Intervista di Sarah Mataloni ad Enrica Rosso, interprete dello spettacolo “Frida K” di Valeria Moretti

Creato il 14 maggio 2014 da Alessiamocci

Frida K, è un’atto unico di Valeria Moretti interpretato dall’attrice Enrica Rosso che investiga a fondo sulla vita e sulla personalità della pittrice messicana.

La protagonista racconta, con un album di foto tra le mani, le turbolente vicende di vita di Frida: la fervente fede politica, il burrascoso rapporto con il marito Diego Rivera, la liason  con Trotsky, la brutalità degli interventi chirurgici.

L’attrice Enrica Rosso, con grande naturalezza, e senza imitarla, riesce a dare alla sua Frida una straordinaria vitalità e un magnetismo che cattura il pubblico.

Incontriamo Enrica in occasione di Frida K, al Teatro di Documenti di Roma, dal 6 all’11 maggio 2014.

  

S.M.: Come è nata l’idea dello spettacolo Frida K?

Enrica Rosso: L’autrice del testo (Valeria Moretti) ed io, abbiamo già collaborato molte volte; lo spettacolo è nato in mondo molto naturale: lei aveva raccolto un po’ di materiale su Frida; ne abbiamo proposto un frammento durante una serata, alla fine della quale il pubblico chiedeva di saperne di più “noi vogliamo sapere tutto su Frida”; poi  durante una rassegna ho avuto modo di presentarlo nuovamente e l’idea di riproporlo, in forma integrale,  è nata in contemporanea alla mostra dell’artista alle scuderie del Quirinale.

S.M.: In Frida K, l’atto unico prevede la sola partecipazione di un’attrice che interpreta Frida. Perché la scelta di un solo personaggio? Chi è la Nina bonita, alla quale Frida si rivolge  spesso durante lo spettacolo? 

Enrica Rosso: La scelta è di trovare Frida e attraverso lei, di incontrare i personaggi della sua vita. Molte parti dello spettacolo sono realmente tratte dal diario di Frida (ovviamente c’è un lavoro di fine tessitura poetica dell’autrice Valeria Moretti), in cui figurano personaggi reali (onnipresente Diego, la sorella Cristina, il rivoluzionario russo Lev Trotski, ) o personaggi  immaginari. La Nina Bonita era un gioco che Frida amava da bambina: malata, con un problema alla gamba e costretta all’immobilità, comunicava con questa “Nina Bonita”,una sorta di alter ego, la sua immaginaria amica felice con poteva giocare (e  a lei mi rivolgo durante lo spettacolo). Prossima alla dipartita, Frida ripercorre personaggi reali o “immaginari” della sua esistenza.

S.M.: In “Frida K”, L’amore con il pittore  Diego  Rivera appare totalizzante, una passione che conserva anche aspetti infantili e materni. Come vive Frida questo rapporto? I riferimenti politici sono così diretti anche nei suoi diari?

Enrica Rosso: L’artista messicana ha dipinto un quadro importante (attualmente alle Scuderie del Quirinale in cui c’è un neonato al centro con le fattezze di Diego – (il quadro è “Diego mi Pensamiento” – 1943. Moses (Nucleus of Creation): l’amore tra i due, nonostante le fasi alterne, è un amore totalizzante e Frida riversa su di lui (oltre ad una grande passione) la sua protezione e tutto il suo  istinto materno (non avendo mai avuto bambini). Frida aveva una fervente fede politica, e i riferimenti  in tal senso sono spesso plateali; Lev Trotsky, amante della pittrice, nello spettacolo viene spesso nominato (Frida, che lo ospita in casa,  gli regala un suo autoritratto).

S.M.: Qual è stata la tua esperienza “da attrice” nell’interpretare un personaggio così affascinante, magnetico e pieno di contraddizioni?

Enrica Rosso: La mia esperienza di attrice in  Frida K. è stato un bel viaggio: interpretando un personaggio del calibro di Frida, necessariamente devi lasciarti andare, “ti fai usare”, lasciandoti andare al flusso, al ritmo,  al cambiamento, trovando la chiave di accesso per “entrare” in un corpo. E la prova era difficile, perché si trattava di un corpo “spezzato”.

S.M.: Qual è stato il tuo percorso di ricostruzione della femminilità e della figura di Frida, come hai lavorato sui suoi gesti e sulle sue contraddizioni?

Enrica Rosso: Inizialmente, durante le prove, non  ho preso alcuna  decisione: ho solo stabilito di sedermi su una sedia, con in  bocca una sigaretta (Frida fumava come una pazza) e con una boccetta di  alcool in mano (aveva una grande capacità di reggere i superalcolici  abituata a gestire grandi dolori fisici). Non ho preso altre decisioni: mi sono lasciata andare al ritmo, usando l’immaginazione, entrando  nei profumi, cercando di comunicare la sua energia in un corpo che necessariamente doveva essere “spezzato”. Prima dello spettacolo, infatti, per canalizzare l’energia nella parte superiore del busto, mi muovo continuamente, cercando di far salire e di restituire al pubblico parte della sua incredibile vitalità.

S.M.: Come è nata la scelta delle canzoni?

Enrica Rosso: La scelta delle canzoni, è stata una mia idea. Siamo in Messico, nello stesso periodo di Frida e le canzoni sono di una donna bella e importante che è stata un’amante di Frida e che ha avuto un amore plateale per lei: Chavela Vargas (che ha dedicato a Frida “Paloma Negra”). C’è un video (si ritrova anche su youtube, Paloma Negra) in cui  le due donne  sono scatenate, bellissime perché ti restituiscono un ‘epoca, una gioia  di vivere e dello stare assieme.

Written by Sarah Mataloni 


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