dalla vita alla morte fino ad arrivare al nocciolo stesso della vita.
Written by Giuseppe Giulio