Questa settimana Oubliette Magazine vi presenta il soprano Grazia Doronzio, giovane artista lucana che sta riscuotendo un grosso successo negli Stati Uniti e in Europa.
Ne ho una definitiva conferma quando raggiungo la Doronzio telefonicamente, l’accuratezza con cui racconta i segreti della sua professione è indicativa di quanto impegnativo sia intraprendere una carriera lirica.
I. S.: A partire dai tuoi studi lasci la tua regione di origine, la Basilicata, inizialmente per studiare e per motivi professionali in seguito. Quali sono state le tappe fondamentali del tuo percorso artistico, ad oggi? E qual è il momento in cui realizzi la concreta possibilità di poter intraprendere un percorso professionale nel mondo della lirica?
Grazia Doronzio: I momenti fondamentali di quella che oggi è la mia professione posso percorrerli senza dubbio partendo dall’inizio, quando comincio a prendere le mie prime lezioni di canto a Matera, presso il Conservatorio Duni e a Potenza, al “Carlo Gesualdo da Venosa”. Alla fine del Liceo, frequentato presso il mio paese di origine, Stigliano, il desiderio di studiare canto è stato appoggiato dalla mia famiglia con la condizione di iniziare, parallelamente, un percorso di studi universitario. Posso dire che il primo anno di studi fuori è stato illuminante
I. S.: Le esperienze all’estero cosa ti stanno insegnando? Ritieni fondamentale, soprattutto in un momento difficile come quello che stiamo vivendo, uscire dai confini nazionali per poter avere dei giusti riconoscimenti, oltre che la possibilità di costruire una carriera in questo settore?
Grazia Doronzio: Vivere e lavorare all’estero è importantissimo per una crescita personale e professionale. Le occasioni e le possibilità, in particolare in America, sono infinite. Tuttavia nel mondo della lirica l’approccio al mestiere è molto differente tra un continente e l’altro. Negli Stati Uniti, rispetto all’Europa, i teatri sono molto più grandi, gli spazi in generale sono vastissimi e questo cambia inevitabilmente anche l’approccio alla musica. In ogni caso, la scelta di tornare in Europa, dopo 4 anni a New York e uno a Miami (ndr, per seguire il marito, il pianista Francesco Fraboni) è dettata più da una scelta personale che professionale. L’Italia per un cantante lirico rappresenta un’opportunità di grande prestigio e nel mio caso si unisce inevitabilmente alla possibilità di essere più vicina agli affetti.
I. S.: Lo scorso mese hai ricoperto presso l’Oper Frankfurt il ruolo di Nannetta nel Falstaff di Giuseppe Verdi. Ci fai un bilancio di questa tua ultima, importante esperienza? In più, quali saranno i tuoi prossimi impegni?
I. S.: Un’ ultima curiosità: l’anno in corso sarà molto importante per la città di Matera, chiamata a giocarsi con altre città italiane, la possibilità di essere Capitale della Cultura nel 2019 in Europa. Ritieni che questa possa essere una buona occasione, per la tua città di origine, per puntare maggiormente l’attenzione sulla musica classica? Qual è il tuo personale augurio per questo eventuale successo?
Grazia Doronzio: Sapere che Matera è tra le finaliste per rappresentare la Capitale della Cultura mi riempie di sincero orgoglio, oltre che di speranza per il futuro. La mia è, da sempre, una regione che gode di scarsa visibilità e questa può essere un’ottima occasione per far conoscere un territorio meraviglioso. Ritengo che Matera sia, tra le candidate (ndr, Cagliari, Lecce, Perugia-Assisi, Ravenna e Siena), una tra le città meno conosciute nelle sue tradizioni, nei suoi valori e nel suo immenso patrimonio culturale. Il mio augurio, quindi, è che questa iniziativa possa trovare il coinvolgimento di più settori, tra cui ovviamente il mio, affinché insieme si possa contribuire a creare un progetto di valorizzazione unico e valido agli occhi di chi ancora non ne conosce le risorse.
Written by Irma Silletti