Intervista di Sarah Mataloni agli artisti della flow art fire performer della Biennale MArteLive 2014

Creato il 30 settembre 2014 da Alessiamocci

Il 26 e 27 settembre, a Roma, in occasione della Biennale MArteLive 2014, ha avuto luogo una Masterclass sulle arti circensi, condotta da due maestri francesi,  Alex Belhanche,  Simon Jason e da  Paolo Mele (Lucignolo), noto flow artist and fire performer della scena italiana.

Nel mondo della giocoleria e della fire performance lo scambio ha molta importanza: la flow art è poco diffusa, e lo scambio di tecniche sulle dinamiche di movimento e sulla manipolazione degli oggetti è essenziale; le lezioni tenute  dai tre rinomati artisti, hanno trasmesso ad esperti e amatori  il contatto, le nuove tecniche, la manipolazione degli strumenti utilizzati a livello internazionale.

La Masterclass, che si è conclusa il 27 settembre nel quartiere Rione Monti con un grande spettacolo di giocoleria e fire performance, è stata l’occasione per conoscere da vicino questi originali artisti.

Oubliette Magazine ha incontrato Alex Belhanche, Simon Jason, Lucignolo e Leonardo, artisti della flow art fire performer della Biennale MArteLive 2014.

S.M.: Questo workshop è l’occasione per una collaborazione interculturale italo-francese sulle arti circensi. Quanto è importante lo scambio di tecniche in questo tipo di arte? È un mestiere che si tramanda?

La condivisione di questo genere di arte è molto importante. Le flow art sono iniziate circa venti anni fa, con  lo studio dei movimento del corpo in armonia  con gli strumenti:  le dinamiche con le bolas, i bastoni, non sono molto diffuse, perché non fanno parte della tradizione circense vera e propria,  (siamo su un territorio abbastanza inesplorato). Quindi proprio per questo motivo è decisivo lo scambio con altri: Internet ti può trasmettere un’informazione; un workshop, un’incontro, ti rende partecipe dell’esperienza diretta. Il senso di condivisione è spiccato, e ci si conosce anche personalmente tra artisti di diversi luoghi.

S.M.: Il 27 settembre ha avuto luogo Il gran Galà del fuoco al Rione Monti: in cosa consiste e come si trasmette un’emozione danzandola col fuoco? Si utilizza la parola in questi spettacoli?

Ci sono diversi tipi di fire performance. Di solito non usiamo la parola come modo per comunicare, ma il corpo e le sue dinamiche di movimento con gli strumenti e con il fuoco. Il pubblico (giovani e meno giovani) sono spesso  incantati dal fuoco, perché è innanzitutto un elemento naturale primario, e ha una sua magia: si gioca con il fuoco, ci danziamo assieme. Nelle flow art inoltre è importante la leggerezza delle performance: non è uno sport ed è importante azzerare il livello di competitività (presente magari in alter forme d’arte). In una  performance del genere al pubblico deve arrivare questa forma di leggerezza.

S.M.: Qual è l’emozione più importante da trasmettere?

Quando danzo con il fuoco sono nel mio universo. Io sento un flusso, e quando sono in armonia con il mio sentire le persone si emozionano. Vorrei riuscire a trasmettere qualcosa del mio mondo e del mio sentire al pubblico.

S.M.: I punti di contatto e di lontananza tra teatro in piazza, teatro di strada e flow art.

Il punto di contatto, sicuramente credo sia la condivisione dell’emozione con il pubblico. L’arte circense può avere un senso di teatralità, nel gioco, nella consapevolezza dello stare in scena, nel gusto di portare la proprie performance davanti ad un pubblico, appunto. È essenziale sentire il proprio corpo, poi c’è l’approfondimento del personaggio, i costumi le musiche; ma a parte questo  i punti di contatto non sono moltissimi. L’utilizzo della parola, ad esempio è limitato: contestualizzare la parola in queste perfomance richiede un lavoro ben preciso che non si può improvvisare e l’elemento fondamentale è il movimento del corpo in armonia con gli strumenti.

S.M.: Questo genere di arte vi porta a viaggiare molto. Che reazioni ha avuto il pubblico “medio”in diversi contesti? Ci sono aneddoti particolari, divertenti, disastrosi, o da ricordare?

La cosa bella, è che questo tipo di arte ti porta a condividere le performance in differenti spazi. Sono stato in Brasile condividendo la mia “fire performance” in una strada davanti a 20 persone; l’anno successivo, in Ucraina sono stato invitato ad un festival di arti circensi (Kiev Fire Festival) e mi sono esibito in uno stadio di 15000 persone. In tutte e due le circostanze era una performance molto simile ma le situazioni totalmente differenti, e questo è il bello. Siamo una piccola comunità di artisti, troviamo una famiglia dovunque nel mondo, ospitandoci tra di noi. Una curiosità (accaduta nei viaggi): quando compri la gasolina, a San Francisco, la signora che la vende ti chiede dove ti esibirai e se può venirti a vedere, qui in Italia è molto diverso, i negozianti si stupiscono chiedendoti il perché.

S.M.: Lavorerete di nuovo assieme?

Certo, siamo innanzitutto grandi amici, e una piccola comunità. Non c’è un gruppo fisso ed è molto libero, nascono progetti di spettacolo, e vanno a sciogliersi perché l’evoluzione del singolo non coincide più con l’evoluzione degli altri. E quindi si incontrano nuove persone e nuovi progetti. La libertà e l’apertura è il principio di base della nostra arte.

Ricordiamo ai nostri lettori che Oubliette Magazine collabora con la Biennale MArteLive 2014 come Media Partner dell’evento.

Written by Sarah Mataloni

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