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Intervista di Michela Zanarella a Giovanni Garufi Bozza, autore de “Alina, autobiografia di una schiava”

Creato il 09 aprile 2015 da Alessiamocci

“Questa è la mia storia, un racconto dove una farfalla, simbolo di libertà, diventa uno stemma di schiavitù, dove l’eroina non è la protagonista, ma uno strumento di sottomissione. Tra le violenze, gli stupri e gli inganni, tra le mura di un lager nascosto e di un CIE legalizzato, ti narrerò come una donna può essere trasformata in un oggetto per soddisfare le voluttà del dio denaro.”

Giovanni Garufi Bozza è nato il 18 agosto del 1985 a Roma, città in cui vive e lavora.

Laureato con lode in Psicologia, dal 2010 è iscritto all’Albo degli Psicologi del Lazio.

Frequenta la scuola di Specializzazione in Psicologia della Salute a Orvieto.

Dal 2011 è vice-direttore di una web-radio, ‘Radiovortice.it’. Dal 2012 è autore e conduttore della trasmissione ‘Crisalide’, dedicata agli autori emergenti, e dalla stessa emittente ha condotto per più di un anno il programma  ‘GPS (Giovani, Politica e Società)’.Con Edizioni DrawUp ha pubblicato ‘Selvaggia, i Chiaroscuri di personalità’ (2012). È autore del racconto ‘La filosofia dell’ottimismo’, pubblicato nell’antologia ‘Crisalide’ (‘Edizioni DrawUp’, 2012), e del racconto ‘Lacrime di pioggia’ (‘Colors&Gold Entertainment’), entrambi disponibili gratuitamente, assieme ad altri articoli di stampo saggistico, sul suo sito: www.giovannigarufibozza.it.

Incontriamo l’autore per una breve intervista.

 

M.Z.: Una tua riflessione, il tuo punto di vista da psicologo sulla storia di Alina.

Giovanni Garufi Bozza: Io posso parlare di psicologia della salute, quello è il mio settore, un settore che mi ha insegnato che nessuna crisi che vive l’essere umano, sia personale sia sociale, sia come nel caso di Alina, una crisi indotta da altre persone è poi totalmente distruttiva, ma anzi una crisi può essere rivalutata sempre e comunque in positivo. Alina esce dalla droga e dalla prostituzione, esce nel momento in cui si rende conto di quali siano le sue risorse personali, psicologiche, sociali, le persone che è riuscita ad incontrare che le daranno il sostegno necessario per rivalutare il proprio evento che fino ad allora è stato negativo, come uno stimolo. Alina farà una scelta, sceglierà dicendo “mai più”, allora quello che ho vissuto io è inutile che me lo tengo dentro, che lo covo nel cuore, come una parentesi sfortunata della mia vita. Può diventare occasione perchè altre donne non soffrano e non facciano lo stesso percorso negativo che ho vissuto io. Ecco come un evento drammatico, critico, distruttivo, secondo ciò che ho studiato, può tracciare la via per un percorso di vita da cui dalla crisi si arriva alla risorsa per se stessi e per gli altri.

 

M.Z.: Nel libro ringrazi il lettore, che ha seguito fino alla fine il dramma di Alina, so che ti sei documentato a lungo seguendo diversi casi di cronaca, come hai strutturato questo genere di lavoro?

Giovanni Garufi Bozza: È partito tutto da interviste personali fatte vis à vis alle ragazze che al momento erano sulla strada, erano schiave, sia a ragazze che dalla schiavitù erano riuscite ad uscire, grazie agli operatori di strada, ai colleghi con cui sono andato per strada a studiare il loro lavoro, io non mi sono mai messo in gioco, la vita mi ha portato a fare altri percorsi, ho seguito loro come un cronista per vedere come approciavano queste ragazze, e da lì sono nate testimonianze, sia dai centri di identificazione ed espulsione, ma anche nei centri antiviolenza, altre storie sono state prese poi dalla cronaca, altre storie che non erano legate alla prostituzione ma all’emigrazione, che io chiamo i lager legalizzati, i CIE, dove si è chiusi lì dentro in realtà per uno status che è quello di clandestino, non per aver commesso un danno alla società, ma il fatto di essere un danno secondo la società per se stesse, quindi vengono segregate lì dentro, ecco quindi Alina in quell’occasione preferirà parlare di loro, dicendo io sono stata lì due giorni loro ci passano mesi, quindi voglio parlare di loro, molte volte non c’era differenza tra le storie che ascoltavo, tra chi era uscita dalla schiavitù o chi ancora stava in strada, o dai casi di cronaca trovati via via. C’è una tendenza alla similitudine nel privare una persona della propria individualità, nel deumanizzarla. Tutto questo dovrebbe farci riflettere.

 

M.Z.: Secondo te è possibile un cambiamento politico, istituzionale riguardo la prostituzione?

Giovanni Garufi Bozza: Io sono fiducioso dopo aver letto un progetto di legge che è stato presentato recentemente al Senato, che prevede da un lato, sì la legalizzazione della prostutuzione, ma attraverso la lotta allo sfruttamento, in cui lo stato fondamentalmente non va a guadagnare dalla prostituzione, tutte quelle risorse vanno in prevenzione, in promozione della conoscenza della sessualità nelle scuole, è un progetto dove i soldi vanno reinvestiti in progetti di salute, quindi tutto ciò che viene preso dalla prostituzione, viene poi portato ai nuovi cittadini, alla conoscenza che potrebbero avere i ragazzi del corpo dell’altro, quindi legalizzando una cosa al tempo stesso si combatte, fai calare la domanda, di conseguenza si spera anche l’offerta. Vera è una cosa, tanti progetti sono stati presentati fino ad ora, poi rimangono nei cassetti dei palazzi istituzionali, quello che forse dobbiamo sperare è che questa legge o una migliore non rimanga lì, molto però dipende anche da noi cittadini.

 

Written by Michela Zanarella

 


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