“Omicidio… Finora quel vocabolo lui lo aveva sentito solo nei film e nelle serie televisive. O sui romanzi di Deaver e Connelly. Ora, invece, era reale. Così reale al punto tale che, una volta fatto ritorno a casa, Rondi avrebbe rivissuto quell’omicidio con i suoi stessi occhi.”
Un giallo ben strutturato con misteri, sangue, passioni, ricerche e tradimenti e finale a sorpresa. Romanzo scorrevole permette altresì di ritrovarsi, o di scoprire per chi non le avesse mai vissute, le strade e i luoghi di Bergamo e provincia.
L’autore, Nicola Rocca, ci ha dedicato un po’ di tempo ed ha gentilmente risposto ad alcune nostre domande.
R.M.: Benvenuto Nicola. Quali libri ami leggere solitamente e quali sono i tuoi autori preferiti?
Nicola Rocca: Grazie Rebecca. Se ti dicessi che fino all’età di ventiquattro anni odiavo leggere ci crederesti? Poi in me è scattato qualcosa. Forse una semplice scintilla o forse qualcosa di talmente grande da rendersi inspiegabile. Ho iniziato a scoprire questa cosa fantastica che è la lettura e non me ne sono più staccato. Fin da giovanissimo, ancora quando non ero un lettore, ho sempre avuto una fervida passione per i film thriller. Passione che, con la scoperta della lettura, appunto, ho inevitabilmente trasferito nei libri. Infatti, su dieci libri che leggo, nove e mezzo sono thriller/noir. Veniamo ai miei autori prediletti, che sono anche i maestri ai quali mi ispiro quando scrivo le mie storie. Jeffery Deaver è il mio scrittore preferito a livello internazionale e sono quasi convinto che sia l’autore di thriller migliore in assoluto. Per quanto riguarda i miei connazionali, invece, ho sempre avuto una profonda stima e ammirazione, a tal punto da divenire un’idolatria, nei confronti del compianto Giorgio Faletti. Un altro italiano del quale ho letto tutti i libri, e che ammiro moltissimo, è Donato Carrisi. Gli autori che ho citato sopra sono quelli che ho nel cuore, ma la mia libreria cartacea e digitale è fatta anche di Michael Connelly, Patricia Cornwell, Stephen King, Niccolò Ammaniti e tanti, tanti altri. Attualmente, per esempio, sto leggendo “La psichiatra” di Wulf Dorn. Quindi, come si può intuire da queste mie parole, se fino a dieci anni fa odiavo leggere, ora non faccio nemmeno un passo se non ho appresso un libro o il mio e-book-reader.
R.M.: “Chi era mio padre?” non è la tua prima pubblicazione. Quando e come hai iniziato a scrivere?
R.M.: Com’è nata l’idea di scrivere questa storia? Ti sei forse ispirato a qualche fatto di cronaca?
Nicola Rocca: Assolutamente no. L’ispirazione che ha dato vita a questa storia non è un fatto di cronaca, bensì una persona in carne ed ossa, alla quale ho voluto omaggiare l’intero libro, regalandogli una dedica personalizzata. La fonte di ispirazione si chiama Ulisse, un ex collega ma attuale e carissimo amico. Perché un rapporto di lavoro può finire, ma l’amicizia, quella vera, dura in eterno. Un giorno questo mio carissimo amico mi raccontò una storia e io ne rimasi affascinato. Al termine della narrazione, dopo aver sicuramente scorto interesse nei miei occhi, ed essendo a conoscenza della mia fervida passione per la scrittura, mi disse: “Ne scriverai un racconto”. Io risposi che l’avrei fatto volentieri, ma in quella fase della mia vita, a causa di un lungo periodo di studi che mi teneva occupato praticamente ogni secondo del mio tempo libero, sapevo che non ce l’avrei fatta. Dovetti attendere le vacanze di Natale per iniziare a scrivere quel racconto. Ma fin da subito mi resi conto che qualcosa non andava. Sentivo dentro di me che l’idea che avevo in testa era nettamente diversa rispetto a quelle che avevo avuto in precedenza. Era qualcosa di… mastodontico e dannatamente nuovo. Realizzai che avrei altresì potuto inserire il tutto in un semplice racconto, ma ciò significava sacrificare una grande idea. Capii quindi che Ulisse, oltre ad avermi fornito una grande idea, mi aveva offerto lo spunto giusto per poter provare a scrivere un romanzo. Sì, perché fino a quel momento avevo scritto solamente racconti e, sinceramente, non pensavo nemmeno di essere in grado di dar vita ad un romanzo. Ma in quel momento avevo tutte le carte per poterlo sperimentare. E spero che “Chi era mio padre?” sia la prova tangibile di un esperimento andato a buon fine.
R.M.: Ti infastidisce il fatto che in tanti abbiano notato delle somiglianze tra la storia di Yara Gambirasio e i recenti sviluppi sul caso e il tuo romanzo?
Nicola Rocca: Niente affatto. È vero che alcune delle persone che hanno letto il mio romanzo in anteprima mi hanno fatto notare l’evidente somiglianza tra alcuni punti della vicenda e gli ultimi sviluppi circa gli intricati gradi di parentela del presunto assassino di Yara Gambirasio. Ma la somiglianza è una pura coincidenza. Per questo, al termine del romanzo, ho voluto inserire una nota che chiarisse il tutto, spiegando che il romanzo è stato depositato in SIAE nel luglio 2013, mente gli sviluppi sui complicati gradi di parentela del presunto assassino sono venuti a galla solamente nel giugno 2014. Questo è uno dei casi in cui la fantasia ha battuto sul tempo la realtà.
R.M.: Chi vorresti leggesse il tuo “Chi era mio padre?” ?
R.M.: Il tuo libro può essere letto sia in formato cartaceo che in digitale. Qual è il tuo parere sugli e-books? Ne leggi mai?
Nicola Rocca: Sì, ben detto. “Chi era mio padre?” è disponibile in entrambe le versioni. Abbiamo voluto fare le cose in grande. Scherzi e battute a parte, visti i tempi e l’evoluzione tecnologica ho preferito aggiungere alla versione cartacea anche quella digitale. Sono convinto che prima o poi tutti leggeranno libri su dispositivi digitali. Ognuno però ha bisogno del proprio tempo per staccarsi dalle vecchie e tradizionali abitudini per passare all’innovazione e alle nuove tecnologie. Il mio tempo, per esempio, è stato di circa sei mesi. Il Natale scorso, infatti, ho ricevuto come regalo un e-book reader. Ma per sei mesi ho continuato a leggere i libri sulla carta. Trovavo assurdo utilizzare un piccolo monitor per leggere. Poi, però, ho deciso di provare, e da circa cinque mesi leggo solo e-books. Credo che sia una delle migliori invenzioni di tutti i tempi. Dopo quella della lettura, ovviamente.
R.M.: Il tuo prossimo libro? Stai forse scrivendo qualcosa di nuovo?
Nicola Rocca: Credo che smetterò di scrivere solamente quando sarò talmente vecchio da non ricordarmi più il significato della parola “scrivere”. Perché, ricordo un aforisma che mi inviò tramite e-mail uno dei miei lettori di fiducia. Faceva più o meno così: “Uno scrittore affermato non è nient’altro che un aspirante scrittore che non ha mai smesso di scrivere”. E io voglio continuare a scrivere per verificare se tale aforisma corrisponde a verità. Al momento ho ultimato una nuova raccolta di racconti e un nuovo romanzo thriller/noir. Circa la nuova raccolta posso dire che è quantitativamente inferiore a
R.M.: Grazie Nicola e al prossimo libro.
Nicola Rocca: Ciao Rebecca. Grazie a te per il tempo che mi hai dedicato e grazie a tutti quelli che hanno deciso di leggere questa intervista e le mie opere.
Written by Rebecca Mais