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Intervista di Katia Debora Melis a Beatrice Feo Filangeri, artista Pop Baroque

Creato il 12 febbraio 2015 da Alessiamocci

Beatrice Feo Filangeri, palermitana, discendente per linea materna dall’antica famiglia dei Filangeri di Cutò, si dedica interamente all’arte fin dalla prima giovinezza, dal Liceo artistico, all’Accademia di Belle Arti a Palermo, all’Accademia di Salisburgo, alla Specializzazione in Semiotica a arte contemporanea.

È inserita nell’Archivio dell’arte italiana del 900 di Firenze; numerose le sue Direzioni artistiche e le esposizioni, fin dal 1988.  Il contatto e la stima di noti artisti e storici dell’arte quali Gianni Dova, Ugo Nespolo, Salvatore Provino, Vittorio Sgarbi, Philippe Daverio, Paolo Levi, hanno contribuito alla sua crescita artistica.

Oggi è considerata, a buon diritto, caposcuola del Pop Barocco italiano con la sua opera è presente in numerosi e importanti cataloghi d’arte.

Beatrice Feo Filangeri oggi è stata davvero molto disponibile nel dedicarci un po’ di tempo per questa intervista.

 

K.D.M. Vorrei iniziare con una domanda scomoda, giusto per metterti a tuo agio! Il tuo nome denuncia origini importanti: quanto questo nome ha pesato in positivo e/o in negativo sulla tua vita artistica?

Beatrice Feo Filangeri: Fin da bambina proclamavo che da grande avrei fatto l’artista. Di quale arte non sapevo ancora, visto che amavo il teatro, la musica e la pittura. La mia famiglia è sempre stata molto attenta a tutto ciò che facevo, ma io sono sempre stata una ribelle. Ho fatto le scuole comunali. Poi ho scelto le arti figurative. All’inizio non è stata presa bene la mia decisione, da mia madre, donna all’antica e molto tradizionalista: non vedeva bene l’ambito artistico… Mio padre avvocato, molto open nel pensiero, invece ha sempre tifato per me. Andavo sempre da lui per primo, ad annunciare i miei successi in arte… e lui mi ha sempre detto e continuato a dire fino all’ultimo: “Non mollare mai, tu sei un’artista”!

 

K.D.M. Sei cresciuta attorniata da meravigliose opere d’arte, in una famiglia il cui straordinario mecenatismo è ben noto. Però, inizialmente, mi pare di ricordare, i tuoi non siano stati entusiasti della tua scelta di preferire la pratica dell’arte alla carriera medica. Come sono andate, poi, le cose. È stato così difficile fare accettare questo tuo percorso?

Beatrice Feo Filangeri: In una famiglia come la mia con avi importanti che amavano le grandi Arti, ho sempre visto appesi alle pareti quadri di grandissimi autori… Da bambina li osservavo con curiosità e pensavo: “Chissà se un giorno pure io ci riuscirò!?” Famiglia, la mia, amante delle cose belle e dell’arte, ma costellata da avvocati, medici, notai. Io unica artista. L’artista è sempre stata vista come una figura stravagante, a cui non dare molta importanza, guardata con sospetto e mai presa sul serio! I fatti, però, ben presto hanno dato ragione a me è alla mia passione e il mio amato papà è sempre stato il primo a gioire con me! Arrivato il successo, si sono inevitabilmente tutti un po’ incuriositi su chi fosse Beatrice e la sua pittura e hanno compreso che i miei rigorosi studi e la mia passione non erano un gioco!

 

K.D.M. Quali sono stati i tuoi maestri e quale tappa della tua formazione ha rappresentato per te una svolta e perché?

Beatrice Feo Filangeri: Nel mio percorso fatto da 26 anni di esperienze importanti, ho conosciuto molti maestri e tanti grandi artisti; da ognuno ho tratto qualcosa. Poi la svolta con Philippe Daverio, che notò la mia pittura alla galleria La Piana di Palermo, e volle conoscermi. Da lì la 52^ Biennale di Venezia e poi il Premio Michetti, dove Daverio, con un’intuizione geniale da veggente, mi inserì tra i ‘nuovi barocchi’ con l’opera Agnello di Dio. Nasce il Pop Barocco.

 

K.D.M. Hai alle spalle un già lungo percorso costellato di esposizioni, direzioni artistiche e grandi eventi e ormai sei riconosciuta come caposcuola del Pop Baroque italiano: puoi spiegare, in breve, ai nostri lettori quali sono i caratteri di questa forma d’arte?

Beatrice Feo Filangeri: È semplicemente la nostra cultura, i nostri personaggi ,il nostro Barocco, rivisto in chiave Pop, ossia popolare. Fruibile a tutti. E quindi reso contemporaneo.



K.D.M. Sono molto famosi, tra i tuoi soggetti, i “parrucconi”: cosa vogliono rappresentare e perché, secondo te, sono così amati?

Beatrice Feo Filangeri: I parrucconi Pop Barocchi sono l’emblema della profonda ironia che esprimo nei miei lavori. Grandi parrucche simbolo di effimero potere, che nascondono vuotezza, frivolezze ed egoismi. Sono il simbolo più profondo della caducità della vita, spesso truccata da false felicità e appagamenti terreni… In un’epoca di carestia come la nostra che assomiglia molto al periodo Pre-rivoluzione francese, i parrucconi che ti guardano sprezzanti destano disprezzano e risibilità. Sono il simbolo del potere corrotto. Attualissimo! Ed io ironizzo molto. Dissacrandoli!
Paradossalmente, nonostante la loro antipatia, sono amatissimi. E, nobili e non, fanno a gara per averli nelle loro case, anche perché, al di là del significato cruento, sono molto decorativi.

 

K.D.M. Ritieni ci siano differenze tra come viene accolta la tua produzione in Italia e all’Estero, a New York in particolare?

Beatrice Feo Filangeri: No. Il Pop Barocco è la rivisitazione del Barocco in chiave pop: piace a tutti! È molto ruffiano, sebbene costellato di significati complessi e contraddittori.

 

K.D.M. Sei autrice presente in molti cataloghi e monografie. Potresti segnalarci alcuni dei testi che ritieni siano più rappresentativi della tua arte?

Beatrice Feo Filangeri: Il Pop Barocco di Beatrice Feo Filangeri 50 opere dal 2004 al 2012. Ma i parrucconi nascono nel 2013!

 

K.D.M. Attualmente sei coinvolta nell’organizzazione di diversi eventi artistici importanti: quali sono quelli più prossimi?

Beatrice Feo Filangeri: Sono sempre coinvolta in organizzazioni interessanti. Seleziono molto. Essendo anche ambientalista e portavoce regionale dei Verdi sono felice di presentare e collaborare con Gabriele Buratti per una Expo ad ottobre sulla salvaguardia del rinoceronte. A luglio spero nella seconda edizione di Rosalia in The Road, dopo il successo dello scorso anno. E poi la cosa più importante: la presentazione ufficiale del Pop Barocco a Napoli, come movimento d’arte internazionale nato nel meridione d’Italia. Il progetto è stato presentato dal critico d’arte Gianni Nappa al Sindaco De Magistris, che ha accolto l’idea con entusiasmo. Adesso attendiamo… Ma siamo molto ottimisti su location e data!

 

K.D.M. Ti ringraziamo per la disponibilità a quest’intervista con la quale speriamo di aver fatto conoscere un po’ meglio Beatrice Feo Filangeri ai lettori di Oubliette Magazine e ci auguriamo di venire a vedere molto presto a una delle tue bellissime mostre.

 

Written by Katia Debora Melis

 


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