Intervista di Irene Gianeselli all’attrice Angela Calefato: la comicità intelligente

Creato il 20 luglio 2015 da Alessiamocci

Finalista Premio Drammaturgia Oltreparola CTAS 2010 con “Bossoli e Boss” da cui è tratto lo spettacolo brillante “Io sono Wonder Woman… ma anche no” Angela Calefato debutta come autrice e regista nel 2010 con “Io non sono Wonder Woman”, quattro corti dedicati alla “questione femminile”.

Frutto dell’elaborazione di tali corti teatrali saranno i tre atti unici: “Io sono Wonder Woman… ma anche no” (2012), “Let’s stalking about” (2012), “Tanti auguri, mon amour” (2013).

L’impegno come autrice si manifesta anche con “La storia di Sarah” (2012), la commedia brillante “Il tempo di una lavatrice” (2013), l’originale teatro di rivista de “Le monologhe” (2014) ed il thriller teatrale “196. Un crimine quasi perfetto”.

 I.G.: Prende il via dal 10 luglio un laboratorio condotto con Marco Giannini sui temi di teatro e psicologia clinica: “Identikit di un personaggio, l’attore come profiler”. Come nasce questo progetto e come è nata la collaborazione con Marco Giannini?

Angela Calefato: Il laboratorio nasce quattro anni fa da un’idea che mi son fatta di autori teatrali, di attori e registi. Purtroppo chi scrive, dirige e interpreta spesso ha pochissime nozioni inerenti all’ambito psicologico e sociologico. Insomma c’è chi scrive drammi e dialoghi drammatici senza minimamente preoccuparsi delle psicodinamiche dei personaggi. E gli attori spesso hanno difficoltà a immedesimarsi in ruoli “delicati” e particolari. La necessità di fare nicchia con questo laboratorio è stata subito accolta con entusiasmo dai partecipanti. Marco Giannini, psicologo e formatore è stato coinvolto solo l’anno scorso. Avere una spalla tecnica è utilissimo in questo contesto sui generis.

I.G.: Quali sono le aspettative per un workshop come questo?

Angela Calefato: Chi partecipa al workshop che conduco, unico a Roma nel suo genere, deve necessariamente essere appassionato di teatro e psicologia. In particolare nel workshop si analizzano figure come il serial killer, personalità borderline o bipolari, psicopatologie varie e sindromi di cui poco si parla, come il “complesso di Cenerentola” che è un insieme di paure che limitano la libertà delle donne e di conseguenza il loro successo nel campo professionale e nasce dal desiderio inconscio di essere sempre salvate da qualcuno… come Cenerentola.

I.G.: Consideri dunque l’idea in voga negli anni ’60 di un “teatro terapeutico” ancora attuale?

Angela Calefato: Il mio non è un teatro che cura o educa. Il mio teatro è surreale nelle commedie, a volte anche finemente grottesco. Adoro la comicità intelligente e biasimo l’indecenza del cabaret contemporaneo. Anche in un testo comico cerco di inserire al massimo una parolaccia su un’ora e mezzo di spettacolo. Poi l’altra mia passione è il thriller. Ritengo che sia difficile scriverne uno e star dietro alla colonna sonora porta via molto tempo. Poi c’è il teatro di rivista. Come per esempio “Le Monologhe”, in cui alterno canzoni con recitazione brillante trasformandomi.

I.G.: Avevi già affrontato la scrittura di personaggi con un profilo psicologico ben determinato. Puoi parlarci del tuo spettacolo “196. Un crimine quasi perfetto”?

Angela Calefato: I testi studiati nel workshop sono estrapolazioni di film noti o poco conosciuti ma di grande interesse per la psicologia clinica. E oltre a quelli ci sono i testi dei miei spettacoli a sfondo sociale o civile. Penso al thriller sullo stalking “Let’s stalking about”, alla commedia sul mobbing “Io sono Wonder Woman… ma anche no” tratto da un corto omonimo finalista a Ctas Oltreparola 2010 che ho scritto e diretto a Roma. “196. Un crimine quasi perfetto” è un thriller introspettivo che è nato dall’idea di portare in scena uno spettacolo con i partecipanti dei miei workshop. Ha avuto anche una bellissima recensione dall’illustre criminologo Carmelo Lavorino. E sono davvero soddisfatta.

I.G.: «Il dramma per me è tutto qui, signore: nella coscienza che ho, che ciascuno di noi – veda – si crede “uno” ma non è vero: è “tanti”, secondo tutte le possibilità d’essere che sono in noi» scrive Luigi Pirandello. Fra questi “tanti” chi, da attrice, hai trovato più interessante?

Angela Calefato: Il personaggio più interessante è sempre quello più lontano caratterialmente da chi lo interpreta. Credo che però coesistano tutti i personaggi possibili in ognuno di noi. E questo lo dice Pirandello come Stanislasky.

I.G.: Cosa significa per te essere donna di Teatro?

Angela Calefato: Essere donna di teatro? La donna accomodante può essere una grande attrice ma non sarà mai una grande regista. Io ho capito quanto poco democratici si debba essere per rivestire un ruolo da leader. E quanti ormoni maschili servano per coprire posti ancora prevalentemente “maschili”.

I.G.: A proposito di donne che fanno il teatro: Silvia Nebbia parlava di te in una recente intervista proprio su Oubliette Magazine. Cosa puoi raccontarci delle vostre collaborazioni?

Angela Calefato: Silvia Nebbia è una grande attrice e autrice. È spassosa ed è figlia d’arte di un cabaret che mi ha fatto esplorare ed amare. Ha avuto la fortuna di assaporare il periodo golden del teatro italiano. E nei suoi revival c’è sempre un profumo antico e moderno che mi garba moltissimo.

I.G.: Il workshop ha un suo scopo artistico, selezionare gli attori dei tuoi prossimi spettacoli. Puoi anticiparci qualcosa sui tuoi progetti futuri?

Angela Calefato: La vita è un continuo progettare per alcuni. Per me il progetto è sempre a valle di un calendario che gestisco con anticipo. Nella prossima stagione affiderò il thriller a produzioni note per farlo girare come merita. Finora mi son quasi sempre autoprodotta. Ma non basta più. Ho sicuramente un festival comico, un format al quale vorrei partecipassero grandi, brave attrici con testi miei, ma lo svelerò tra qualche mese.

Written by Irene Gianeselli


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