“Roma: Tra storie, canzoni, vizi e passioni”, la nuova produzione teatrale ideata e scritta da Lavinia Lalle e Sarah Mataloni, rappresenta il primo passo del progetto dal titolo “L’Eco dei San pietrini”.
Il tutto donando al pubblico un’atmosfera serena e goliardica che non possono non suscitare sincere risate e far trascorrere serate spensierate lontane dai problemi quotidiani.
Ad interpretare la tradizione romana dei vecchi menestrelli i musicisti Gianni Mirizzi e Aldo Massimi diretti dal maestro Francesco Paniccia; a condurre l’interno spettacolo è invece diretto dal regista Paolo Mellucci.
Il cast dello spettacolo ha gentilmente risposto ad alcune domande che permettono di comprendere meglio questo lavoro teatrale e di conoscerne meglio i protagonisti.
R.M.: Com’è nata l’idea di questo progetto così ambizioso?
Sarah Mataloni: L’idea di questo progetto è nata in un pomeriggio della scorsa estate, in un momento particolarmente delicato del mio percorso artistico. Avevamo in mente di scrivere un omaggio alla nostra città da diverso tempo, ma l’intenzione era quella di “tributarla” in maniera poco tradizionale, dando anche il nostro contributo, la nostra visione personale di Roma. Le parti di raccordo tra le canzoni o tra i testi, sono scritte da noi in rima, e rappresentano forse l’aspetto più creativo e divertente del nostro lavoro e della nostra idea.
R.M.: In base a quali criteri avete scelto i brani che proponete nel corso dello spettacolo?
Lavinia Lalle: Abbiamo scelto in base al nostro gusto e poi sopra ci abbiamo costruito la storia. Inoltre ci serviva rappresentare e rendere omaggio ad alcuni personaggi pilastro della nostra cultura, abbiamo scelto anche in base a questo.
Francesco Paniccia: Per quel che concerne i brani musicali, la scelta è stata assai mirata. Non potendo inserire più di una decina di pezzi, era necessario selezionare quelli che meglio si legassero alle parti recitate e che ad esse facessero puntuale riferimento. Si può dire che a determinare la scelta delle canzoni, siano stati proprio i testi e le poesie presenti. Ciò è stato un bene. Il copione affronta la “romanità” in modo completo ed aperto e lo stesso fa la musica, che da esso trae una logica e fedele derivazione.
R.M.: Com’è nato il connubio artistico tra Sarah Mataloni e Lavinia Lalle?
Lavinia Lalle: Io è Sarah ci siamo conosciute all’università. Abbiamo subito condiviso la nostra passione per il teatro, ma per anni non abbiamo mai fatto nulla insieme, io ero molto concentrata sugli studi e all’epoca avevo un gruppo musicale al quale dedicavo le mie restanti energie. Non nego che il mio sogno nel cassetto era lavorare con lei, avevo percepito subito che il nostro era un bel connubio e a distanza di quasi 10 anni scopro che non mi ero sbagliata affatto.
Sarah Mataloni: Tante idee in testa, un’occasione da non perdere, uno spettacolo da montare e organizzare in 20 giorni. Questi sono stati gli elementi “complici” del nostro colpo di fulmine artistico. L’aspetto più bello del nostro connubio è l’affiatamento e la magia che si avverte in scena e al di fuori, e soprattutto il credere fin da subito nella realizzazione di questo spettacolo, nonostante le mille difficoltà.
R.M.: In che modo vorreste che il vostro spettacolo venisse recepito? Qual è il vostro messaggio?
Sarah Mataloni: “Roma Tra storie, canzoni, vizi e passioni” nasce con l’idea di regalare agli spettatori un viaggio alla scoperta di questa città. 60 minuti nei quali lo spettatore può sorridere, riflettere, canticchiare o ridere beatamente, cogliendo i diversi aspetti leggeri e profondi “di una città che tutto er monno fa sognà”.
Francesco Paniccia: Dal mio punto di vista, quella di Sarah Mataloni e Lavinia Lalle è stata un’operazione di nobile archeologia culturale. Le moderne società, anche perché prese dai problemi dell’oggi, tendono a dimenticare in fretta ciò che è stato ieri. Questo accade a tutte le latitudini. Il passato della città di Roma, così glorioso, ricco, e carico di contenuti, non fa purtroppo eccezione. Basterebbe porre un po’ di domande in giro, per realizzare quanto poco sappiano, soprattutto i giovani, della capitale d’Italia. Creare uno spettacolo dedicato a Roma, impregnato di poesia, storia, musica, aneddoti, ed il tutto in un’unica formula, ha uno scopo preciso. È come voler dire al pubblico: “venite, ascoltate, guardate”. Lasciatevi condurre in un breve tour emotivo all’interno della città, tra gli spazi ed i protagonisti che l’hanno resa grande. Ogni luogo e personaggio della Città Eterna ha una storia che sarebbe bello conoscere. Ma non si può avere tutto in sessanta minuti. Questo è l’inizio. Calato il nostro sipario studiate, leggete, vivete questa Roma in prima persona e sulla vostra pelle… e, quando possibile, raccontatela anche agli altri.
R.M.: Quale messaggio il pubblico potrebbe recepire dallo spettacolo e quali aspetti di originalità potrebbe cogliere?
Paolo Mellucci: Non sempre gli spettacoli debbono necessariamente trasmettere un messaggio ben preciso e determinato. Il messaggio spesso è anche quello che lo spettatore legge tra le righe del testo piuttosto che nella recitazione dell’attore e quant’altro. Il messaggio possiamo dire che qualche volta è quello che resta allo spettatore vedendo uno spettacolo. Assestando meglio il concetto è quello che lo spettatore desidera ricevere, a seconda dello stato d’animo e del momento in cui vede uno spettacolo. Un’emozione, un ilarità un dolore ecc. ecc. Io direi che con questo spettacolo vogliamo trasmettere un pizzico di “aria de Roma“, dicendolo proprio alla romana! Cioè la volontà di trasmettere quel “ponentino più maladrino che c’hai” che solo la città di Roma, con le sue tante sfaccettature, può trasmettere. E qui il riferimento alla canzone “Roma nun fà la supida stasera” era puramente voluta! L’originalità sta proprio nel fatto di voler proporre al pubblico uno spettacolo semplice, fatto di canzoni, poesie, macchiette e ricordi che permettono di passare un’ora in serenità e spensieratezza.
R.M.: Non avete il timore che il pubblico possa trovare lo spettacolo ripetitivo dal momento che proponete brani ben noti?
Sarah Mataloni: Come già accennato in precedenza, sono proprio le canzoni maggiormente conosciute, l’elemento unificante capace di emozionare e di coinvolgere emotivamente il pubblico: lo abbiamo riscontrato in appuntamenti fuori Roma (in Calabria, a Narni) e nei vari locali di Roma nelle date già effettuate.
Francesco Paniccia: Non credo ci sia questo rischio. Queste canzoni sono dei classici intramontabili, patrimonio del nostro DNA culturale. Chi non le conosce bene, soprattutto fuori Roma, è ben lieto di ascoltarle. Quanti invece le sappiano a memoria, sono entusiasti di cantarle con noi. L’esperienza maturata sino ad oggi è esemplare. In termini di partecipazione emotiva alla musica abbiamo riscontrato, da parte del pubblico, una pari intensità tanto in Calabria quanto a Roma. Io credo che, come l’”oro“, elemento naturale e prezioso che la gente non smetterà mai di apprezzare, certi classici, anche dell’arte, non perdano mai il loro fascino e la loro originalità. Non sarebbero dei classici, sennò.
R.M.: Quali sono i vostri progetti futuri? Tra quanto tempo potremo rivedervi sul palco?
Lavinia Lalle: Ne abbiamo molti di sogni nel cassetto. Nessuna anticipazione, ma diciamo che per noi alla base c’è’ sempre il desiderio di mettere in luce tradizioni popolari e stili di vita. Intanto abbiamo diverse date fissate con lo spettacolo su Roma, il 24 ottobre siamo a lettere caffè a Trastevere.
Sarah Mataloni: Il 9 e 10 novembre al Teatro San Carlo Lwanga, l’11 gennaio al cinema sociale di Luino, il 24 gennaio, nuovamente al locale Invilla, e stiamo stabilendo date ulteriori.
Written by Rebecca Mais