Di recente pubblicazione “Antonia” (Hacca Edizioni, 2013) di Mirella I0ly è la narrazione della vita della coraggiosa Antonia, una donna cilena che, trasferitasi in Canada, riavvolge la pellicola della propria esistenza rievocando momenti felici e dando a noi lettori la possibilità di percorrere un viaggio nel tempo e nella storia, in quel Cile tanto spesso nominato per questioni preminentemente politiche ma raramente così ben delineato.
La scrittrice, insegnante italiana ormai trasferitasi in Canada ed in questo periodo impegnata nella promozione del suo libro in Italia, ci ha gentilmente dedicato un po’ del suo tempo e ha risposto ad alcune nostre domande che aiuteranno i lettori a conoscerla meglio e a scoprire i suoi progetti letterari futuri.
R.M.: Quali sono le sue letture abituali e i suoi autori prediletti?
Mirella Ioly: Mi limito a parlare dei romanzi, sennò la storia si fa lunga. Sono da sempre una lettrice abbastanza onnivora, almeno per quanto riguarda la narrativa. Ho letteralmente divorato qualche mese fa il primo volume de “Le cronache del ghiaccio e del fuoco”, il “Game of Thrones” di George R.R. Martin e l’ho trovato avvincente anche se credo che molti intellettuali storcerebbero il naso considerandolo letteratura trash. Sto leggendo il “1Q84” di Aruki Murakami di cui avevo già letto “Dance, dance, dance” e, dopo un inizio elegante ma freddo come un piatto di sushi, ora la storia si sta “scaldando” ad ogni voltata di pagina virtuale (lo leggo sul Kindle). Mi piace Michel Faber dei racconti “Some Rain Must Fall” che non so se siano tradotti in italiano e de “Il Petalo cremisi e il bianco” che di sicuro lo è. Un altro autore che in questi tempi mi appassiona è David Mitchell : “I Mille autunni di Jacob de Zoet” è un romanzo intrigante, colto, con un incredibile gioco di contaminazioni linguistiche (però l’ho letto in originale non so come sia reso in italiano) e passaggi di tale forza visiva che sembra di leggere un fumetto (vedi la morte del samurai). L’irlandese Toibin di “The Master e Brooklyn” lascia il segno. Mi piace larga parte di Mc Ewan, mi divertono i gialli della francese Vargas e anche la trilogia di Larsen sugli uomini che
R.M.: Questo è il suo primo romanzo ma dal linguaggio impiegato e dalla consapevolezza nell’uso di ogni singola parola è chiaro che non si tratta della sua prima scrittura. Forse sbaglio?
Mirella Ioly: No, non sbaglia naturalmente. Il piacere della scrittura e della narrazione mi ha accompagnato sin dall’ infanzia e, quando mio padre la sera non mi recitava pezzi del Furioso di Ariosto affollati di cavalli alati, orche marine, oggetti magici e donne tradite, oppure non mi leggeva di Sandokan alle prese con il perfido rajah bianco di Sarawak, io mi costruivo lunghe storie “ a puntate” per addormentarmi. Era come andare al cinema (l’altra mia grande passione) ogni notte. Scrivere racconti e poesie durante gli estenuanti viaggi pendolari dei miei primi anni di insegnamento a Priverno (scalo Priverno-Fossanova), mi ha salvato da incombenti crisi isteriche quando, dopo una giornata cominciata alle cinque di mattina e cinque ore di insegnamento alle spalle, l’altoparlante annunciava: “Il treno proveniente da Napoli Centrale via Formia e diretto a Roma-Termini, viaggia con un ritardo imprecisato.” Quell’imprecisato ritardo, assai ricorrente purtroppo, foriero di interminabili attese e ritorni a casa sul far della sera, era addolcito solo dal blocco di appunti che coprivo di poesie e brevi storie, rivisitazione di avventure quotidiane di viaggio, che poi regalavo ai miei colleghi-protagonisti dei racconti e co-vittime delle inefficienze delle nostre ferrovie. Per molti anni, a parte un saggio di materia economica pubblicato su Il Mulino, mi son limitata alla
R.M.: Com’è nata l’idea di un romanzo con il Cile come principale ambientazione? Vi è forse in ciò qualche aspetto autobiografico?
R.M.: Antonia può essere definita un’eroina della nostra epoca, una donna che pur avendo attraversato terribili circostanze è riuscita ugualmente a costruirsi un futuro e a rielaborare il suo passato tentando di cancellare l’oppressione esercitata da esso. Quanto di lei vi è nel personaggio di Antonia?
R.M.: Il suo romanzo tratta diverse questioni importanti e parrebbe rivolgersi ad un pubblico di un certo spessore. Da chi vorrebbe venisse letto il suo libro? Qual è in sostanza il suo pubblico ideale?
Mirella Ioly: So che la mia può essere considerata, e probabilmente lo è, una storia molto al femminile: le vicende del riscatto di una donna dalla miseria economica e dalle vicende politiche del suo paese, la storia della forza del suo carattere che si impone alle circostanze avverse, perché a tutte oppone il proprio diritto ad esistere e esprimersi. Ma non ho davvero pensato a un possibile pubblico, mentre scrivevo. È vero che, appena ultimato, ho subito cercato uno sbocco di pubblicazione per il romanzo, ma mentre scrivevo l’ho scritto per me, per farmi “il cinema della notte”, come da ragazzina. Il romanzo tratta anche questioni importanti, è vero, come l’evento del golpe di Pinochet dell’11 settembre 1973, che traccia un solco, forse mai colmato, nella vita della protagonista. Ma le problematiche di fondo sono quelle di tutti e quelle di sempre: il rapporto con la famiglia d’origine (siamo d’accordo che quella di Antonia è un po’ particolare) con conflitti palesi o latenti, slanci d’affetto e egoismi; le storie d’amore felici e infelici, drammatiche e leggere; gli incontri che ti segnano; i tradimenti; le ambizioni e i sogni; i pregiudizi. È il tessuto della vita e non solo di Antonia cilena e non solo delle donne. Del resto, poiché seguiamo Antonia nei suoi salti nello spazio, ma anche nel tempo, nella storia si intrecciano problematiche dell’infanzia, dell’adolescenza, della maturità e ahimè! della senescenza. Il mio pubblico ideale è quello che ama le storie.
R.M.: Il suo libro è acquistabile solamente in formato cartaceo, ma qual è il suo pensiero riguardo il mercato digitale? Legge mai e-books?
Mirella Ioly: Sul cammino della ricerca di un editore, ho incontrato l’Hacca edizioni e Francesca Chiappa. A Francesca cui devo grandissima riconoscenza per la pubblicazione del mio romanzo senza aver ricevuto la segnalazione di nessun “già noto”, ha mantenuto la scelta del cartaceo e non posso dire di non amare la sensazione tattile di leggera resistenza della carta sotto le dita che girano le pagine, il profumo della stampa, il fascino di una bella grafica di copertina in cartoncino opaco o lucidissimo, la fila colorata di libri che si allineano sugli scaffali della libreria. Raccontano di te, delle tue scelte, di come sei. Ti salutano quando entri in casa. Ma utilizzo largamente il Kindle e quindi mi servo del principio dell’ e-book e sono contenta della sempre più rapida diffusione di libri pubblicati nella veste virtuale. Oltre all’incredibile possibilità di avere in viaggio o mentre sei in fila ad uno sportello o aspetti il tuo turno dal dentista, lo “spirito” di centinaia di libri di ogni genere e formato, e a consentire grandi risparmi editoriali e di spazio in casa quando non ne hai, l’e-book permette a molti autori nuovi di essere conosciuti e apprezzati, sganciandosi dalle trafile, che possono per molti essere frustranti e lunghissime, della prima lettura da parte delle case editrici.
R.M.: Il suo prossimo libro? Sta forse già lavorando a qualcosa di nuovo?
Mirella Ioly: Ho cominciato a scrivere il mio secondo romanzo appena ultimato il primo. L’ho fatto inizialmente seguendo le indicazioni pescate in internet su “Se hai ultimato il tuo primo romanzo”. Consigliavano di lasciar riposare il testo, rileggerlo per limarlo solo dopo qualche tempo e dopo aver ricevuto qualche feedback e iniziare intanto a scrivere qualcos’altro per non restare fissi alle sorti del già scritto, in ansiosa attesa di pubblicazione. Devo dire che ha funzionato. Ho cominciato con sforzo, non riuscivo a staccarmi da Antonia. Pian piano però questo nuovo testo ha cominciato a prendere forma e ora mi dispiace di non dedicargli tutte le cure che vorrei per farlo crescere, in quanto la sorella maggiore, Antonia, ancora non si è resa pienamente autonoma e devo occuparmi di lei. Il “secondogenito” è un romanzo più complesso nella struttura, nel quale la realtà non è filtrata solo attraverso la sensibilità di un protagonista, ma guardata da diverse angolazioni tanti quanti sono i personaggi principali della storia, con molte “anomalie” e segreti, sotto la superficie della tranquilla agiatezza perbenista di una famiglia borghese marchigiana. Anche qui, la famiglia, come lo scenario delle azioni dei personaggi, si dilata nello spazio e nel tempo, ad abbracciare mezzo secolo e “il mondo”.
R.M.: Grazie Mirella per le sue parole e grazie per aver scritto un così bel libro. Ora non ci rimane che attendere il suo prossimo romanzo.
Written by Rebecca Mais